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2016, Opera Scenica
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Alessandro Magini, Opera Scenica, in A.A.V.V. “Opera Unica” di Marco Bagnoli, Mondadori Electa S.p.A, Milano 2016 Il concetto di “opera scenica” viene qui interpretato e contestualizzato in un confronto fra la tradizione culturale umanistica e la produzione artistica moderna e contemporanea, in particolare con quella di Marco Bagnoli.
Nuove lezioni bellinzonesi, 2022
Book review, "Nuove lezioni bellinzonesi," vol. 1, 2022, pp. 171-176
Puglia Mitica, a cura di Francesco De Martino, 2012
Delle opere teatrali edite di Michele di Zonno (Triggiano 1903(Triggiano -1947, due sono di argomento mitologico: Amore e Psiche ed Eco e Narciso. Sua è anche una traduzione dal latino dello scrittore cinquecentesco Alberto Musatti, Ecerinide. Di argomento sociale contemporaneo sono invece Disfacimento e La casa dei giocattoli. Non risulta invece finora edito un dramma in prosa, Giuoco. Incomplete e inedite sono le due opere L'imitazione di Cristo e Il destino degli uomini. Altri scritti si rifanno alla sua attività giornalistico-letteraria, come direttore de La Cavea, rivista di teatro e letteratura da lui fondata a Bari il cui primo numero uscì nel 1930 1 , e alla vice direzione della casa editrice romana "Europa", diretta da E. Bonaiuti, per la quale fu responsabile di varie riviste di spettacolo e cultura 2 . Impegnato politicamente prima contro il fascismo e poi nella Resistenza e nella fondazione delle sedi pugliesi del Partito Democratico del Lavoro. Amore e Psiche. Il primo dei due brevi drammi mitologici è un atto unico e nel 1926, quando Di Zonno aveva appena 23 anni, risultato vincitore di un concorso nazionale per un lavoro teatrale, fu rappresentato a Roma al Teatro Valle il 5 luglio 3 .
Prima edizione moderna e annotata del Trattato della musica scenica di Giovanni Battista Doni. Anton Francesco Gori raccolse e ripubblicò nel Settecento numerose opere di Giovanni Battista Doni, tra le quali spicca questo ragguardevole trattato, rimasto sepolto negli archivi romani per più di un secolo. È questo un testo che offre ai nostri lettori una buona occasione per ripercorrere le origini della musica scenica dall’autorevole punto di vista di uno dei maggiori teorici seicenteschi, e insieme di riascoltare con lui alcuni dei più importanti compositori dell’epoca – Monteverdi, Gesualdo, Marenzio, Peri, Caccini e molti altri.
Recensione pubblicata su Between, vol. 9, n. 17 (May 2019) http://ojs.unica.it/index.php/between/article/view/3704/3309
Francesco Negri e le edizioni della sua opera Viaggio settentrionale "Mi stimolò sempre fin dai primi anni il genio curioso inseritomi dalla natura a far qualche gran viaggio per osservar la varietà di questo bel mondo"j, inizia così 1'avvertenza "A chi legge" posta dal sacerdote ravennate Francesco N egri (1623-1698) all'opera Viaggio Settentrionale, pubblicata postuma nel 1700 e narrante il suo viaggio in Scandinavia. Poco oltre egli cita un pensiero di S. Basilio Magno, secondo il quale il mondo è come un libro dove ogni foglio mostra la gloria di Dio, e aggiunge "[ ... ] però risolsi, poiché io non mi conosceva abile a legger tutto questo gran volume, di leggerne almeno un foglio,,2. Ma se il foglio che Negri poteva leggere di questo libro era uno solo, allora esso doveva almeno essere "il più curioso e meno praticato da altri,,3 e così scelse la Scandinavia motivando la preferenza data a questa parte del mondo con le seguenti ragioni. La Scandinavia si estende fino alla zona glaciale, dove la notte è continua per due mesi e il giorno per altri due, dove a causa del freddo non può crescervi nessun frutto, ma dove, nonostante tutto ciò, vivono delle persone. Paese straordinario, e degno, quindi, di essere visitato e studiato, eppure finora trascurato dagli esploratori di cui mancano resoconti oculari perché, nota con rammarico Negri, gli europei preferiscono osservare il lontano Oriente o il Nuovo Mondo tralasciando di conoscere proprio quello che è a loro più vicino. Riguardo ad un tale comportamento degli europei, considerato stranamente anomalo dal nostro candido autore, si potrebbe controbattere con la citazione da Plini0 4 , che egli stesso riporta molto più avanti nella sua opera, cioè che i più: "lucri, non scientiae causa navigant".5
2010
"Il sogno all'opera" indaga le relazioni che legano il melodramma e il sogno. Come il sogno, il melodramma esteriorizza i conflitti della psiche, celando nell'azione scenica desideri elementari e tabù. Un tipo di comunicazione assomigliante a quella del testo onirico: è così possibile seguire un paral lelismo tra, da un lato, il contenuto latente e il contenuto manifesto del sogno e, dall'altro, il significato celato del melodramma (desideri e tabù) e il significato evidente (le relazioni tra i personaggi). Questa traccia teoretica permette di analizzare storicamente, nella seconda parte del saggio, il sogno nel melodramma lungo quattro secoli: dalla La finta pazza Licori (1627) di Monteverdi a Death in Venice (1973) di Britten, in tutte le forme in cui è stato ingiunto ai personaggi di sognare o di raccontare i propri sogni, costringendoli a esporsi nel momento della loro massima privacy. A volte lo svelamento facilita allo spettatore la comprensione della storia, a volte ne rilancia la suspense ricapitolando l'azione e chiarendone i moventi, a volte è un preannuncio del futuro. Comunque è sempre il momento in cui allo spet tatore il personaggio si mostra in tutto il suo spessore e in tutta la sua inaspettata autonomia, anche quando (o forse soprattutto) dal sogno traspare il non comprensibile, quel che Freud definiva il punto in cui il sogno si mostra insondabile.
Rassegna veneta di studi musicali 4, 1988
An anonymous music manuscript from the 'Regierungsbibliothek Ansbach' in Germany (RISM sigla D-AN) was identified as a contemporary score of the opera "La costanza in trionfo" (Venice, Teatro S. Angelo, 1696) by the Venetian composer Marc'Antonio Ziani on a libretto by Francesco Silvani.
Riproposta aggiornata della Posfazione alla ristampa anastatica di A. Manzoni, Adelchi (1822), Firenze, Le Lettere, 2015
2018
This essay points out the perspective by which contemporary art’s development may be considered as some sort of mythical regression; in particular, the support given by Arthur Danto’s thinking to Andy Warhol’s poetics is identified as the paradigm of this regression, since the work of art and the common object become aesthetically indiscernible, but only the former possesses an artistic essence that the latter doesn’t. Likewise, the mythical concept of reality doesn’t consider things for what they really are and, nevertheless, it confers to some of them an intangible essence that eludes aesthetical perception. To solve this, it has been chosen to transpose into aesthetics’ field the reflections upon myth and mythology conceived by the gifted and versatile Italian scholar Furio Jesi.
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