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Non tutti sanno che il colle su cui oggi sorge il santuario della Madonna di Lourdes, la prima costruita in Italia dedicata interamente alla miracolosa B.V. francese, anticamente era chiamato Bazzano. Qui un tempo viveva una sua comunità con una sua chiesa antichissima: S.Martino di Bazzano.
La storia della nascita della comunità religiosa di Borzano sulla rupe dove più tardi sorgerà il castello, sino alla nascita della nuova Pieve posta a valle. Il tutto alla luce delle più recenti scoperte archeologiche e documentali
La scoperta di un importante sito sepolcrale preistorico al quale è seguito lo scavo archeologico e la prima ipotesi di un motivo dell'insediamento che viene presunto dalla presenza di numerosi mazzuoli in pietra atti a spaccare la roccia e a prelevarne la polvere di cinabro presente.
Laddove, in un suo conosciutissimo testo 1 , Elemire Zolla cita alcune celebrate architetture rinascimentali situate ai confini occidentali del Lazio, definendole veri e propri "santuari neoplatonici", non ci si meraviglierebbe di vedervi ricordata anche la Scarzuola, cittadella magica dei tempi nostri, ideata dall'architetto Tomaso Buzzi ben quattro secoli dopo l'artificio di Bomarzo e realizzata in Umbria, non distante da Montegiove . Dimenticata in rovina per anni, quindi riscoperta, restaurata e finalmente compiuta da Marco Solari erede di Buzzi, questa fantastica concezione oggi interamente aperta al pubblico, nasce dal connubio di due organismi distinti: un antichissimo romitorio francescano, la Scarzuola, risalente al 1200, e la "Buzziana" o "Buzzinda", cittadella "teatrale alla quale Buzzi lavorò dal 1956 fino al 1978, tre anni prima della sua morte. L'opera di restauro del complesso, comprendente la chiesa, il convento e le architetture di Tomaso Buzzi, è iniziata attorno al 1980 ma il tutto è stato vincolato dal Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali, con legge del 1 /6/1939 n. 1O89, soltanto nel 1991 in seguito alla proposta avanzata in sede ministeriale dall'Assessorato alla Cultura della Regione Umbria e sull'onda dei primi reportage pubblicati nel 1983 da Bruno Toscano su L'Espresso e da Lucia Bisi su Eupalino e nel 1987 da Adriano Alpago Novello su Casa Vogue . La progressione dei lavori di recupero è risultata, nei suoi trent'anni, alquanto complessa, tenendo conto che per il vecchio si e dovuto porre mano ad effimere opere in forma di scenografie teatrali, fatte di tufo, tavelline e strutture in ferro, tutte collocate all'aperto e assai degradate, mentre per il nuovo, in mancanza di veri e propri progetti esecutivi, sono stati utilizzati gli approssimativi schizzi eseguiti da Buzzi, tutti da scegliere e interpretare. Nel restauro si è dovuto operare accortamente, soprattutto attorno alle problematiche relative al deflusso delle acque piovane e di quelle sorgive, copiosamente presenti, provvedendo a rendere impermeabili le varie vasche del giardino e rivestendo con tavelle e coppi i tetti e le pareti delle opere, tutte in tufo, onde preservare il poco consistente materiale dai fenomeni atmosferici, soprattutto dal dilavamento delle acque piovane. Il materiale impiegato, proveniente da una cava di Farnese nel viterbese e fornito nei tradizionali blocchi rettangolari, è stato lavorato sul posto, a mano, con accette e scalpelli, riutilizzando anche i vecchi conci che si potevano recuperare e attenendosi il più fedelmente possibile ai disegni originali, destreggiandosi tra le molteplici versioni lasciate dall'autore. Il numero degli artigiani impiegati, dagli iniziali sei, reclutati da Tomaso Buzzi nel 1958, si è poi ridotto agli attuali tre, tra i quali il capomastro Alessandro Neri di Fabro e il fabbro Valentino Galli -l'unico che ha seguito l'opera fin dall'inizio-che ancora oggi con il figlio Maurizio restaura e costruisce infissi, telai e basi per le scenografie. Oggi, a opere compiute, si può tentare una descrizione del tutto, ma è certamente difficile iniziare a parlare della Scarzuola, senza che magicamente si alzi alle nostre spalle l'ombra di Tomaso Buzzi. Architetto, designer e artista, Tomaso Buzzi nasce a Sondrio 1900 da una famiglia della buona borghesia locale. Ottenuta la maturità classica, si iscrive al Corso di Architettura presso il Regio Istituto Tecnico Superiore di Milano, ove si laurea nel 1923. Da subito egli ha relazioni molto strette con il gruppo del Novecento Milanese (Muzio, Cabiati, De Finetti) e inizia ben presto con Giò Ponti una collaborazione lunga e fruttuosa, che si estende dall'architettura, all'urbanistica, al design, alla collaborazione, con articoli ed interventi, alle pagine di Domus, prestigiosa rivista fondata nel 1928 dallo stesso Ponti. Una memoria oggi inesplicabilmente cancellata, vede Buzzi tra i protagonisti degli avvenimenti artistici più importanti di quegli anni; fondamentale è la sua figura di membro fondatore del Club degli urbanisti e di partecipe al celebre concorso per la sistemazione urbanistica di Milano con il progetto Forma urbis Mediolani. Egli ha inoltre ruoli organizzativi di spicco in manifestazioni nazionali ed internazionali nel campo delle arti applicate (Triennale di Milano, padiglioni dell'Enapi, Mostra Internazionale di Amsterdam, Mostra Nazionale dello Sport). Appare tra i fondatori della società di oggettistica Labirinto e ricopre la carica di direttore artistico per la Venini di Venezia, collaborando attivamente con Paolo Venini, Pietro Chiesa, Giulio Rosso 1 E.Zolla, Aure. I luoghi e i riti, Venezia 1995 Civile, rimasto inedito, in cui raccolse i suoi progetti, tutti irrealizzati. 9 Claude-Nicholas Ledoux (Darmans 1736 -Parigi 1806), architetto e incisore, nel 1773 venne nominato Architetto del Re e membro dell'Accademia. Dopo aver progettato numerose residenze, si dedicò alla realizzazione di complessi edifici pubblici, tra cui le celebri Saline di Arc-et-Senans (1775), i cui spunti fantastici rivelano un'influenza del Piranesi. 10 Etienne-Louis Boullèe ( Parigi 1728 -1799), architetto illuminista, lavorò molto sotto Luigi XIV e Luigi XV in edifici residenziali dei quali oggi non rimane traccia. Lasciò sulla carta grandiosi progetti che evidenziano la sua teoria circa le corrispondenze che legano forme architettoniche e sentimenti. Il suo trattato, Architecture, essai sur l 'art, è stato pubblicato soltanto nel 1953. 11 Sanderson Miller (Radway Grance 1717 -1780. Tipica figura di architetto dilettante, contribuì alla diffusione dello stile neogotico in Inghilterra.
in Dizionario Biografico degli Italiani, 96, 2019
2022
equilibrato, dando l'impressione di una mano esperta nella progettazione. Cerchiamo di raccontarne la storia, attraverso le notizie finora reperite.
Il Volume tratta la storia, l'architettura e le vicende di questo insigne monumento legato alla vicenda dell'abate Gioacchino da Fiore e alla Congregazione florense da lui fondata.
Nicola Severino. Il pavimento precosmatesco di Montecassino. Patterns geometrici. 113 IL PAVIMENTO PRECOSMATESCO DELLA CHIESA ABBAZIALE DI MONTECASSINO Patterns Geometrici Nicola Severino-www.cosmati.it Dicembre 2010 Seguirò un criterio inusuale per illustrare i motivi geometrici riscontrati nelle parti di pavimentazione originale rimontate nelle varie cappelle del Monastero. Come visto nel "Catalogo fotografico", i reperti dell'antico pavimento si trovano nella Torretta di S. Benedetto, nella Cappella dei Santi Monaci e Cella di S. Benedetto, nella Cappella di San Martino, nella Cappella di S. Anna e nel Museo, oltre a qualche reperto dislocato in varie zone e alcuni riutilizzati misti ad elementi moderni anche all'aperto, come presso l'ingresso della Basilica. Lo strano criterio che adotterò prevede l'elenco dei patterns per motivi delle figure geometriche delle tessere principali: quadrati, triangoli, esagoni, ottagoni, rombi e losanghe che contengano all'interno tessere uniformi non scomposte in elementi minori. Dopo di che prenderò in esame i motivi che presentano anche tessere scomposte in elementi minori e miste. E' interessante, inoltre, osservare che alcuni dei motivi geometrici presenti nel pavimento di Montecassino, non furono compresi in uno tra i più importanti studi approfonditi sui patterns cosmateschi, fatto da Antonio Piazzesi e Vittorio Mancini. Ma ciò si spiega facilmente perché essi realizzarono tale lavoro tra il 1951 e il 1952, proprio quanto Don Angelo Pantoni stava esaminando il ritrovato pavimento antico della basilica di Montecassino. Tali motivi geometrici, quindi, non erano ancora conosciuti in quegli anni perché divulgati nelle pubblicazioni postume. Elenco Patterns 01. Tessitura ortogonale. Quadrati colore bianco, verde e porfido. 02. Tessitura diagonale a 45°. Quadrati disposti per un vertice, colore giallo, bianco, verde, porfido e nero. 03 Tessitura diagonale. Quadrati disposti per il vertice, colore bianco e verde. Sovrapposizione di tessera quadrata bianca. 04. Tessitura ortogonale di quadrati alternativamente con elementi quadrati minori inscritti a 45°. Tipo standard "ad quadratum". Colore: misto bianco, giallo antico, verde, grigio. 05. Tessitura diagonale a 45°, ricostruita in modo approssimativa. Quadrati colore porfido e verde. 06. Tessitura diagonale. Tessere quadrate, colore bianco e giallo, disposte a 45° con listelli di cornice fatti di quadratini colorati: in alternanza: bianco, verde e porfido. 07. Tessitura diagonale. Quadratini disposti per un vertice, colore bianco, porfido e verde. Motivo utilizzato come fasce di cornici. 08. Tessitura ortogonale e quadratini disposti a croce diagonale su fondo quadrato. Cornice di listelli di marmo separati da quadratini. Colori: Grigio, giallo antico, porfido, verde. 09. Tessitura ortogonale con quadrati inscritti a 45°. IN alternanza tessere quadrate diagonali e scomposte in 4 elementi triangolari minori. Colore: porfido, verde, grigio, bianco.
Una descrizione delle ricerche e degli scavi effettuati nel sito preistorico denominato Buca di Spaccasasso.
Sarebbe stato un ottimo vescovo", ebbe a dire di lui, un giorno, Mons. Cozzolino, parroco della Basilica di S. Francesco di Paola a Napoli. E questa, credo, fosse la percezione di tutti coloro che hanno conosciuto profondamente e sinceramente Mons. Giuseppe Chiusano ed hanno avuto il privilegio di essere onorati della sua amicizia e paterna benevolenza. Secondo la "Lumen Gentium", la Costituzione dogmatica sulla Chiesa, il ministero episcopale è contraddistinto da un triplice ufficio, che annovera "la missione di insegnare a tutte le genti e di predicare il Vangelo ad ogni creatura, affinchè tutti gli uomini, per mezzo della fede, del battesimo e dell'osservanza dei comandamenti, ottengano la salvezza". Ebbene, nella vita e nel ministero sacerdotale di Mons. Chiusano, la missione di insegnare è stata fondamentale. Egli, infatti, dalla istituzione del Liceo-ginnasio "F. De Sanctis" a S. Angelo dei Lombardi, nel lontano 1945, che fortemente volle e realizzò con il contributo del sindaco G. Criscuoli e dell'On. F. Sullo, ha insegnato religione a circa "7000" giovani. "Il mio mondo sono stati i giovani, sia come parroco che come professore", affermava nell'opuscolo "... Ricordi". E quale docente-e questo lo può confermare chi, come chi scrive, è stato alunno e amico di Mons. Chiusano-fu sempre ispirato da "interesse e affetto costante per gli alunni, disciplina seria, concordata all'inizio di ogni anno, … spiegazione delle domande scritte, presentate da tutti gli alunni in ogni ora di religione, compostezza e silenzio durante la spiegazione, un minuto d'intervallo a metà ora scolastica, per richiamo di attenzione… rapporti epistolari con alunni ed ex alunni, richiamo continuo e convinto ai valori dello spirito, … incoraggiamento sempre e a tutti", secondo quanto con vigore affermava Francesco De Sanctis " l'ufficio della scuola non è l'istruzione sola, che è un fine inarrivabile, ma ancora e più l'educazione dello spirito in tutte le sue forme". In circa quarant'anni di insegnamento Mons. Chiusano ha avuto modo di conoscere ed avvicinare giovani di due generazioni che ora sono sparsi in Italia e nel mondo : è stata una semina di idee e di valori che ha lasciato sicuramente un riflesso nella esistenza di ognuno, ma, nondimeno, in altri rappresenta ancora un ricordo affettuoso e riconoscente, come peraltro, si augurava egli stesso, verso l'insegnante di religione e il sacerdote. È stata per lui altrettanto fondamentale la missione di predicare il Vangelo, finalizzata alla salvezza delle anime, non solo con la parola, ma anche con gli scritti e soprattutto con le opere di carità. Il suo obiettivo è stato quello di formare dei buoni cristiani, informati ai principi della fede cattolica, e dei buoni cittadini, ispirati ai valori della tradizione, la quale sola poteva garantire una lodevole condotta. A lui si deve l'apertura di un convento di francescani minori a Lioni, ai quali fu affidata la
Storia della corazzata della Regia Marina Regine Margherita e della sua scomparsa. Cronaca della spedizione di identificazione del relitto di questa corazzata, affondata l’11 dicembre 1916 dal sommergibile posamine tedesco UC 14 all'uscita del porto di Valona (Albania). Il relitto era stato ritrovato poco prima da un membro della spedizione e il ritrovamento necessitava di una identificazione. La spedizione è stata condotta con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Italiana, Ambasciata d'Italia a Tirana e Consolato d'Italia a Valona. http://www.iantdexpeditions.com/spedizioni/rm2005/rm2005.htm https://www.youtube.com/watch?v=2e0tYo5cBUo
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Viglevanum. Miscellanea di studi storici e artistici, 2021