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2020, Irlanda Magica, Miti celtici natura selvaggia fantasmi… e altri misteri
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Irlanda, una terra da sempre magica e un libro che la racconta, creando un itinerario unico e inedito. Dalle origini, per incontrare i misteriosi miti celtici, per poi addentrarci in una miriade di luoghi che custodiscono curiosità, storie esoteriche, presenze spettrali e molto altro. Non mancano gli innumerevoli giardini e una natura spettacolare che introduce alla forza primordiale degli elementi. Un libro corposo, da portare con sé, nel momento in cui si vuole partire per un viaggio fuori dal comune. Ma anche da leggere comodamente a casa, e volare in una terra magica
Religione Una delle caratteristiche fondamentali della società romana fu quella di subordinare spesso alle esigenze politiche e sociali anche molti aspetti della vita privata del singolo, quali ad esempio la religione: tutti i riti e le cerimonie religiose furono infatti sempre voluti e controllati dal potere politico. Tuttavia, nel momento in cui si afferma che la religione romana fu uno strumento di controllo della classe dirigente, non bisogna pensare che tale politica collettiva desse luogo ad un'organizzazione dei rapporti dell'uomo romano con la divinità puramente artificiosa e guidata dall'alto poiché in realtà essa traeva origine anche dalle esigenze più profonde e peculiari di un popolo che ricercava in ogni suo atto pubblico e privato il consenso del dio. Non a caso, il termine numen, nella sua accezione originaria, fa riferimento al concetto astratto della volontà divina e non al dio personificato, anzi, la sostanza stessa del concetto di dio per gli antichi romani sta proprio in questa sua volontà, che l'uomo deve imparare a conoscere ed alla quale deve sempre conformarsi. Stando alle fonti, infatti, i romani si appropriarono di un'immagine antropomorfica degli dei solo quasi due secoli dopo la fondazione della città, quando vennero a contatto con gli Etruschi. Alla base, dunque, di tale concezione vi era una sia visione quasi ostile del nume sia un arcaico timore di contraddirlo, che induceva l'uomo romano, prima di agire, a far ricorso alle pratiche divinatorie. Queste richiedevano particolari conoscenze e determinati rituali, attraverso i quali era possibile comprendere la volontà divina. In tale prospettiva la scienza augurale costituì uno dei mezzi più diffusi ed il collegio degli auguri ebbe grande importanza nella società romana. Ogni volta che un magistrato voleva intraprendere un'importante azione politica o militare, era assistito da un augure che, all'interno di un rituale complesso e stereotipato, generalmente attraverso l'osservazione del volo degli uccelli, traeva gli auspicia, interpretando così la volontà divina riguardo a quella decisione. Il magistrato poteva però rifiutare di prendere in considerazione presagi a lui sfavorevoli, così come l'augure poteva dichiarare nulli gli auspicia del magistrato e impedirgli di agire. Risultano quindi chiare le strumentalizzazioni politiche alle quali si andò incontro nel corso dei secoli: scopo reale di tali riti non era quello di comprendere la volontà degli dei, ma semplicemente di assolvere adeguatamente il rituale così da assicurarsi il consenso divino e, in definitiva, agire nella massima libertà. Un'altra scienza specializzata nell'interpretazione del volere divino, ma che rimase più marginale rispetto a quella augurale, fu l'aruspicina, che ricorreva all'analisi delle interiora delle vittime, mentre importanti anche in epoca repubblicana furono i duoviri. Essi erano riuniti in un collegio esclusivo al quale era data la possibilità di consultare ed interpretare i Libri Sibillini, fornendo al popolo responsi riguardo ad essi e spiegazioni di vari prodigi. Tali libri dovevano essere una raccolta di oracoli giunta a Roma, secondo la tradizione, da Cuma, durante il periodo della monarchia etrusca e conservata nel tempio di Giove Capitolino perché fosse inaccessibile al popolo e di conseguenza, anche in questo caso, controllabile dal potere politico. La religione della Roma delle origini mostra sin dagli inizi la sua stretta dipendenza dalle esigenze di una società agricola e militare. E' il trattato di Catone il Censore De Agri cultura a fornirci indicazioni sull'uso di carmen per allontanare il male dall'individuo o dalla collettività, come è evidente nel seguente incantesimo di guarigione: Luxum siquod est, hac cantione sanum fiet. Harundinem prende tibi viridem P. IIII aut quinque longam, mediam diffinde, et duo homines teneant ad coxendices. Incipe cantare: "Motas uaeta daries dardares astaries dissunapiter" usque dum coeant. Ferrum insuper iactato. Ubi coierint et altera alteram tetigerint, id manu prehende et dextera sinistra praecide, ad luxum aut ad fracturam alliga, sanum fiet. Et tamen cotidie cantato et luxato vel hoc modo: "huat haut haut istasis tarsis ardannabou dannaustra". L'anno era scandito da fitte ricorrenze cultuali; nel primo mese, marzo, si svolgevano cerimonie
in "Le parole per le parole", a cura di Cristina Vallini, il Calamo, Roma, 2000
The use of magical words in antiquity
L'Etica di Campanella si conclude con la magnanimità o sublimità, la virtù eroica che regola il desiderio di eccellenza che c'è nell'uomo, la sua tensione verso l'infinito e la sua aspirazione a porsi come immagine della divinità. 1 La figura del magnanimo si delinea come un trasparente autoritratto. Consapevole che la vera nobiltà è quella interiore, il magnanimo non si affliggerà se gli verranno negati onori esterni, né si vendicherà delle offese ricevute, ben sapendo che l'ingiuria non può toccare la sua essenza più intima. Ricambierà il male con il bene, per dare una legge e un esempio che gli altri possano imitare, e per vincere gli animi ferini rendendoli umani. Egli vorrebbe essere giudice e legislatore di tutta l'umanità, per estirpare le false dottrine e i falsi culti, e sterminare i tiranni. Convinto che Dio è presente anche nelle sventure, non si affliggerà nelle sofferenze e nel carcere, ritenendosi più forte e degno nella condizione di recluso che godendo della libertà, perché la persecuzione della virtù, odiata e temuta dai falsi principi, non fa che renderla più luminosa e manifesta.
I luoghi magici di Torino , 2013
Un viaggio nella magica Torino con i suoi simboli meno conosciuti, i personaggi e molto altro...
The relationship between the philosopher Johannes Scotus Eriugena (ca. 810 – ca. 878) and the writer, poet and folklorist William Butler Yeats (1865-1939) appears as a paradoxical connection. On one hand, the link between them is fundamental and concerns the question of Irish cultural identity, as well as the Neo-platonic philosophy and the idea of fantasy as en epistemic instrument to understand the “secret commonwealth” of invisible beings. On other hand, despite those links related to the main themes of Yeats’ Weltanschauung, the name of Eriugena is scarcely quoted in his pages; to understand their relationship it is necessary to observe the indirect contacts between them. The goal of the paper is to analyze the Neo-platonic background of Yeats’ work, in order to clarify the theoretical familiarity with Eriugena’s thought in the context of Irish culture; and to show the historical indirect links between the writer and the philosopher.
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GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI …, 2005
Atti del IV Congresso Internazionale di Studi Ungheresi, 1996
Culturas en contacto: conflicto, asimilación e intercambio Proceedings of the Third Postgraduate Conference in Studies of Antiquity and Middle Ages, Autonomous University of Barcelona, 23–25th November 2016, 2018
Studi Irlandesi : a Journal of Irish Studies, 2013
La 'Tardità Galileiana, 2024
La Balena Bianca. Rivista di Cultura Militante, 2023
K. Revue trans-européenne de philosophie et arts (Université de Lille/Università di Messina), "Medea: la lacerazione della Cura", 8 - 1/2022, 2022
Collectanea Philologica, 2019