2020, in Dizionario Biografico degli Italiani, 98, pp. 660-665
VENUSTI 1574) Venusti riconosce le benemerenze nei suoi riguardi di Baldassarre e del padre Erasmo. Come già nei Consilia del 1571, egli segue un metodo consolidato, trattando la denominazione della malattia, le cause, i sintomi e la terapia, segnalando la modificazione nel tempo dei segni distintivi, come la presenza di papulae o exhantemata (petecchie), ignoti agli antichi (cc. 5v, 7r, 10r), e mostrandosi a favore di un uso controllato del salasso. Fra i professionisti di fama del suo tempo Venusti attinse alle opere di Mattioli e di Cardano. Nel Consilium de peste (Milano, Paolo Gottardo da Ponte, 1582) l'autore formula la definizione di peste, ne enumera le cause divine, naturali e umane, ne identifica le modalità di trasmissione, enuncia gli indizi che presagiscono l'epidemia (eclissi, mostri, comete ecc.). Tradizionali i farmaci e i rimedi suggeriti (triaca, mitridato, terra sigillata, bolo armeno, unicorno), mentre è sconsigliato il ricorso al salasso. Inoltre le misure precauzionali di ordine sanitariomorale comportano il divieto dell'attività sessuale, l'espulsione delle prostitute e la chiusura dei bagni pubblici. Tra le opere dei medici del suo tempo Venusti citava con apprezzamento gli scritti di Jean Fernel, Andrea Dudith, Girolamo Fracastoro e Girolamo Mercuriale, pur riservando qualche osservazione critica su specifiche posizioni dei due italiani. Infine Venusti dedicava da Merano i Balneorum Burmiensium descriptio, natura et virtus (Innsbruck, Ionannes Agricola, 1584) al nobile boemo Adamus Gallus 'Popellius' (Popel zu Lobkovicz) gentiluomo di camera di Ferdinando d'Austria.