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2019, L’ ulula dei fullones , un verbo “perduto, e un Romolo “ben/trovato”
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L' ulula dei fullones , un verbo "perduto, e un Romolo "ben/trovato" "Saltem infernus tenebrio, κακὸς δαίµων < †>, atque habeat homines sollicitos, quod eum peius formidant quam fullo ululam". La traduzione: "Il demone infernale spaventa, atterrisce e s'impossessa di uomini angosciati, che lo temono più di quanto il tintore sia terrorizzato dalla civetta". Si tratta, spiega Maria Salanitro, di un "frammento delle Menippee di Varrone [che] ci ha conservato un modo di dire che non trova riscontro in altri testi. Di qui l'incertezza da parte degli studiosi" (1). Il senso generale del frammento, che, insieme con altri, faceva da contorno a una fullonica o tintoria a Pompei, è stato brillantemente individuato dalla Salanitro. E la cosa non è stata certo facile, perché fullo (tintore) significa anche scarafaggio. Di qui una serie molto variegata di congetture, "smontate" dagli argomenti molto pertinenti apportati dalla Salanitro. Secondo un' ipotesi che ebbe anche un certo successo, il graffito si rifarebbe a un "proverbio varroniano citato da Nonio (4.220) homines eum peius formidant quam fullo ululam, dove il fullo significa una specie di scarafaggio, di cui l'ulula *civetta+ è molto ghiotta" (2). Si tratterebbe di una sorta di scherzoso calembour, dove un simbolico fullo-scarafaggio è letteralmente "divorato" dalla passione per una simbolica donna-ulula-civetta, che a sua volta se lo divora, essendo la "civetta" molto ghiotta di scarafaggi. A 1 Maria Salanitro, "Un curioso detto di Varrone Menippeo", in Cultura e Scuola, luglio-dicembre 1982, n. 83-84, p. 235. 2 Gaspare Oliverio, "Una iscrizione graffita pompeiana", in Rivista di filologia e di istruzione classica, Torino, Loescher, 1911, p. 386 nota 1.
Artifara, n. 10, 2010
Giullari, folli e buffoni. 1 Francesc Massip (URV) Tito Saffioti, Gli occhi della follia. Giullari e buffoni di corte nella storia e nell 'arte, Milano, Book Time, 2009 Quello del giullare è stato uno dei mestieri più denigrati nella storia dell'Occidente, nonostante si tratti di uno tra i più importanti per la società. Importante non solo perché, per secoli, fu la principale forma di divertimento, ma anche perché fu l'unico depositario dell'antica eredità teatrale sopravissuta al genocidio culturale operato dalla Chiesa medievale e dai poteri che la sostenevano. La giulleria salva il teatro dalla feroce distruzione e dalla fanatica persecuzione a cui fu sottoposto dal cristianesimo. Per quasi un millennio i giullari mantengono in vita la testimonianza della rappresentazione scenica, delle tecniche interpretative, dell'insieme dei processi attoriali e narrativi che costituivano la spina dorsale dell'immaginario del popolo, finendo poi con l'essere vampirizzati dai frati predicatori, che erano affascinati dalla loro efficacia comunicativa. La loro arte rallegrava, intratteneva, informava e, soprattutto, manteneva vivo lo spirito critico della gente nei confronti del potere costituito e dei sistemi dominanti. Il giullare, con umorismo, ironia e burle, spargeva il seme del dissenso e dell'opposizione nei confronti dell'autorità incontestabile e sempre abusiva. Si trattò perciò di un mestiere perseguitato e diffamato, almeno fino a che non venne preso sotto l'ala protettiva di quei potenti che, in fondo, si annoiavano senza il pepe giullaresco, giungendo a essere istituzionalizzato nelle corti con la creazione della figura del buffone. Gli occhi della follia. Giullari e buffoni di corte nella storia e nell'arte è un appassionante percorso in quest'arte. Tito Saffioti è, in effetti, uno tra i maggiori conoscitori europei del mondo della giulleria. Già un ventennio fa, Saffioti pubblicò un fondamentale studio su I giullari in Italia. Lo spettacolo, il pubblico, i testi (Milano: Xenia 1990), con un'impressionante quantità di documentazione che permette di farci un'idea ben precisa dell'attività giullaresca medievale in territorio italiano. Ora fa qualche passo in più: innanzitutto estende la sua ricerca all'Età Moderna, prendendo in considerazione i buffoni di corte e gli altri personaggi comici di cui si circondava il potere, argomento tra l'altro già affrontato in un libro del 1997 ristampato da poco ('...E il signor duca ne rise di buona maniera.' Vita privata di un buffone di corte nella Urbino del Cinquecento, Milano: La Vita Felice 1997 i Book Time 2008), nel quale, in un elettrizzante itinerario, lo studioso ricostruisce la vita privata del buffone di corte dei duchi di Urbino durante il XVI secolo. Inoltre, il nuovo, documentatissimo e avvincente volume è
2007
Un viaggio a ritroso nell´evoluzione, alla ricerca delle sorgenti dell´esistenza, della vita, dell´energia. Dal pieno al vuoto, nei misteri del respiro cosmico che risuona incessantemente in noi. Il suono e il silenzio. La via che, attraverso lo svuotamento, conduce alla dimensione assoluta dell´esistenza, della cui manifestazione, l´Universo, facciamo parte.
La somma de le cose. Studi in onore di Gianfelice Peron, a cura di A. Andreose, G. Borriero, T. Zanon, con la collaborazione di A. Barbieri, Padova, Esedra, pp. 259-268, 2018
Novella, Cappellone degli Spagnoli (particolare: la Retorica). Questo volume raccoglie quarantanove saggi che alcuni studiosi italiani e stranieri hanno voluto dedicare a Gianfelice Peron. L'omaggio è stato pensato con lo scopo di ripercorrere almeno in parte l'amplissimo spettro delle passioni scientifiche e più generalmente culturali del festeggiato: dal Medioevo alla letteratura neogreca, dalla musica e dal melodramma al Fortleben di temi classici e medioevali nelle letterature moderne e contemporanee. Il titolo della miscellanea riprende un passo della Gerusalemme liberata, libro carissimo a Gianfelice Peron. L'idea della summa, dell'insieme e, al tempo stesso, della sintesi delle parti, non vuole solo alludere alla pienezza della sua figura di studioso, ma anche celebrare la ricchezza del suo profilo intellettuale, culturale e umano. «La somma de le cose» Studi in onore di Gianfelice Peron E S E D R A e d i t r i c e «La somma de le cose» Studi in onore di Gianfelice Peron
Periodico di approfondimento culturale -Anno XI -n° 3 maggio-giugno 20104 -Prezzo euro 5 Periodico romano di approfondimento culturale: arti, lettere, spettacolo "...non più una cultura che consoli nelle sofferenze, ma una cultura che protegga dalle sofferenze, che le combatta e le elimini..." Elio Vittorini, 1945 "Scrivere non è descrivere. Dipingere non è rappresentare." George Braque 2 Doganalisti specializzati in Mostre d'Arte Padova Rovigo Vicenza Tutte le operazioni doganali e le istanze presso la Sovrintendenza alle Belle Arti per reperti archeologici e opere d'arte p ro v e n i e n t i d a l l ' e s t e ro e i n v i a t i a l l ' estero per esposizioni e scambi culturali. PADANA SPEDIZIONI S.A.S.
2011
Nel Sesto libro della sua opera intitolata Naturalis Historia, Plinio il Vecchio scrive quanto segue sul re dell'isola di Taprobane: eligi regem a populo senecta clementiaque, liberos non habentem, et, si postea gignat, abdicari, ne fiat hereditarium regnum. 1 La frase solleva tre questioni interessanti e controverse: il problema dell'elezione del re, dell'abdicazione al trono e dell'ereditarietà del regno. La particolarità del brano su Taprobane sta nel fatto che Plinio non utilizzò qui soltanto le opere di autori greci e latini ma anche un resoconto della delegazione di Ceylon arrivata a Roma nel I secolo d.C.. 2 L'immagine del re anziano e mite descritto nella frase di Plinio è in netto contrasto con l'ideale generale del re indiano. In base a fonti sicure il classico sovrano indiano è un re guerriero, un soldato eccellente che è per tradizione un ksatria. Non è caratteristica della società indiana neanche la forma democratica descritta da Plinio seconda la quale il re viene eletto dal popolo, e di cui si possono trovare soltanto alcuni esempi eccezionali: un graffito menziona che intorno al 130 d.C. il re Rudradaman fu eletto da tutti gli ordini riuniti. 3
Il settore della Vena del Gesso compreso tra Monte Rontana e il Torrente Sintria è particolarmente ricco di affioramenti di calcari a Lucina del Miocene superiore (Tortoniano superiore -Messiniano inferiore?). Queste rocce, spesso fossilifere e diffuse in vari punti dell'Appennino, sono la testimonianza di antiche oasi di mare profondo sviluppatesi presso fuoriuscite fredde di gas metano o acido solfidrico e basate sullo sfruttamento di batteri chemiosintetici capaci di sintetizzare materia organica dalle esalazioni gassose. I molluschi fossili presenti sono taxa adattatisi a vivere in questi singolarissimi habitat, in particolare bivalvi. È possibile riconoscere due biofacies principali: una assai diffusa caratterizzata da "grandi lucinidi", e l'altra, molto meno comune e assai localizzata, è invece dominata da "grandi modiolini", anche se esistono in realtà varie situazioni intermedie. Questi bivalvi sono detti chemiosimbionti poiché la loro strategia alimentare si basa sulla simbiosi con le comunità microbiche chemiosintetiche. In particolare, tutti i lucinidi sono dotati di batteri endosimbionti solfo-ossidanti albergati nei loro tessuti, mentre è possibile che i modiolini siano stati associati anche a batteri metano-ossidanti, in analogia di quanto talvolta osservato attualmente nelle zone di emissioni fredde di idrocarburi. La frammentarietà degli affioramenti è determinata dal complesso assetto strutturale della Vena del Gesso. Parole chiave: Calcari a Lucina, fossili, molluschi, bivalvi, emanazioni gassose fredde, idrocarburi, chemiosintesi, Formazione Marnoso-arenacea, Miocene superiore, Italia. Miocene (upper Tortonian-lower? Messinian). These peculiar rocks are widely distributed along the Apennine chain, and are at places highly fossiliferous. All such 'calcari a Lucina' represent the geological legacy of ancient deep-sea oases marked by the chemosynthetic exploitation of hydrocarbon -and H 2 S -enriched fluids by peculiar microbial consortia. The common macrofossils found associated with these limestones are by large molluscs, especially bivalves that could attain considerable dimensions. Two main facies can
La Grande Musica all'origine del mondo. Tradizione ed innovazione del mito cosmogonico. La musica ed il suo ruolo di motore primo della Creazione del mondo nel Legendarium tolkieniano.
Lo scopo di questo elaborato è quello di analizzare ogni singola fullonica di Pompei, procedendo per numero crescente di regiones, ponendo l’accento su due differenti aspetti: la descrizione fisica dell’edificio con l’integrazione di immagini e piante e la storia degli studi, dalla scoperta ai più recenti contributi; alcune fulloniche richiederanno un ulteriore approfondimento dovuto alla loro natura incerta
“La ricerca folklorica”, n. 74, pp. 277-281., 2019
A proposito di: Arysteides Turpana Igwaigliginya, Crítica del Gunasdule, presentazione di Guillermo Castro Herrera, pubblicato in rete nel marzo 2018 dalla Red de Pensamiento Decolonial all’indirizzo: http://www.rpdecolonial.com/rpdecolonial/category/libros/ Vedi ivi anche: Uno sguardo indigeno sul mondo in prospettiva storica, in “Tepee” n. 53, 1, 2018, pp. 52-59. The publication in the Red de Pensamiento Decolonial of the book by Arysteides Turpana Igwaigliginya, Crítica del Gunasdule, offers the opportunity to take stock of the studies that give the voice to the Other History, both from the native peoples and from the Italian anthropological disciplines for the answers in this perspective. The book in question, in fact, qualifies for the de-colonialist perspective, important not only for the autonomy of thought of native scholars but also in the transcultural relationship and in particular in the monographs of anthropologists who often did not give an account of this change total of perspective, or they did it belatedly. On the one hand, the research that underlies the book and the documents presented in the book come from the oral guna tradition, from the history lived and passed down through the generations, from the “songs of resistance at the time of Conquest”; the putting into crisis of the Eurocentric “discourse” has produced an ethno-historical research as a powerful tool for the conscientization and aggregation of the natives who assert themselves as a people: the indigenous gaze now investigates the own and the dominant world taking possession of the appropriate conceptual tools and putting in check the work of those who speak in their place. On the other hand, even anthropologists have sought new definitions and new ways of operating knowledge, discovering that the problem is common to scholars of other disciplines and literary fields. Thus the term anthropology is conjugated in choral, interpretative, participatory, committed… and we find also formulated the principle of reciprocity between subjects, people and cultures in the process of knowledge and research. We also find periodical publications, magazines and files, such as associations and circles that represent also in Italy the ferment and the attention around the indigenist movements and the themes of literacy and reappropriation of the mother tongue. Nota: Nel testo dell’ “Ied Namagged” con L. Giannelli avvertiamo in una nota che: «Nel nostro lavoro impieghiamo il vocabolo “cuna” come etnonimo e come glossonimo, considerando che tale voce è riportata in lessicografia italiana, p. es. da T. De Mauro e M. Mancini, “Dizionario Etimologico”, Garzanti, Milano 2000, e anche dall'Enciclopedia Treccani. La voce “cuna” corrisponde a usi grafici consolidati, successivamente: “cuna”, in spagnolo, “kuna” più ampiamente diffuso ma successivo, infine “guna” secondo l'ortografia sanzionata di recente dalle autorità cuna stesse. La parola “guna”, in questa forma grafica, s'impiega per designare la popolazione in alternativa a “dule”, letteralmente 'gente'. La lingua viene designata come “dulegaya”, letteralmente 'lingua della gente' (ove 'gente' si applica alle persone di etnia cuna) o “gunagaya”.»
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AION Archeologia e Storia Antica, 2022
la Biblioteca di Via Senato, 2018
CARCER TULLIANUM Il Mamertino al Foro Romano, 2022
Notiziario del Portale Numismatico dello Stato, 3. L’eredità salvata. Istituzioni, collezioni, materiali a Milano tra numismatica e archeologia (Catalogo della mostra, Milano, 22 novembre – 20 dicembre 2013), a cura di G. FACCHINETTI, S. PENNESTRÌ, Roma 2013, pp. 36-37, 2013
http://www.endasravenna.it/wp/pagine-darte/tulipani-e-speculazioni/, 2022
Medusa tra luce ed emozione, a cura di C. Costanzi e G.C.F. Villa, catalogo della mostra (Ancona, Pinacoteca Civica “Francesco Podesti”, 24 febbraio – 28 aprile 2013), Crocetta del Montello 2013, pp. 44-46, 2013
Quaderni ACP, 2022
Rassegna Storica dei Comuni, 2013