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A New Thinking about ‘res’. Roman Taxonomies in the Future of Goods (ANTARES), a cura di M. Falcon, Napoli,, 2022
Pubblicazione realizzata con i fondi del bando STARS 2019 dell'Università di Padova nell'ambito del progetto ANTARes-A New Thinking About 'Res'. Roman Taxonomies in the Future of Goods.
Politica Antica, 2022
Rivista di prassi e cultura politica nel mondo greco e romano XII. 2022
DEMOCRAZIA E DIRITTO, 2016
2020
Capitolo IV: L'evoluzione della Società e le basi del populismo contemporaneo .. p. 4.1 La politica post-industriale, l'ascesa di una nuova élite …………….... p. 158 4.2 Il compimento dell'élite neoliberale e le sue strutture ………………... p. 4.3 L'ideologizzazione neoliberale ……………………………………….. p. Conclusioni …………………………………………………………...…... p. 195 Capitolo V: Il populismo nella società contemporanea ………………...………… p. 5.1 Le contraddizioni politiche e sociali del neoliberalismo ...…………… p. 202 5.2 Il web ………………………………………………...……………….. p. 218 5.3 I breakdown della contemporaneità ……………..…………………… p. 225 5.4 Élite e populismi nella società contemporanea ……………………….. p. Conclusioni ……………………………………………………………………….. p. La società post-populista. Uno sguardo ottimista al mutamento sociale ……….… p.
Roberto Tufano, 2017
Il presente intervento non ha per nulla la pretesa d’essere esaustivo, piuttosto intende fornire alcuni spunti di riflessione utili alla discussione qui intrattenuta. Perciò, sotto forma di appunti e note, saranno esposte alcune impressioni relative all’emersione della categoria politica del popolo tra l’età moderna e la contemporanea, e del correlato fenomeno del populismo. Nella prima parte ci si occuperà della nascita dell’idea di popolo tra le classi dirigenti dell’Occidente, sotto la spinta della prepotente emersione di questo nuovo soggetto politico, forza sociale in ‘movimento’ attraverso la lotta politica; nella seconda parte si prenderà in considerazione come la presenza concreta del ‘popolo’ trovi espressione nei diritti sanciti dalle grandi carte costituzionali, a partire dalla Dichiarazione d’Indipendenza americana (1776), e come tale concetto verrà declinato nei tempi a seguire; infine, nella terza, con un salto cronologico di due secoli(l’Otto ed il Novecento sono stati dei secoli molto studiati come incubatori di forme di ‘populismo’, dalle ricadute spesso tragiche), si guarderà ad alcuni interessanti aspetti del movimenti populistici italiani contemporanei.
J.Bonetto, M.S.Busana, A.R.Ghiotto, M.Salvadori, P.Zanovello (a cura di), I mille volti del passato, Roma , 2016
Una villa in territorio aquileiese: Rem del Sterp a Castions di Strada (Udine). Ricontestualizzazione dei pavimenti musivi Paola Ventura Notizie intorno a G.A. Furietti, De musivis: un mosaico perduto e un mosaico ritrovato Fabrizio Slavazzi Tra tradizione ed innovazione: immagini di suppellettili domestiche e liturgiche nei mosaici tardoantichi di Aquileia Cristina Boschetti Considerazioni sugli apparati decorativi delle Piccole Terme di Nora (Cagliari) Bianca Maria Giannattasio Alcune note sull'attività pittorica nel mondo romano: profili professionali, "botteghe", tecniche particolari Monica Salvadori Aquileia: nuovi dati sulla pittura di ii stile Alessandra Didonè La decorazione "diacronica": il caso della Domus del Centenario a Pompei Antonella Coralini, Daniela Scagliarini Luxuria marmorum. Le pietre della villa romana di via Neroniana a Montegrotto Terme (Padova) Chiara Destro architettura Architetti greci arcaici: unità di misura e progetto del Tempio di Apollo Pythios a Gortyna di Creta Jacopo Bonetto Nell'area del complesso dell'Ekklesiasterion di Poseidonia-Paestum tra età greca ed età lucana: riflessioni intorno al cd. Edificio con Cunetta
Populismi, nuove destre e nuovi partiti: quali discorsi politici in Europa?, Pisa University Press, Pisa, 2018, 2018
“Populismo” è una delle nozioni più dibattute e associate alle democrazie in tutte le latitudini del mondo. Nel complesso, tuttavia, Europa e America Latina sembrano riflettere ognuna per proprio conto, dando l’impressione che il medesimo termine indichi esperienze non assimilabili...
Lo scrittore e politico Benjamin Constant è sicuramente uno dei padri del pensiero liberale moderno. Erede della tradizione illuministica settecentesca ebbe il merito di traghettare le idee liberali, nate a cavallo tra il '600 e il '700, tra le tormentate acque della Rivoluzione francese e dell'esperienza napoleonica. Traghettatore ma anche riformatore poiché quegli eventi, che modificarono radicalmente la situazione politico--istituzionale francese, imponevano la necessità di ripensare e di riformulare l'eredità politica del '700 e, quindi, anche il pensiero liberale. Il suo lascito è molto vasto, e spazia dalla letteratura alle riflessioni costituzionali, ma, probabilmente, una delle sue opere più famose è il discorso su La libertà degli Antichi paragonata a quella dei Moderni pronunciato all' Athénée Royal nel 1819. La riflessione su questi due tipi di libertà è fondamentale per comprendere il Terrore che ha macchiato con il sangue della sua violenza il processo rivoluzionario. Proprio il tentativo, da parte dei giacobini, di applicare quella libertà che era propria dei popoli antichi alla realtà dei moderni è stata la causa di tante sofferenze. Ad ogni modo, a differenza degli scrittori realisti e controrivoluzionari, Constant ammira gli ideali della rivoluzione (quella dell'89 non quella del '93) e per questo non condanna tout court i giacobini. I loro intenti erano stati nobili, e il fatto che essi si fossero ispirati agli antichi non è assurdo, proprio tra queste genti possiamo osservare grandi esempi di virtù. Ciò che Robespierre e i suoi non avevano compreso è che "non possiamo più godere della libertà degli antichi […] la libertà che ci è propria, deve essere fatta del godimento pacifico dell'indipendenza privata […] la confusione di queste due specie di libertà è stata fra di noi, in epoche sin troppo celebri della nostra rivoluzione, la causa di molti mali". Quindi se le intenzioni dei giacobini erano lodevoli, poiché essi s'ispiravano a quell'illustre modello di virtù che erano gli antichi, non si erano resi conto che il passare dei secoli aveva cambiato i popoli. La libertà dei moderni era ben altra cosa. Cominciamo, quindi, con il delineare i due tipi di libertà, rifacendoci alle stesse parole di Constant: "Chiedetevi innanzitutto, signori, cosa un inglese, un francese, un abitante degli Stati Uniti d'America, intendano al giorno d'oggi con la parola libertà. È per ognuno il diritto di essere sottoposto soltanto alle leggi, di non poter essere arrestato […] né messo a morte […] per effetto della volontà arbitraria di uno o più individui. È per ognuno il diritto di dire la propria opinione […] di disporre della sua proprietà […] il diritto di riunirsi con altri individui, sia per conferire sui propri interessi, sia per professare il culto preferito […] Paragonate adesso questa libertà a quella degli antichi. Essa consisteva nell'esercitare collettivamente, ma direttamente, varie parti della sovranità tutta intera, nel deliberare sulla piazza pubblica della guerra e della pace […] nell'esaminare i conti, gli atti, la gestione dei magistrati, nel farli comparire davanti a tutto un popolo, nel metterli sotto accusa […] nello stesso tempo ammettevano, come compatibile con tale libertà, l'assoggettamento completo dell'individuo all'autorità dell'insieme […] la facoltà di scegliere il proprio culto […] sarebbe parsa agli antichi un crimine e un sacrilegio […] le leggi regolano i costumi […] l'individuo, sovrano pressoché abitualmente negli affari pubblici, è schiavo in tutti i suoi rapporti privati". Si vengono, quindi, a delineare due concetti addirittura antitetici di libertà: "il fine degli antichi era la suddivisione del potere sociale fra tutti i cittadini di una stessa patria: era questo
2002
Il 'popolo' tra antico regime e lunga durata [A stampa in 'Essere popolo': Prerogative e rituali d'appartenenza nelle città italiane d'antico regime, a cura di G. Delille-A. Savelli, in "Ricerche storiche", XXXII (2002), pp. 173-184 © dell'autore-Distribuito in formato digitale da "Reti Medievali"] Qualche spunto introduttivo Il tema proposto è di grande fascino. 'Esser popolo'-non 'pensare' il popolo-rinvia, immagino, alla situazione di fatto, reale, in contesti dati, di un aggregato complessivo non riducibile a un mero strato sociale né a un problema politico-culturale. Ma è una categoria con una storia così pesante che siamo fortemente condizionati nel riconoscerla nel passato. Già le Scritture parlano del 'popolo' in modo complesso, e comunque delimitando, e quindi 'escludendo': il 'popolo eletto'. Ma popolo è ben presente nell'altra grande tradizione culturale ereditata dal nostro mondo, quella greco-romana. È il Popolo col Senato fondamento della Res publica romana, popolo che presenta anche quella fondamentale dicotomia di patrizi e plebei sulla quale tanto si impegnerà la riflessione umanistica e moderna. Di nuovo 'popolo' che esclude per definizione, tanto che l'estensione della cittadinanza fu problema centrale della storia romana, come lo è oggi dei popoli europei, che sono di nuovo 'popoli' che includono/escludono a vari livelli. Anche ora c'è il Popolo onnicomprensivo dei vari ceti sociali, unitariamente considerato dal punto di vista giuridico nell'escludere popoli esterni (quello delle sentenze pronunciate in suo nome…), e un popolo in senso più stretto con connotati sociali più o meno evidenti. Così connesso al potere e alle istituzioni, il 'popolo' in senso onnicomprensivo è fondamento di legittimità primario nella storia romana e lo diviene anche in quella altomedievale, sia laica che ecclesiastica, rimanendo sullo sfondo dell'intera tradizione occidentale: a ben guardare i secoli successivi all'Alto Medioevo possono essere visti come legati unitariamente dal filo rosso (sottilissimo ma anche robustissimo) della progressiva esclusione del popolo dalla scena delle scelte importanti per la vita comune, in sede laica ed ecclesiastica 1. Diviene presto (secolo XI-XII) evidente che il rafforzamento del potere di governo negli ordinamenti monarchico-principeschi passa attraverso il confinamento di quel 'popolo' in funzioni rituali, di comparsa per l'approvazione generica, rituale appunto, di quanto deciso da altri. L'acclamazione popolare per l'elevazione imperiale e per le elezioni ai troni reali, nonché quella del 'popolo romano' per l'elezione papale dal momento in cui è assicurata e ristretta al collegio dei cardinali segnano questa evoluzione. Perciò anche tante discussioni sulla famosa lex regia con cui il popolo romano si e ra spogliato della sovranità a favore del princeps: aveva delegato provvisoriamente e quindi con possibilità di revoca, o affidato irrevocabilmente il proprio potere? Le discussioni che, mutatis mutandis, si svolgeranno negli scritti e sulla base degli scritti di Hobbes e Locke sembrano un dejà vu se si tien conto delle vivaci polemiche tra i giuristi intorno al 1200 sul problema della lex regia appunto 2. Il fatto è che l'idea del potere in un certo senso costituente del popolo, nonostante tutto congiurasse in contrario, rimane. Esso può essere ripartito cetualmente, come appare agli inizi dell'esperienza comunale milanese, ma quando si riunisce per decisioni fondamentali a 'parlamento' nel 1100 è considerato un corpo unico, come quando gli si attribuisce la titolarità delle nuove terre conquistate-eventualmente in condominio col santo cittadino e/o la cattedrale. Siamo al popolo attore, soggetto politico, universitas diranno presto i giuristi per distinguerlo dalla somma delle sue parti, anche se poi di fatto-come sempre del resto, di regola e grosso modo, ossia con oscillazioni importantissime-sarà stata un'élite quella che decideva effettivamente e una parte soltanto della città partecipava alle riunioni. Ma è una parte che vuole e deve rappresentare il tutto se vuole esprimere la città tutta, e che in molte città non sembra aver 1 Basti rinviare a un qualsiasi profilo istituzionale; per l'Italia ad es. al mio Istituzioni medievali, Bologna 1999. 2 A parte i cenni in qualsiasi storia delle dottrine politiche, si v. E. Cortese, La norma giuridica, Milano 1962 (ristampa 1995), ad ind.
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Sini, L., Andretta, M., 'Populismi, nuove destre e nuovi partiti: quali discorsi politici in Europa?', Pisa University Press, p. 19-34, 2018
Democrazia. L'invenzione degli antichi e gli usi dei moderni, Le Monnier Università-Mondadori Education https://www.mondadorieducation.it/catalogo/democrazia-0058064/ , 2019
Revista da Faculdade de Direito UFPR, 2021
Le carte "poetiche" di Egidio Mengacci, ed. G. De Santi, Fermenti edritrice, 2014
POWER AND DEMOCRACY Rivista internazionale di Politica, Filosofia e Diritto, 2022
PATRIMONIUM APPIAE. Depositi emersi, 2022
L'età dei populismi, 2020
The New Challenges of Populist Discourses in Romance Speaking Countries, 2023