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2016, in "Antropologia museale" n.37/39
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In una tranquilla cittadina pugliese un corteo storico dilaga, ogni anno, coi suoi 350 figuranti. Racconta una storia che nessuno aveva mai sentito. Un gruppo di giovani cerca di legarla alle leggende locali. Da dove nasce tutto ciò? Inaspettatamente, dall’arrivo di un’équipe di archeologi. L’etnografia di quest’articolo rende conto delle implicazioni e delle ripercussioni dell’incontro fra professionisti dell’archeologia e una collettività, o meglio un gruppo di giovani, che scopre e nutre una passione per la storia. Da qui, due conseguenze inattese: la patrimonializzazione della storia, che i protagonisti valorizzano e riscrivono, e la creazione di un corteo storico, ormai quasi trentennale, che nel suo specifico linguaggio viene qui letto come un “uso sociale della storia”.
Genesis. Rivista della Società Italiana delle Storiche, 2023
Le donne di Westeros. Agency femminile fra tradizione e trasgressione nel medioevo immaginato del Trono di Spade Matilde Cazzola, Luca Sandrini Le donne, il matrimonio e l'ordine sessuale dell'Impero britannico (c. 1715-1815). Commento a margine di Black Sails e Bridgerton Giancarlo Poidomani How the West was won: come le serie tv hanno raccontato il mito della Frontiera da La casa nella prateria a Outer Range Raffaella Bianchi L'esportazione di modelli femminili delle serie tv turche: Noor e Fatmagül tra violenza e desiderio Eros Francescangeli Visioni caleidoscopiche. Identità nazionale, conflitti culturali e rappresentazioni di genere in tre serie televisive turche Ricerche Stefano Gardini Primi sondaggi per un approccio di genere agli user studies in ambito archivistico Louise Bonvalet Sorcier ou sorcière? Les époux Di Rossi et Stellopulla devant l'inquisition vénitienne Rubriche Recensioni Paola Stelliferi «Non è che l'inizio!»: il processo di Verona del 1976 Antonella Petricone Un nuovo immaginario in cui riconoscersi Resoconti Marilena Casella The Other Side of Power. Il rapporto tra donne e potere dall'epoca tardorepubblicana all'età tardoimperiale
Sono alcuni giorni che si è generato un complicato dibattito in rete a partire da alcune affermazioni di Piergiorgio Odifreddi sull'Olocausto, il nazismo, e via via l'ermeneutica storica, lo statuto di verità di della disciplina storica stessa. Odifreddi ha fatto il punto su questa polemica che lo ha visto come oggetto, più che come soggetto del discutere, nel post precedente, rispondendo a Christian Raimo che qui, sua volta, indirettamente (rispondendo a Quit the Doner) lo chiamava molto direttamente in causa. In questo intervento spostiamo l'attenzione su alcune questioni di metodo che investono la storia, il suo uso pubblico, e la funzione dell'intellettuale nel dibattito pubblico.
F. D’Avenia (ed), La storia, gli storici (ed. orig. 2004), 2012
2012
Questo volumetto raccoglie gli atti di un dibattito svoltosi presso la Facolt\ue0 di Lettere e Filosofia di Palermo il 29 novembre 2000. Il tema della discussione, \u201cla storia, gli storici\u201d, riguardava i manuali di storia in uso nelle scuole superiori, con l\u2019intervento non solo di professori universitari di storia, ma anche di docenti di alcuni licei palermitani, in un confronto \u2013 tanto interessante quanto raro \u2013 tra mondo universitario e mondo scolastico. La scelta del tema non era ovviamente casuale ma rispondeva a un\u2019esigenza ben precisa: discutere il contenuto di due mozioni presentate rispettivamente presso il Consiglio regionale del Lazio e, pochi giorni dopo, presso l\u2019Assemblea Regionale Siciliana, da parte di alcuni esponenti di un partito politico
CAPITOLO 17: gli anni 20 Guerra sveglia animi: voglia di partecipazione nella vita politica: suffragio universale in molti paesi ed ingrasso dei partiti di massa nella vita politica. Declino quindi delle élite 800esche in favore delle figure politiche ufficiali: i partiti ondata di democratizzazione che si concretizza in liberalismo in alcuni paesi ma in altri in dittatura. Fascismo contraddittorio che unisce aspeti innovatori e tradizionalisti: non si era capito da subito pericolo.
Giovanni ASSERETO, Che cos'è la storia? (maggio 1991) 1 a. La «narrazione veridica» e la fiction Definizioni della storia ne sono state date moltissime, anche assai diverse tra loro: il che significa che nessuna è soddisfacente. Una delle migliori mi pare quella proposta da Niccolò Tommaseo nel suo Dizionario della lingua italiana: «Narrazione veridica, meditata, ordinata de' fatti e casi memorabili». È buona perché è precisa fin dove può esserlo, ed è vaga dove specificare equivarrebbe a limitare e impoverire. È dunque narrazione veridica, distinta da ciò che nella lingua inglese, con termine riassuntivo, si chiama fiction. Istoria in greco significa indagine; fiction deriva dal latino fingere, cioè plasmare. Da un lato, insomma, stanno i prodotti della fantasia, della creatività e dell'arte; dall'altro le testimonianze della realtà. In pratica, però, questa distinzione ha faticato a realizzarsi. Il mito e la leggenda hanno a lungo intersecato il campo della storia, spesso prevalendo su di essa. Man mano la storia ha cercato di emanciparsi dalla saga e dall'epopea, o dai racconti fantasiosi di tanti storici-letterati, ma ci è riuscita solo in parte. La tradizione biblica e la storia sacra, almeno fino al Settecento, hanno rappresentato una sorta di prologo in cielo e di gabbia concettuale per ogni ricostruzione delle vicende umane. Nell'Ottocento, mentre la storia aspirava a diventare sempre più laica e scientifica, fu il romanzo storico, o l'opera lirica che spesso ne era una derivazione, a fornire al grande pubblico la visione del passato. Nel Novecento, con maggiore capacità di suggestione, sono intervenuti il cinema e la televisione. Per la maggioranza delle persone, ad esempio, l'America ottocentesca è quella, fasulla e fantastica, dei film western. Nell'era dei mass media e della loro onnipotenza, distinguere narrazione veridica e fictionsoprattutto far comprendere questa differenza ai ragazziè un compito più importante che mai. b. La ricerca e i suoi problemi
La scoperta dell'acciaio inossidabile si deve all'inglese Harry Brearly di Sheffield: nel 1913, sperimentando acciai per canne di armi da fuoco, scoprì che un suo provino di acciaio con il 13-14% di cromo e con un tenore di carbonio relativamente alto (0,25%) non arrugginiva quando era esposto all'atmosfera. Successivamente questa proprietà venne spiegata con la passivazione del cromo, che forma sulla superficie una pellicola di ossido estremamente sottile, continua e stabile; per questo l'acciaio inox resiste alla corrosione sia in ambiente umido che asciutto. Ma non solo: gli acciai inox offrono anche molte proprietà secondarie che li rendono materiali di grande versatilità.
Malena legge Colley «Storica», n. 54 Linda Colley, L'odissea di Elizabeth Marsh. Sogni e avventure di una viaggiatrice instancabile, Einaudi, Torino 2010, pp. XXII-347 (ed. orig. London 2007). «Questo libro traccia […] la mappa di un mondo in una vita, e di una vita nel mondo», scrive Linda Colley nella premessa al volume, pubblicato in inglese nel 2007 e in traduzione italiana nel 2010, un racconto che «attraversa molte frontiere» e che «narra tre storie intimamente connesse» (p. V): quella di una donna sconosciuta o quasi, Elizabeth Marsh , e dei suoi viaggi per mare e per terra attraverso quattro continenti; quella della sua famiglia -genitori, zio, fratelli, marito, figli, cugini, e altri parenti -, molti dei cui membri ebbero per le loro attività, idee, viaggi, un ruolo fondamentale nella vita della protagonista; quella di un'epoca, il XVIII secolo, segnata da trasformazioni decisive e spesso violente, e da rapporti sempre più intensi e più stretti tra le diverse parti del mondo. L'autrice -storica inglese di eccezionale talento, nota al pubblico italiano soprattutto per Prigionieri 1 (mentre purtroppo non è mai stato tradotto l'importante Britons: Forging the Nations, 1707-1837) 2 , docente per diversi anni alla London School of Economics e ora all'Università di Princeton -si misura dunque con un genere storiografico di antica tradizione ma a lungo poco praticato dagli storici di professione: quello della biografia, che questo libro contribuisce a rinnovare. La spiccata sensibilità della
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edito in Storia dell'italiano scritto. II. Prosa letteraria, a c. di G. Antonelli, M. Motolese, L. Tomasin, Roma, Carocci, 2014, pp. 121-52
L'identità Nazionale. Storie, film e miti per raccontare l'Italia
ACCADEMIA DELLE ARTI DEL DISEGNO. 450 ANNI DI STORIA, a cura di L. Zangheri e Bert W. Meijer, 2015
Introduzione a David Armitage- Jo Guldi, Manifesto per la storia. Il ruolo del passato nel mondo d'oggi, 2016