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Partecipare a una funzione in una sinagoga in Italia nel 2011 costituisce di per sé un'esperienza formativa emozionante, ma anche particolarmente complessa da interpretare. Non è dato in effetti di assistere a rituali omologhi, standardizzati, se non nelle loro parti essenziali, mentre l'occasionale visitatore potrà facilmente notare differenze anche importanti su svariati livelli. Intanto il nome: in Italia si può andare a «Scola», ci si può recare in «Tempio», oppure al «Beth haKenesseth». Si tratta dello stesso luogo, ma lo si intende con diversi accenti e vi si entra con differenti aspettative. Si può poi assistere a una funzione asciutta, con canti e musicalità ridotte al minimo in un ambiente raccolto, oppure ci si può trovare in un ambiente monumentale, con cori solenni e rabbini vestiti di paramenti particolari, a rappresentare una coreografia di grande solennità; o ancora, ci si trova in un ambiente dove domina apparentemente la confusione, e dove ognuno sembra pregare un po' per conto suo senza un ordine definito e seguendo movimenti del tutto personali. C'è poi il caso, negli ultimi anni, di poter assistere a funzioni in cui alla dominante lingua ebraica si sono sostituiti alcuni brani in italiano, introdotti nelle funzioni riformate in cui si propone anche la compresenza delle donne (che tuttavia nei decenni scorsi in gran parte delle sinagoghe ortodosse era un dato acquisito nei momenti della solenne benedizione sacerdotale nelle grandi feste). In pratica, non c'è omogeneità.
La Rassegna Mensile di Israel, Numero speciale in occasione dell'emanazione della legislazione antiebraica fascista, vol. 73, n. 2, 2007
Delineare un quadro esauriente delle caratteristiche salienti della pre-senza ebraica in Italia per il ventennio precedente alla promulgazione delle leggi razziali del 1938 presenta ancora oggi delle difficoltà oggettive, causa i pochi contributi storiografici di carattere generale disponibili sul tema, ri-guardanti soprattutto le tendenze demografiche ed economiche degli ebrei italiani, sulle quali in tempi recenti si sono impegnati con risultati soddisfa-centi e da varie prospettive Sergio Della Pergola, Michele Sarfatti e Ilaria Pavan. 1 Per quanto concerne invece gli aspetti organizzativi comunitari e gli orientamenti culturali e politici adottati durante il ventennio fascista dall'ebraismo italiano va registrata l'assenza di uno studio di sintesi, no-nostante negli ultimi anni siano state pubblicate ricerche di un certo rilievo su alcune comunità e su dei temi, che abbracciano interamente o in parte il periodo qui preso in esame. Questi studi, profondamente diversi tra loro sia nei contenuti che sul piano metodologico, riguardano da un lato gli ebrei di Roma, Venezia, Firenze, Pisa, Livorno, Trieste, Gorizia; 2 dall'altro sono in-1 Il primo ad affrontare il tema fu Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Torino, Einaudi 1961. Fondamentale successivamente: Michele Sarfatti, Gli ebrei nell'Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione, Torino, Einaudi 2000. Sui temi demografici vedi: Sergio Della Pergola, La popolazione ebraica in Italia nel con-testo ebraico globale, in Storia d'Italia. Annali 11. Gli ebrei in Italia, a cura di Corrado Vivanti, vol. II, Torino, Einaudi 1997, pp. 897-936, al quale rimando per la bibliografia sul tema. Sui temi economici: Ilaria Pavan, Tra indifferenza e oblio. Le conseguenze economiche delle leggi razziali in Italia 1938-1970, Firenze, Le Monnier 2004. 2 Su Roma vedi: Stefano Caviglia, L'identità salvata. Gli ebrei di Roma tra fede e nazione. 1870-1938, Roma-Bari, Laterza 1996, che tuttavia non dedica molte pagine al primo dopoguerra; Filomena Del Regno, Gli ebrei a Roma tra le due guerre mondiali: fonti e problemi di ricerca, in «Storia Contemporanea», 1992, 1, pp. 5-69; Id., Tenden-EBREI IN ITALIA NEGLI ANNI TRENTA Tullia Catalan
Pagine ebraiche, 2020
Recensione del libro di Alessandra Tarquini (La sinistra italiana e gli ebrei. Socialismo, sionismo e antisemitismo dal 1892 al 1992, Il Mulino, Bologna, 2019)) che è stato oggetto di una serie di significative recensioni sui più importanti quotidiani italiani, segno non solo del valore dell'opera ma della persistente attualità del tema il cui interesse travalica il campo degli studi storici, al quale appartiene, prima di tutto, questo lavoro.
Neodemos, 2018
La questione della presenza musulmana è ovunque in Occidente un tema di accesa discussione politica e sociale e il sentimento anti-islamico appare in continua crescita. Non sono pochi coloro che paventano una vera e propria “invasione islamica”. In questo scenario, è quanto mai necessario poter disporre di dati sulla reale presenza musulmana nel nostro Paese.
anno accademico = a.a. busta = b. 24 Si vedano i saggi contenuti nel dossier intitolato «Famiglie al confine», a cura di Laura Casella, Anna Bellavitis e Dorit Raines, in Mélanges de l'École française de Rome. Italie et Méditerranée, 125, 2013, www.mefrim.revues.org/1007. 25 Francesco De Grazia sposa Maria, figlia di un calzolaio di Portobuffolé e sorella di Venere moglie, a sua volta, di un ricco artigiano dell'ambiente eterodosso di Porcia, Gerolamo della Massara detto Bosina. Altri discendenti di questa famiglia si uniranno nelle generazioni successive ai De Grazia, ad esempio Marina De Grazia nel 1542 si unisce, in seconde nozze, con Bernardino Bosina, nipote di Venere. Una ricostruzione di questi intrecci familiari ed economici in laura Casella, Donne aristocratiche nel Friuli del Cinquecento tra strategie familiari e conflitti di fazione,
Forum di Quaderni costituzionali (Paper)
La crescente presenza degli islamici nel nostro Paese pone una serie di questioni giuridiche che toccano libertà e diritti fondamentali. Nella prospettiva del costituzionalista è importante tenere conto dei caratteri peculiari dell'Islam italiano, a partire dalla composizione che vede una forte prevalenza di stranieri immigrati (Aluffi Beck-Peccoz 2003), ai quali si applicano le molteplici previsioni normative che nel nostro ordinamento tutelano i diritti fondamentali degli stranieri (Bonetti 2004, pp. 88 ss.).
Il titolo del repertorio Gli ebrei nel Medioevo è talmente ampio da risulta-re forse troppo "generalista". Tuttavia si è preferito, almeno in una prima fase, trattare l'argomento a grandissime linee, consci del fatto che-a differenza di quanto accade in quasi tutti i paesi (e contesti accademici) del mondo occiden-tale-in Italia la storia degli ebrei è da molti ancora considerata una "storia minore", e non-come in effetti appare chiaro a chiunque vi si sia avvicinato-un elemento importante della storia in generale, e quindi anche della storia medievale. Si tratta, è vero, della storia di una minoranza: ma di una minoranza at-tiva, in costante contatto e relazione con la maggioranza dominante, fosse questa costituita dai cristiani o dai musulmani. Per altro, in seno all'Occi-dente cristiano, gli ebrei furono anche per secoli pressoché l'unica minoranza religiosa tollerata. Sia da un punto di vista cronologico sia da un punto di vista geogra¿ co, la sto...
Materia giudaica, 2008
The wheat market has been central for many centuries of Sicilian history. Its structure and profile is studied here for the 15th century with particular attention to the role of the Jews in this vital economical segment. The study considers the Jewish involvement in the wheat market on the whole island, bit special importance is given to the stocking facilities in Sciacca and in the southern coast. The Jews were not, as a general rule, active in the production, but rather in the flourishing trade, especially towards foreign countries, northern Africa and the East. They come to the fore as linguistic intermediaries, a function in which they could take advantage of their knowledge of Arabic, as commissioners (intermediating large amounts of the commodity) and they appear in many joint ventures with Christian partners. This macrocosms allows to gaze into the social and economic structure of Jewish life on the island before the expulsion.
L’analisi delle fonti scritte e materiali ha permesso di poter fornire una mappatura abbastanza dettagliata della presenza ebraica in Sardegna. Dai dati ottenuti si è potuto vedere come in realtà non si tratti di una presenza sporadica, ma di piccole comunità e di notevoli rappresentanze ben integrate nel tessuto sociale delle città. Questo articolo vuole dare una breve sintesi di quelli che sono i ritrovamenti e i casi più interessanti. The analysis of written sources and materials has to provide a fairly detailed mapping of the Jewish presence in Sardinia. From the informations obtained we can see how actually it is not a sporadic presence, but rather it was both small communities that significant rapresentations well integrated into the social fabric of the cities. This short article will give a brief summary about the most important recoveries and cases.
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Studi e ricerche, 2024
Cultura cattolica, ebraismo e Israele in Italia. Gli anni del Concilio e post-Concilio, Brescia, Morcelliana, 2020, pp. 5-372.
Giuntina , 2022
Atti del convegno Sacra Peregrina. La gestione della pluralità religiosa nel mondo antico, Sacrum facere, Atti del V seminario di Archeologia del Sacro, Trieste, 17-19 novembre 2016, F. Fontana, E. Murgia edd., Polymnia 10, Trieste , 2019
Vespertilla. Periodico romano di approfondimento culturale, 2014
«La Rassegna Mensile di Israel» 80, 2-3 (2014), pp. 115-140., 2014
Bartolo da Sassoferrato nel VII centenario della nascita: diritto, politica, società, Spoleto, Cisam, 2014
Quaderni del Ducato, 2019
Materia Giudaica. Rivista dell’associazione italiana per lo studio del giudaismo XX - XXI (2015 - 2016) , 2014
Materia Giudaica, 2009
Religione ai tempi del Covid-19, 2020