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2012
Shoah, Holocausto, II Guerra
2019
Discutere di Adorno a 50 anni dalla morte significa discutere di un intellettuale decisamente fuori moda soprattutto perché la società è affetta oggi da uno specialismo sfrenato che è quanto di più lontano vi sia dall'idea che egli aveva dell'intellettuale e del sapere. Protagonista indiscusso della prima generazione della Scuola di Francoforte, Adorno ha offerto contributi sul piano della critica musicale, su quello sociologico e filosofico che sono fondamentali per comprendere un'intera stagione della storia culturale europea ed Occidentale. In questa occasione, la domanda alla quale vorrei provare a rispondere è se l'impianto categoriale del pensiero di Adorno sia ancora oggi valido considerato che la sua opera ha costituito e costituisce un punto di riferimento imprescindibile per tutti coloro si richiamano alla grande eredità della Teoria critica: penso a Jürgen Habermas, Albert Wellmer, Axel Honneth fino ad arrivare agli esponenti più giovani come Rahael Jaeggi. Lo scenario nel quale viviamo oggi è quello della cosiddetta postmodernità e quindi per una valutazione d'insieme del pensiero di Adorno è necessario interrogarsi su come egli si collochi rispetto a questo orizzonte culturale. Ad uno sguardo complessivo, credo che non sia azzardato considerare l'intera riflessione adorniana come un chiaro esempio del carattere "tragico" del pensiero filosofico dopo Nietzsche. È Nietzsche infatti il campione di quel "pensiero negativo" che attaccando la soggettività moderna e rifiutando qualsiasi mediazione razionale tra pensiero e mondo ha portato il logos filosofico ad esaurimento riducendolo sostanzialmente a "volontà di potenza". Se il problema della filosofia contemporanea è il nichilismo, Nietzsche è colui che sostenendo la sconnessione di pensiero e realtà e riducendo tutto a "interpretazione" deve essere considerato il vero "profeta" della parabola del pensiero novecentesco verso il nichilismo. Nella critica radicale operata da Nietzsche vengono coinvolti non soltanto il pensiero razionalistico da Platone a Kant ma anche quello dialettico hegelo-marxista perché entrambi ripresentano, camuffati, la "mediazione" introdotta dalla religione giudaico-cristiana (e la conseguente sconnessione tra Vita e civiltà). 1 Il pensiero critico-dialettico, inaugurato da Hegel e recuperato dalla Scuola di Francoforte, viene rovesciato però da Adorno e spinto fino alle sue possibilità ultime: Dialettica Negativa infatti non è soltanto il testamento propriamente filosofico di Adorno (insieme alla Teoria estetica) ma potrebbe essere interpretato anche come l'esaurimento del pensiero dialettico-negativo. Dopo Adorno, infatti, la svolta comunicativa impressa alla Teoria critica da Habermas rappresenta un chiaro congedo dal Negativismo adorniano mentre la recente "svolta" hegeliana propugnata da Axel Honneth, sebbene sia finalizzata al recupero di un impianto critico-dialettico, si fonda però su una visione della Modernità e della democrazia formale difficilmente inquadrabile, mi pare, all'interno di un impianto categoriale rigorosamente adorniano. Questo primo ordine di considerazioni consente una prima conclusione sull'attualità del pensiero di Adorno: la sua opera rappresenta l'apice filosofico (e/o metafisico?) del pensiero critico-dialettico che oggi appare difficilmente riproponibile nel suo Negativismo radicale come mostrano i principali sviluppi interni alla stessa Scuola di Francoforte. È possibile, tuttavia, interrogarsi sulle istanze originarie del pensiero adorniano (e quindi anche della Teoria critica) per cercare di capire se si tratte di istanze ancora valide e attuali al di là dell'impianto categoriale del pensiero di Adorno. Il contributo adorniano, ma forse più in generale l'ambizione della Teoria critica nel suo insieme, è infatti quello di declinare una nuova forma di "marxismo" dopo Nietzsche (e dopo Freud!). Nelle prime pagine di Dialettica dell'Illuminismo, che rimane un'opera chiave per comprendere Adorno, il riferimento al carattere radicalmente storico della "verità" è senza ombra di dubbio un chiaro tributo pagato a Nietzsche.
2023
In socialismo o barbarie, la congiunzione disgiuntiva 'o' (oder) è cruciale. Il socialismo non e' l'esito intensificato del capitalismo. Non si pone al termine di uno sviluppo dei mezzi di produzione. Non è il prodotto della crisi finale del capitalismo. La storia non sfocia nel socialismo come un fiume nel mare. Essa è piuttosto sospesa in quella biforcazione: barbarie o socialismo. Questa sospensione è letale. Da una parte c'è la nave del socialismo, sulla quale, scriveva Luxemburg, sono imbarcati i tesori più preziosi dell'umanità. Dall'altra, il conflitto mondiale, lo sfruttamento sistematico di esseri umani e ambiente, il regresso nella barbarie, il trionfo dell'imperialismo che porta alla capitolazione di ogni forma di civiltà.1 Questo, scriveva ancora Rosa Luxemburg, "è il dilemma storico di portata planetaria".2
PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, 2013
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, i prosecutori alleati restarono spesso sorpresi dal fatto che molti dei tedeschi accusati dei crimini più orrendi stentavano a comprendere le accuse e mostravano pochissimi sensi di colpa -non perché erano cinici irresponsabili, per cui qualsiasi tipo di crimine sarebbe stato accettabile, ma perché non riuscivano a percepire il male che avevano fatto come male. I loro interlocutori capivano con difficoltà che, per gli interrogati, la supposizione di innocenza non era basata sul fatto di aver obbedito ciecamente agli ordini di altri (quindi colpevoli loro, non io, vittima), ma piuttosto di non aver avvertito un conflitto fra la moralità e le loro azioni. Nello stesso modo va notato che gli uomini della Battaglione di riserva 101, intervistati da Christopher Browning, esprimevano spesso disgusto al 'lavoro sporco' che dovevano fare ma non si dissociavano dalla necessità di farlo né erano disposti a considerarsi assassini. 1 Anzi si consideravano ancora 'persone decenti', 'persone onorevoli' -le stesse persone decenti evocate da Himmler nei suoi discorsi di Posen nel 1944, quando diceva esplicitamente che gli SS avevano il 'diritto morale' di fare ciò che avevano fatto sul fronte orientale e che la cosa che rendeva onore agli SS era che, nonostante gli orrori della guerra, erano rimaste persone 'decenti'. Nelle sue parole, era questo l'aspetto che rappresentava 'una pagina gloriosa' nella storia dell'umanità. 2 Una tale posizione ci pone di fronte alla domanda, non, perché il male?, (che si potrebbe lasciare al prete o al filosofo), né, perché la gente fa male sapendo di fare male?, (che si potrebbe lasciare al criminologo, al sociologo, e al psicologo), ma piuttosto, perché la gente fa male e non è in grado di riconoscere il male come tale? Nel caso del Nazismo ciò che stupisce è la combinazione di fervore omicida dimostrata e di moralità affermata. Chiaramente, nell'affermazione di quella moralità, non si tratta di una semplice autogiustificazione dopo l'evento; è qualcosa di diversa; la giustificazione è già presente prima dell'atto e rende l'atto possibile. A questo punto il discorso deve andare necessariamente alla questione di ideologia, intesa anche in senso largo -il 'senso comune' del momento, il senso comune del tedesco medio. Perché è in questo senso comune, questo modo di vedere e di interpretare il mondo, che si può trovare una spiegazione della ciecità morale del tedesco di fronte a ciò che gli viene richiesto di fare. E qui, forse, lo storico può essere d'aiuto.
Rapporti tra il Fascismo e la filosofia attualista
Didascalie. Rivista della scuola in Trentino, 2006
L' articolo racconta di un viaggio organizzato dall'Ufficio Scolastico della Provincia Autonoma di Trento per l'aggiornamento professionale dei docenti, nell'ambito delle iniziative per la giornata della Memoria.
2020
Este ensaio analisa a complexa (e ainda não resolvida) relação entre o judiciário e a política que surge na Itália desde o início dos anos 1990, a partir do chamado “biênio dos massacres”, período em que toda a península foi vítima de massacres cometidos pela máfia Cosa Nostra. O argumento do artigo pretende revelar como o falso paradigma da política tota mafiosa foi afirmado e como esse paradigma foi o resultado do duplo impacto, com vistas à substituição da política, paulatinamente com cada vez menos legitimidade, conduzido por um judiciário e uma historiografia de militantes que parecem, em última instância, tentar uma (re)fundação histórico-judicial, de modo a minar a ordem democrática e liberal italiana em seu fundamento.
Scacchiere Storico - Rivista Online di Ricerca e Divulgazione Storica, 2023
Tra le pagine più oscure della storia dell’umanità vi sono, indubbiamente, quelle della schiavitù e della tratta atlantica di schiavi che, dalle loro terre d’origine in Africa, venivano importati nelle colonie europee in America. Uno dei Paesi in cui la schiavitù si diffuse di più nel corso dell’Età Moderna fu il Brasile. Come vedremo nel corso di questo articolo, la diffusione e il radicamento di questa istituzione nel Brasile coloniale e imperiale rappresenta un capitolo assai importante della storia del lavoro del Paese latinoamericano. Questa lunga storia fatta di sangue e sofferenza ha lasciato numerose tracce nel Brasile di oggi quali, per esempio, il razzismo e la diseguaglianza sociale associata a quella razziale ancora non superata.
Mimesis. Il testo, la figuralità, il mondo, 2019
Il saggio (di cui qui è presentata la prima parte) intende essere una critica serrata del pensiero di quello che al momento è il filosofo italiano più letto e discusso all'estero. Ma è anche un tentativo di riflettere su come sia possibile (o impossibile) pensare ai campi di concentramento come una realtà che ci riguarda tutti, con cui bisogna fare i conti, anche a livello di immaginazione. Una realtà che non può non influire sul modo di concepire il nostro tempo e anche il nostro futuro. Quel che si contesta a Agamben è un grave errore e cioè quello di stabilire che i campi sono il paradigma della realtà politica attuale, e si direbbe tout court della realtà moderna: «Il campo e non la città è oggi il paradigma biopolitico dell’occidente». Ora, dire che la Shoah sia qualcosa che può accadere ancora è giusto, dire invece che già viviamo dentro quella realtà significa misconoscerne l'unicità e banalizzarla. Non fosse altro perché, come ha scritto il sociologo Bauman, "se tutto ciò che conosciamo assomiglia a Auschwitz, allora ciò significa che si può vivere a Auschwitz e che anzi al limite ci si può vivere bene". In questo Agamben è un epigono di quell'Heidegger che una volta scrisse: "L’agricoltura è oggi industria alimentare meccanizzata, che nella sua essenza è lo Stesso della fabbricazione di cadaveri nelle camere a gas e nei campi di sterminio". Non è vero: l'industria meccanizzata non la Stessa Cosa dei campi di sterminio! Anche se certo esiste una relazione tra Modernità e Olocausto essa non è diretta e univoca, e va invece pensata come qualcosa di complesso e problematico, non come un'identità. Questo saggio intende proprio essere questo: un elogio del pensiero complesso, sfumato, sfaccettato e una critica del pensiero generalizzante, di quel pensiero che tende a spiegare Tutto sulla base di alcune poche premesse.
O Lampião da Esquina è la prima rivista apertamente omosessuale dal contenuto non porno-erotico circolata in Brasile dal 1978 al 1981, voce pioniera del movimento di liberazione omosessuale brasiliano, su cui scrissero i creatori di SOMOS, la prima associazione nata in Brasile in difesa dei diritti LGBT. Il lavoro propone una riflessione sull'alterità, specie sul rapporto colonizzatori-colonizzati del Brasile di quegli anni, e sulla decostruzione dello stereotipo dell'omosessuale, la cui definizione, nei vari numeri della rivista viene continuamente rinnovata, rivelando l'assimilazione delle critiche e del discorso scientifico da parte della redazione. Nonostante sia un giornale orientato alla difesa di un'onnicomprensiva categoria di "omosessuali", si percepisce come il discorso della rivista (cfr. Foucault 1971) soggiaccia a poteri invisibili che fanno emergere contraddizioni e come esso sia indirizzato, benché indirettamente, a una classe erudita e lette...
Blog Studi sulla Questione Criminale, 2020
Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Andre Giamberardino (Università Federale del Paranà, Brasile) presentato al convegno 'Attualità Del Pensiero Scientifico E Dell'impegno Sociale Di Massimo Pavarini A Cinque Anni Dalla Scomparsa' svoltosi a Bologna il 29 settembre 2020. Ringraziamo Andre per il suo interessante contributo in memoria di Massimo Pavarini
1949
La lotta di Marx non è contro la miseria e per la ricchezza del lavoratore, equilibrio da ristabilire con le grassazioni per la via ai panciuti borghesi. Miseria dell'operaio non è il basso livello del salario e l'alto costo dei generi che consuma. La vittoria del capitalista nella lotta di classe non è la riduzione, la resezione del tenore reale del salario, che indiscutibilmente si eleva nella storia in senso generale, a cavallo dei periodi progressivi pacifici guerrieri ed imperialisti. Miseria nel nostro dizionario economico marxista non significa "bassa remunerazione del tempo di lavoro". Si capisce che il capitalismo se monopolizza forze produttive tali - fregate allo sforzo di tutti - da avere lo stesso prodotto con dieci volte di meno operai, può a cuor leggero vantare di aver raddoppiato i salari. Il plusvalore relativo e assoluto è enormemente cresciuto e cresce l'accumulazione in massa; ma di ciò al suo luogo. Miseria significa invece "nessuna disposizione di riserve economiche destinabili al consumo in caso di emergenza". Il diffondersi "progressivo" nelle popolazioni di tali condizioni è la caratteristica fondamentale storica del tempo capitalistico. In epoca preborghese l'artigiano il contadino lo stesso servo della gleba non erano in stato di pauperismo, anche quelli a più basso tenore di vita. Tanto meno vi erano i costituenti il ceto medio, piccoli proprietari, piccoli esercenti, funzionari, etc. Il risparmio non era stato inventato, ed era meno facile ridurli al verde. Buona parte della moneta era ancora in oro e argento. Con la sua accumulazione primitiva il capitalismo vuota le borse le case i campi le botteghe di tutti questi, e in numero sempre maggiore e ne fa dei pauperes, dei miseri, dei senza-riserva, dei nullatenenti, li riduce ad essere "schiavi salariati" nel senso di Marx. Cresce la miseria e si concentra la ricchezza perché cresce a dismisura il numero assoluto e relativo dei proletari nullatenenti, che devono mangiare ogni giorno ciò che quel giorno hanno guadagnato.
La disciplina di sovrindebitamento ed esdebitazione nella teoria generale delle obbligazioni
Peer-review. Articoli e note inviati per la pubblicazione alla rivista sono sottoposti -nella forma del doppio anonimato -a peer-review di due esperti, di cui uno almeno esterno al Comitato Scientifico o alla Direzione. Ogni due anni viene pubblicato l'elenco dei revisori. In questo volume e nella pagina web della rivista si può consultare quello attinente agli articoli proposti ad «Athenaeum» nel periodo 2010-2012.
Potete star certi che Colombo non era felice nel momento in cui scoperse l'America, bensì quando era in viaggio per scoprirla [...] L'importante non era quel Nuovo Mondo, che magari poteva anche inabissarsi. [...] L'importante sta nella vita, solo nella vita, nel processo della sua scoperta, in questo processo continuo ed ininterrotto, e non nella scoperta stessa! [...] Del resto, voglio aggiungere che ogni idea nuova o geniale concepita da un uomo, o anche, semplicemente, ogni idea seria gemmata nella mente di qualcuno, resta sempre qualcosa che è impossibile trasmettere agli altri uomini, anche se si scrivessero interi volumi e si impiegassero anche trentacinque anni nell'intento di interpretarli; rimarrà sempre qualcosa che si rifiuterà in ogni modo di uscire dalla vostra testa e resterà sempre chiuso in voi.
Versant, 2017
L'ipotesi sostenuta in questo saggio è che Auschwitz possa essere letto nei termini di una civiltà capovolta che sovverte usi, costumi e miti fondativi della civiltà occidentale, entro un duplice rovesciamento della realtà (Gegenre-alität) e del bagaglio culturale (Gegenkultur) della civiltà occidentale. Il saggio si focalizza sulla Gegenkultur genocidiaria, mostrandone un campione: a partire da due testi chiave, vengono messi in evidenza i contorni e le implicazioni della cultura sovvertita dell'anticiviltà genocidiaria di cui l'Europa contemporanea è la diretta erede.
The dissolution of language in extreme forms of life, like lagers and gulags.
Publifarum n° 32 - Da dietro le sbarre: arte, letteratura e carcere dall'Ottocento a oggi, 2020
A partire dagli anni Novanta si assiste in Brasile alla pubblicazione di numerose opere volte a rappresentare lo spazio e l’esperienza del carcere. Repressione omicida, violenza, degrado e abbandono motivano l’urgenza di testimoniare, attraverso le forme della letteratura, il dramma della detenzione. È da tale esigenza che sorge Estação Carandiru (1999), opera pubblicata dal medico Drauzio Varella in seguito alla strage avvenuta nel 1992 nel carcere di Carandiru, e anni più tardi Prisioneiras (2017), romanzo di testimonianza in cui l’autore interroga l’universo carcerario femminile. Con la lettura critica di queste due opere, il presente articolo pretende interrogare le dinamiche del potere nel Brasile contemporaneo, evidenziando la persistenza delle logiche coloniali e schiaviste nella contemporaneità urbana brasiliana.
This essay investigates the animals and plants in Piero Bigongiari's "Antimateria".
"O Lampião da Esquina" è la prima rivista apertamente omosessuale dal contenuto non porno-erotico circolata in Brasile dal 1978 al 1981, voce pioniera del movimento di liberazione omosessuale brasiliano, su cui scrissero i creatori di SOMOS, la prima associazione nata in Brasile in difesa dei diritti LGBT. Il giornale uscì nel 1978, col governo Geisel, in un periodo di “graduale” apertura seguito ai quindici anni di dittatura militare, e vide la partecipazione di J.S. Trevisan, A. Silva, D. Penteado e P. Fry, che si confrontarono con lo stereotipo con cui i gay brasiliani ancora convivono, una sessualità dicotomica definita da binomi essenziali (omo/etero, maschio/femmina, attivo/passivo. Fry 1982 e Foucault 1978). La rivista rappresentò qualcosa di diverso nel panorama di quanto vagamente omosessuale circolasse in quegli anni, soprattutto per il modo in cui combatteva l'immagine degli omosessuali come creature devastate dal loro desiderio, incapaci di realizzarsi e tendenti a rigettare la propria sessualità. Il lavoro propone una riflessione sull'alterità, specie sul rapporto colonizzatori-colonizzati del Brasile di quegli anni, e sulla decostruzione dello stereotipo dell'omosessuale, la cui definizione, nei vari numeri della rivista viene continuamente rinnovata, rivelando l'assimilazione delle critiche e del discorso scientifico da parte della redazione. Nonostante sia un giornale orientato alla difesa di un'onnicomprensiva categoria di omosessuali, percepiamo come il discorso della rivista (cfr. Foucault 1971) soggiaccia a poteri invisibili che fanno emergere contraddizioni e come esso sia diretto, benché indirettamente, a una classe erudita e letterata, a causa della composizione della redazione, bianca e colta. Comunque, "O Lampião da Esquina" è stato la voce di una minoranza resa "soggetto del discorso" (cfr. Preciado 2002) ed ha proposto una analisi improntata a prospettive teoriche multidisciplinari che mostrano il legame diretto tra la storicità dell'omosessualità e la discorsività letteraria sulla sessualità omoerotica.
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