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1994, Il messaggio finale del libro di Ester (ebraico)
Barbaglia, S., «Il messaggio finale del libro di Ester (ebraico)», Rivista Biblica 42 (1994) 257-310.
Bibbia e strumenti informatici, 2006
Barbaglia, S., «Bibbia e strumenti informatici», in: R. Fabris (a cura di), Introduzione generale alla Bibbia, Logos. Corso di studi biblici 1, Leumann (Torino): Elle Di Ci 2006, 727-737.
Barbaglia, S., «Un’escatologia realizzata nella Regola della Comunità di Qumran?: Una diversa valutazione semantica a partire da una nuova prospettiva sintattica di 1QS 9:9b11», Filosofia e teologia 32,3 (2018) 477-485., 2018
The article aims to document a new understanding of a well-known passage from the Rule of the Community, studied within the eschatology and messianism of the texts of Qumran. Not so much an eschatological tension within an indefinite time – «until the prophet comes, and the Messiahs of Aaron and Israel» – but an expression that is placed in a founding past in relation to the injunction of the text that commands today to observe the founding Statutes who had shaped the elected community from the beginning to the coming of the prophet and the Messiah of Aaron and Israel. This allows us to read a sort of realized eschatology, with a fundamental character, in place of an indefinite future eschatology, as the academic community normally interprets this text. The general framework in which this new interpretation should be placed tends to put the Qumran case not so much as an isolated and sectarian reality, but rather representative of the most original institution of Jerusalem Judaism from the Persian era.
I passaggi della vita di un profeta, 1994
Barbaglia, S., «I “passaggi” nella vita di un profeta», Vocazioni 5 (1994) 19-24.
Liber Annuus, 2012
Har Karkom interroga l'esegesi e la teologia. Un primo bilancio della ricezione dell'ipotesi di e. anati nei dibattiti sulle origini di israele L'ipotesi di E. Anati e le origini di Israele Cosa significa affermare che Har Karkom 1 interroga l'esegesi e la teologia? La domanda qui posta ha valore solo se il monte in oggetto ha la pretesa di essere il candidato princeps all'identificazione con il monte Sinai/Horeb di biblica memoria. E le conseguenze di questa identificazione chiamano in causa direttamente la fede, quella del testo biblico e quella che è maturata nella storia in virtù del medesimo testo, prima nella tradizione ebraica e poi in quella cristiana.
Il contributo di G. Michelini nel terzo volume de "La Bibbia dell'Amicizia". L'estratto si sofferma sulla questione dell'assenza del nome di D-o nel testo ebraico di Ester. Per la citazione: G. Michelini, «Il Dio nascosto nel testo ebraico di Ester», in La Bibbia dell’Amicizia 3. Brani dei Ketuvim/Scritti commentati da ebrei e cristiani, edd. G. Michelini – M. Cassuto Morselli, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2020, 307-313.
SOMMARIO -I. Note preliminari. II. Storia della ricerca: 1. La difesa dell'originalità della concezione ebraica del tempo e della storia: a. Assenza di una teoria della temporalità nella lingua e nella cultura ebraica, b. La storia come creazione del genio ebraico, c. Il tempo come un battito cardiaco, d. La storia come escatologia; 2. La contestazione alla pretesa originalità della concezione ebraica del tempo e della storia: a. Strutture linguistiche e pensiero, b. Dall'idea di storia al progetto storiografico nella Bibbia, c. Tempo e racconto: verso una visione "narrativa" della problematica. III. Il problema del metodo: 1. La molteplicità degli approcci critici e l'impasse metodologica; 2. Un'ipotesi ancora da approfondire. IV. Lo studio del calendario come osservatorio particolare della tensione tra narrazione e riflessione: 1. Scrivere una storia basata su un "calendario liturgico"; 2. Il "memoriale liturgico" quale istanza innovativa per la concezione biblica del tempo e della storia. V.
Giuseppe nelle relazioni parentali umano-divine, 2010
Barbaglia, S., «Giuseppe nelle relazioni parentali umano-divine», Lemà sabactàni 6 (2010) 21-31.
Rivista biblica, 2003
Accostando Gv 21 il lettore attento è condotto in sentieri pubblici e privati, in parole rivolte ai più e in dialoghi di intimità. Diversi livelli narrativi si intersecano lungo l'intero brano al punto d'aver indotto da tempo i critici letterari a ipotizzare una redazione composita e non unitaria del testo. Al di là di questi problemi legati alla genesi e genealogia testuale, vogliamo occuparci di un solo passaggio nel più ampio spazio letterario del capitolo 21. L'episodio è quello narrato al seguito della pesca miracolosa sul lago di Tiberiade quando Simon Pietro viene interrogato direttamente da Gesù su aspetti decisivi, intimi e, potremmo dire, da lettori moderni, anche imbarazzanti. La triplice domanda sull'amore rimbalza all'attenzione dei fedeli da millenni attraverso la lettura pubblica ecclesiale e la meditazione personale, eppure non cessa mai di stupire e, appunto, di imbarazzare. Leggendo Gv 21 sorge nel lettore, dunque, l'impressione di un "cambiamento di registro", da una parola pubblica a una parola che entra nell'intimo, nell'incontro faccia a faccia. «Io vado a pescare», dice Pietro, «Veniamo anche noi con te», rispondono solidali gli altri sei con lui. Segue l'incontro con il risorto che convoca centocinquantatre grossi pesci proprio là dove per una notte intera nulla si poteva pescare, senza la Parola del risorto. Sono insieme in compagnia ma, all'indicazione del discepolo che Gesù amava «È il Signore!», Pietro si scosta da loro, si getta in acqua, e va verso il suo Signore, lasciando amici, barca e pesci. Dopo aver mangiato -potremmo dire, parafrasando il passo dell'intimità di Cesarea di Filippo (Mt 16,22 par. Mc 8,32) -Gesù "prese in disparte" Pietro e gli disse: «Simone di Giovanni, mi ami tu…?». Tale ingresso nella relazione frontale, faccia a faccia, costituisce una struttura importante nella tradizione biblica: stare di fronte al Signore, sostare con lui, da lui accogliere ancora parole che vanno diritte verso il cuore della persona amata, perché disposta a continuare a seguire il suo Signore, nonostante il rinnegamento di quella notte. L'esito del dialogo scaturirà nel comando «Seguimi!» (Gv 21,19b); Pietro, allora, non potrà più vedere Gesù in volto, ne vedrà solo "le spalle", come Mosè sul monte poté osservare solo il passaggio di Dio, "le sue spalle", la sua "presenza assente". Vedere "le spalle" dopo aver contemplato il volto è la condizione della Chiesa in comunione e in missione. Prima di giungere all'esito dell'itinerario è necessario volgere l'attenzione non solo alla trama di questi pochi versetti, ma soprattutto ad alcuni grossi problemi di traduzione e di comprensione del testo, come la tradizione manoscritta ce l'ha consegnato.
In tema di storicità dei Vangeli, di affidabilità storica delle fonti canoniche e di relazione dialettica tra storia e fede, l'argomento del seguente contributo rappresenta un'efficace declinazione. In quanto, la categoria ermeneutica richiamata dal temine av sfa, leia tende a enunciare una riflessione sostanzialmente rivolta all'affidabilità delle fonti evangeliche di Luca, esplicitamente evocata da un lemma che, appunto, sottolinea semanticamente i valori di solidità, veridicità, certezza, fondatezza e affidabilità.
Credere oggi, 2014
Comprensione neotestamentaria della figura di Elia alla luce di un approccio canonico alle Scritture, 1999
Barbaglia, S., «Comprensione neotestamentaria della figura di Elia alla luce di un approccio “canonico” alle Scritture», in: Aa. Vv., Elia o il Mosè del silenzio. Atti del Seminario invernale. Trevi, 22-25 gennaio 1998, Biblia. Associazione laica di cultura biblica, Firenze: Giuntina 1999, 99-161.
Studia patavina: Rivista di scienze religiose, 2007
Barbaglia, Silvio - Gerusalemme. Un giardino che diventa una citta'. Un percorso tra Genesi, il Cantico dei Cantici e l'Apocalisse, 2012
S. BARBAGLIA, Gerusalemme: un giardino che diventa una città. Un percorso tra la Genesi, il Cantico dei Cantici e l’Apocalisse, in F. MATTIOLI CARCANO (a cura di), Giardini: realtà, rappresentazione, immaginazione. Atti del Convegno di studi (Monte Mesma, 6-7 luglio 2012), Cusius. Associazione storica, Miasino 2012, 5-11.
Dal rotolo al codice. I risvolti ermeneutici del contenente sul contenuto, 2000
Barbaglia, S., «Dal rotolo al codice. I risvolti ermeneutici del contenente sul contenuto», Annali di studi religiosi 1 (2000) 267-287.
Draft, 2022
Lo scoglio / ch'esser non lascia a voi Dio manifesto» (Pg. II 122-123). (Una nuova prospettiva di lettura del poema dantesco, resa possibile dalla nuova interpretazione di Catone recentemente proposta).
Il digiuno di Gesù all'ultima cena. Confronto con le tesi di J. Ratzinger e di J. Meier, 2011
Se nell'immaginario comune Gesù condivise il pasto dell'ultima cena con i discepoli, un'analisi accurata dei racconti dei quattro Vangeli lascerebbe intendere che, con tutta probabilità, Gesù si astenne dal mangiare quella stessa sera. Perché? E che senso poteva avere il suo digiuno? Il saggio di Silvio Barbaglia apre orizzonti nuovi su un tema tanto studiato quanto avvolto dal mistero. A partire da un conflitto di datazione apparentemente insanabile: fu una cena pasquale oppure - seguendo la cronologia giovannea - si tenne la sera precedente? L'autore prende posizione sostenendo l'infondatezza del conflitto tra la datazione sinottica e quella giovannea: un "atto di lettura canonico" conduce a un accordo pieno tra i quattro Vangeli e l'ultima cena di Gesù diventa una "cena di digiuno", nella sera di Pasqua, per stare in mezzo ai suoi discepoli come "colui che serve".
“Non ci indurre in tentazione” o “non abbandonarci alla tentazione”?: Il problema non è il verbo ma il sostantivo, 2018
Barbaglia, S., «“Non ci indurre in tentazione” o “non abbandonarci alla tentazione”?: Il problema non è il verbo ma il sostantivo», Firmana 67,2 (2018) 135-140.
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