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2019, Architetti Vite Parallele – Colin Lucas • Pietro Barucci. ROMA:Nuova Cultura, ISBN: 9788833650043. Del Monaco.Vite Parallele-Colin Lucas-Pietro Barucci_2018
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La serie “Architetti Vite Parallele” intende confrontare attori dell’architettura moderna italiani – conosciuti e stimati in patria secondo le gerarchie della storia dell’architettura contemporanea “ufficiale” – con attori dell’architettura internazionale anche essi conosciuti e stimati, non solo in Italia, secondo quelle stesse ger- archie, spesso irrigidite nelle grandi visioni storiche che hanno tut- tavia fondato il successo critico della modernità. L’obiettivo è di segnalare la consonanza, anche soltanto parziale, d’idee, di metodol- ogie del progetto e d’impegno civile tra alcuni italiani e alcuni stra- nieri – cercando di fare uscire dalla singolarità italiana personalità che troppo in essa sono state racchiuse e giudicate. Segnalando, invece, la loro appartenenza a pieno diritto a un più vasto tessuto internazionale dell’architettura moderna, operante soprattutto per la realizzazione di una migliore città. Con la speranza, inoltre, di contribuire a restituire la statura autoriale di alcuni nostri maestri o quasi maestri o maestri dimenticati o – più semplicemente, – nostri architetti di rara competenza professionale, impegnati nella costruzione della città moderna. Tuttavia, pur tenendo a mente il modello che ispira la serie, cioè la Vite Parallele di Plutarco, nelle quali il filosofo greco è interes- sato all’esemplarità interiore e morale dei personaggi, il paragone si occuperà di confrontare i caratteri delle personalità studiate e, soprattutto, delle loro opere, senza intenzione alcuna di fare storia o fare filosofia. La serie “Architetti Vite Parallele”, pertanto, ha lo scopo di evidenzi- are le origini, il profilo culturale, le qualità umane e sociali, i talenti artistici e tecnici che hanno determinato il modo di essere architetti e di fare architettura degli architetti indagati per coppie. Quasi sempre, o almeno nel primo gruppo di vite parallele che si intende indagare, il confronto è condotto fra un architetto italiano di area romana e un architetto non italiano. Come nel caso delle Vite di Plutarco, si tratterà prima la vita dell’architetto straniero, poi quella dell’architetto italiano (greco per Plutarco), e quindi il paragone fra i due.
Architettura e paesaggio nei lavori "asolani" di Carlo Scarpa
Sylloge epigraphica Barcinonensis: SEBarc
Riassunto: L'epigrafe funeraria di Amphilochos figlio di Lago potrebbe essere la testimonianza della presenza di un architetto alessandrino a Rodi tra la fine del III secolo e l'inizio del successivo. Il documento è particolarmente interessante alla luce delle vicende storiche ed architettoniche della città che subisce proprio in quegli anni una profonda ristrutturazione dopo la catastrofe del terremoto del 228-227 a.C.
Maestri dell'arte classica, 2016
https://www.bretschneider.it/libro/9788876892981 Nell'ambito della cultura architettonica greca, Iktinos rappresenta una delle personalità più note e allo stesso tempo più ambigue, sia per la scarsità di informazioni sul suo conto sia per la mancanza di un'adeguata conoscenza sul ruolo dell'architetto greco. Oltre alla costruzione del Partenone, si è ipotizzato un suo intervento anche nel Telestérion di Eleusi e nel tempio di Apollo a Basse con argomenti non sempre convincenti, frutto di riflessioni e analisi interpretative pregiudiziali. Contestualmente alla rivalutazione della figura dell'architetto nel V secolo a.C., il riesame di alcuni aspetti archeologici fa emergere ora un quadro più complesso, nel quale la riflessione sul contributo di Iktinos si intreccia con il tema relativo ai parametri utilizzati per individuare la sua partecipazione nei diversi cantieri menzionati dagli autori antichi.
Sylloge epigraphica Barcinonensis: SEBarc, 2010
Riassunto: L'epigrafe funeraria di Amphilochos figlio di Lago potrebbe essere la testimonianza della presenza di un architetto alessandrino a Rodi tra la fine del III secolo e l'inizio del successivo. Il documento è particolarmente interessante alla luce delle vicende storiche ed architettoniche della città che subisce proprio in quegli anni una profonda ristrutturazione dopo la catastrofe del terremoto del 228-227 a.C.
Studi sui Fontana. Una dinastia di architetti ticinesi a Roma tra Manierismo e Barocco, a cura di G. Bonaccorso e M. Fagiolo, Gangemi, Roma 2009, pp. pp. 141-170; ISBN 978-88-492-1663-9., 2009
8 Per Hager il tentativo di stimolare potenziali committenti a realizzare opere "immortali" era uno degli scopi principali cui mirava Fontana con la pubblicazione di molti dei suoi scritti. Cfr. H. Hager in B.
Alla fine degli anni Trenta, poco oltre i massacri della guerra di Spagna e poco prima di quelli del secondo conflitto mondiale, il siciliano Elio Vittorini scopre che "non ogni uomo è uomo". Semplice come un teorema, la sua spiegazione, come al solito affidata a coinvolgenti metafore; e limpida, senza contrasti, come la strada assolata ai cui estremi si affrontano, nell'epopea western, l'eroe del Bene e l'antieroe del Male assoluto, della sopraffazione, dell'orrore.
Antonio Lasciac un architetto tra Italia, Egitto e Slovenia. Storia, Disegno, Tecnica., 2020
The conference proceedings collect the articles of scholars who during the symposium held in Gorizia on 10 and 11 December 2014, contributed to share the results of the researches and studies dedicated to the architect Antonio Lasciac ( 1856-1946), who for many years worked in Egypt between the XIXth and XXth century. He was appointed as the chief architect of the Khedivè and refined his knowledge in the stimulating cultural framework of Central Europe architecture. Like his colleague Raimondo D’Aronco who was born in the same northeastern region of Italy, Lasciac worked in the territories which at the time were ruled by the Ottoman Empire: D'Aronco in Istanbul while Lasciac in Cairo and Alexandria. The presence of medieval Egyptian and Arab architecture in Lasciac’s works is a crucial topic, therefore, the villa he built as its private home on the Rafut’s hills in the native town, represents through the minaret tower a tribute to the priceless Cairene and North African architectural heritage where the great Arab culture flourished. Nowadays the critical fortunes of Lasciac are ascribable to a renewed approach to the topic of the relationship between Italian and European architecture within the Mediterranean, where the millennial cultural and artistic dialogue between the Western and Arab worlds during the 20th century increased the exchanges through artworks, buildings, and urban settlements. The geographical issue also played a crucial role for Lasciac, as well as for his villa on the Rafut’s hills, which today is located in the nearness of the cross-border territory between Gorizia Italy and Nova Gorica Slovenia, a region that at the time of its construction belonged to the Austro-Hungarian Empire. Lasciac’s Villa became the icon of the conference and the astonishing destination of a guided tour held during the sunny afternoon of December 11th amidst the enthusiast scholars who were participating in the conference. Some of them visited for the first time the building which could be considered the building self-portrait of Lasciac at the same time a cosmopolitan architect, but even a localist one, as his poems in Friulano - the language spoken in the native village of San Rocco in Gorizia - confirms. The building has been studied from the structural point of view in the face of a future anti-seismic renovation by Marjana Lutman and thoroughly investigated by Bernard O'Kane who has analyzed its rich decoration, setting up an accurate series of comparisons with ornaments of Egyptian medieval Arab architecture. Alberto Sdegno focused his contribution to the graphic representation through the transcendent and evanescent models of today's digital tools. The context of XIXth century Central European architecture was the theme of Andrea Nerozzi's article, which focused on some Hungarian buildings influenced by eastern and Ottoman art, while Diana Barillari dedicated a broad range overview to many different themes triggered by the evocative concept of "Babel-Bibel". Alessandra Marin dealt with Gorizia’s urban evolution at the time of Lasciac, while Breda Mihelich illustrated Ljubljana’s planning projects in comparison with other Central European cities. Edino Valcovich reported the evolution of theories and related applications of reinforced concrete between the XIX and XXth century, focusing upon its applications in Egypt and the Rafut’s Villa. In his essay, Ezio Godoli confirmed, on the base of documents and unpublished sources, the authorship of Lasciac concerning the summer residence of Khedivé's mother in Bebek on the Bosphorus, one of the Art Nouveau landmark buildings in Istanbul. Milva Giacomelli traced a refined and well-documented analysis of the modernist elements in the Eclectic buildings designed in the early XXth century by Lasciac in Egypt, with special attention to floral decoration. The connections between the architects who worked in the Habsburg Litorale and a general sight was offered by Bogo Zupancic, who confirmed, too, that Lasciac and Plecnick had a mutual knowledge of their activity in Ljubljana. Thanks to thorough and systematic research at the State Archive of Gorizia Diego Kuzmin could re-read and illustrate a large series of Lasciac’s early projects, until then completely unpublished, which were realized between 1876 and 1882, the year he left Gorizia to Egypt. The rediscovery of Anton Lasciac’s work and its consequently international knowledge is primarily due to the French scholar Mercedes Volait, who at the conference held her Lectio magistralis to students of the degree course in Architecture in Gorizia, in the prestigious Assembly Hall of the Faculty, designed in 1908 in the neo-Gothic style by the architect and Benedictine friar Anselmo Werner. Her contribution to the proceedings contains a selection of Lasciac’s drawings kept in her private collection, many unknown and published for the first time in this volume. The proceedings collect only the articles that have been delivered to the editors.
L’immagine rappresenta una persona in tensione tra paesaggio e oggetto, il trampolino, piccolissimo elemento strutturale, che in relazione a tutta la riva acquista una tensione altissima, l’aspirazione del progetto è di costruire qualcosa che abbia questo livello di tensione, come un “concio di chiave”, il pezzo di pietra che mantiene l’equilibrio della struttura, quello che si vuole fare è costruire qualcosa che avesse questo ruolo chiave.
Hortus, 2008
In un momento in cui sono in profonda discussione il ruolo dell'architetto nella società contemporanea e nel mercato delle professioni, in una fase in cui il processo formativo dell'architetto sta subendo un radicale ripensamento, questi articoli di Walter Gropius, costruiti quasi in forma di appunti, sempre con uno stile leggero, fresco, ci restituiscono molto della consapevolezza del proprio ruolo di guida e di riferimento intellettuale per le generazioni di architetti cresciuti e consolidatisi nella propria professionalità e etica nel ...
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Il valore del gesso come modello, calco, copia per la realizzazione della scultura, a cura di M. Guderzo e T. Lochman, Antiga Edizioni, Crocetta del Montello (TV) 2017
in "Studi su Domenico Fontana", a cura di Giovanna Curcio, Nicola Navone e Sergio Villari, Milano, Mendrisio Academy Press – Silvana Editoriale, 2011, pp. 265-287
Leonardo ingegnere, 2020
Quaderni dell'Istituto di Storia dell'Architettura, 2019
Museo del Paesaggio di Verbania, 2019
SANTA MARIA MAGGIORE A GUARDIAGRELE. LA VICENDA MEDIEVALE, 2004
Annali di architettura, 2019
a cura degli autori, 2015