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2018, Osservatorio Outsider Art
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Le Vite dei veronesi di Giorgio Vasari - Un’edizione critica, 2013
Capitolo del libro "Le Vite dei veronesi di Giorgio Vasari - Un’edizione critica" dedicato a "I Bonsignori" (Treviso, Zel edizioni, 2013, pp. 105-117)
Il Cinquecento a Polirone, 2019
Contributo dedicato all'attività di Girolamo Bonsignori per il Polirone, in particolare per la tela dell'Ultima Cena e per il grande affresco che la contiene Pubblicato in: Il Cinquecento a Polirone. Da Correggio a Giulio Romano, catalogo della mostra (San Benedetto Po, Refettorio Grande e Basilica, 14 settembre 2019 - 6 gennaio 2020), a cura di Paolo Bertelli in collaborazione con Paola Artoni, Mantova, Publi Paolini, 2019, pp. 41-46
Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2007
Giuseppe. -Nacque ad Asti il 17 giugno 1887 da Giovanni, calzolaio, e da Giuseppa Bay. Scoperta precocemente la propria vocazione artistica, forse anche grazie all'amicizia con l'eclettico Carlo Artuffo, pittore e attore astigiano, intorno al 1900 il M. iniziò a frequentare lo studio del pittore Paolo Arri. Animato dalla volontà di approfondire le proprie conoscenze in un contesto meno provinciale nel 1901, grazie a un sussidio del Municipio di Asti, il M. si trasferì a Torino per frequentare l'Accademia Albertina, dove ebbe come insegnanti G. Grosso, P. Gaidano, A. Marchisio, A. Tavernier e C. Gaudina. Parallelamente agli studi accademici, in questi anni torinesi, stimolato dal vivace clima culturale della città e da nuovi incontri e amicizie, il M. poté aggiornare la propria cultura artistica, come ricorderà lui stesso rievocando in una tarda nota autobiografica (Il pittore e la provincia, in Postille, n. 10, giugno -luglio 1953, pp. 96 s.) gli artisti che maggiormente segnarono questa sua giovanile fase di formazione: da A. Fontanesi ai divisionisti, dai preraffaelliti inglesi a A. Böcklin, allo scultore L. Bistolfi, conosciuto in quegli anni, con cui il M. strinse una profonda e durevole amicizia.
Trattando, nella vita di fra Giocondo, del pittore veronese Francesco Bonsignori, Giorgio Vasari ne ricorda tre fratelli, tutti orbitati, come Francesco, nella Mantova dei Gonzaga: Monsignore il maggiore, «persona di belle lettere»; fra Cherubino, al secolo Girolamo, zoccolante di San Francesco e «bellissimo scrittore e miniatore»; infine fra Girolamo, converso dell'ordine domenicano e pittore, morto a sessant'anni di peste 1 .
Ministro generale dell'ordine dei frati minori, Bonaventura è noto, oltre che per la sua statura intellettuale di teologo e mistico, anche come una sorta di secondo fondatore dell'ordine, poiché a lui si devono le Constitutiones Narbonenses e soprattutto la stesura della biografia ufficiale di san Francesco, la Legenda Sancti Francisci. Per Bonaventura la fede è principio primo e fine ultimo della ricerca filosofica perché solo l'illuminazione divina può portare la scienza razionale al rango della sapienza. La premessa cristologica lo induce a inquadrare il discorso politico in un ambito teologico rivelatore della sua lontananza dal dibattito che aveva invece coinvolto Tommaso d'Aquino.
Sarebbe stato un ottimo vescovo", ebbe a dire di lui, un giorno, Mons. Cozzolino, parroco della Basilica di S. Francesco di Paola a Napoli. E questa, credo, fosse la percezione di tutti coloro che hanno conosciuto profondamente e sinceramente Mons. Giuseppe Chiusano ed hanno avuto il privilegio di essere onorati della sua amicizia e paterna benevolenza. Secondo la "Lumen Gentium", la Costituzione dogmatica sulla Chiesa, il ministero episcopale è contraddistinto da un triplice ufficio, che annovera "la missione di insegnare a tutte le genti e di predicare il Vangelo ad ogni creatura, affinchè tutti gli uomini, per mezzo della fede, del battesimo e dell'osservanza dei comandamenti, ottengano la salvezza". Ebbene, nella vita e nel ministero sacerdotale di Mons. Chiusano, la missione di insegnare è stata fondamentale. Egli, infatti, dalla istituzione del Liceo-ginnasio "F. De Sanctis" a S. Angelo dei Lombardi, nel lontano 1945, che fortemente volle e realizzò con il contributo del sindaco G. Criscuoli e dell'On. F. Sullo, ha insegnato religione a circa "7000" giovani. "Il mio mondo sono stati i giovani, sia come parroco che come professore", affermava nell'opuscolo "... Ricordi". E quale docente-e questo lo può confermare chi, come chi scrive, è stato alunno e amico di Mons. Chiusano-fu sempre ispirato da "interesse e affetto costante per gli alunni, disciplina seria, concordata all'inizio di ogni anno, … spiegazione delle domande scritte, presentate da tutti gli alunni in ogni ora di religione, compostezza e silenzio durante la spiegazione, un minuto d'intervallo a metà ora scolastica, per richiamo di attenzione… rapporti epistolari con alunni ed ex alunni, richiamo continuo e convinto ai valori dello spirito, … incoraggiamento sempre e a tutti", secondo quanto con vigore affermava Francesco De Sanctis " l'ufficio della scuola non è l'istruzione sola, che è un fine inarrivabile, ma ancora e più l'educazione dello spirito in tutte le sue forme". In circa quarant'anni di insegnamento Mons. Chiusano ha avuto modo di conoscere ed avvicinare giovani di due generazioni che ora sono sparsi in Italia e nel mondo : è stata una semina di idee e di valori che ha lasciato sicuramente un riflesso nella esistenza di ognuno, ma, nondimeno, in altri rappresenta ancora un ricordo affettuoso e riconoscente, come peraltro, si augurava egli stesso, verso l'insegnante di religione e il sacerdote. È stata per lui altrettanto fondamentale la missione di predicare il Vangelo, finalizzata alla salvezza delle anime, non solo con la parola, ma anche con gli scritti e soprattutto con le opere di carità. Il suo obiettivo è stato quello di formare dei buoni cristiani, informati ai principi della fede cattolica, e dei buoni cittadini, ispirati ai valori della tradizione, la quale sola poteva garantire una lodevole condotta. A lui si deve l'apertura di un convento di francescani minori a Lioni, ai quali fu affidata la
Una breve nota su Emilio Rodegher e il suo erbario
Questo mutamento e la connessa acquisizione di nobiltà sono aperti anche alle donne, confermando il carattere universalmente umano della scelta "monarchica" con parallelo abbandono della polytheia 7 . Ancora una volta è l'exemplum biblico a dare forza all'argomentazione filoniana. Tamara, sira di Palestina, opera una scelta precisa, decidendo di abbandonare i costumi della propria famiglia e della propria patria, «una città politeista, riempita di statue di culto, d'immagini sacre, in breve di idoli», per accogliere la verità, ossia «la conoscenza dei principi monarchici che governano il mondo» 8 . Essa quindi accede alla pietà e ad una vita bella, ossia alla pratica del culto della "Causa unica".
Cuadernos De Filologia Italiana, 2007
Natalino Sapegno ha messo in evidenza la solidarietà di Manzoni per gli oppressi, la sua ammirazione per la loro cultura, il suo desiderio di giustizia sociale. Ha anche difeso Manzoni dalle accuse che studiosi liberali e marxisti gli hanno rivolto, negando che ci fosse in lui un «aristocraticismo giansenistico», e mostrando la ricchezza di vita interiore dei suoi personaggi umili. Sapegno, infine, ha capito che il rifiuto manzoniano della violenza non era un sotterfugio ideologico di tipo conservatore, ma parte del sentimento religioso che ispirava l'impegno dello scrittore per una società migliore.
Nel 2006 scrissi la voce su Giuseppe Sammartino per Wikipedia Italia. Alla fine del 2016 ripresi quella voce e la riscrissi completamente ampliandola notevolmente e inserendo notizie ricavate anche da libri contemporanei dello scultore napoletano autore del Cristo Velato che campeggia nella Cappella Sansevero. Questo che pubblico è il testo originale da cui ho tratto la voce di Wikipedia pubblicata ex-novo nel gennaio-marzo 2017.
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Gli spazi della musica, 2020
Dizionario Biografico degli Italiani, 95 (2019), 692-695
Vincenzo De Barberis a Castione, in Arte e fede in Valtellina. Sette secoli di storia nella chiesa di San Martino a Castione Andevenno, a cura di V. Dell’Agostino, Sondrio, Comune di Castione Andevenno, 2019, 2019
Jacopo Baboni Schilingi , 2022