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1) Definizione di fonetica: la parte di linguistica che studia come sono fatti fisicamente i suoni, quindi la componente fisica della comunicazione verbale.
La riflessione filosofico-letteraria sviluppatasi nell’antichità sulla questione onirica presenta come sogno una vasta gamma di immagini dalla natura ingannevole e illusoria, generate da qualcosa di estraneo al sognatore stesso. In questo panorama, Aristotele rappresenta la punta di diamante di un rinnovato razionalismo del pensiero greco: egli sostiene che il sogno non sia altro che una mera rielaborazione delle percezioni della veglia operata dalla φαντασία in una fase precisa della vita, il sonno, e non c’è nulla che permetta di andare oltre questo dato fisiologico. Addentrandosi in punta di piedi nel mondo delicato e sfuggente dell’attività onirica, scopo di questo saggio sarà portare alla luce gli elementi più innovativi del discorso onirico aristotelico che avvicinano questo filosofo più di chiunque altro alle moderne teorie del sogno, invischiate oggi come allora in una questione – quella onirica – che mai smetterà di ingannare, confondere, affascinare. During ancient times, philosophical and literary deliberations about dreams considered the wide range of oneirics images to be of a deceptive and illusory nature and to be created by something foreign to the dreamer himself. In this view, Aristotle represents the spearhead of a new kind of rationalism in Greek ancient thought: he argues that we need to consider a dream as only a mere reworking of the perceptions of wakefulness, made by φαντασία in a precise stage of life – sleep. Nothing else allows a person to go beyond this physiological fact. We’re going to explore the elusive world of dream activity, and this paper aims to reveal the most original components of the Aristotelian oneiric theory, which brings Aristotle closer than anyone to modern theories about dreams. Then as now, this dream-like question will never cease to deceive, confuse and fascinate.
2022
In Italia è sempre più richiesta la padronanza della lingua inglese nel mondo del lavoro e quasi tutti ormai parlano senza grosse difficoltà ma in un futuro molto prossimo a fare la differenza sarà una buona pronuncia, un buon accento, una buona intonazione.
Ei\ nai mh; ej ov nta IL DISCORSO INTORNO AL NON ESSERE (SOFISTA, 239B4) di Davide Spanio p. 281 ELENCO DEGLI AUTORI p. 297 247 STEFANO MASO LA DEA ACCOGLIE E PARLA
The archaeological investigations conducted in the Mediterranean have al- lowed the identification of many shrines dedicated to the Phoenician god- dess Astarte, that – as in the case of the Greek Era – has the possible function of protecting the settlers. Compared to other Phoenician sanctuaries identi- fied in the Mediterranean, the Astarte’s sanctuary of Malta (‘ŠTRT ’NN) from the early research has provided much pottery with inscriptions dedicat- ed to Astarte in Phoenician language, specifying the ritual dedicated to the deity. The largest number of the inscription has not always correctly identi- fied, only in a limited number of finds, especially cooking pot, have the com- plete inscription dedicated to the Phoenician goddess.
Il titolo della presente relazione è: La Fenomenologia Obiettiva di Ludwig Binswanger. Esso è in verità fin troppo sintetico e, peraltro, l'espressione "fenomenologia obiettiva" può lasciare alquanto perplessi.
in "Athanor", n 26 Mimesis Milano 2016
Un breve trattato di gnoseologia. Estratto da un corso di filosofia tenuto da Riccardo Fenizia. Spiegazione esauriente, non accademica, e completa della nascita e della storia della filosofia della conoscenza
da un manoscritto conservato nella certosa di Trisulti www.nicolaseverino.it Superba veduta della Certosa di Trisulti immersa nel verde di Collepardo Articolo di Domenico Torre tratto dalla rivista "Lazio ieri e oggi. Rivista mensile di cultura, arte, turismo", anno XVI, Ottobre 1980, numero 10, gentilmente concesso da Maurizio Grande di Collepardo (FR) cui va il mio particolare ringraziamento. Nel 1965, durante un mio soggiorno nella Certosa di Trisulti, nella bibliotechina incassata in una parete della saletta della "del Balbi", trovai un manoscritto di poche pagine che copiai, ed oggi, a distanza di anni, riaffiorato tra le mie carte, ritengo opportuno pubblicare, per il contenuto scientifico e poetico ad un tempo. Il manoscritto ha per titolo "L'orologio di Flora" e non è firmato; l'ignoto monaco certosino che l'ha compilato (o copiato?) inizia con un preambolo: "L'assiduo studio, onde l'immortal Linneo intese ad investigare la meravigliosa natura dei vegetali, gli fece avvertire che alcuni fiori dalla Primavera all'Autunno si aprivano e chiudevano a certe ore determinate del giorno, e questo fenomeno chiamò vigilia e sonno delle piante. Siccome cosa nasce da cosa, e da pensier nuovo pensier rampolla, questo ripetersi dello stesso effetto a giro d'ore, suggerì l'idea di un orologio, che forse non fu ignoto agli stessi antichi, del quale l'asta del fiore fosse l'indice e l'aiuola il quadrante. Cercherebbe cosa impossibile chi volesse trovare l'esattezza matematica in quest'orologio, il quale riceve necessarie variazioni e dalla diversità dei climi e dalla incostanza delle stagioni. Avrà però di che
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Dire la differenza, decidendosi per Dio. La concupiscenza nelle Confessioni di Agostino, 2017
L’Io allo Specchio, 2005
ATRIUM. Studi Metafisici e Umanistici. pp.77-93, 2021