2019, Archeologia Viva
"Rompere il paradigma" sarà la sfida per il futuro dei musei: il cambiamento culturale in atto-che pone al centro il visitatore e non solo i reperti-impone una riflessione profonda su spazi museali e allestimenti Testo Anna Maria Visser Travagli FUTURO DEL PASSATO L a sfida per il futuro pros-simo dei musei sarà, pro-babilmente, "rompere il paradigma". Il cambiamento cul-turale che anche in Italia si sta affermando-e che pone al cen-si è distinta, con importanti ar-chitetti, nella realizzazione di allestimenti museografici esem-plari, tuttora punto di riferi-mento fondamentale per tutti gli operatori del settore. Basterà sussidi e ausili. Il risultato è me-raviglioso, di grande raffinatez-za, e produce uno straordinario coinvolgimento emotivo. Sono musei-capolavoro, che esaltano la bellezza delle sedi e dei re-Oggi la situazione è profon-damente cambiata. Il pubblico è aumentato in misura esponen-ziale, ha fatto irruzione nelle tranquille mura dei musei e si tratta di un pubblico eteroge-neo, spesso privo di quei conno-tati culturali che caratterizzava-no i frequentatori elitari dei mu-sei "estetici". Questo "nuovo" pubblico esprime stili di fruizio-ne e di uso degli spazi museali assolutamente non convenzio-nali. Dunque ora sarebbero ne-cessarie trasformazioni della forma-museo adeguate alle nuo-ve caratteristiche e ai nuovi biso-gni di questo pubblico, anzi di presente, Il Saggiatore 2005, p.18). Ma il pubblico oggi non richiede solo di fruire di un'e-sperienza estetica unica, bensì di avere uno scambio sociale e di vivere il museo in modo inte-rattivo e partecipato, anche nel-le interpretazioni e nei signifi-cati delle opere e del patrimo-nio. Un profondo cambiamen-to è in corso riguardo al ruolo del museo, che si sta aprendo al-la società e all'ambiente. Tutto il patrimonio del mu-seo deve essere accessibile. In sintesi bisognerebbe procedere dalla museologia e dalla muse-MUSEOMIX Un momento di Museomix al Museo della Ceramica di Montelupo Fiorentino. Museomix è un laboratorio multidisciplinare a cui partecipa in determinate giornate una comunità internazionale, che si insedia negli spazi museali coinvolgendo alla pari professionisti e appassionati, esperti e studenti, senza limiti di età. Parole d'ordine: tecnologia, partecipazione e creatività. (Foto museomix.org) modo aperto nel percorso stes-so anche aree destinate ad altre funzioni, come la formazione e la divulgazione, per contribuire alla costruzione d'istituzioni che formino e nello stesso tempo divertano, che stimolino a tornare al museo. Il visitatore non deve più essere costretto in una "gabbia" spazio-tempora-le, ma libero di seguire le pro-prie intuizioni e i propri deside-ri, con la possibilità di fare espe-rienze fra le quali scegliere. Un esempio concreto. Il Mu-seo delle Scienze di Trento, più noto come MUSE, è bellissimo, tro del museo il visitatore e non solo la collezione-produce una trasformazione del signifi-cato e dei contenuti del museo stesso e impone anche una ri-flessione profonda su spazi e al-lestimenti. Tradizionalmente, l'esposizione permanente delle opere nelle sale aperte al pub-blico è considerata il vero "cuo-re" del museo, da cui consegue una progettazione che cerca di concentrare i propri sforzi nella presentazione ottimale degli ar-tefatti, per valorizzarli ai fini della fruizione. I tempi del museo-capolavo-ro. La scuola museografica ita-liana del secondo dopoguerra ELEVATIO ANIMAE Il monumento sepolcrale di Margherita di Lussemburgo, di Giovanni Pisano, databile al 1313-1314: due angeli aiutano la regina consorte di Germania nell'ascensione al Paradiso. L'opera si trovava nel Museo di Palazzo Bianco di Genova, nell'allestimento di Franco Albini (1951), in una sala poi diventata emblematica della museografia italiana del dopoguerra. (Genova, Museo di Sant'Agostino) questi pubblici, che richiedono anche nuove forme di comuni-cazione, per lo più veicolate dal-le tecnologie. Invece, ancora in troppi casi-a parte interessanti eccezioni-le sale espositive e i percorsi museali sono rimasti gli stessi, improntati al modello tradizionale. Segnala il proble-ma, già nei primi anni novanta del Novecento, la museologa britannica Eilean Hooper Gre-enhill: «Per quanto riguarda il pubblico, al visitatore è consen-tito di interagire con le collezio-ni soltanto in qualità di spetta-tore di allestimenti perfetta-mente compiuti e impeccabili» (I musei e la formazione del sapere. Le radici storiche, le pratiche del ricordare personalità come quella di Franco Albini per i musei di Genova e di Carlo Scarpa per i musei di Verona e di Possagno (Tv). Il criterio fondamentale, adottato nel re-stauro e nell'allestimento di questi musei della ricostruzio-ne postbellica, è sostanzial-mente di tipo estetico. Le opere sono poche e selezionate. Le sale non sono più gremite di og-getti e risultano prive di decori ed elementi "in stile", come av-veniva invece nell'Ottocento e nella prima metà del Novecen-to. Il pubblico, assai più limita-to rispetto a quello di oggi, è colto e competente, e per la visi-ta non ha bisogno di particolari perti. Ma, per ottenere questo risultato "perfetto", è stata fatta in precedenza una drastica sele-zione delle opere da inserire nel percorso della visita, rele-gando quelle restanti nei depo-siti. Si eliminano, nello stesso tempo, cornici e supporti, an-che originali, e ogni altro ele-mento che potrebbe turbare la purezza dell'opera nel suo re-cupero filologico. In sostanza, sono privilegiati gli spazi espo-sitivi, mentre non sono previ-sti, se non in misura molto ri-dotta, spazi di accoglienza per il pubblico e comincia a porsi il problema dei depositi, che non sempre è affrontato e risolto in modo soddisfacente. ografia del "mostrare" a quella del partecipare e del condivide-re. Sono quindi messi in discus-sione la stessa organizzazione spaziale del museo e l'allesti-mento delle opere. Occorre in-nanzitutto riconnettere le parti, cioè gli spazi espositivi con quelli di accoglienza per il pub-blico e con i servizi museali-cosa che già avviene-ma so-prattutto con i depositi. Tutto il patrimonio culturale del mu-seo deve essere accessibile e "ri-entrare in gioco". Tutto è museo e come tale deve essere messo a disposizione dei cittadini. Biso-gna uscire, infatti, dalla logica di un percorso espositivo rigido e immodificabile e inserire in frutto di un progetto culturale e architettonico di eccellenza, re-alizzato dal direttore Michele Lanzinger e dall'architetto Ren-zo Piano. Qui tutto è disponi-bile e fruibile, dalle collezioni di studio agli exhibit più coin-volgenti e sono rappresentate tutte le funzioni, dalla ricerca più innovativa alla didattica, anche per i più piccoli, che fin dai primi anni di vita possono diventare utenti del museo e nel futuro, si spera, frequenta-tori assidui.