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2007, Il Romanzo di Formazione nell'Ottocento e nel Novecento
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Moretti, nel suo saggio sul romanzo di formazione, afferma che il Bildungsroman può essere considerato la "forma simbolica" della mo-dernità. Il suo successo dipende in gran parte dal fatto che esso interpreta perfettamente l'avvento della Modernità, vista come passaggio dalla "so-cietà di status" o "comunità stabile" di tipo tradizionale, alla società in-dustriale.
Terzo capitolo della tesi di laurea magistrale in Storia medievale e Paleografia, discussa nella Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza di Roma. I relatori del lavoro sono i professori Giulia Barone e Alfonso Marini.
Questo saggio, che rappresenta un capitolo della biografia del ‘‘ciarlatano’’ Buonafede Vitali detto l’Anonimo,1 si riferisce a vicende verificatesi tra il settembre del 1726 e la fine del 1728, periodo in cui l’Anonimo, attivo tra Parma, Mantova e Venezia, mise in subbuglio il milieu intellettuale e scientifico padano, di cui l’anziano Antonio Vallisneri era uno dei protagonisti piu` autorevoli.
Secondo una periodizzazione ormai consolidata nella storiografia occidentale il 1947 viene indicato come l'anno che sancisce definitivamente l'inizio di quella fase di confronto/scontro globale (politico, ideologico, economico e scientifico ma non militare) fra USA e URSS che è sintetizzato con la definizione di 'guerra fredda'. 1 Naturalmente, come per tutte le periodizzazioni, la scelta di tale termine a quo costituisce una inevitabile semplificazione, la cui validità varia a seconda delle prospettive di analisi che si adottano e degli oggetti cui si rivolge lo sguardo dello storico. Nel caso greco o cinese, ad esempio, è probabilmente più opportuno assumere come evento periodizzante l'inizio (1946, per la Grecia) o la fine (1949, per la Cina) della guerra civile; analogamente, da un punto di vista geopolitico la rivalità fra gli alleati e la divisione del mondo in sfere di influenza va sicuramente retrodatata di alcuni anni, alle conferenze di Yalta e Potsdam o addirittura alle polemiche sul «secondo fronte» degli anni centrali della seconda guerra mondiale. Per quanto riguarda l'Italia, invece, il 1947 appare sicuramente un anno di svolta, in particolare per quanto riguarda la 'breve durata' della storia politica (che poi, forse, tanto breve non è, se consideriamo che in questo torno di tempo si gettano le basi per un ordine politico-istituzionale che dura per un quarantennio): la firma del trattato di pace, l'estromissione di comunisti e socialisti dal governo, la conclusione dei lavori della Costituente, la fine di due dei sei partiti che 1ª bozza 26-4-2012
Rodolfo Pallucchini: storie, archivi, prospettive critiche, 2019
The essay examines the Impressionist Exhibition at the 1948 Venice Biennale as a crossroads of cultural policies. From the intellectual militancy of the Secretary General, Rodolfo Pallucchini, to the loan strategy, from the Nazi looting of works of art, to political and diplomatic tensions at the first chills of the Cold War.
2016
actes du colloque international organisé par F. Delle Donne et J. Torro Torrent, L’immagine di Alfonso il Magnanimo tra letteratura e storia, tra corona d’Aragona e Italia - La imatge d’Alfons el Magnànim en la literatura i la historiografia entre la Corona d’Aragó i Itàlia, Potenza, 4-5 décembre 2015, SISMEL-edizioni del Galluzzo, 2016, p. 125-138
Questo saggio è un'analisi critica del processo elettorale che ha preceduto le elezioni presidenziali e parlamentari del dicembre 2008 in Ghana. Partendo da un caso particolare, quello del distretto di Saboba, nella regione settentrionale del paese, lo studio propone una riflessione su temi chiave della dialettica politica nel periodo pre-elettorale -sviluppo, corruzione, media, conflittualità, etnicità, chieftaincy, democrazia -cercando di leggerne l'uso e l'abuso nel corso della campagna con l'obiettivo di rivedere criticamente alcuni luoghi comuni interpretativi, quale la presunta immobilità del cittadino di fronte all'inarrestabile macchina del potere, ovvero i rischi che si corrono nell'interpretare la realtà politica locale attraverso modelli occidentali.
Illustrare il paradosso della politica nella forma in cui è stato elaborato nei più recenti lavori dei principali teorici della democrazia può presentare difficoltà non indifferenti per chi si ponga l'obiettivo di realizzare un'esposizione quanto più possibile chiara e completa. A tal fine sarebbe infatti richiesto di isolarne i momenti fondamentali e presentarli in modo semplice e immediato; ma al contempo non sarebbe possibile comprenderne a pieno la pregnanza concettuale, senza una parallela descrizione del panorama intellettuale in cui esso è stato discusso. Tuttavia, da una parte, una simile tematica pone oggi problemi sempre più cogenti per molte delle dominanti correnti filosofico-politiche – sia decisioniste che, in particolare, deliberativiste – dall'altra, proprio a causa della sua problematicità, fornisce molti spunti innovativi per la teoria della democrazia, che consegue in tal modo un importante guadagno in termini di profondità e solidità. Per queste ragioni, si è ritenuto utile offrire una breve esposizione dell'elaborazione che una filosofa contemporanea di notevole importanza come Bonnie Honig ha offerto intorno alle varie formulazioni in cui il paradosso della politica si può presentare. Nello specifico, l'opera Emergency Politics: Paradox, Law, Democracy è stata considerata particolarmente organica e rappresentativa in tale ambito, e per questo è stata fatta oggetto del primo capitolo della presente trattazione, nel quale si tenta di realizzare una ricostruzione delle principali varianti che il paradosso della politica assume a seconda della specifica questione teorica in cui è contestualizzato. Raffronti con altre opere di Honig sono stati riportati allo scopo di chiarire alcuni concetti fondamentali, specialmente quelli che la filosofa ha mutuato da altri autori su di lei particolarmente influenti. Tra essi William E. Connolly ricopre un ruolo fondamentale, soprattutto per la sua proposta di presentare il paradosso della politica come una peculiarità non solo del momento della fondazione di uno Stato, ma della stessa esistenza politica dell'essere umano. Ciò ha costituito per Honig un assunto di base per concepire il rapporto paradossale tra le istituzioni e il popolo come intrinsecamente legato a una forma di violenza, e dunque come una questione che, inizialmente, sembra non ammettere soluzione – ma, in ultima analisi, non la richiede. Il problema, infatti, perde la sua cogenza nel momento in cui la stessa concezione della politica subisce un cambiamento, che si realizza, da una parte, rimuovendo i punti di vista morali a cui è legata secondo una certa tradizione, dall'altra, visualizzandola secondo una prospettiva competitiva. A supporto di tale teoria, saranno presentati anche gli interlocutori con cui Honig si relaziona criticamente, la cui importanza nel rivelare le implicazioni del paradosso della politica risiede nei loro tentativi di risolverlo: nello specifico si devono a Habermas le importanti acquisizioni sul paradosso della democrazia costituzionale, a Benhabib quelle riguardanti i paradossi della fondazione e della legittimità democratica e il paradox of bounded communities. Il secondo capitolo del presente lavoro è invece destinato all'illustrazione di tre importanti rapporti concettuali intrinseci al paradosso della politica, emersi nel corso del dibattito che al riguardo hanno svolto importanti teorici dalla seconda metà del ventesimo ai primissimi anni del ventunesimo secolo. In primo luogo è stato dunque esposto l'elemento della violenza, inscindibilmente legato alla politica dal momento che essa non può essere compresa senza un contemporaneo riferimento al potere, e soprattutto alla conquista e alla conservazione del potere; segue, in secondo luogo, la trattazione del rapporto tra identità e differenza, che emerge specialmente nei casi in cui nuovi diritti sono rivendicati da gruppi sociali che si qualificano come identità emergenti e nei rapporti di potere internazionali. In terzo e ultimo luogo, viene affrontata la questione circa la difficile conciliabilità dei condizionamenti legali determinati dagli ordinamenti costituzionali nelle vigenti democrazie (law-rule) e l'ineliminabile aspirazione democratica all'autodeterminazione popolare (self-rule). Seguendo le argomentazioni esposte nei due capitoli sarà dunque possibile pervenire a una nozione competitiva della politica, la quale concepisce lo spazio pubblico come il luogo in cui i rapporti tra i vari gruppi sociali vengono costantemente rinegoziati. In tal modo è dunque la stessa azione politica a rivelare la propria paradossalità, in quanto la sua condizione operativa è la presupposizione di un'identità che essa stessa deve ancora realizzare.
Italian Review of Legal History, 2023
The paper takes its cue from the recent edition of the Statutes in the vernacular of the Florentine Republic of 1355 to propose some considerations on the city's statute law as an instrument of political and identity affirmation of municipal institutions. The essay highlights how the great Florentine law constitutes a veritable 'monument' of the local legal culture and underlines its significance above all as a source for the history of local society, institutions and language in the mid fourteenth century.
POLITICA DEL DIRITTO, 2018
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Годишњак Филозофског факултета у Новом Саду, 2024
Nuova Umanità XXXII , 2010
Il corpo che abito. Visioni e riflessioni nella letteratura e dintorni, 2025
La figura di Maria tra fede, ragione e sentimento, 2013
HISTORIA LUDENS, 2023
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