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2018, Trento/Barcellona: ListLab. Collana Design Experience
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Il multiplo nelle sue relazioni con l’arte e l’industria è il punto di partenza per un’indagine sull’evoluzione del design del gioiello. Verso il superamento di un’obsoleta nozione di serialità industriale, la gioielleria contemporanea si contraddistingue come un ambito di ricerca fortemente innovativo, per la sua capacità di intendere l’oggetto attraverso nuove estetiche, significati e materiali, verso un’idea di multiplo singolare. La ricerca apre una prospettiva progettuale ad un gioiello pensato per un consumo non solo tangibile ma intellettuale, poiché dilata i suoi significati a un più ampio spettro di temi e finalità, come la sostenibilità, l’innovazione materico-tecnologica, le problematiche di natura politica e sociale che interessano la contemporaneità. Dal digitale al postdigitale, mescolando atomi e bits, anche il design del gioiello costruisce inediti scenari, dove software innovativi, scanner 3D, manipolazioni di materiali e contaminazioni transdisciplinari espandono i confini della ricerca.
Oswald Mathias Ungers. L’Uno e il Molteplice, Clean, Napoli, 2017
Rispetto a una tendenza che spinge il progetto in una dimensione sempre più tecnica, che lo vuole da un lato sciolto nella liquidità dei sistemi digitali, dall’altro funzionale a stringenti logiche di mercato, così che si configuri come “prodotto”, destinato a rispondere al pari degli altri beni di consumo a una domanda complessa e diversificata, la lezione di un maestro dell’architettura come O. M. Ungers risulta quanto mai attuale […] Ungers è un tedesco e come tale incarna una duplice dimensione, da un lato quella della ragione, la ragione dei filosofi, del pragmatismo industriale ed economico, e la ragione dell’oggettività bauhaussiana, dall’altro la dimensione della “passione”, la passione del Romanticismo, del dionisiaco nietzschiano. Questa duplicità, la coincidentia oppositorum di Nicola Cusano, non diventa mai conflitto, è il luogo in cui tesi e antitesi coincidono, in cui la varietà convive nell’unità, cosicché se vi è un’identità della cultura occidentale essa consiste per Ungers nella sua capacità di fondarsi sul molteplice, sul superamento dei contrari in una «unità complementare». Oltre a mettere in luce aspetti meno noti della figura di Ungers architetto e teorico dell’architettura, il libro riflette anche sull’intenso rapporto dell’architetto tedesco con la cultura italiana, un rapporto sancito con il conferimento della laurea ad honorem alla Facoltà di architettura “Aldo Rossi” dell’Alma Mater di Bologna nel 2004.
2016
Il destino dei grands ensembles è una delle questioni più difficili da affrontare in Francia ed è al centro del dibattito da ormai più di trent'anni. Il termine, inizialmente utilizzato per identificare il sistema morfologico, caratterizzato da grandi edifici d'abitazione, nel tempo è divenuto sinonimo di alloggi a basso costo, di scarsa qualità, destinati alle classi più popolari. L'alveo di riferimento teorico in cui si iscrive la loro definizione è quello delle ricerche del Movimento Moderno sull'abitare. Come è stato possibile che la spinta ideale dei principi della Carta di Atene, una promessa di progresso e qualità, sia degenerata a tal punto? I molti sforzi fatti a partire dagli anni novanta per immaginare la possibile riqualificazione dei grands ensembles hanno avuto la forza di incidere solo parzialmente. La necessità dell'architettura è in questi casi ancora oggi tutta da dimostrare caso per caso. Parole chiave: Moderno, banlieue, processo
Il nativo digitale è l'adolescente contemporaneo che, essendo nato nel pieno della rivoluzione digitale, si distingue per un alto livello di alfabetizzazione informatica e per un uso intensivo ed altamente competente delle nuove tecnologie di comunicazione digitale. Questo concetto, molto affascinate e suggestivo che tutti noi al giorno d'oggi siamo abituati a sentire, masticare e, soprattutto, a dare per scontato è appunto un mito. In un questo breve articolo cercherò di sfatare questo mito contemporaneo, mettendo in discussione sia le sue radici accademiche che le sue ramificazioni di senso comune. Infine mi piacerebbe commentare alcuni dati relativi ad una ricerca di prossima pubblicazione su
Un confronto tra filosofia, storia della scienza, religione giudaico cristina e mitologie. Un racconto che si ripete in varie forme: gli elementi ricorrenti sono l’universo che ha avuto origine dal “Caos” e la temporalità del mondo. Da qui nasce la domanda fondamentale sull’universo, se questo abbia avuto origine o meno. La svolta si ha nel 1929, quando grazie alle osservazioni di Hubble e successivamente confermato dalla scoperta della radiazione cosmica di fondo negli anni ’60, si scopre che l’universo è in espansione, frantumando l’idea di cosmo stazionario come era sempre stato immaginato, persino da Einstein. Dai dati scoperti, si suppone quindi un’esplosione iniziale, chiamata singolarità, che ha dato origine all’universo e che ha provocato un’asimmetria dal punto di vista temporale (il tempo va avanti e non indietro) e dall’altra parte una simmetria dal punto di vista spaziale. Quando ci si interroga sulla forma dell’universo, non si può parlare di cosmologia, ma di cosmologie, perché vi sono varie ipotesi e analizzando le varie immagini che si sono susseguite nella storia dell’universo, si potrebbe ipotizzare che l’universo sia sorto dal nulla oppure abbia avuto origine da un qualcosa, da una “hyle” preesistente, che sia essa caos o vuoto quantistico, ovvero lo stato minimo di energia presente nell’universo, confermato da esperimenti come l’effetto Casimir. A domande del genere l’uomo non trova risposta, ma certo è che, in un modo o nell’altro, l’uomo non smetterà di sforzarsi di raccontare la sua origine, ponendosi delle domande di senso che portano la cosmologia a essere qualcosa in più rispetto alla concezione che la vede un semplice sottogruppo della fisica: la cosmologia fa dialogare e collega diverse discipline e per questo non la si può limitare in confini ben precisi.
Appunti Numismatici, II quaderno di numismatica a cura del CNRL, 2017
Articolo tratto da Appunti Numismatici, II quaderno di numismatica a cura del CNRL
Il disegno delle trasformazioni , 2011
The following article presents a number of research projects dealing with architectural and urban-historical themes, directed towards the experimentation of Geographic Information Systems (GIS) which are usually employed only in territorial field. All these research projects are founded on one premise: the connection of the individual artefact to its territorial location is an increment of knowledge itself. The main aim, rather than a qualitative collection of data, is a systematic understanding of heritage, aimed at identifying all the interactions between the artefact and its context. In this framework, the “map” is the main place where information is processed, in order to join different levels of knowledge. According to this, in all the research projects here presented: i) the data were linked to the map space; ii) different information were organized in databases; iii) standard procedures were identified for the realization of 2D and 3D accurate models, geo-referenced and interfaced to an external DBMS. The final goal has been the promotion of heritage through knowledge sharing. For this reason the research projects were oriented towards the study of relationships between GIS and the web and friendly interfaces based on criteria of perception, through which generate an improvement of interaction’s levels between the user and the map. Obviously all these experimentations were possible thanks to the abrupt development of digital technologies. But at the same time these new opportunities may cause other problematic issues, which were considered in the different researches development, two of which are here highlighted. The first issue is the figurative redundancy. Its risk is a decrease of emotional power for each single image, whose ultimate consequence can be the dematerialization of the “sense of place”. The second issue is the reliability of information. It can be related to the quality of metrical, geometrical and surface data and to the communication of contents and management of transitions between different informative levels.
Parlare di frazioni di centesimi di secondo nei giorni nostri è ormai pratica corrente; è sufficiente assistere a una gara sportiva di atletica leggera, sci, automobilismo per rendersi conto come tempi così brevi siano comunemente alla portata di tutti (un centesimo di secondo si indica con 10-2 s). Eppure è piuttosto difficile immaginare un tempo di 10-35 secondi: trentacinque zeri davanti all'unità, un tempo che nel nostro mondo macroscopico non siamo in grado di rilevare se non con sofisticatissime procedure di laboratorio sulla materia subatomica. Tuttavia, è proprio su questo infinitesimo intervallo di tempo che da anni la fisica cosmologica sta dibattendo con teorie e calcoli matematici: cosa è accaduto nei primi 10-35 secondi dell'Universo, immediatamente dopo il Big-Bang?
2012
Con i Plurimi , che datano dal 1961 al 1965, Vedova stacca il quadro dalla parete e lo installa nello spazio tridimensionale, smembrando la superficie pittorica in un insieme di elementi frammentati che, diversamente distribuiti nello spazio, separati, eppure connessi e aggregati a formare “nuclei di energia attiva”, potrebbero erroneamente essere rubricati come ibridi appartenenti tanto al regno della pittura quanto a quello della scultura e dell’architettura; ma non e cosi: la loro intima natura e squisitamente e spettacolarmente pittorica. La pittura gestuale di Vedova nei Plurimi si radicalizza fino al contagio dell’osservatore di cui richiama direttamente il gesto. Il pubblico e pertanto obbligato a non limitarsi esclusivamente alla pratica dello sguardo, ma e sollecitato a impegnare il proprio corpo in un’esplorazione che puo comportare un’azione ulteriore rispetto all’attraversamento delle opere come se fossero quinte teatrali. Adescato da alcuni elementi preposti al moviment...
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Pedagogia e politica, in occasione dei 100 anni dalla nascita di Paulo Freire, 2022
Insula Fulcheria, 2000
In: Bianco & nero, fascicolo 561/562, maggio-dicembre 2008, pp. 43-61, 2008
Quaderni di Psicologia Archetipica 2024, "L'individuo e l'anima del mondo", 2024
Bianco e Nero, n° 568, 2011
DOAJ (DOAJ: Directory of Open Access Journals), 2015
Il massimo pluralismo ovvero... (Alice nel Paese delle meraviglie), 2004