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in Il Palazzo della Camera di Commercio in Mantova. Una fascinosa invenzione architettonica di Aldo Andreani, a cura di Signorini R., Editoriale Sometti, Mantova 2005 , pp. 15-36.
Italian Architecture between historical and modern stiles since Turin exhibition 1890 till Turin international exhibition 1902. Rome the new political capital, Milan and the financial city, historical architectural identity of a new state.
DIALOGHI / DIALOGUES • visioni e visualità / visions and visuality
La città e gli edifici che la compongono sono espressione della storia e delle decisioni dell'uomo sull'organizzazione della città e delle condizioni socio-politiche del momento. Proprio guardando a quest'ultimo aspetto, è interessante porre l'attenzione a quelle che sono state le "architetture manicomiali", segni progettuali che restituiscono una particolare concezione dell'uomo e degli spazi che abita. Nel contesto Urbano della Potenza dell'inizio del XX secolo si è analizzata la trasformazione del progetto "Ophelia", da struttura manicomiale a quartiere residenziale. Seppure il progetto non sia mai stato portato a compimento, la sua struttura ha segnato profondamente il tessuto urbano del quartiere "Santa Maria" della città di Potenza, il quale è stato costruito sulla matrice progettuale impressa proprio da questo progetto. L'attività di ricerca archivistica e quella contestuale di rilievo sul campo ha permesso di realizzare una documentazione che vuol rappresentare un contributo alla storia recente della città, ed uno strumento di partenza per future azioni di recupero e di riqualificazione urbana. Tale percorso di conoscenza, nato dalla ricerca svolta ormai da tempo sul "Moderno" in Basilicata, diventa un patrimonio di riferimento anche nelle attività didattiche, dove gli studenti prossimi alla laurea sperimentano ipotesi di "ridisegno" della città attraverso la reinterpretazione dei luoghi e, quindi, attraverso il progetto.
Svolto in forma di saggio, questo testo analizza l’architettura della città di Mantova alla ricerca di una "mantovanità" intesa come insieme di caratteri specifici della sua identità culturale. Ne ripercorre diacronicamente gli eventi architettonici, dall’Umanesimo alla contemporaneità, prendendo le distanze da una rigida impostazione di Storia urbana e tendente piuttosto a costituire un ideale proseguimento, opportunamente reinterpretato, degli studi sulle città che un gruppo di architetti degli anni Sessanta tentarono nella fondazione di una Scienza urbana. L’identità culturale della città è dimostrata nell’Architettura e verificata nelle altre arti: nella Musica, nella Pittura, nel Teatro, nella Letteratura, nella Poesia. La tesi di fondo dimostra con approccio multidisciplinare l’ipotesi di una vera e propria Officina mantovana, che importa i canoni razionali dei linguaggi ortodossi, manipolandoli, riadattandoli e trasformandoli in originali nuovi linguaggi padani.
Un percorso che si sviluppa nel quartiere Flaminio per assaporare il clima di rinascita che ha caratterizzato la città di Roma negli anni '60. Attraverso l'opera di alcuni tra i progettisti più importanti dell'epoca tra cui Nervi, Libera e Moretti al servizio delle Olimpiadi, si avrà la possibilità di misurare il grado di sperimentazione tecnico e formale dell'architettura italiana uscita dalla drammatica esperienza della guerra. Un'esplorazione di una zona particolare della città, sviluppata dagli anni venti fino ad oggi: a partire dal quartiere ICP del Flaminio, dove è possibile ammirare il linguaggio del barocchetto sperimentato su vasta scala, il viaggio ripercorre le trasformazioni urbane attuate negli ultimi anni in una zona militare diventata polo della politica culturale e scientifica cittadina con il Maxxi e il progetto Flaminio di Paola Viganò Nell'immaginario comune Ostia è il luogo di villeggiatura di Roma e, in quanto estensione della città sul mare, da questa subisce influssi continui. A partire dagli anni venti, con la costruzione dei primi insediamenti, il litorale romano viene considerato un terreno di sperimentazione per l'architettura razionalista che contribuisce a formare l'identità culturale e formale del luogo Architettura da record Il Villaggio Olimpico_Flaminio parte I Dalle armi alla cultura Dal quartiere ICP del Flaminio al MAXXI_Flaminio parte II
I Musei della Città, a cura di Donatella Calabi, Paola Marini e Carlo M. Travaglini, 2008
A partire dal pieno Ottocento, il museo di architettura, ormai al centro del dibattito culturale nel resto d’Europa, trova anche in Italia significative contiguità con il Museo della Città, dal percorso per molti versi parallelo . Attraverso dinamiche non sempre lineari e spesso molto diversificate, la storia locale guarda all’architettura , e trova in essa occasione e strumenti per la rappresentazione di sé. Proprio il tema dell’architettura infatti assume un rilievo e una dimensione di “identificazione collettiva” tali da portare a una sorta di ideale sovrapposizione tra i due tipi museali: quello “della città” e quello, appunto, “di architettura”. Nello specifico caso di Torino, le questioni architettoniche e urbanistiche, nelle loro diverse declinazioni e applicazioni rivestono, tra Otto e Novecento, una tale centralità nel dibattito cittadino da far sì che, in alcune specifiche occasioni, l’architettura diventi, tra testimonianze del passato e prospettive future, un indicatore essenziale delle dinamiche in atto nella città, tanto da suggerire la realizzazione di apposite istituzioni, impegnate da un lato nel tutelare, studiare e far conoscere il patrimonio locale e dall’altro, nel mostrare la propensione a processi di trasformazione nel segno dello sviluppo industriale e dell’innovazione tecnologica.
Elena Gianasso, Città e architettura a Fossano nell’Ottocento, in Storia di Fossano e del suo territorio. VI. L’età dei grandi mutamenti (1796-1914), a cura di Rinaldo Comba con la collaborazione di Andrea Longhi, Fossano, CO.RE., 2014, pp. 23-45 ISBN: 9788898189120
Metafisica dello spazio. Architettura e scultura nella Pavia tra le due guerre, 2022
Il testo analizza la scultura degli anni tra le due guerre mondiali nel territorio pavese, con immagini storiche e opere provenienti dai Musei Civici di Pavia e da altre istituzioni cittadine, che consentono di ricostruire il contesto artistico e culturale dell'epoca.
Civiltà Mantovana, 2022
I disegni splendidi realizzati da Romolo e Tancredi Liverani nel 1854 raffigurano angoli spesso trasformanti di Mantova
2010
Mantova a partire dai primi anni del Settecento vede il proprio ruolo di capitale di un piccolo Stato, il Ducato dei Gonzaga, mantenutosi autonomo per quasi quattro secoli (dal 1328 al 1707), declassato a quello di provincia posta alla periferia dell'Impero, e per questo è stata ripetutamente definita dagli storici «una fortezza ai confini dell'Impero», ma secondo quanto affermano gli ingegneri militari austriaci, Mantova è molto di più, è innanzi tutto «la porte d'Italie pour l'auguste Maison d'Autriche». 1 Situata sull'acqua, essa gode nei secoli la fama di città inespugnabile, come testimoniano le prime rappresentazioni a stampa 2 che contribuiscono a divulgare un'immagine stereotipata di larghissima fortuna; ma com'era organizzato il sistema difensivo della città virgiliana? 3
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Civiltà Mantovana, 2022
Terra Insubre n°31, 2004
Giuseppe Gallo. L'architettura sacra in Piemonte tra Otto e Novecento, 2002
Theatroeideis. L’immagine della città, la città delle immagini, 2018
Palazzo dei Giureconsulti a Milano, a cura di P. Gasparoli-A. Spiriti, Electa, Milano, 2023
Carlo Gentili (a cura di), Anniottanta, pp. 354-381, 1985