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Mi imbattei per la prima volta sulla vexata quaestio della distruzione delle cosiddette "Navi di Nemi" nel lontano 2010, durante la chiusura del mio studio Lo sbarco di Nettunia e la battaglia di Roma. Seguendo la ritirata germanica sui Colli Albani sotto l'incalzare dei carri armati angloamericani e le ultime battaglie, dovetti per forza di cose accennare alla distruzione di quel patrimonio culturale ed artistico, a carattere sacrale, conservato, per l'appunto, nel Museo delle Navi romane di Nemi, sito sull'omonimo lago di origine vulcanica, a poco più di venti chilometri da Cinecittà, all'epoca periferia di Roma. Il Museo fu costruito durante il Regime fascista dall'architetto Vittorio Ballio Morpurgo, a seguito del recupero di due gigantesche navi appartenute all'Imperatore Caligola (37-41 d.C.). Si trattava di scafi imponenti con dimensioni di metri 71,30 x 20 l'una e di 73 x 24 l'altra. Una scoperta archeologica eccezionale, uno straordinario intervento di salvataggio, che si inseriva perfettamente nel recupero della missione e del primato della civiltà di Roma promossa dall'Italia di Mussolini. Il museo, non a caso, venne inaugurato il 21 Aprile 1940-XVIII, Natale di Roma e Festa Nazionale del Lavoro. Il complesso andò incredibilmente distrutto da un incendio scoppiato al suo interno nella notte tra il 31 Maggio e il 1° Giugno 1944, durante il passaggio del fronte.
Altamura F., Paolucci S., 2024. Galeotto fu il piombo? Le navi di Nemi e il presunto furto delle lamine di rivestimento, in Castelli Romani, Vicende, Uomini, Folklore, LXIV (1-2), pp. 5-13. ISSN 0391-7096
Studi mediterranei, 2020
Il confronto testuale tra <Tre operai> (1934) e <Speranzella> (1949) di Carlo Bernari e < Il mare non bagna Napol>i di Anna Maria Ortese (1953) rivela anzitutto una necessità di retrodatazione della nascita ufficiale del neorealismo mistificato da Maria Corti, in secondo luogo il riconoscimento che la Ortese attinge testualmente con eccessiva evidenza, non sottolineata dalla critica, dalla letteratura bernariana di due decenni precedenti.
I beni culturali trascendono la loro dimensione locale e si offrono alla fruizione collettiva senza confini, anche in termini di fruizione a livello internazionale e a livello universale, di cui esempio eloquente è l'azione intrapresa per proteggere i siti storici lunari a testimonianza dell'attività scientifica sul nostro satellite per il futuro. In realtà vi sono universi ancora sconosciuti sulla terra che meriterebbero maggiore attenzione: le profondità del mare, ad esempio, celano un immenso patrimonio ambientale che con le epoche si è ulteriormente arricchito divenendo depositario di patrimoni costituiti da tesori, testimonianze di popoli di varie epoche che solcando il mare hanno lasciato tracce volontarie e involontarie delle loro rotte. Accanto a queste meravigliose testimonianze storiche, nell'universo marino vive la Pinna nobilis, bivalve endemico del Mar Mediterraneo che cresce su fondali sabbiosi in prossimità di praterie di Posidonia oceanica e Cymodocea nodosa. A causa dell'impatto antropico, negli ultimi decenni le popolazioni di Pinna nobilis hanno subito un notevole decremento che ha condotto all'introduzione del bivalve nella lista delle specie protette fornita dalla Direttiva Habitat 92/43/CEE. Nell'ottica di inquadrare la specie all'interno di un contesto multidisciplinare che coinvolga fattori di importanza naturalistica e culturale, il presente studio si propone di fornire dati morfo-funzionali e biologici sul bisso prodotto dal mollusco, impiegato ancora oggi per la realizzazione di un filato di elevato pregio noto con il nome di " Seta del Mare ". Il tessuto prodotto con tale filato è stato utilizzato in passato per realizzare vere e proprie opere d'arte la cui preziosità ne ha consentito l'entrata a pieno titolo nel mondo dei beni culturali. La ricerca che evidenzia le connessioni tra ambiente, prodotto, manifattura, storia e arte è inoltre volta a comparare le proprietà del filato marino con quello prodotto con la seta da baco allo scopo di evidenziarne eventuali proprietà fisiche comuni. Infine, obiettivo ultimo del presente lavoro è quello di tracciare una mappa georeferita, attraverso l'ausilio di tecniche GIS, della presenza di popolazioni del mollusco lungo le coste calabresi. 108
Ecco perchè la teoria del prof. Francesco Tiboni, secondo la quale il cavallo di Troia di omerica memoria era in realtà una nave fenicia, mostra evidenti lacune e si lascia facilmente confutare dalle evidenze filologiche e archeologiche in nostro possesso.
Le Navi dei Tesori (II Edizione), 2018
Nel 1400 una immensa flotta cinese composta da centinaia di navi e con decine di migliaia di uomini percorse i mari, giungendo in Indonesia, in India, in Persia, in Arabia ed in Africa: inviata da un imperatore orgoglioso per far conoscere al mondo la gloria e la potenza dei Ming, era comandata dal più famoso degli ammiragli cinesi, un eunuco di nome Zheng He. Le navi trasportavano libri, stoffe preziose, ceramiche delicate e bellissime oltre ad ori ed argenti destinati ai principi dei paesi visitati, e riportavano in Cina merci esotiche da mostrare a corte insieme agli ambasciatori del mondo asiatico che si prostravano in segno di sottomissione: per questo erano chiamate Navi dei Tesori. La storia e le descrizioni delle destinazioni toccate sono esposte basandosi sulle notizie raccolte da viaggiatori precedenti e successivi, oltre che dai cronisti che seguirono la Flotta lasciando una testimonianza dei viaggi compiuti. Nonostante che le informazioni sopravvissute siano molto poche, questo libro narra le missioni compiute dalla Flotta dei Tesori tra il 1405 ed il 1433, tentando di ricostruire le rotte probabilmente seguite sulla base delle condizioni del mare e dei venti, cadenzate dal ciclo monsonico e rilevate oggi con precisione dai satelliti. Dopo un'epopea durata trent'anni i cinesi si ritirarono dal mare, cancellarono i resoconti dei viaggi, distrussero le navi rinunciando a navigare e rimasero impotenti di fronte alla penetrazione delle marine europee prima e dell'aggressione giapponese dopo. Oggi la Cina sta ricostruendo una grande flotta che già fa sentire il suo peso nelle acque di casa ed in quelle dei paesi vicini, ripercorrendo nuovamente l'impresa compiuta 600 anni fa.
Premessa E' nota la continuazione dei culti femminili dell'antichità incentrati sulla Dea Madre della Terra e degli uomini attraverso la sua identificazione con la cristianissima Madonna. La stessa Dea, poi diventata protettrice dell'amore e della fertilità (Astarte, Afrodite e dopo il V secolo chiamata anche Tanit) o del matrimonio (Hera o Giunone). Appassionati di viaggi, archeologia e cultura antica, noi The Phoenicians, durante i nostri giri nel Mediterraneo abbiamo riscontrato varie coincidenze fra il culto della Dea con uno in particolare, risalente al cristianesimo delle origini: quello della Madonna della Neve o Nostra Signora ad Nieves. Basandoci sulle nostre esperienze e lungi dal voler redigere uno studio scientifico, abbiamo raccolto le nostre riflessioni su questo foglio che potrà essere un interessante spunto per trovare nuovi siti con simili caratteristiche dove molte altre coincidenze tra il culto della Dea (spesso in un sito originariamente indigeno) e quello della Madonna della Neve potrebbero essere scoperte. Cenni Storici Col XIV secolo si assiste in Europa ad un generale raffreddamento del clima. Un lungo periodo che durerà fino all'800 ed è definito come "piccola era glaciale". ~ 29 ~ ~ 29 ~
Rivista del diritto della navigazione, 2020
The article highlights the present day relevance of the teachings of the «Neapolitan School of Navigation Law» on the importance of the historical evolution that led to today’s legal framework. The author (who adheres to the unitary theory of transport law) focuses on the mutual influences between the conventions of uniform law relating to the various means of transport, which had already been highlighted by Gustavo Romanelli and, in particular, on the subject of liability and compensation limitations, as well as on the so-called «exclusivity of action». According to the author, another area in which the study of historical evolution appears particularly relevant is that of the organization of nautical work. The author highlights, in general, the importance of considering the economic and social context and technological evolution at the time of the enactment of navigation and transport laws and their capacity to adjust and govern totally new phenomena, such as space navigation and opportunities and risks of internet. On the other hand, historically, navigation and transport law was the first field in which mandatory legal rules were introduced as limitations to the contractual autonomy between entrepreneurs, to reduce the disequilibrium of the bargaining power disparity (such as the nullity of clauses exempting the carrier from liability for loss and damages to cargo in the railways legislation at the end of the XIX century and the mandatory regulation introduced in the US by the Harter Act of 1893 and in the legislation it inspired). Dopo aver evidenziato l’attualità dell’insegnamento della «Scuola napoletana del diritto della navigazione» sull’importanza di acquisire la consapevolezza dell’evoluzione storica che ha portato all’odierno quadro normativo, l’autore (che aderisce alla teoria unitaria del diritto dei trasporti) affronta il tema delle reciproche influenze fra le varie convenzioni di diritto uniforme relative alle varie modalità di trasporto, che era stato già a suo tempo evidenziato da Gustavo Romanelli, soffermandosi in particolare sul tema della responsabilità e delle limitazioni risarcitorie, oltre che della cosiddetta «esclusività dell’azione». Un altro settore in cui lo studio dell’evoluzione storica, secondo l’autore appare particolarmente proficuo è quello dell’organizzazione del lavoro nautico. In generale, l’autore osserva l’importanza di acquisire la consapevolezza del contesto economico e sociale e dell’evoluzione tecnologica al momento dell’adozione delle leggi sulla navigazione e dei trasporti, rilevando la capacità di adattamento di queste ultime, che si prestano persino a fornire le basi per regolare fenomeni totalmente nuovi, come la navigazione spaziale e le opportunità ed i rischi della rete Internet. Del resto, storicamente, il diritto della navigazione e dei trasporti è stato il primo campo in cui sono state introdotte discipline inderogabili, come limiti all’autonomia negoziale anche nei rapporti fra imprenditori, per ridurre le conseguenze dello squilibrio di potere contrattuale (come le nullità delle clausole di esonero in favore dei vettori per perdita ed avaria della merce trasportata, nella legislazione ferroviaria della fine del secolo XIX e la disciplina inderogabile introdotta nell’Harter Act degli Stati Uniti del 1893 e nella legislazione che ad esso si è ispirata).
2013
nato a Brescia nel 1631 e quivi morto nel 1687, fu un gesuita di multiforme ingegno che alla teologia unì l'interesse per le scienze naturali e, in particolare, per quelle che oggi si chiamerebbero "scienze applicate". L'opera che attirò l'attenzione delle accademie scientifiche del tempo fu il Prodromo overo Saggio di alcune inventioni nuove premesso all'arte maestra… per mostrare li più reconditi principi della naturale filosofia, pubblicato a Brescia nel 1670.
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Azione economica, arte e diplomazia nel Secolo dei Genovesi., 2019
Lezioni Marciane 2015-2016. Venezia prima di Venezia: dalle 'regine' dell'Adriatico alla Serenissima (a cura di M. Bassani, M. Molin e F. Veronese), Roma , 2018
Emergenza cultura, 25 gennaio, 2020
Studi in onore di Augusto Sinagra, 2013
Mondoperaio, 2015
Le parole e le cose , 2019