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2017, Comparatismi
https://doi.org/10.14672/20171257…
19 pages
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Abstract • In quest’articolo viene analizzato il concetto di barocco presentato da Carlo Emilio Gadda nella nota che accompagna il testo del suo ultimo romanzo: La cognizione del dolore. Si mette in relazione la peculiare posizione teorica dell’autore col pensiero di Eugenio d’Ors e di Walter Benjamin, con lo scopo di dimostrare l’originalità dell’approccio gaddiano al barocco. Parole chiave • Barocco; Gadda; Benjamin; d’Ors; Cosalità Abstract • In this paper I shall analyze the concept of Baroque as it is defined by Carlo Emilio Gadda in the note which goes with his last novel: Acquainted with Grief. Our aim is to demonstrate the originality of Gadda’s approach to the Baroque connecting his peculiar theoretical opinion with the thought of Eugenio d’Ors and Walter Benjamin. Keywords • Baroque; Gadda; Benjamin; d’Ors; Thingness
In principio fu un'inchiesta di "Solaria" sulle tendenze degli scrittori contemporanei promossa dalla rivista a partire dal numero di luglio-agosto 1931 con un intervento di Giansiro Ferrata intitolato A proposito di tendenze. In seguito, nel fascicolo di settembre-ottobre dello stesso anno, Elio Vittorini partecipava al referendum solariano con uno scritto dal titolo Tendo al diario intimo.
Gadda, a c. di Paola Italia, 2024
Atti del convegno "Viaggi, itinerari, flussi umani" (Ed. Nuova cultura), 2014
i veri viaggiatori partono per partire: cuori leggeri, come palloni in alto vanno, il loro corso mai vorrebbero smarrire, dicono sempre «andiamo!», ed il perché non sanno. I loro desideri hanno forma di nuvole. Come il coscritto sogna il cannone, essi anelano a voluttà immense, sconosciute e mutevoli, dal nome che a nessuno davvero si disvela 1 .
Il saggio analizza la scrittura del "Giornale di Guerra e di Prigionia" di Carlo Emilio Gadda mettendo in risalto come i nodi concettuali alla base delle opere letterarie dell'Ingegnere siano già presenti in forma atomica nelle note diaristiche; e di come, nella scrittura della prigionia, il momento della giornata (in particolare la sera) condizioni l'autore e influisca sulla forma dei pensieri e della scrittura stessa.
XXV Congresso ADI - Foggia, 2022
Programma delle sessioni parallele attestato fra il 1266 e il 1280) consente di aprire una riflessione su una questione decisiva della vicenda umana dell'auctor, della sua stessa mentalità e della sua inevitabile impronta di civis fiorentino del suo tempo. La mancata vendetta di Geri e la pietas familiare e consortile andranno ricondotte nell'alveo di quella antropologia del conflitto che costituiva una delle pratiche fisiologiche dello scontro politico e sociale duecentesco e che assume un ruolo ordinatore e corrosivo nell'economia del poema: la «città partita», l'avarizia e l'invidia trovano qui la loro sintesi in una delle pratiche più diffuse per la risoluzione delle contese, che correva al di sotto della cornice normativa cittadina e delle più consolidate procedure del processo accusatorio. La vendetta non era un tratto tipico della nobilità (Carpi), era una consuetudine normalmente accolta e dovrà, dunque, essere qui interpretata come uno di quei "rovesci" della cittadinanza che assumono un ruolo qualificante nel sistema morale della Commedia. ANTONIO SORO (Università di Roma "Tor Vergata"), «Perché ne' vostri visi guati, / non riconosco alcun» (Pg V 58-59): la guerra, l'«annientamento dell'identità» e la spersonalizzazione del nemico Nell'Antipurgatorio, stupiti di aver tra loro un vivo, si fanno velocemente incontro a Dante molti spiriti, i quali lo invitano ad arrestare il passo. Si presentano come «i per forza morti», gli uccisi che si pentirono «all'ultima ora». Il poeta promette che, cammin facendo, li ascolterà, per quanto non distingua alcun volto familiare. È però assai strano che Dante, combattente a Campaldino nel 1289, non riconosca alcuna vittima al fronte. In realtà, l'anonimato degli spiriti penitenti è quello dei soldati di tutte le guerre. Il nemico non ha identità, è "spersonalizzato". Eppure, ogni uomo che muore nei conflitti ha una sua storia e un suo volto, come mostrano i ritratti profondi e vibranti di Jacopo del Cassero e Buonconte da Montefeltro (il primo reduce da Campaldino, il secondo ivi caduto). La compassionevole Pia, oltre la patina di una brevissima nota biografica, appare rivolgere a Dante parole il cui senso è un universale invito alla pietà e alla costruzione della pace. LEYLA LIVRAGHI (Università di Pisa), L'anti-epica della Commedia Per precisa ammissione dantesca, la Commedia intende collocarsi nella tradizione dei poemi classici latini di Virgilio (Eneide), Ovidio (Metamorfosi), Lucano (Farsaglia) e Stazio (Tebaide). L'opera dantesca, tuttavia, si discosta dalla tradizione epica classica in diversi aspetti, anche a causa delle differenze ideologiche esistenti tra la concezione del mondo antica e la prospettiva cristiana medievale. Come effetto di questo mutamento ideologico, la Commedia rigetta uno degli elementi distintivi del genere epico, ossia la celebrazione dell'ideale eroico che trova nel contesto bellico il suo spazio d'elezione. In questo intervento, esaminerò l'argomento soffermandomi soprattutto sull'Eneide e sulla Tebaide. Nel primo caso, mostrerò come Dante, pur attingendo alla seconda esade del poema virgiliano come fonte storica, ne trascuri gli spunti narrativi e rappresentativi. Nel secondo caso, mi concentrerò sulla caratterizzazione negativa che i grandi eroi epici del poema staziano (Capaneo, Anfiarao, Tideo e Menalippo) ricevono nella Commedia, dimostrando come Dante sia insensibile al fascino del titanismo guerresco incarnato dai personaggi di Stazio.
Paideia, LXVIII (2013): 453-463., 2013
A quasi mezzo secolo dal primo studio organico sull'argomento 1 , l'intenzione di proporre un nuovo lavoro sul rapporto tra Gadda e la cultura classica non può disgiungersi dal dovere di un bilancio che indichi, nel riesame necessario dei risultati principali delle precedenti ricerche, spazi per eventuali aggiunte. Il tema consiglia prudenza: se infatti una fruizione anche impressionistica non può mancare di cogliere l'importanza del latino nell'impasto linguistico della pagina gaddiana -una componente operativa a livello di morfologia, lessico e sintassi -, è tuttavia noto quanto la cultura di Gadda debba considerarsi «nobilmente liceale» 2 e per larga parte costituita dalle letture com-* Per le opere di Gadda il riferimento è l'edizione in cinque volumi diretta da Isella: in questo articolo si citerà il titolo del testo, seguito dalla sigla del volume in cui compare e dal numero di pagina. Questi i titoli per esteso e le corrispondenti sigle: C.
"Paragone", 120,121,122, agosto-dicembre 2015
Rotte mediterranee. Migrazioni e ibridazioni nella Letteratura italiana – XXVII Congresso nazionale dell'Associazione degli Italianisti, Palermo, 12-14 settembre, 2024
La seconda parte della raccolta «Il castello di Udine» (Edizioni di Solaria, 1934) di Carlo Emilio Gadda si intitola «Crociera mediterranea». Resoconto di un viaggio attraverso il Mediterraneo che Gadda compie nel luglio 1931, «Crociera mediterranea» comprende cinque pezzi, che disegnano un itinerario quasi “ad anello”, con partenza da Genova e attraversamento del Tirreno («Tirreno in crociera»), visite a Napoli e in Sicilia («Dal Golfo all’Etna»), un’esplorazione della Tripolitania («Tripolitania in torpedone», «Sabbia di Tripoli»), un passaggio per le isole greche e l’Adriatico, con ritorno a Venezia («Approdo alle zàttere»). La comunicazione intende individuare le modalità in cui il Mediterraneo è rappresentato da Gadda in questi cinque pezzi, anche alla luce del rapporto dell’autore – su cui la critica ha espresso pareri discordanti – con il fascismo e il colonialismo italiano. Gian Carlo Roscioni racchiude nella formula «omnia circumspicere» la tendenza della scrittura gaddiana ad abbracciare nella sua totalità il reale e a considerarne ogni manifestazione come il punto di incontro di relazioni in senso spaziale, temporale, logico. Animata da una fortissima tensione conoscitiva, la scrittura di Gadda chiama in causa molteplici prospettive, aprendosi alla storia degli esseri umani e adottando anche gli sguardi di scienze come l’astronomia e la geologia (come chiarito da Carla Benedetti). Come si declina questa scrittura nel caso della rappresentazione del Mediterraneo, spazio in cui popoli e culture diverse entrano in effetti in relazione? Gadda propone, come si cercherà di mostrare, una visione plurale e “pluritemporale” del Mediterraneo, descrivendolo come un mare che «non divide» ma – così si legge in «Approdo alle zàttere» – «unisce».
Romanica Silesiana, 2006
Dal Barocco a Manzoni. Percorsi nella narrativa tra Sei e Ottocento, per Quinto Marini, a cura di L. Beltrami, M. Navone, G. Rodda, Pisa, ETS, 2024
La mostra fiorentina del 1922 sulla pittura del Sei e del Settecento fu decisiva per avvicinare Gadda al barocco e a Caravaggio. Una visione del mondo, come documenta tempestivamente l'"Apologia manzoniana", che alimentò parte rilevante della sua opera e la sua stessa lettura del romanzo manzoniano.
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Cahiers d’études italiennes, 2004
The Italianist, 2010
Strumenti critici, XXXV, 154, September-December 2020, 2020
Campi immaginabili, 2015
Edizioni Unicopli, 2010
«Sinestesieonline», XIII, 41, gennaio, 2024
Il Capitale Culturale Studies on the Value of Cultural Heritage, 2014
AIC, 2015
Milano, Adelphi, 2011, 2011
Acme. Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, vol. LVI, fasc. I, 2008