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2008, Lanx
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L'evergetismo di Traiano ed Adriano nelle città dell'Italia. Opere pubbliche e modalità di intervento. 1. Introduzione «Fenomeno collocabile tra il politico, l'economico e il sociale l'evergetismo occupava un posto essenziale nella vita delle comunità. Il termine è un neologismo contemporaneo che indica l'atteggiamento munifico e i benefici (evergesie) degli individui verso le collettività […]. Questa dimensione civica è fondamentale e distingue l'evergetismo da altre forme di generosità, giustificate dalla pietà religiosa, dalla carità o dal mecenatismo, così come dai benefici legati alle relazioni personali». 1 Strade, porti, acquedotti, terme, teatri, anfiteatri, templi, magazzini, mercati. È questa l'immagine dell'evergetismo di età imperiale, prodotto della liberalità delle città, dei magistrati locali, dei collegia, dei privati ed infine strumento fondamentale della politica dei principes, da quando, con Augusto, l'immagine del principe costruttore-architetto divenne il prototipo dell'imperatore "buono" quasi per antonomasia 2. L'evergetismo di matrice imperiale, oggetto di questo breve contributo, costituisce, prendendo a modello la classificazione elaborata da Helene Jouffroy, una delle fonti principali di finanziamento nell'ambito della munificenza pubblica, affiancandosi alle evergesie riconducibili alle città (siano esse prodotto dell'ordo municipale o dei magistrati) e a quelle riconducibili a soggetti privati 3. Il ruolo dell'imperatore si fece progressivamente più centrale, in particolare per la realizzazione di quelle che potremmo definire, rubando un termine alla moda nelle discussioni politiche odierne, "grandi opere". Va però aggiunto, almeno per il periodo qui considerato (i regni degli imperatori Traiano ed Adriano), che l'accresciuto ruolo del princeps non determinò tout court una scomparsa degli altri soggetti ricordati: si nota, è vero, una progressiva erosione delle iniziative legate alle città o ai loro magistrati, che conobbero la maggiore intensità nel corso del I secolo d.C., ma non un loro esaurimento in qualche misura definitivo ed irreversibile. I testi epigrafici ci documentano liberalità che spaziano dal restauro di templi 1
STUPOR MUNDI, 2020
Il progetto L’iniziativa prevede la rigenerazione di uno spazio urbano sito a Palermo, il CASTELLO DI UTVEGGIO con il suo Parco, da destinare alla promozione di un modello di imprenditoria sociale e culturale attraverso la trasformazione di uno spazio urbano dismesso in un luogo con maggior coinvolgimento delle comunità nei processi di rigenerazione, un vero e proprio Coworking pubblico, ovvero un progetto ad iniziativa privata nel quale il partenariato si concretizzi nella messa a disposizione di uno spazio/immobile pubblico, a fronte o meno del pagamento di un canone. Nello specifico il progetto prevede l’ubicazione all’interno del Complesso Monumentale di Castello Utveggio, di proprietà della Regione Siciliana, di un insieme integrato di funzioni e attività economiche, sociali, turistiche e culturali in grado di intercettare gli enormi flussi turistico-culturali, già generati dalla Città Metropolitana di Palermo e dal suo hinterland, attraverso la formula del Partenariato Pubblico Privato Contrattuale (PPPC).
Il suo nome di battesimo è per l'esattezza Gaetano Carmine Francesco Paolo Majorano, ma è più noto come Caffarelli, soprannome che assunse quando intraprese la carriera artistica. Possedeva un carattere a dir poco pessimo, infatti lo si ricorda per molti suoi aneddoti. Il Caffarelli, il Gizziello e il Farinelli sono stati definiti gli "astri del Bel canto" napoletano: erano tutti e tre soprani, possedendo una voce che si estendeva a note più acute rispetto per esempio a quelle del Senesino, per citare un altro castrato famoso. A differenza degli altri due, il Caffarelli rappresenta lo stile antico del virtuosismo Baroccheggiante di pura abilità tecnica, non ingentilita dall'espressione (citazione dall'UTET). Secondo un dizionario di musica sarebbe nato da una povera famiglia contadina il 16 aprile 1703. Si racconta che piuttosto di aiutare i genitori lavorando, preferisse andare nelle chiese per sentir cantare e suonare l'organo. L'enciclopedia Italiana del Treccani, anni fa, lo faceva nascere nella stessa data. Tuttavia ci sono delle contraddizioni su luogo e giorno di nascita: due fonti affermano che la sua città natale fosse Bitonto (che si distingue anche per essere stata la città natale ad un certo Nicola Logroscino, definito in qualche scartoffia "Dio dell'opera buffa" e di Tommaso Traetta) e che la corretta data di nascita sia il 12 aprile 1710. Ma su questa confusione ci illumina definitivamente il ricorso all'atto di nascita che riporto:"A 16 aprile 1710 il reverendo don Francesco Padula, de licentia ha battezzato Gaetano Carmine Francesco Paolo figlio legittimo e naturale di Vito Maiorano e di Anna Fornella: il compare fu il signor don Lorenzo Alburquerque. Nacque alli 12 di detto mese ad alba L.D. Parroco don Giovanni Battista Latillo".E' da dire che non fu figlio unico ed ebbe pure dei fratellastri dal momento che il padre dopo la morte di Anna Fornella (avvenuta il 25 ottobre del 1721) sposò in seconde nozze Laura de Fano il 26 febbraio 1722: da tale unione si ebbero Nicolangelo il 19/03/1723 e Gaetano ancora (certo che avevano una grande fantasia coi nomi ..) il 20/12/1723, morto il giorno del battesimo e per il cui parto pure Laura se ne dipartì. Le mortalità in quel periodo di neonati e per parto erano abbastanza frequenti. Gaetano, fin da giovinetto dimostrò una grande inclinazione per la musica, tant'è che invece di aiutare il padre nei suoi lavori contadineschi, preferiva frequentare le Chiese ove si faceva musica. Ora si dà il caso che la sua frequenza sarebbe stata notata da un certo maestro di nome Caffaro, il quale avendo intuito le spiccate attitudini ed uditane la voce, convinse il padre (con il miraggio di immense fortune guadagnate per il futuro dal figlio) a fargli subire la nota, mostruosa, operazione; dopo di che egli avrebbe ritirato presso di sé il povero mutilato per impartirgli i primi elementi musicali. Il maestro Caffaro, dopo che si era dedicato assiduamente alla promessa di forgiare il cantante al padre, si rese conto che non era più in grado di completare l'educazione artistica del suo pupillo, per il quale presentiva un grande avvenire: è per questo motivo che lo inviò a proprie spese Napoli alla scuola del celebre Nicola Porpora. Il Caffaro era convinto che un giorno sarebbe diventato un grande cantante così da poter portare gloriosamente nel mondo il nome della patria adorata, e che avverandosi la sua "profezia" del modesto musicista di Bitonto, il Majorano, riconoscente della protezione da lui avuta, ne assumesse il nome, facendosi chiamare CAFFARELLI. Ci sono però delle ulteriori osservazioni relative al Caffaro e Porpora. Ammettendo che il Majorano da giovane avesse incontrato il Caffaro, da cui si spiega il nome assunto poi dal cantante, con cui ha appreso l' ABC della musica, e ammettendo pure che poi si sia trasferito sotto la guida del Porpora, si deve escludere che il Porpora lo tenesse presso di sé ed a suo carico dopo l'operazione subita e lo mantenesse sempre a sue spese a Napoli, questo dal semplice fatto che la famiglia del Majorano era più che agiata e di conseguenza affatto bisognosa di aiuto altrui. Questo lo si può desumere da un atto notarile rogato per mano del notaio Giuseppe Formella in data 25/02/1739, che elenca le proprietà che il Caffarelli possedeva in Bitonto e che gli venivano dall'eredità materna (non si deve dimenticare infatti che Anna Fornella era morta il 25/10/1721). A questo lascito si deve aggiungere quello della nonna Caterina Mariano, in data 06/09/1720 per atto del notaio Palmo Stellacci:" Caietano Majorano, eius pronepoti et ut ille proficere possit studio gramaticae, et etiam dare operam cum majori decentia Musicae, in qua dictus Cajetanus magnam habere dicitur inclinationem, cupiens se castrare et eunucum fieri deliberasse ipsam Catherinam ex nunc et ab hodie dare et relaxare, imo donare donationis titulo irrevocabiliter inter vivos dicto Cajetano Majorano, eius pronepoti ut supradicto usufructum duarum vinearum " Alla luce di queste due precisazioni di lasciti della madre e della nonna, il Caffarelli si poteva ben mantenere da solo. Ma quanto tempo il Caffarelli rimase presso Nicola Porpora? Pare cinque anni, durante i quali il maestro gli fece studiare scale gravi, scale per il gorgheggio ed agilità, nonché tutte le forme degli abbellimenti: finché lo stesso Porpora gli disse:"Vattene, figliuol mio. Io non ho altro da insegnarti. Tu sei il primo cantante dell'Italia e del mondo".
Castiglione e Falerna. Nascita e sviluppo di una comunità del Tirreno. Quadro storico di riferimento, 2019
Falerna è un comune della provincia di Catanzaro, posto nell’estremità settentrionale del Golfo di Sant’Eufemia, e il suo territorio si eleva dalla costa tirrenica calabrese fino a 1.328 metri sul livello del mare. Il nucleo urbano più antico è rappresentato dal borgo di Castiglione Marittimo, che sorge a mezza costa su un’altura dove i Normanni hanno costruito – in posizione strategica – un castello attorno al quale sono sorte le abitazioni. Più in alto (550 mt s.l.m.) nasce Falerna, e occupa le terre alle falde del Monte Mancuso dove i d’Aquino, feudatari di Castiglione dal 1303, nella prima metà del Seicento raggruppano genti sparse nei casali contadini delle campagne e accolgono famiglie provenienti dai centri di Motta Santa Lucia, Martirano, Savuto e Nocera. Armido Cario parla di «popolamento per colonizzazione» e – a proposito della denominazione del nuovo villaggio – sembra propendere per il «riferimento ai luoghi d’origine dei d’Aquino, a Capua, situata nella regione dell’antico ager Falernus e della tribus Falerna». L’insediamento costiero della Marina nasce, invece, dopo l’ultima guerra mondiale e si sviluppa per tutta la seconda metà del Novecento. In questo caso, le abitazioni sorgono a monte del rilevato ferroviario e si espandono prima fino al tracciato dell’autostrada e poi verso la collina nella zona detta Guori. Con il sorgere di Falerna Marina si chiude «il cerchio tracciato dal compasso della storia». «Un cerchio che abbraccia, idealmente e materialmente, i tre nuclei urbani di Falerna, realtà urbana una e trina, distesa tra le sponde tirreniche ed i rilievi montuosi del Mancuso e del Castelluzzo», come ci dice sempre Cario.
Obiettivo strategico: degradare ruolo, compiti e collocazione celeste di San Raffaele, dislocandolo dalla posizione apicale e verticistica dallo stesso scritturisticamente detenuta, in Tb 12,15 per portarlo nel penultimo grado delle gerarchie celesti. Distruggere la presenza reale dei Sette Arcangeli in Tb. e Ap. trasformandoli in allegorie liturgiche. Autore dell'abbassamento: S. Tommaso D'Aquino. Opera:-Summa Theologica, T I°, q.112, n.3: «Un angelo fu mandato per ministero a Tobia. Eppure esso dichiarò di sé [Tb 12, 15]: "Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che stanno al cospetto di Dio". Quindi anche gli angeli che sono mandati stanno al cospetto di Dio … Se gli angeli inferiori non appartengono al numero degli angeli assistenti, ciò dipenderà dal fatto che essi non ricevono le illuminazioni immediatamente da Dio, ma per mezzo degli angeli superiori… Tutti gli angeli assistenti vedono alcune cose immediatamente negli splendori della divina essenza: perciò si dice che è proprio di tutta la prima gerarchia essere illuminata immediatamente da Dio. Ma gli angeli superiori vedono più cose degli angeli inferiori, e su di esse illuminano gli altri: come anche tra coloro che stanno intorno al re, alcuni conoscono più segreti di altri». Periodo di realizzazione: XIII° secolo. Corollari liturgici: divaricazione tra Angeli assistenti e ministranti; sparizione dei Sette Arcangeli. ___________________________________________________________________ UBI EST RAPHAEL? Lo pseudo-Dionigi, stranamente, nel descrivere le Gerarchie e i Cori del suo sistema, parla di Gabriele e di Michele, ma non parla mai di Raffaele! Perché? La questione rimane senza risposta! Ovviamente gli interpreti successivi dell'opera se lo sono chiesto. Tale carenza può spiegarsi forse con l'imbarazzo dell'espressione utilizzata da Raffele in Tb 12,15, che introduce a) non solo l'idea di Sette Arcangeli principali, ma anche, quel che è peggio per l'angelologia classica, b) la possibilità da parte di spiriti assistenti di essere inviati per compiti e ministeri esteriori, che di solito si attribuiscono solo ai ministranti.
In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di Dio e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio; a dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a liberarla dal cattivo demonio Asmodeo. Dal Capitolo 6 di Tobial'angelo gli disse: «Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire». Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a riva. Gli disse allora l'angelo: «Aprilo e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili in disparte e getta via invece gli intestini. Il fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti … Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo e cesserà in essa ogni vessazione e non ne resterà più traccia alcuna. Il fiele invece serve per spalmarlo sugli occhi di uno affetto da albugine; si soffia su quelle macchie e gli occhi guariscono … Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara e all'infuori di Sara nessun altro figlio o figlia. Tu, come il parente più stretto, hai diritto di sposarla più di qualunque altro uomo e di avere in eredità i beni di suo padre. È una ragazza seria, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona». Dal Capitolo 8 di Tobia-Tobia allora si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo sacco il fegato e il cuore del pesce e li pose sulla brace dell'incenso. L'odore del pesce respinse il demonio, che fuggì nelle regioni dell'alto Egitto. Raffaele vi si recò all'istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi. Dal Capitolo 9 di Tobia-Allora Tobia chiamò Raffaele e gli disse: «Fratello Azaria, prendi con te quattro servi e due cammelli e mettiti in viaggio per Rage. Va' da Gabael, consegnagli il documento, riporta il denaro e conduci anche lui con te alle feste nuziali. Tu sai infatti che mio padre starà a contare i giorni e, se tarderò anche di un solo giorno, lo farò soffrire troppo. Vedi bene che cosa ha giurato Raguele e io non posso trasgredire il suo giuramento». Partì dunque Raffaele per Rage di Media con quattro servi e due cammelli. Alloggiarono da Gabael. Raffaele gli presentò il documento e insieme lo informò che Tobia, figlio di Tobi, aveva preso moglie e lo invitava alle nozze. Dal Capitolo 11 di Tobia-Allora s'incamminarono tutti e due insieme. Poi Raffaele gli disse: «Prendi in mano il fiele». Il cane li seguiva. Anna intanto sedeva a scrutare la strada per la quale era partito il figlio. Le parve di vederlo venire e disse al padre di lui: «Ecco viene tuo figlio con l'uomo che l'accompagnava». Raffaele disse a Tobia prima di avvicinarsi al padre: «Io so che i suoi occhi si apriranno. Spalma il fiele del pesce sui suoi occhi; il farmaco intaccherà e asporterà come scaglie le macchie bianche dai suoi occhi. Così tuo padre riavrà la vista e vedrà la luce». Dal Capitolo 12 di Tobia-Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non trascurate di ringraziarlo. È bene tener nascosto il segreto del re, ma è cosa gloriosa rivelare e manifestare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e non vi colpirà alcun male. Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l'elemosina con la giustizia. Meglio il poco con giustizia che la ricchezza con ingiustizia. Meglio è praticare l'elemosina che mettere da parte oro. L'elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l'elemosina godranno lunga vita. Coloro che commettono il peccato e l'ingiustizia sono nemici della propria vita. Io vi voglio manifestare tutta la verità, senza nulla nascondervi: vi ho già insegnato che è bene nascondere il segreto del re, mentre è cosa gloriosa rivelare le opere di Dio. Sappiate dunque che, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l'attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a curare la sepoltura di quel morto, allora io sono stato inviato per provare la tua fede, ma Dio mi ha inviato nel medesimo tempo per guarire te e Sara tua nuora. Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore.
Betold Brecht : "L'esame per ottenere la cittadinanza"
Pubblicato in " Panorama Numismatico ", n.279, dicembre 2012
Mentre nelle organizzazioni statali gli individui sono i soggetti giuridici primari e gli enti sono soggetti giuridici secondari, nelle organizzazioni internazionali sono gli Stati ad essere i soggetti primari e gli individui solo secondari. Oggi la popolazione mondiale (6 mld di persone) sono ripartite tra circa 200 Stati. Agli Stati si affiancano altri soggetti che però hanno una diversa e più limitata capacità giuridica a livello di relazioni internazionali: gli insorti, i movimenti di liberazione nazionale, le organizzazioni internazionali e gli individui.
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appunti musicali giornalistici, 2014
Un altro 1969: i territori del conflitto in Italia, 2020
Archeologia della guerra nelle Romagne al tempo della battaglia di Pavia (1525), 2024
Articolo alle pp. 157-166 di Alessandria: 850 anni di Storia a cura di Renzo PENNA e Giancarlo PATRUCCO, Associazione. “Città Futura”, Alessandria, 2019. , 2019
Pier Giacomo 100 volte Castiglioni, 2013
Bollettino d'arte, 2004
Castruccio Castracani - I suoi tempi - La sua vita e le imprese, 2020