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PUBBLICATO SITO DELLA CASA EDITRICE CRONOPIO
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Il contagio del Corona virus non crea un evento, né uno stato d'eccezione, ma vien colta come ulteriore occasione favorevole dalla oscura tendenza del sovranismo che si sta imponendo sempre più nell'epoca attuale post-democratica e neoliberale
Le pagine di questo lavoro hanno poche pretese. Esse vogliono essere un reportage sintetico sul problema dei rifiuti e della tutela ambientale nel Molise. Si riportano dati e fatti pubblici, quindi, nulla di nuovo ma un solo scopo: informare. Molti degli atti sono il frutto di articoli di stampa e di un lavoro di gruppo sia della Commissione Regionale Anticorruzione, sia del Comitato di Difesa della Salute Pubblica, sia dell'Associazione Mamme per la Salute di Venafro. Il libro si rivolge principalmente ai cittadini e si articola in tre parti. La prima, affronta ed approfondisce il quadro generale dei rifiuti pericolosi in Italia e in Molise. La seconda fa una analisi dettagliata di tutte le operazioni di polizia e della magistratura sul fenomeno. La terza riporta oggettivamente chi all'epoca delle dichiarazioni di Schiavone ricopriva incarichi istituzionali e politici in Italia ed in Molise. La parte conclusiva fa il punto della situazione e fissa alcuni principi fondamentali per uscire da questo "inferno". Per rispondere meglio alle esigenze del lettore, il lavoro è fondato su un principio nel quale crediamo fermamente: "massimo di informazioni possibili con minimo dispendio verbale". Ai lettori il compito di giudicare fin dove saranno attuate le nostre aspettative. Portocannone, 6 gennaio 2014 Vincenzo Musacchio INDICE INTRODUZIONE LE INDAGINI SUI RIFIUTI TOSSICI IN MOLISE NOMI FATTI E RESPONSABILITA' POLITICHE CONCLUSIONI E PROPOSTE INTRODUZIONE Il nostro Paese, ancora oggi può essere annoverato tra le grandi potenze industrializzate, ed in quanto tale, produce giocoforza ingenti quantità di rifiuti pericolosi. Per questo motivo, è allo stesso tempo vittima e artefice dei traffici di rifiuti tossici, realizzati attraverso la terra e il mare. L'industria italiana in genere, risparmia enormi quantità di denaro disfacendosi di rifiuti altamente nocivi smaltendoli in maniera illegale. Su questi crimini, ovviamente, lucra la criminalità organizzata. Tenuto conto che si tratta di traffici illegali, è impossibile avere una quantificazione esatta del giro d'affari. È tuttavia possibile avere un'idea dai dati che riguardano la quantità di rifiuti speciali (categoria di cui fanno parte anche quelli tossici e pericolosi) prodotti in Italia. I dati del 2010 indicano oltre 138 milioni di tonnellate di rifiuti speciali prodotti, di cui oltre 7 milioni di rifiuti pericolosi. Poco più di 100 milioni di tonnellate sono quelli smaltiti legalmente. Mancano quindi all'appello ogni anno circa 38 milioni di tonnellate di rifiuti speciali. È altamente probabile, quindi, che una parte consistente di questi rifiuti (quelli pericolosi) finisca sottoterra o negli abissi marini (Fonte: Rapporto Ecomafie di Legambiente). I riscontri oggettivi sui dati appena forniti al lettore, sono suffragati da documenti ufficiali delle varie Commissioni parlamentari e delle diverse Procure e Tribunali italiani che hanno indagato su questi fatti criminosi. Nella relazione finale della Commissione Parlamentare sui Rifiuti (2001), ad esempio, emerse uno scenario a dir poco apocalittico. Oltre alla distruzione del territorio, anche la costa italiana è fortemente pregiudicata. I mari italiani sono attraversati da navi, spesso vere e proprie carrette del mare, che trasportano di tutto, assoggettate a controlli spesso casuali e inconsistenti. L'affondamento a largo delle coste italiane di almeno 39 navi (le cosiddette "navi a perdere") è ormai una certezza. Si tratta di fatti attendibili suffragati sia da indagini giudiziarie che da accertamenti effettuati dai Lloyds di Londra (cfr. Atti Commissione Parlamentare sui rifiuti, Roma 2001). E' di questi giorni la notizia che le armi chimiche di Assad (Siria) saranno stoccate e distrutte nel nostro Mediterraneo. I nomi delle navi dei veleni che quasi certamente giacciono ancora nei fondali dei mari italiani sono tanti, e si possono trovare nei documenti ufficiali delle inchieste svolte da numerose Procure della Repubblica. Un elenco esemplificativo emerge da una recente interrogazione parlamentare (On. Realacci, 13 ottobre 2009 -Camera dei Deputati): Motonave Nicola I, partita nel luglio 1985 dal porto di La Spezia e mai arrivata a destinazione; nave Mikigan, partita da Livorno e affondata davanti alla Calabria nel 1986
DEL «RISARCIMENTO PUNITIVO» OVVERO DELL'OSSIMORO, in Europa dir. priv. , 2019
The essay investigates the compatibility of punitive damages with the Italian legal order and emphasizes their contrast with the Italian public order, understood as the regulatory framework given to the community. It examines the difficult integration of punitive damages with the Italian legal system from different viewpoints: i) that of the irreconcilability with the constitutional guarantees; ii) that of the contrast with the civil responsibility; iii) that of the unsuitability with respect to the infrastructure of the civil procedural rules. In this perspective, it examines a number of rules, catalogued by certain authors and judgments, in particular by the Sezioni Unite of the Corte di Cassazione no. 16601/2017, as points of emergence of the tendency in the punitive sense of tort responsibility. This investigation exposes, on the other hand, the tendency of such cases to reveal instead the various complementary means of protection provided by the legal order to react to the violation, in view of the protection of the public and private interests affected. Finally, the Author criticizes the emergence of a tendency towards the indiscriminate opening of the legal system to the solutions contemplated by foreign legal orders, which represents a threat to the principle of certainty of the law, as it involves the continuous and unpredictable rewriting of the legal categories ordering the social environment.
Oltre alle coincidenze inspiegate ed agli intenzionali occultamenti dei fatti, un altro tarlo minaccia il nostro attuale metodo scientifico ed anzi probabilmente è il più pericoloso di tutti. Mi riferisco alla cronica incapacità dell'essere umano di trarre le ovvie conclusioni, anche di fronte all'evidenza più sfacciata. Non mi riferisco evidentemente alla percentuale di credibilità delle giustificazioni di mogli e mariti infedeli, ma a nozioni che, pur essendo apparentemente di patrimonio comune, in realtà non sono "arrivate" mai nella conoscenza collettiva.
Si intende a un periodo compreso tra il XVI e il XVII secolo ed è significativo per la storia spagnola, in quanto comprende sia il Rinascimento che il Barocco. Esso è delimitato da due date importanti: 1492-> Considerato Annus MiIrabilis, in quanto viene pubblicata la prima grammatica della lingua castigliana da parte di Antonio de Nebrija, col quale si decide finalmente di studiare il castigliano come lingua; 1681-> morte Pedro Calderón de la Barca, grandissimo drammaturgo spagnolo, autore di "La vida es sueño". 1) DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA I testi stessi, sviluppati durante questo periodo, ci fanno comprendere il Barocco. Appunto, testo caratteristico è il Don Quijote. L'episodio che analizzeremo fa parte dell'ottavo capitolo e tratta del momento in cui il protagonista esce per la seconda volta dal villaggio (uscirà tre volte dopo essere impazzito per aver letto troppi libri di cavalleria) insieme al suo fedele scudiero Sancio Panza. Di cosa tratta l'episodio? Don Quijotte e Sancio Panza scoprono 30-40 mulini a vento nella campagna, ma Don Quijote crede siano giganti; pertanto, vuole affrontarli e sconfiggerli per arricchirsi privandoli dei soldi che hanno addosso. Crede che sia una guerra buona guerra, fatta per rendere servizio a Dio, togliendoli dalla faccia della Terra. Sancio Panza, che invece è dotato di saggezza e razionalità, lo mette in guardia dicendogli che quelle che lui crede braccia, sono le pale che, girate dal vento, alimentano il mulino. Mentre Sancio è l'emblema della razionalità, Don Quijote rivendica il suo stato di combattente, che chiaramente è dovuto alla sua pazzia, tanto da credere che il compagno non voglia combattere solo per paura. I due sono accompagnati dal cavallo, Ronzinante, il quale è il rovescio dello steriotipo del cavallo, a causa della sua magrezza del cavallo. Così come anche Panza, che dovrebbe essere il povero umile e lo stolto, ma in realtà dimostra una massima razionalità rispetto a Don Quijote, il quale invece appartiene ad una classe più elevata. Don Quijote, quindi, si scaglia contro i mulini senza far caso a ciò che gli gridava Sancio Panza. Soffiò un po' di vento e le pale cominciarono a girare. Prima di affrontare i mulini, seguendo quello che è il codice cavalleresco, si affida alle preghiere della sua dama Dulcinea per chiedere che lo soccorresse. Dulcinea è la dama di cui, secondo le sue fantasie, Don Quijotte è innamorato; ma in realtà si tratta di una popolata, una tale Aldonza che lui però, in preda a questa sua IPERTROFIA IMMAGINATIVA, considera una dama. Quindi, ben coperto con la rotella con la lancia in resta (puntata contro i mulini), andando a
d'Ispica è una stretta e grandiosa vallata, lunga circa 13 Km., incisa nel tavolato calcareo ibleo da un fiume primordiale ormai scomparso. Essa presenta un alto interesse paletnologico, archeologico, storico e paesaggistico che, insieme all'aspetto orrido e primitivo ed alla caratteristica flora, la rendono molto suggestiva. Perciò, dal 1700 ad oggi, ha attirato ed attira molti viaggiatori e turisti italiani e stranieri.
GIRELLI CRISTIANO, 2020
INDAGINE SUL MATERIALE PROBLEMATICO PRESENTE NELLA MEMORIA DOCUMENTALE BUSSOLENGHESE
La popolarità persistente dell'opera di Armando Testa, quasi due decenni dopo la sua scomparsa, dimostra con tutta l'oggettività dell'interesse pubblico che il suo non è stato affatto un lavoro solo contingente, benché brillantissimo, non solo legato cioè ai mutevoli bisogni di comunicazione delle aziende degli
Nelle società antiche che veneravano la luna come una dea, la terza fase, quella di luna oscura, era personificata dalla Dea Oscura, saggia e compassionevole, che governava i misteri della morte, della trasformazione e della rinascita. Nel corso dei millenni, le civiltà che seguirono eliminarono gradualmente gli adoratori della luna, e venne persa la conoscenza della ciclicità della realtà rispecchiata dalle fasi lunari. Oggi molte persone sono inconsapevoli, delle intrinseche qualità della fase oscura del processo ciclico, del suo potenziale di guarigione e rinnovamento, e associano l'oscurità con la morte, la cattiveria, la distruzione, l'isolamento e la perdita. In una società governata da una coscienza solare e luminosa ci hanno insegnato ad avere paura, a rifiutare e svalutare e impoverire tutto ciò che è concesso con il concetto di buio (inteso anche come diverso xD) come le persone di colore, le donne, la sessualità, le mestruazioni, la paura, l'occulto, il paganesimo, la notte, l'inconscio, l'irrazionalità e la morte stessa. Mitologicamente l'immagine del femminino malvagio, nota come la dea oscura, intimamente connessa con la luna oscura, ha incarnato tutte queste paure nell'oscurità. Nel corso della storia il ruolo principale di rinnovatrice della dea oscura, venne dimenticato e venne temuta come distruttrice. La dea oscura è stata in passato ritratta come la tentatrice, la mater terribilis. Quando la cultura patriarcale è diventata predominante, è diventata simbolo di una sessualità femminile, predominante e divoratrice, che porta gli uomini a trasgredire i loro precetti morali e religiosi. Nell'immaginario mitologico della cultura maschile, la sua natura originaria è stata distorta e ha assunto proporzioni terrificanti; come Medusa i cui capelli fluenti e bellissimi sono diventati una corona di serpenti sibilanti e con lo sguardo dei suoi occhi malvagi trasforma gli uomini in pietra; come Ecate insegue gli uomini di notte ai crocicchi con la sua muta di cani infernali. Potremmo chiederci: perché la dea oscura è rappresentata da immagini così spaventose? In che modo lei e la sua controparte psicologica, il femminile oscuro, minaccino la nostra sicurezza e portino il caos nelle nostre vite. E come si correla il suo potere distruttivo con le qualità di guarigione che portano al rinnovamento? In che modo la dea oscura, è diventata incarnazione della nostra paura del buio, dell'occulto e della morte, del cambiamento, del sesso e della paura di confrontarci con l'essenza di noi stessi e con la nostra interpretazione della verità?
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L'abitato protostorico di Poggiomarino . Località Longola Campagne di scavo 2000-2004 , 2012
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