2020, La fragilità umana, una virtù a volte dimenticata
esprimono diversi volti dell'interiorità umana. Le Confessiones di Agostino sono una delle opere maggiormente intrise di lacrime dell'intera letteratura mondiale. Dopo le riflessioni del filosofo stoico Lucio Anneo Seneca, è Aurelio Agostino, attraverso la sua peculiare opera, ad aver riportato la riflessione sull'interiorità umana all'interno del panorama filosofico. Per tale ragione Agostino, dopo la speculazione stoica di Seneca, può ritenersi a tutti gli effetti, nell'antichità, l'altro grande filosofo dell'interiorità. Le Confessiones sono la prima opera psicologica e autobiografica della letteratura latina e della letteratura mondiale nella quale ritroviamo nome, cognome e dati anagrafici dell'autore Aurelio Agostino, nato a Tagaste in Numidia, l'attuale Algeria. Nella sua opera, Agostino si pone davanti a uno specchio, mettendo a nudo la sua anima e scandagliando la propria interiorità; e lo fa in modo estremamente dettagliato, impietoso e senza alcuno sconto per le proprie fragilità. Agostino ci parla di un essere umano: sé stesso, il Grande Filosofo, in grado di trasformare la propria fragilità e sofferenza, il proprio dolore di padre per la perdita del figlio Adeodato, quello che aveva ricevuto da Dio. Agostino, infatti, appartiene a quei genitori che la letteratura, la filosofia e la psicologia definiscono amputati, per il fatto di aver perduto i propri figli. Ma Agostino aveva anche perduto la donna amata, che non era una meretrice, come a volte ancora si dice, bensì una vergine consacrata della quale non ci è pervenuto il nome, come ha dimostrato padre Vittorino Grossi, uno dei più importanti studiosi del santo d'Ippona. Nell'amore verso l'umanità, come afferma Giovanni Reale, "Agostino ha consegnato all'orizzonte della filosofia occidentale l'undicesimo comandamento, ovvero, ama l'Amore perché in ultima istanza la vera cifra germinativa che l'essere umano possiede è l'amore, infatti, Agostino nella Confessiones così dice: "il mio peso è il mio amore, esso mi porta dovunque mi porto". Amare trasforma la finitezza umana, che ogni uomo porta con sé dal momento della nascita, facendo dell'amore uno strumento per superare la finitudine umana trasformandola in immortalità. Il vero valore dell'uomo, la consistenza dell'uomo è data dal peso del suo amore, così come dal suo amore viene determinato il suo destino terreno e ultraterreno. In questa prospettiva, ben si comprende l'esortazione conclusiva di Agostino: ama e fa' ciò che vuoi, l'Amore è tutto.