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2020, «Atene & Roma» 3-4 (2019)
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27 pages
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The purpose of this paper is to look at Homer's poetry through the lens of Quasimodo's translations, from both Iliad and Odyssey. These pages aim at detecting a 'standard procedure' linking Quasimodo's poetical work to the translations from the epic poetry. The analysis focuses especially on the rendering of the Greek epithets. Quasimodo's translations are put into the wider frame of the Homeric versions dated to the last Century, which are metrically and formally divergent. The final result of Quasimodo's work offers to the reader a Homer 'lyricized', sounding less grandiloquent when compared to other versions of the same period (as, for instance, those of Rosa Calzecchi Onesti).
traduction de l'article pulié dans la revue Babel, 30 | 2014, 127-141, mis en ligne le 01 octobre 2015.
Salvatore Quasimodo intrattiene con il paesaggio mediterraneo un rapporto intimo e viscerale. Le sue prime sillogi mettono in risalto la proiezione identitaria dell’“io” lirico nella storia e nei miti di un mondo greco-romano sublimato e percepito attraverso un prisma panteista. Ma questo paese sognato non resiste all’irruzione del reale provocata dallo shock della Prima Guerra mondiale. A partire da quel momento, si assiste a una derelizione di quel paesaggio edenico, messa in scena metaforica dello smarrimento del poeta. Lo spazio viene allora descritto nella sua materialità, nella sua violenza e nella sua estraneità. Bisogna aspettare l’ultima raccolta di Quasimodo, Dare e avere, per percepire un nuovo cambiamento nel rapporto del poeta con il paesaggio. Quest’ultimo viene ormai universalizzato e caricato di una dimensione escatologica. Vissuto come il prolungamento della coscienza poetica, ne garantisce la perennità, e tramite questa, la pienezza.
L'umanesimo di Omero, 2012
il giogo 43 «ıpou gàr 'scùV suzugoüsi kaì díkh, poía xunwrìV tÖnde karterwtéra;» Eschilo, Frammento 267. «tòn páqei máqoV qénta kuríwV êcein» Eschilo, Agamennone, 177. «xumjérei swjroneïn Îpò sténei» Eschilo, Eumenidi, 520. «oûpw swjroneïn "pístasai» Eschilo, Prometeo, 982. Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada. Eraclito ISBN 978-88-7588-061-3 In copertina: Scena dal libro XXIV dell'Iliade: Il corpo di Ettore riportato a Troia, rilievo su sarcofago romano (180-200 ca.). Museo del Louvre (Ma 353 o MR 793), dalla collezione Borghese. petite plaisance L' umanesimo di omero A Bene «Tu sai quale sia il mio animo, saldo e non avvezzo a cedere; ebbene, io resisterò come sa resistere una roccia dura, o un blocco di ferro». Odissea, XIX, 494-495.
M. Heras García (coord.), Italia y España: una pasión intelectual, Salamanca, Ediciones Universidad de Salamanca, 2024, pp. 361-380.
Giorgio Caproni segnalava, tra le più «superbe e indimenticabili conquiste» di Salvatore Quasimodo, le due liriche dedicate ai genitori: Lettera alla madre (da La vita non è sogno, 1949) e Al padre (da La terra impareggiabile, 1958). La predilezione per i due testi è stata del resto ampiamente condivisa e la seconda poesia in particolare è a tutt’oggi una delle più note ed antologizzate del poeta siciliano. Il nostro intervento sottopone Al padre a una rilettura e mette in luce una nuova possibile fonte di ispirazione non ancora segnalata dalla critica: la poesia di Pablo Neruda che Quasimodo aveva tradotto pochi anni prima (Pablo Neruda, Poesie, Traduzione di Salvatore Quasimodo, Illustrazioni di Renato Guttuso, Torino, Einaudi, 1952).
Anti-mimesis. Le poetiche antimimetiche in Italia (1930-1980), a cura di Andrea Gialloreto e Srećko Jurišić, Milano, Prospero Editore, 2021, pp. 277-327.
Le mythe repensé dans l’œuvre de Giacomo Leopardi, a cura di Perle Abbrugiati, 2016
salvatorequasimodo.it, 2021
Salvatore Quasimodo si è dedicato con pari impegno sia alla ricerca poetica, sia alle arti performative. La lettura dei testi quasimodiani rivela come il poeta fosse cosciente della differenza esistente tra la parola poetica destinata alla lettura e quella destinata a una performance.
2016
Vivere come figli è qualcosa di specificatamente umano; solo l'uomo si sente vivere a partire dalle sue origini e a queste si rivolge con rispetto. Se è così, non dovremmo temere che, smettendo di essere figli, smetteremo anche di essere uomini?» 1 . Zambrano rintraccia nella creaturalità la ragione della condizione umana e individua nella riattualizzazione della nascita la possibilità di quel riconoscimento etico, scopribile solo nella rinuncia passiva al sogno del "sarete come dèi" espresso nell'Antico Testamento, quel sogno assoluto dell'essere Creatore. "Disnascita" è il termine che la filosofa utilizza per indicare questo movimento retrogrado, operazione non intenzionale del tornare a recuperare un passato remoto di cui non si ha memoria, quell'origine da cui nasciamo "figli", ma di cui misconosciamo il valore. Questo neologismo, espresso nella sua forma più limpida in Delirio e destino, saggio autobiografico relativo all'inizio del suo lungo esilio, indica esattamente il disfacimento della nascita e si rivela come l'esperienza propria di condizioni estreme quali la malattia e l'esilio; un'esperienza, dunque, non un movimento intenzionale. A livello filosofico indica un percorso iniziatico che permette di sentire la condizione d'origine, raggiungendo un passato privo di memoria e dunque "non vissuto del tutto". Riscattare la nascita dall'oblio è un'azione che emerge come un riflesso nella situazione limite della passività: azione del disfare per rinascere, dissolvendo la cristallizzazione del soggetto, quell'identità fittizia della maschera che lo converte in personaggio e che irrigidisce l'impulso a un'esistenza autentica. Si tratta di arretrare ad uno stato pre-natale privo di orientamento, descritto anche come esperienza del deserto, luogo d'eccellenza della tentazione. Ma tentazione di che cosa? Di rinascere con una nuova maschera, di ovviare a quel vuoto con la pienezza dell'azione quando, invece, il risveglio che è rinascita, ricostruzione, deve far tesoro di quel vuoto creatosi come una crepa nell'assolutezza del personaggio. Dare forma alla propria nascita incompiuta è allora il compito assegnato all'uomo. Disfare significa trattare con il tempo, un ritirarsi del soggetto facendo della memoria un terreno di passività attiva, un farsi vuoto dedito ad accogliere. La "disnascita" è esperienza di quel nucleo di presenza irriducibile, condizione di innocenza che è l'uomo nel suo essere abbandonato, un esser-ci puntuale, evento puro. L'uomo si sente nella sua essenzialità come nuda presenza. Questo è il punto di partenza, quell'istante di vuoto da cui solo è possibile il riscatto dell'esperienza originaria della nascita, del venire alla luce, altrimenti votata all'oblio. L'atto generativo della nascita non è sufficiente, l'esistenza intera si configura come un processo incessante e patito di auto-trascendimento in cui si disfa ciò che si è per riscattare il non-essere del vissuto. La nascita è una ferita nell'essere, esperienza dell'abbandono, gettatezza che ci consegna alla trama del tempo. Evento che si ripete, che chiede di essere ripetuto, riscattato, perché non è mai passato; il passato infatti, il vissuto, ha a che fare con la coscienza, con la visione e dunque con il ricordo. Si fraintenderebbe, tuttavia, se si interpretasse la posizione di Zambrano nell'ottica di una presentificazione del passato, del suo possesso che individua come scopo il renderlo
«Sinestesieonline», XIII, 44, dicembre (numero speciale), 2024
Malgrado il riconoscimento internazionale ottenuto grazie all'assegnazione del Nobel per la letteratura nel 1959, il giudizio di una parte consistente della critica italiana sull'opera di Salvatore Quasimodo non è certo cambiato, rimanendo per lo più freddo e, in taluni casi, persino negativo. Edoardo Sanguineti è in particolare l'intellettuale che sembra essersi esposto maggiormente in proposito, tanto da lasciar intendere che nell'epoca dei "nuovi realismi" l'esperienza poetica dell'autore siciliano non sia stata poi così innovativa. Prendendo le mosse dai giudizi critici formulati dal "novissimo", il saggio ipotizza che le ragioni di questa distanza critica nei confronti della «produzione creativa» del "poeta dell'Altrove" siano da ricercarsi all'interno di una più ampia problematica di natura ideologica, che soltanto sul terreno delle teorie traduttive sembra, almeno in parte, arrestarsi.
Il saggio vuole dimostrare come un'operazione letteraria, quale una traduzione in lingua veneziana dell'Iliade di Omero, abbia potuto essere strumento di circolazione di idee politiche di più ampio raggio. In particolare è possibile identificare, nell'opera, l'eco del dibattito politico internazionale relativo all'emancipazione delle colonie britanniche in America settentrionale dalla koiné imperiale. Nello specifico, Casanova osserva tali eventi rivoluzionari alla luce del contrasto politico interno alla Repubblica di Venezia relativo al rinnovamento della Costituzione della Serenissima.
2021
Alla fine degli anni 1950, Salvatore Quasimodo partecipa a un progetto diretto dall'antropologo Ernesto De Martino dedicato a un rituale di esorcismo pagano-cristiano: quello della trance raggiunta grazie alla tarantella. Ogni anno, alla fine del mese di giugno, le "tarantolate" (rese "malate" dal morso fisico o simbolico della mitica tarantola e soffrendo di diversi sintomi psicofisici) si recano a Galatina (Puglia) per provare a comunicare con San Paolo affinché egli le guarisca dal loro male. De Martino chiede a Quasimodo di scrivere e di leggere il commento del documentario realizzato su questa pratica tradizionale. Però, a suscitare il nostro interesse è soprattutto ciò che il documentario ci rivela sul poeta: infatti, vi ritroviamo numerosissimi echi alle poesie e ai carteggi del Siciliano, che condivide con gli esorcizzati uno stesso rapporto doloroso e somatico al mondo. È quindi quasi logicamente che si assista a una proiezione di Quasimodo nella figura del tarantolato, di cui sublima la trance in un trasumanar-che costituisce d'altronde il cuore della sua ultima raccolta, Dare e avere. Parole chiave.-visibile, invisibile, tarantella, trance, esorcismo, sud Durante tutta la sua vita, Salvatore Quasimodo oscilla tra fede e scaramanzia, cattolicesimo e paganesimo. Se le sue nove raccolte principali mettono in evidenza le diverse fasi dell'evoluzione del rapporto del Siciliano alla trascendenza 1 , un elemento poco conosciuto della sua 1 Si veda Héloïse Moschetto, Et dans l'air immobile tonnent les météores. Poétique des signes dans l'oeuvre de Salvatore Quasimodo, Parigi, L'Harmattan, 2020. Alcuni
in E. Suárez, M. Blanco, E. Chronopoulou, I. Canzobre (eds.), MAGIKÈ TÉCHNE. Formación y consideración social del mago en el Mundo Antiguo, Madrid, Clásicos Dykinson, pp. 193-214, 2017
Formación y consideración social del mago en el Mundo Antiguo M AGIKÈ TÉCHNE Formación y consideración social del mago en el Mundo Antiguo E. Suárez, M. Blanco, E. Chronopoulou, I. Canzobre (eds.) l presente libro estudia la figura de los 'magos' en el mundo greco-romano, con especial atención a los autores de las recetas que se recopilaron en el conjunto que conocemos como papiros mágicos griegos, copiados en el Egipto de la época imperial romana. En principio la posesión de esa magia estaba limitada al entorno de los templos y sus practicantes tenían rango sacerdotal, pero los cambios histórico-sociales en el Egipto greco-romano determinaron una adecuación de estos magos a las nuevas circunstancias: la magia salió de los templos y se difundió por otros canales. En los distintos capítulos intentamos dar a conocer el modo en que los protagonistas de la magia se refieren a su propio oficio, a la adquisición de sus conocimientos y a su transmisión. Asimismo nos ocupamos de indagar acerca de los antecedentes, contexto y valoración externa de dichas prácticas mágicas, la relación de los textos mágicos con las corrientes religiosas y filosóficas coetáneas e incluso acerca del perfil de los hipotéticos clientes. E
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"Quanto a Platone, per desiderio di segretezza, si è servito di termini matematici come di 'veli' della verità delle cose, nello stesso modo in cui i Teologi si servono dei miti ed i Pitagorici dei simboli: infatti è possibile, nelle copie, vedere i Modelli e, per mezzo delle copie, elevarsi fino ai Modelli..."
in La letteratura italiana e le arti, Atti del XX Congresso dell’ADI - Associazione degli Italianisti (Napoli, 7-10 settembre 2016), a cura di L. Battistini, V. Caputo, M. De Blasi, G. A. Liberti, P. Palomba, V. Panarella, A. Stabile, Roma, Adi editore, 2018, ISBN 9788890790553, pp. 1-7
In La letteratura italiana e le arti, Atti del XX Congresso dell'ADI -Associazione degli Italianisti (Napoli, 7-10 settembre 2016), a cura di L. Battistini, V. Caputo, M. De Blasi, G. A. Liberti, P. Palomba, V. Panarella, A. Stabile, Roma, Adi editore, 2018 Isbn: 9788890790553 Come citare: Url = http://www.italianisti.it/Atti-di-Congresso? pg=cms&ext=p&cms_codsec=14&cms_codcms=1039 [data consultazione: gg/mm/aaaa] La letteratura italiana e le arti © Adi editore 2018 FRANCESCO MARTILLOTTO «La storia di un'anima». 'Il giovane favoloso' di Mario Martone «Il giovane favoloso vuole essere la storia di un'anima, che ho provato a raccontare, con tutta libertà, con gli strumenti del cinema»: così Mario Martone nelle note di regia. Impresa non semplice per le proporzioni biografiche del soggetto al centro dell'opera, ne esce fuori un percorso emotivo, pedagogico e didascalico, per nulla nozionistico, che è pervaso sempre dalla poesia. Il contributo vuole soffermarsi sulle scelte di Martone, sull'iter del film e sulle potenzialità espressive ottenute.
banana / vive suI fiume') e poi in fureria postermetica (Fortini giudicava 'orripilante' Alle fronde dei salici 6 ), tutta questa zavorra applicata al testa altrui diventa contrappeso ideale. ntra-
RSEI : Revista de la Sociedad Española de Italianistas, 14 , 2020
RIASSUNTO: Nel discorso pronunciato in occasione del conferimento del Nobel (1959) Salvatore Quasimodo parla della sua poetica, «accettata in quelle forme che sembravano continua- re il decadentismo europeo, ed erano invece le prime architetture di neo-umanesimo». Il complesso delle opere dell’autore, basato sull’attualizzazione del mito che incontra la Storia nel rivelare le dinamiche di sopraffazione insite nelle vicende umane, ma anche il valore rigenerante della bel- lezza e della passione amorosa, è stato indagato dalla critica; meno attenzione viene dedicata alla produzione per il teatro musicale. Questo lavoro intende focalizzare proprio questa sezione della produzione di Quasimodo, prendendo in esame l’evoluzione del suo neoumanesimo dagli scritti teorici alle raccolte del dopoguerra, per arrivare ai libretti d’opera, Orfeo (1960) e L’amore di Galatea (1964); esempi di riscrittura del discorso mitico in funzione ermeneutica, e al tempo stesso fondativa di un nuovo sistema di valori. Parole chiave: Salvatore Quasimodo; librettistica; mito; neoumanesimo. ABSTRACT: In his Nobel Prize acceptance speech (1959) Salvatore Quasimodo refers to his own poetics, one of the first «forms of neohumanism» («architetture di neoumanesimo»). Critics have examined the author’s new humanism, based on the actualization of the myth, which meets History by revealing human violence, but also the restorative values of beauty and love; however, less attention has been given to his mythological librettos. This article analyzes Quasimodo’s Neo- humanism, from his theoretical writings to his poetical collections of the post-World War II period to Orfeo (1960) and L’amore di Galatea (1964) operas, as examples of rewriting the myth to discuss contemporary ethical problems and to promote a new system of values. Keywords: Salvatore Quasimodo; Librettos; Myth; Neo-humanism.
"Fra gli Astri mediani infine, gli estremi sono quello che eleva (Sole) e quel che rivela (Mercurio), intermedio (Venere) ciò che lega insieme tutte le cose con i legami di Eros. E' quel che indicano anche i Teologi, che chiamano Hermes 'messaggero degli Dei', il Sole 'via dell'ascesa', e quella che è fra i due 'Amicizia del Tutto' dal momento che si trova nella posizione mediana..."
Libro XVIII 295 La lotta fra i due accattoni, Odìsseo ed Iro Libro XIX 309 Il colloquio tra Penelope e Odìsseo. Il riconoscimento da parte di Euriclèa Libro XX 329 Il banchetto a palazzo e il riso dei Pretendenti Libro XXI 343 L'arco di Odisseo Libro XXII 357 La strage dei Pretendenti Libro XXIII 373 Penelope Libro XXIV 385 Laerte, l'ultimo scontro e la riconciliazione finale 7 Libro I Atena ad Itaca Invocazione alla Musa. Concilio degli dèi. Atena scende ad Itaca e, sotto le sembianze di Mente, re dei Tafii, incontra Telemaco nella reggia e gli suggerisce di recarsi a Pilo, presso Nestore, e a Sparta, presso Menelao, a informarsi di suo padre. Telemaco, rimasto solo, discute con i Pretendenti. Sua madre, Penelope, scende dalle sue stanze, attratta dal canto di Femio, il cantore di corte, e lo prega di cantare argomenti diversi da quello del ritorno dalla guerra di Troia. Telemaco la invita a tornare nelle sue stanze, quindi comunica ai Pretendenti la sua intenzione di convocare l'indomani l'assemblea del popolo di Itaca, per discutere sulla situazione. Giunta la sera, si reca a dormire nella sua stanza, dove lo accoglie la balia Euriclèa; quindi si addormenta, pensando al viaggio programmato. 8 9
Fabrica Litterarum Polono-Italica
Quasimodo è ancora attuale, oppure gli stati d’animo della sua poesia non trovano più facile ascolto? La ricezione antologica delle opere di Quasimodo appare incentrata sul ruolo di interprete indiscusso dell’ermetismo, accanto ad altri autori. Tra i maggiori interpreti della condizione dell’uomo moderno, a Quasimodo viene attribuito un ruolo significativo nella letteratura del Novecento, come dimostrano i riconoscimenti a lui attribuiti dalla cultura internazionale, che portarono al prestigioso riconoscimento del Premio Nobel per la letteratura nel 1959. Nella sua opera letteraria confluiscono le profonde riflessioni umane che delineano un percorso formativo ricco di svolte, di approfondimenti e di soluzioni stilistiche originali. Il contributo intende prendere in esame una campionatura di volumi antologici in adozione nelle scuole secondarie degli ultimi decenni, per analizzare le differenze di inserimento tra autori coevi, alla luce delle diverse impostazioni e interpretazioni ...
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