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SAN FIORENZO DI BASTIA MONDOVI'

2012, 1 SAN FIORENZO DI BASTIA MONDOVI'

Abstract

La chiesa di San Fiorenzo è posizionata poco fuori l’abitato di Bastia, lungo la strada che, seguendo l’asta del fiume Tanaro, percorre una “Via del sale”, uno di quei numerosi itinerari che muovendo dal mare attraverso i valichi dell’Appennino raggiungevano i grandi centri della pianura. Nel nostro caso, dal savonese, superata la Sella di Altare, lambita Ceva, la meta era Mondovì, la neonata città alta alla fondazione della quale avevano contribuito gli abitanti della Bastita Caraxonis, Bastia appunto. San Fiorenzo, come detto, non sorgeva nell’abitato addossato in salita verso la dominante parrocchiale di San Martino, ma era utilmente posizionata all’intersezione di due percorsi di traffico: la via romana detta Sonia, tra Vado e Bene Vagienna, e la via dell’Alta Langa verso Alba Pompeia con percorso a mezza costa, più sicuro per il viandante del fondovalle. La scelta dell’ubicazione e lo sviluppo della chiesa sono collegati dalla tradizione al culto verso Fiorenzo, ufficiale della Legione Tebea, capitanata da Maurizio, vittima delle persecuzioni dioclezianee. Il credo popolare si rifà all’esistenza primigenia di un tumulo accogliente le spoglie del martire sfuggito inizialmente alla strage di Agauno, venuto ad operare il suo apostolato nel sito di Bastia e qui raggiunto dalla persecuzione ordinata anche nei confronti dei sopravvissuti. Più ragionevolmente, è assodato che le cappelle campestri trovavano una collocazione preferenziale alle biforcazioni delle vie, agli incroci o al mezzo di più lunghi tratti di percorso, come si legge su mappe dettagliate del territorio. Sulle balze che sovrastano la chiesa di San Fiorenzo si individuano ancora alcuni tratti di una via medievale. Una cappella dedicata a sant’Eusebio è posta lungo il percorso e ne segna incrocio e confluenza. Ampie porzioni della sua costruzione sono ascrivibili all’epoca romanica e ci mostrano come doveva presentarsi San Fiorenzo in un momento della sua evoluzione costruttiva. Un’altra piccola chiesa, in località Peirone, di poco successiva, segnava un punto di snodo di una variante all’itinerario principale. Così di cappella in cappella, di chiesa in chiesa, di edicola in edicola, il viandante trovava rifugio e conforto e certezza del giusto cammino. Dal preteso tumulo alla piccola cappella con portico antistante, secondo un diffuso modello costruttivo, all’ampliamento resosi necessario per la crescente devozione con l’edificazione dell’aula di cui l’esistente divenne presbiterio, all’edificazione dell’ospitale portico lungo tutto il lato meridionale, all’aggiunta del campanile, alla definitiva sistemazione muraria con l’eliminazione del portico, agli ultimi interventi che hanno allontanato la collina addossata al lato settentrionale, così la chiesa di San Fiorenzo ha assunto l’aspetto odierno. A quando poi debba ascriversi l’attribuzione del titolo, non vi è traccia in documenti che stabiliscano una data antecedente la fase edificatoria dell’ampliamento (terzo quarto del XV secolo). È dunque del tutto plausibile che esso sia stato contestuale alla costruzione ed alla stesura del ciclo di affreschi che ne coprono le pareti. È possibile che il titolo dell’antica cappella fosse un altro, relativo alla devozione per un santo fanciullo: lo attesterebbe, come si vedrà più avanti, una piccola porzione di affresco risalente al periodo precedente la trasformazione, portato in luce su una parete del presbiterio. Questo fascicolo presenta oltre alcuni cenni storici costruttivi e la descrizione con commento del ciclo di pitture murali che decorano l'intero presbiterio della cappella e che datano presumibilmente a.D. 1472.