Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2010, L'ispirazione riguarda solo il testo originale
…
10 pages
1 file
L'ispirazione riguarda solo il testo biblico originale È ispirato solo il testo biblico così come uscito dagli agiografi.
Muziano: il San Matteo Contarelli e altro, a c. di A. G. De Marchi, C. Ammannato, 2016
Ancora nel XVI secolo, per raffigurare come si conviene una scena di ispirazione -esemplarmente, quella dell'evangelista Matteo guidato dall'angelo -bisognava essere artisti ispirati, magari non necessariamente e direttamente da Dio, come l'apostolo, appunto, ma almeno da qualcuno che fosse edotto in materia e al corrente di cosa fosse opportuno rappresentare e cosa no. Infatti, per il pubblico dell'epoca -a cui dopotutto, non dimentichiamolo, le opere erano in primo luogo destinate -la questione del cosa venisse rappresentato, e come, non era indifferente. Tanto più, ed è il caso che ci interessa, laddove fosse in gioco l'autorità della Sacra Scrittura e tanto più all'indomani della drammatica frattura apertasi con la Riforma protestante, che in gioco metteva l'autorità stessa della Chiesa. Più che mai la pittura era questione di sfumature, semantiche, e non solo cromatiche. Allora come ora, beninteso, il "pubblico" delle immagini non era un'entità monolitica, c'erano spettatori assai diversi, per estrazione, formazione, attitudini, competenze e interessi, ma sarebbe storicamente arbitrario, prima ancora che metodicamente inadeguato, scegliersi come modello euristico giusto il tipo di osservatore più inetto e sprovveduto, quando pure fosse, come è possibile, il tipo di osservatore più diffuso. Per cogliere le sfumature, dunque, bisogna guardare le immagini nel duplice senso che si è detto. D'altra parte, raffigurare un soggetto come quello del San Matteo ispirato dall'angelo nell'atto di scrivere il Vangelo, motivo non certo inedito, nel Cinquecento, e ormai persino largamente convenzionale per secolare tradizione iconografica, significava comunque, volenti o nolenti, scomodare la questione dell'ispirazione divina della Sacra Scrittura, anch'essa certo non nuova, ma che era tornata a essere oggetto di attenzione dottrinale ed esegetica nel XVI secolo, in particolare nei decenni seguenti alla Riforma, e che avrebbe fatto a lungo discutere in età post-tridentina. La complicata e ben nota vicenda della commissione delle tele caravaggesche per la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi ci offre un esempio fin troppo eloquente dell'interferenza tra preferenze stilistiche, opzioni iconografiche, esigenze di decorum e scelte contenutistiche. Ed è una vicenda che oltretutto riguarda da vicino il San Matteo e l'angelo di Girolamo Muziano se, come qui suggerisce Andrea De Marchi, fosse possibile riconoscervi l'esito della prima commissione che lo stesso Matteo Contarelli allogò appunto al Muziano nel 1565 per decorare l'altare della propria cappella. In ogni caso, la collazione con la duplice, controversa redazione caravaggesca può essere istruttiva per mettere in luce una serie di implicazioni, spesso sottili e non sempre immediatamente evidenti. Nel suo saggio introduttivo De Marchi ha già inventariato una serie di analogie di ordine formale e compositivo che accomunano le opere in questione, qui si tratterà piuttosto di allargare l'orizzonte problematico in cui si colloca quel confronto. Innanzitutto, dunque, che cosa si rappresentava esattamente mettendo in immagine la scena dell'ispirazione angelica dell'evangelista Matteo? Nel caso della commissione Contarelli conosciamo i termini, almeno formali, di ciò che ai pittori si richiedeva per contratto: "la figura di San Matteo in sedia con un libro o, volume, come meglio parera, nel quale mostri o di scrivere o voler scrivere il vangelio et a canto a lui l'angelo in piedi maggior del naturale in atto che paia di ragionare o in altra attitudine a proposito per q[ues]to effetto", stando all'atto rogato nel 1591 sulla base delle precedenti 41
The Arts of China, 2019
Quindi, riguardo al "plagio", esiste un parametro di riferimento relativamente accurato nella mente del pubblico?
lettere aperte 7, 2020
The following contribution aims to analyze what value the concept of inspiration has, expressed directly and indirectly in two texts by Italo Svevo and Luigi Pirandello. Both essays can be considered paradigmatic texts, as well for the Italian essayistic writing as for the typical understanding of the concept of inspiration in early twentieth century.
Il Pensiero Storico - Rivista internazionale di storia delle idee, 2022
La fenomenologia della "nostalgia dell'origine" ricondotta alla sua essenza metafisica nelle tavolette d'oro orfiche
Nel presente scritto s'intende mostrare come la struttura originaria apra la possibilità di pensare la presenza del positivo significare dell'essente proprio nell'atto in cui il significato negativo si pone a fondamento della forma dell'apparire che caratterizza il mortale quale abitatore della terra isolata. Ciò permette di offrire una definizione dell'isolamento della terra a partire proprio dall'astrazione operata dal mortale rispetto alle determinazioni necessarie che costituiscono la struttura stessa dell'apparire. Ma proprio in tale isolamento-astrazione quale forma in cui appare l'essente all'abitatore della terra isolata si manifesta la luce che risplende anche nelle tenebre più buie. Fuor di metafora, la struttura originaria appare anche nella propria negazione in quanto negazione. In questo senso possiamo affermare che la verità, ossia l'autentico e profondo io del mortale, appare proprio nell'altro da sé in cui consiste l'errore.
Nella tetralogia "Giuseppe e i suoi fratelli", Thomas Mann afferma: "Profondo è il pozzo del passato...". Talvolta questo pozzo è insondabile e può apparire lontano e superato, eppure è dal suo contenuto che prendono vita tutte le nostre azioni e decisioni quotidiane. È il substrato fondamentale, la materia prima da cui attingere le connessioni fondamentali della nostra creatività. L'immagine del pozzo usata da Thomas Mann è molto significativa. Nella simbologia, il pozzo rappresenta il luogo dove si prende contatto con il sé profondo e vi si attinge l’acqua che dà vita. L'antichità ci ricorda il ruolo socializzante del pozzo, in cui avveniva la condivisione con gli altri, investito di un'aura di sacralità. Una sorta di santuario che collega la profondità da cui nasce la vita con il cielo, datore di luce e saggezza. Nell'affacciarsi sull'orlo di un pozzo ci si sente collegati con un mondo sotterraneo evocativo della nostra parte più intima, in una matrice di sensazioni infinitamente estesa che accompagna ogni umana opera di trasformazione creativa.
Ciceroniana on line, 2015
Introducendo la teoria del carattere divino dell'ispirazione poetica (l) Cicerone parla, ad Arch. 17, di animorum incredibilis motus e di ingeniorum celeritasin relazione all'at-tività diArchia e, più in generale, all'attività poetica. Intenderei, a partire dall'espressione animi celeritaso ingeni celeritas, che ritengo di rilevanza e precipuità notevoli nella delucidazione della teoria ciceroniana dell'ispirazione poetica, tentare una puntualizzazione del retroterra concettuale nel quale tale teoria si colloca, ed un parziale riesame del problema delle fonti dalle quali Cicerone riprende la teoria stessa. Il contesto di Arch. 17 (2) è quello di un confronto fra le rispettive, diverse doti di Archia e del comoedus Roscio: nell'ambito di questo confronto la animi celeritas di Archia viene implicitamente valutata di rilevanza superiore al corporis motusdi Roscio. Una spiegazione, sul piano teorico, di questa comparazione Cicerone la fornisce a Tusc. l, 43 (3), nell'ambito di una discussione filosofica sulla natura dell'anima: la celeritasdi cui è dotata l'anima viene definita da Cicerone incomparabilmente maggiore di quella di qualsiasi corpo od oggetto. Più in generale il concetto di una celeritas dell'anima, cioè di una sua capacità autocinetica, mantiene in tutto il primo libro delle Tusculanaeuna rilevanza centrale: ripreso dichiaratamente dal Fedro di Platone (4), (l) Sul problema dell'ispirazione poetica cfr. la messa a punto di A.
2014
Il noto e dibattuto “paradosso del mentitore”, in cui il parlante dichiara una cosa come vera e al contempo asserisce di mentire, è fatto risalire a un passo polemico dell’indovino cretese arcaico Epimenide. Alla luce delle citazioni antiche del frammento e di recenti acquisizioni filologiche sull’opera epimenidea, questo esempio illustra ottimamente quanto una citazione possa avere il potere di distorcere e deformare il senso dell’originale, fino a perderne (e ricostruirne) completamente il significato originario.
Il Diritto di Autore , 2022
La nota ha ad oggetto la sentenza Corte di Cassazione n. 8276/2022 (caso cd. 500% FIAT) in cui si critica - al contrario di altri - l'approccio ermeneutico favorevole alla capacità del marchio di “cannibalizzare” il carattere creativo di un’opera dell’ingegno, dovendo mantenere il giudizio di originalità nell’esame delle scelte libere e creative in cui si incarna la creazione intellettuale indagata.
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
Giornale Di Metafisica, 2012
«Per voci interposte» Fortini e la traduzione, 2019
”Idra" VI n.11, Milano, Marcos y Marcos., 1995
Percorsi Costituzionali, 2023
Versus 103-105, "I piani della semiotica", a cura di Violi e Paolucci, 2007
Gregorianum, 86 (2005), 496-522
Constructio monasterii farfensis, a cura di U. Longo, 2017
Dai pochi ai molti. Studi in onore di Roberto Antonelli, 2014