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Libertà è partecipazione?

Abstract

[Questo è il testo di una conferenza tenuta a Bolzano il 24 gennaio 2017, su invito della Provincia Autonoma, all'interno di un ciclo di Cafè philosophique.] In genere, quando abbiamo un dubbio su qualcosa sentiamo l’esigenza di consultare un esperto. Dal malfunzionamento di una caldaia ai capricci del tempo, da un dolore fastidioso al giudizio avventato di un conoscente, è rassicurante sapere in quale modo o luogo la nostra curiosità potrà essere appagata. Ma a chi ci rivolgiamo se il dubbio che ci assilla riguarda la nostra libertà? Chi può rassicurarci una volta che cominciamo a chiederci se siamo veramente liberi, se la libertà di cui godiamo è veramente tale, se non ne esistono di migliori o addirittura se la libertà sia poi davvero un bene così prezioso? Consulteremo forse il blog di un giurista? Il numero di telefono di uno psicologo? Compulseremo un manuale di chimica o biologia? Ci rifaremo vivi con un vecchio amico che ora fa il professore di matematica e fisica nel liceo di nostro figlio? È più probabile che ritroveremo la pace interiore pensando con stoica rassegnazione che la libertà è una delle grandi questioni filosofiche dell’esistenza su cui le opinioni sono destinate a divergere fino alla fine dei tempi. Eppure della nostra o altrui libertà dobbiamo pur pensare qualcosa. Se c’è qualcosa di importante nelle nostre vite, la libertà è sicuramente fra queste. Nel mio intervento presenterò e discuterò una gamma ristretta di concezioni della libertà, mi concentrerò su alcune di esse e proverò a spiegare perché ha senso chiedersi se esistano libertà migliori di altri. Lo scopo del ragionamento è chiarire perché non è sbagliato sostenere, come ha fatto Giorgio Gaber in una celebre canzone, che la libertà non è uno spazio libero, ma è partecipazione.