Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2011, Itinerario Gaginiano, Gangi, p. 177
…
16 pages
1 file
Gli Autori esaminano il tema del ne bis in idem: anzitutto, sottolineano l'importanza di tale principio, che rappresenta un valore fondamentale della società democratica e moderna; in secondo luogo, si concentrano, in maniera critica, sul concetto di ne bis in idem e lo inquadrano quale garanzia essenziale del sistema giuridico. Ulteriore passaggio è quello dedicato alla differenza tra il ne bis in idem sostanziale e quello processuale. La trattazione si conclude, da un lato segnalando i profili di merito del "dialogo" in atto sullo specifico tema tra le Corti e dall'altro lato facendo cenno alle soluzioni future per scongiurare la duplicazioni dei procedimenti e dei trattamenti sanzionatori.
In: Dizionario biografico degli Italiani, vol. XCIX, Roma 2020, pp. 255-258.
Gustavo Giovannoni e l'architetto integrale, 2019
LYDIA FLÖSS (Trento), Toponimi trentini continuatori del latino ALBUS 'bianco' MARCO FRAGALE (Palermo), Cognomi etnici e flussi migratori medievali: alla ricerca degli ultimi discendenti di Brucato (Sicilia) YORICK GOMEZ GANE (Rende [Cosenza]), Cesanese e cesenese: due ampelonimi o uno soltanto? NUNZIO LA FAUCI (Palermo), Acchiappacitrulli OTTAVIO LURATI (Lugano/Basel), Nel Cantone Ticino e dintorni: tre etimologie alternative LUIGI MATT (Sassari), Il problema di Delo FEDERICO MUSSANO (Roma), Miradois a Napoli PATRIZIA PARADISI (Modena), Quei bravi ragazzi di Alessandro Manzoni EMILIANO PICCHIORRI (Chieti), Tofaneggiare MARIA PINTI (Chieti), Spiridione, Granolino, Ansia: nomi rari nell'antroponimia di Pretoro (Abruzzo) PAOLO POCCETTI (Roma), Antiche varianti di toponimi laziali ROBERTO RANDACCIO (Cagliari), Ufficio denomastici smarriti: Alfonso GIOVANNI RUFFINO (Palermo), I soprannomi della mafia: la reidentificazione degli "uomini d'onore" MÁRCIA SIPAVICIUS SEIDE (Marechal Cândido Rondon/Cascavel), Significados y usos de nombres cristianos en el oeste del estado de Paraná, en Brasil SALVATORE CLAUDIO SGROI (Catania), L'accentazione etimologica e strutturale dei nomi propri: il caso Nòbel-Nobèl ANGELO VARIANO (Bonn), Polonismo Rubriche Materiali bibliografici Recensioni Giovanni Ruffino, La Sicilia nei soprannomi, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani 2020 [ma 2021]) [ENZO CAFFARELLI (Roma)] Valerio Cimino, San Cataldo odonomastica e storia, Caltanissetta, Centro Studi sulla Cooperazione "A. Cammarata" -Edizioni Lussografica 2020 [MARINA CASTIGLIONE (Palermo)] Jacques Lacroix, Les Frontières des Peuples gaulois, Fouesnant (Finistère), Éditions Yoran Embanner 2021, 2 volumes GÉRARD TAVERDET (Fontaine-lès-Dijon)] Schede di volumi Riccardo Ginevra, Odino Alfo ˛∂r e il nome dei dvergar. Due studi di poetica e mitologia nordica in ottica linguistica e comparativa, Copenhagen/Siena, Edizioni Università per Stranieri di Siena 2020 [RITA CAPRINI (Genova)]
la Biblioteca di Via Senato, 2019
The article presents another of those ingenious mind, rebels to the yoke of religion, typical of the Italian Renaissance. Converted to Calvinism and therefore condemned to death by the Inquisition, Grataroli became a defender of heterodox doctrine. His translation of a report of the Waldensian massacre in Calabria became part of the history of Protestant martyrs. He was the author of numerous treatises on various subjects, for which he widely used the works of Giovanni Michele Alberto da Carrara, Antoine Mizauld and Gerolamo Cardano. The perfect correspondence of the topics discussed makes it probable that Giordano Bruno knew his writings. In particular, the De mutatione temporum, eiusque signis perpetuis may have inspired the De’ segni de’ tempi, a Bruno's lost opera. This allows us to conjecture the content of the work with greater reliability.
I festeggiamenti dei 150 anni dell'Unità d'Italia ci portano comunque a rileggere la storia, quella dei vincitori, ma ad onore della verità pure quella dei vinti. Avvenimenti misconosciuti e personaggi poco noti della storiografia ufficiale vengono alla ribalta grazie a fugaci menzioni ed appassionate ricerche. Si aprono così innumerevoli dibattiti e si consolidano posizioni di giudizi diversificati, ma ciò non toglie allo studioso e al ricercatore il piacere di trarre dall'oblio notizie e documenti che spesse volte rendono più fruibile la verità storica. Sotto l'aspetto araldico la ricerca è indirizzata a pochissime e fortunose annotazioni di testimoni delle vicende, riferite stranamente a bandiere; il simbolo per eccellenza di aggregazione di masse, nel nostro caso estremo tentativo di dare una impostazione militare a gruppi legittimisti. Parleremo di due personaggi legati a due belle bandiere dell'insorgenza post-unitaria. Diversi come uomini e figure hanno operato comunque in due zone limitrofe, nella Campania ed a ridosso dei confini dello Stato Pontificio in Abruzzo: Antonio Cozzolino e Giacomo Giorgi. Antonio Cozzolino nacque in località Casale Nuovo di Torre Annunziata il 20.01.1824 da Vincenzo e Carolina Liguori, come attesta il numero d'ordine 30 del Registro delle Nascite 1824 conservato ll'Archivio Storico Comune di Torre Annunziata. Madre natura gli donò una corporatura imponente e pelosa tanto da accattivarsi il soprannome di 'o pilone . Nel 1849 veste la divisa di sua Maestà Borbonica, quindi terminato il servizio di leva torna al suo paese di provenienza ed al suo mestiere di "scalpellino" in Boscotrecase. Le sue idee politiche che peroravano il concetto del "trono e dell'altare" lo fanno ben presto scontrare con la nuova corrente irredentista oppositrice alla Dinastia. Questi i motivi profondi del grande odio che nasce tra Antonio Cozzolino e Giuseppe Di Capua, comandante della locale polizia urbana. Con una falsa accusa di resistenza alla forza pubblica Pilone venne così arrestato. Se la cava però grazie all'intervento del barone Antonio Caracciolo di Torchiarolo, capitano dell'esercito borbonico, indignato dal trattamento riservato ad un valoroso soldato del Re. Ma i soprusi del di Capua continuano per cui il Pilone è costretto a lasciare il paese ed andare a Palermo. Nel 1860 Garibaldi sbarca a Marsala e il Cozzolino senza tentennamenti si arruola nell'esercito borbonico nell'8° Reggimento Cacciatori. Nelle file di questo battaglione partecipa alla battaglia di Calatafimi. Un argomento della storiografia ancestrale vuole che in questa occasione Pilone abbia catturato una bandiera tricolore ai Mille, la bandiera di Valparaiso, per essere esposta poi nella reggia di Portici. Ma questo evento è stato corretto da ulteriori e approfondite indagini storiche d'archivio ritenendolo improbabile. Alla fine sconfitto il nostro personaggio è costretto di nuovo a fuggire per arrivare alla fine a Castellammare di Stabia. Gli eventi storici precipitano e con la battaglia del Volturno crolla Il Regno delle Due Sicilie. Il Cozzolino non si arrende, aiutato dalla sua forza, non ha paura di inneggiare pubblicamente al ritorno della vecchia dinastia. Viene accolto dai vari comitati borbonici clandestini di Napoli e Portici dai quali Pilone riceve soldi e disposizioni, riunendo a sè numerosi sbandati e renitenti alla leva che si nascondono sui monti e nei boschi della zona. Per questo suo impegno Antonio Cozzolino riceve da Francesco II di Borbone l'Onorificenza di Cavaliere di seconda classe dell'Ordine di Francesco I con relativo diploma. Di seguito l'otto maggio del 1861, sfugge all'arresto uccidendo il tenente Francesco Geri della Guardia Nazionale di Boscoreale. La banda d'irregolari è ormai costituita con il suo capo in piena clandestinità, inizia così un lungo periodo di scontri e di guerriglia contro i Piemontesi che si estende per tutta la valle del Sarno, per i boschi della Silva Mala e le terre vesuviane. Certa fu l'amicizia con la proprietaria della "Taverna del Lapillo" signora Pacileo, sita nei pressi dei possedimenti ubicati nella valle di Pompei della marchesa De Fusco, moglie di Bartolo Longo . La taverna era posta nelle vicinanze della Strada Regia che da Napoli conduceva a Salerno e che fu denominata poi Hotel Diomede. Memorabili furono gli incontri amorosi del Pilone con la Pacileo, quest'ultima golosa di champagne francese alla quale il Cozzolino occasionalmente non faceva mancare. "Dell'alcova" oggi ne resta
Fausto Socini, nemo propheta in patria sua, 2018
© goWare COPIA OMAGGIO © goWare COPIA OMAGGIO © goWare COPIA OMAGGIO Copertina Inizia a leggere Presentazione e Autore PRESENTAZIONE Sedicesimo secolo, la Riforma dilaga in Europa, sui roghi bruciano sia eretici protestanti che cattolici, c'è però chi propugna ideali di tolleranza e non violenza. Tra di essi spicca Fausto Socini. Discendente da una ricca famiglia senese di eretici, professori e alchimisti, a trent'anni Fausto organizzava feste all'università, scriveva poesie e non pensava lontanamente a laurearsi, fino a quando si trovò inaspettatamente a capo della più improbabile setta religiosa mai vista in Europa. Tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo i discepoli di Socini, i Sociniani, dettero scandalo con le loro dottrine non ortodosse, ma furono anche molto amati da scienziati e filosofi come Newton, Locke, Jefferson. Ormai dimenticato, Fausto Socini ha però gettato le basi filosofiche della nostra società contemporanea. *** © goWare COPIA OMAGGIO Non so come io appaia al mondo, ma per quel che mi riguarda mi sembra di essere stato solo come un fanciullo sulla spiaggia che si diverte nel trovare qua e là una pietra più liscia delle altre o una conchiglia più graziosa, mentre il grande oceano della verità giace del tutto inesplorato davanti a me. Isaac Newton 1687 © goWare COPIA OMAGGIO Dedicato al mio babbo Alberto © goWare COPIA OMAGGIO In t r o d u z io n e Anni fa mi capitò di ricevere in modo del tutto inaspettato una mail da Eric Eldred in cui si chiedevano notizie di uno storico senese, eretico, che a suo dire aveva una certa rilevanza nel dibattito politico che si animava intorno al presidente degli Stati Uniti di quegli anni, George W. Bush junior. Per chi non lo conoscesse, Eric Eldred è stato un attivista per i diritti civili, prima come obiettore di coscienza durante la guerra in Vietnam, poi promuovendo la diffusione libera e gratuita di opere letterarie libere dai vincoli di copyright. Nel 1999 fu promotore di una causa di fronte alla Corte Suprema degli Stati Uniti per opporsi al prolungamento del periodo necessario affinché le opere tutelate da diritto d'autore divengano di pubblico dominio, la causa prese appunto il nome di "Eric Eldred, versus John Ashcroft". Eric Eldred è stato soprattutto uno dei fondatori della organizzazione non-profit che ha definito le licenze Creative Commons, che regolano in modo nuovo i diritti di autore e che hanno dato un impulso fondamentale alla diffusione di contenuti di ogni genere sul web: Youtube e Wikipedia ad esempio ricorrono proprio a questo tipo di licenze. Eldred si chiedeva se Fausto Socini avesse influenzato in qualche modo i princìpi espressi nella dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, ed era curioso di sapere che testimonianze si trovano oggi a Siena, sua città natale, di questo personaggio. Ho iniziato così ad occuparmi di questo eretico e del contesto in cui si colloca. Il risultato è stata un'opera che vuole essere prettamente divulgativa, che ha l'ambizione di rendere un po' più popolare un personaggio poco noto ma che ha influenzato il pensiero di Isaac Newton, Thomas Jefferson, Spinoza, Locke e molti altri pensatori che hanno contribuito a gettare le basi della società in cui viviamo oggi personaggi. Il Socinianesimo, il movimento che ebbe origine dagli scritti di Socini, ebbe una grande diffusione fino al XVIII secolo, specialmente in area anglosassone, finendo poi per essere dimenticato insieme al suo fondatore. Un curioso aneddoto a proposito della fama raggiunta da questo movimento si trova nel libro I ragazzi di Barrow [1] , quando l'esploratore Clapperton, impegnato nella ricerca del misterioso fiume Niger, si trovò nel 1824 a Sokoto nel cuore dell'Africa più nera, in un territorio mai esplorato prima © goWare COPIA OMAGGIO © goWare COPIA OMAGGIO L a f a m ig lia S o z z in i Le prime tracce della famiglia Sozzini risalgono alla fine del XIII secolo con Martinello da Percenna. Percenna è oggi un piccolissimo borgo nei pressi di Buonconvento in provincia di Siena, ma nel Duecento era un castello con giurisdizione su una vasta area della Valdarbia, Valdombrone e Valdasso. Sotto il vicariato di Percenna, detto anche delle Sette Terre, ricadevano diverse borgate fino a quando, nel 1212, quando Percenna fece atto di sottomissione al Comune di Siena. Dell'antico castello adesso non restano più tracce, è rimasta solo la cappella dedicata a San Lorenzo, salvata dalla rovina dal restauro del nobile Giulio del Taja nel 1830. Lo stesso proprietario depose nel 1839 una lapide commemorativa «a ricordanza dei posteri» dedicata a Mariano, Lelio e Fausto Soccini. Figura 3, Figura 4. Tracce degli antenati Sozzini, si trovano nel libro delle gabelle da cui risulta che già nel 1304 Ser Mino notaio, uno dei figli di Martinello da Percenna, si era trasferito con la propria famiglia da Percenna a Siena, probabilmente sistemandosi nella zona che ancora oggi prende il nome di Vicolo dei Percennesi, nei pressi del Duomo. Passano pochi anni e i membri della famiglia iniziano a ricoprire molte cariche nell'ambito della Repubblica Senese: sono ambasciatori, entrano a far parte della compagnia dei Dodici e vi fu persino un domenicano inquisitore. Tra tutti i discendenti è da ricordare in particolare Sozzino, che nel 1400 abitava nella contrada di Pantaneto: è lui infatti il capostipite della famiglia, eponimo del casato dei Sozzini, come era d'usanza a quei tempi. Il maggior lustro alla famiglia fu però dato dal figlio Mariano, passato alla storia grazie alla sua fama di giurista ed umanista [3] . Figura 5. Mariano Sozzini nacque a Siena nel 1397, ricoprì la cattedra di diritto canonico in numerose università italiane fino ad essere nominato avvocato concistoriale da papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini. Mariano ed Enea erano amici sin dalla gioventù, come documentato da molte lettere. Particolarmente affettuosa e famosa è quella indirizzata da Vienna nel 1444 dal Piccolomini al cancelliere imperiale Kaspar Schlick. Nella stessa lettera, si continuano a tessere le lodi dell'amico, descrivendolo capace di interpretare la giustizia con saggezza quasi «divina», ma anche esperto in filosofia, cosmografia, geometria, aritmetica, storia, poesia, medicina, capace di eccellere anche © goWare COPIA OMAGGIO in agricoltura, pittura e scultura, nonché musica e calligrafia. Dopo la sua morte, il mito di Mariano crebbe ulteriormente e si disse addirittura che Mariano in gioventù avesse eccelso anche nella corsa, nella lotta, nella scherma, nel pugilato e anche nella danza. Si raccontava inoltre che sebbene non stesse mai in ozio, nel corso di tutta la sua vita non ebbe che tre volte la febbre e anche in quei rari casi «fu solamente lieve» [4] . Ovviamente dietro queste parole c'è una buona dose di esagerazione, ciò nonostante l'affetto di Enea Silvio Piccolomini fu sincero e Mariano fu veramente uomo di vasta cultura come testimoniato dal numero e dal prestigio degli incarichi ricoperti nella sua lunga carriera accademica oltre che dagli scritti che ha lasciato. Girolamo Gigli nel suo Diario Sanese, ipotizzava che fosse stato proprio Mariano ad avviare una delle prime accademie presso la sua villa di Scopeto. In effetti la tradizione delle accademie ebbe una grande diffusione a Siena e nel resto della Toscana tra il XVI e XVII secolo. Girolamo Gigli descrive queste «veglie erudite», si tenevano alla villa di Scopeto, sotto la guida di Mariano Sozzini, come serate in cui si svolgevano giochi di società secondo le usanze provenzali del XIII e XIV secolo. Nobili, virtuose matrone, giovani, accademici ed innamorati si incontravano per trattare prevalentemente questioni amorose. In questo modo i giovani di ambo i sessi si applicavano allo studio della morale, della poesia e delle favole. In realtà è probabile che a Scopeto si tenessero essenzialmente «lieti intrattenimenti» in cui la buona società senese si dilettava in giochi prettamente di tipo ludico e non veri e propri «convegni eruditi» come quelli svolti nelle accademie fiorentine dello stesso periodo. Non è però da escludere che alle allegre giornate a Scopeto partecipasse anche Enea Silvio. Nella lettera già citata del Piccolomini a Schlick, si racconta come il Sozzini avesse pregato l'amico di scrivere la storia di due amanti, invito raccolto dal Piccolomini che compose così la novella Historia de duobus amantibus [5] . Comunque, che si trattasse di vera accademia o di più informali incontri tra amici letterati, Scopeto fu certamente un luogo in cui Mariano amava ritirarsi a lavorare e a vivere. L'abitazione di città, dove il giureconsulto passò gran parte della sua vita, era il palazzo in Pantaneto noto adesso con il nome Sozzini-Malavolti, acquistato da Giovanni Sozzini, padre di Mariano nel 1443 [6] . Alex Gordon nel 1881 collocava invece l'abitazione di Mariano detta Casa della Saggezza, «dietro la strada in cui adesso si trova Piazza degli Alberghi, in via Cavour» [7] , che con la toponomastica attuale dovrebbe corrispondere a Piazza degli alberghi in via Montanini. La villa di © goWare COPIA OMAGGIO Scopeto, a circa 15 km dal centro di Siena, era una sorta di rifugio per Mariano, dove lavorare in tranquillità lontano dai tumulti cittadini e dalle epidemie che periodicamente vi si diffondevano. È infatti lo stesso Mariano a raccontare che nel 1457 si fosse ritirato a Scopeto per sfuggire alla peste che minacciava Siena. I suoi colleghi insegnanti gli chiesero di fare ritorno in città per riprendere le lezioni all'ateneo, ma Mariano declinò l'invito, preferendo continuare i suoi lavori nella pace di Scopeto. Mariano morì a settanta anni il 30 settembre 1467, lasciando l'eredità della famiglia ai figli Alessandro e Bartolomeo. Fu sepolto con funerali solenni nella basilica di san Domenico a Siena nella cappella di famiglia, a fianco dell'altare maggiore, dove ancora oggi si riconosce una lapide con lo stemma di famiglia e una iscrizione che ne ricorda le origini. Per la sua tomba fu...
Figure, 2017
The paper offers a collection including all literary sources so far known, suggesting a possible connection between Giotto and the Avignon’s Papal court. Every valid theory so far formulated, is based on the Ottimo Commento to the Dante’s Commedia, which arguably deserves a critical edition. More undervalued by the historians is a passage in a Petrarca’s epistle, which by the way, makes the theory of an activity linked to Avignon even more credible.
La Tore, 2019
Come che sicuramente gaveré già sentido un milion de volte, la nostra Fiume la xe sempre stada un gran bela zità multietnica, piena de gente vignuda dale parti più disparade d'Europa e perché no, del mondo. Un vero crogiuolo multiculti, un fertile incrocio de culture e popoli che insieme ga costruido qualcosa de veramente bel e grande. Purtropo, però, xe anche quei che 'sta roba non ghe piaxe propio. Per lori questo xe buonismo, favole sdolcinade per fioi, robe, insoma, che non ga a che far con la realtà, e che bisogneria scanzelar e scordar per sempre nel nome de non se capise cosa. E se per caso anche Voi sé tra questi, ma non credo, permeteme de mostrarve un bich de nomi e cognomi che go scovado sbisigando nei giornai fiumani dei tempi dela Defonta, ma anche in altre fonti, ancora più vecie.
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
Rileggendo Petronio e Apuleio, 2020
Classica e controversa. Il dibattito sulla 'Gerusalemme' tassiana fra Cinquecento e Seicento, a cura di M. Corradini, num. monografico di 'Testo', 2024, 45, 1, pp. 61-79.
Linee di ricerca: Temi e ricerche del Dottorato in Architettura - Teorie e Progetto 1986-2017 [ISBN: 9780244621643], 2017
in "Dizionario Biografico degli Italiani", vol. 97, Istituto dell'Enciclopedia Treccani, Roma, 2020
Garsia Mastrillo e Giovanni Francesco Rao. Due facce di uno stesso ceto, 2019
La fabbrica dei cammei. Leonado de' Vegni (1731-1801) genio incognito del secolo dei Lumi. Architetto, erudito, inventore dell'Arte plastica dei tartari, 2022
in Dizionario storico dell’Inquisizione, diretto da Adriano Prosperi, con la collaborazione di Vincenzo Lavenia e John Tedeschi, 4 voll., Edizioni della Normale, Pisa, 2010, vol. 3, 2010