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2019, Ricerche di Pedagogia e Didattica
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I
Abstract La parola “spia”, oltre a ricorrere in modo massiccio nei romanzi di un preciso genere letterario, che oggi sembra essere diventato una fonte di ispirazione metodologica presso alcuni interpreti di Gramsci, ha anche un significato ben diverso, che lo assimila ai termini indice, indizio o segnale. In questa seconda accezione esso può a sua volta avere due sensi, potendo designare o un artefatto che segnala il verificarsi di un evento o stato, come nella “spia dell’acqua”, oppure il verificarsi di un evento che rinvia a un altro evento, come nella frase “il fumo è spia della presenza di fuoco”. In questa accezione la parola “spie” verrà qui utilizzata. Si parlerà pertanto di “spie dei Quaderni del carcere”, intendendo dei segnali, degli indizi, degli indici che, considerati nel loro insieme, rinviano a qualcosa.
2024
Testo presentato al panel dedicato all'Edizione Nazionale degli Scritti di Antonio Gramsci del Congresso mondiale della Filosofia, Roma, Università La Sapienza, 2 agosto 2024
2016
Il presente contributo indaga la presenza della famiglia di lemmi subalterno/i nell’opera di Gramsci, con particolare riferimento alle opere del carcere. Il lemma, che deriva dal lessico militare, largamente diffuso nella riflessione politica e giornalistica italiana dopo la Prima guerra mondiale e che ha in Gramsci molte e notissime esemplificazioni, appare prima come aggettivo, divenendo in seguito sostantivo. Esso designa sia le classi più marginali, sia il blocco di forze raccolte intorno alla “classe fondamentale” rivoluzionaria, la classe operaia, che è in lotta per l’egemonia, almeno potenzialmente. Questa ambivalenza semantica non è priva di problemi, ma è probabilmente anche alla base della odierna fortuna del termine. In Gramsci inoltre il lemma (o la famiglia di lemmi) subisce ulteriori allargamenti di significato, passando a designare – col progredire della riflessione carceraria – non solo le classi o i gruppi sociali, ma anche gli individui e le caratteristiche del lor...
igsarchive, 2023
This essay reconstructs some events which, even though not directly concerning either the content or the composition of Antonio Gramsci’s Notebooks, crucially marked their existence. They may be included in four main groups: (1) the January 1934 shipment of the notebooks Gramsci had had in Turi prison; (2) the numbering and cataloguing of Gramsci’s notebooks made by Tatiana Schucht few weeks after Gramsci’s death; (3) their shipment to Moscow, their preservation in Soviet Union and their return to Rome after the end of WWII; (4) the different ways Gramsci’s Notebooks were counted. The proposed reconstructions stress the importance of often underestimated data: the presence of a sketchbook among those normally referred to as notebooks; the fact that Tatiana herself, while numbering thirty-one of Gramsci’s notebooks, did not number two large-format notebooks also written by Gramsci which can be assumed to have remained separate from the others for a relatively long time; the existence of two other large-format notebooks on which Tatiana began to prepare, without completing them, a catalogue of the topics and a complete transcription of the notebooks written by Gramsci. It will be clear that the hypotheses put forward by those who supported the thesis of the subtraction of one or more notebooks lack solid foundations and are unnecessary.
Studi Storici Rivista Trimestrale Dell Istituto Gramsci, 2011
2015
Il tema del fascismo all’interno della struttura dei Quaderni del carcere può sembrare, dopo una prima analisi, di secondo piano. Considerarlo tale sarebbe però un grande errore in quanto in realtà il fascismo e tutto quello che porta con sé non è meno importante dei grandi temi filosofici e storici che l’intellettuale sardo tratta nella sua opera, ma è, al contrario, l’obiettivo ultimo, forse il più grande dell’intera opera. Gramsci, anche solo per motivi anagrafici (morirà nelle prime ore del mattino del 27 aprile 1937), si trovava davanti ad una sconfitta della classe operaia e di tutto il movimento rivoluzionario (dopo la grande Rivoluzione bolscevica del 1917 che Gramsci saluterà con grande favore) e a quella che sembra un'incontrollabile ascesa dei movimenti totalitari e nazionalisti di cui il fascismo è espressione nel contesto italiano. Una situazione che spinse il pensatore alla ricerca di una risposta “fur ewig” , per l’eternità, che spiegasse ed affrontasse la sconfit...
Esamina i complessi rapporti tra politica cultura formazione scienza senso comune e folklore in Gramsci
La domanda da cui vorrei partire è questa: "Che cosa ha fatto grande il Partito comunista italiano? Che cosa cioè ha reso il PCI la più grande organizzazione comunista del mondo occidentale e un soggetto politico così rilevante nella storia d'Italia?". L'ipotesi di risposta che mi sentirei di azzardare fin d'ora è che il PCI sia stato un grande partito anche perché aveva alle spalle una teoria forte, sia nel senso di una visione del mondo complessiva (che è quella propria del marxismo), sia nel senso di un'analisi organica della realtà italiana e internazionale, il che a sua volta gli ha consentito di elaborare una visione strategica del suo ruolo avendo come obiettivi la trasformazione del paese e la volontà di essere parte integrante e giocare un ruolo attivo nel movimento comunista internazionale. Può sembrare, questa, una lettura "tradizionale", e tuttavia credo valga la pena verificarne la validità.
I CUT italiani, pur nella diversità delle finalità e degli statuti, hanno rappresentato una cerniera fra la pratica artistica e la conoscenza storico critica. Parallelamente alla prassi scenica, molti hanno perseguito linee di ricerca e indagini importanti, lavori che spesso sono confluiti ed hanno costituito prodotti editoriali di varia natura. Dagli anni Cinquanta vi sono stati bollettini, fogli e quaderni che hanno documentato le attività dei Centri Universitari o si sono configurati come vere e proprie riviste di settore. Per i CUT questo fiorire di fogli e riviste rappresentò la risposta ad una necessità di divulgazione ma soprattutto contribuì a portare istanze e dibattiti, in una forma teorica più strutturata, all'interno del discorso accademico. Proprio per questa esigenza spesso si adottò, adeguandola e adattandola, la forma saggistica.
Industria e letteratura intorno a «Quaderni Rossi» in Fabrica in Fabula industria e editoria culturale nel novecento. A cura di Silvia Cavalli, Davide Savio, Carmen Van den Bergh, Firenze, Franco Cesati, 2022 pp. 39-48 , 2022
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Giornale critico della filosofia italiana, 2022
Il ritratto di Giulia Varano bambina, 2021
metropoli Barletta, 2013
Materialismo storico, 2018
International Gramsci Journal, 2018
L'Italia di Mustafà , 2010
Quaderni di Parma Stanza del Silenzio a cura di Giuseppina Paulillo, 2019
in Il presente di Gramsci, Galaad, 2018, pp. 117-147
David Bruni, Antioco Floris, Francesco Pitassio (eds), A scuola di cinema. La formazione nelle professioni dell’audiovisivo