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Unità Didattica sul tema "La morale di Socrate". Valutata con il massimo dei voti al concorso reclutamento docenti del 2018. Usata attivamente con successo in classe negli ultimi due anni scolastici. Richiede poco meno di tre ore per essere svolta in maniera adeguata. Per contatto scrivere a [email protected]
Socrate era figlio di un modesto scultore di statuette votive, come quelle dei cimiteri odierni, di nome Sofronisco. Era di condizioni economiche accettabili e in possesso di un mestiere di artigiano, che gli consentiva una vita sostanzialmente agiata, per quei tempi, sempre che avesse esercitato la sua professione. Occorre rimarcare che la Grecia tutta non aveva mai goduto di vera prosperità, il quadro della vita ateniese, anche per il perdurare della guerra, non è dei più confortanti. Sua madre era una levatrice (si chiamava Fenàrete, "manifesta virtù"), mestiere importante in tutti i tempi, se non altro per l'alto numero degli incidenti mortali attinenti al parto. Socrate affermava, da quanto apprendiamo da Platone, di praticare lui stesso l'arte della madre, la "maieutica", al fine di agevolare l'anima dell'interlocutore al parto della verità, verità che lui affermava di non possedere. Su questa testimonianza di Platone ci si soffermerà nella terza parte del presente lavoro. Era sposato con la tristemente nota Santippe ("cavalla fulva"), una povera donna, che gli aneddoti descrivono bisbetica. Una volta al marito che tornava a casa senza soldi né cena tirò addosso un secchio d'acqua. Ma Socrate sopportò con proverbiale pazienza. Aveva tre figli, ma non tutti e tre da Santippe, ma anche da una certa Mirtò (Myrtò), di imprecisabile condizione sociale, etèra, moglie, concubina? I Greci non praticavano la poligamia, ma ricorrevano a espedienti vari. Il regime democratico ateniese gli consentiva l'accesso a tutte le cariche, che lui ricoprì tutte, anche quella di giudice popolare, di membro del governo ecc. ecc. A partire dagli anni 430 circa della Guerra, nella penisola Calcidica, dove Atene dovette difendere le colonie che là aveva dagli Spartani, combatté con varie vicissitudini, anche assieme ad Alcibiade, che era nato nel 450 e allora aveva circa 25 anni, meritando decorazioni al valore, per avergli persino salvato la vita. Socrate, che immaginiamo sempre vecchio e panciuto, allora aveva circa 45 anni, e aveva già intrapreso la sua missione filosofica, come vedremo. Sappiamo ciò dai frammenti delle commedie di alcuni commediografi (Eupoli, Amipsia ecc.), che lo attaccarono proprio in quegli anni, ma soprattutto da Aristofane, il grande commediografo, che lo rappresentò nelle "Nuvole", come vedremo, trasformandolo in una inquietante macchietta, nel 423, al Teatro di Atene. Su questo lavoro teatrale
https://itunes.apple.com/ it/book/apologia-disocrate/id561897736? mt=13 a Maria Grazia "ἐξ ὄτουπερ ξυνιέναι τὰ λεγόμενα ἠρξάμην οὐπώποτε διέλειπον καὶ ζητῶν καὶ μανθάνων ὅ τι ἐδυνάμην ἀγαθόν".
Dirò qui delle vicinanze tra le figure di Gesù e quelle di Socrate prima e poi Nietzsche. Inizierò da Socrate ma prima vorrei sottolineare i tanti punti in comune che Socrate ha anche con Eraclito l'Oscuro: sul rapporto tra questi due oltre a rimandare a quanto sin qui visto vorrei riportare quanto ci dice Diogene Laerzio nel suo " Vita di Socrate " : < Pare che Euripide, dopo avere dato a Socrate l'opera di Eraclito, gli chiese cosa ne pensasse; egli rispose : " Ciò che sono riuscito a capire, è eccelso; penso che lo sia anche quello che non ho capito, anche se (per comprenderne fino in fondo il significato) occorre un palombaro di Delo " >
Le note che seguono sono un prodotto di scuola, prodotte in funzione dello svolgimento della programmazione di autori greci negli anni scolastici 2014-2015 e 2015-2016, incentrata sulla lettura dell'Apologia di Socrate di Platone. Si tratta, pertanto, di appunti, riflessioni, approfondimenti più o meno esaustivi degli aspetti emergenti dalla lettura diretta di quel testo. Il filone privilegiato d'interpretazione è stato il versante politico e sociale. I due cicli di lezioni hanno avuto anche finalità "demolitorie", ossia si è cercato di indurre a riconsiderare la vulgata su Socrate: un Socrate eroe della libertà di parola, libertario e, perciò stesso, democratico se non addirittura socialista ed egualitario è quel che l'immaginario collettivo ha costruito su di un personaggio che, proprio se osservato in tutta la sua complessità, rivela tutto il suo interesse, più che se ridotto a stereotipo di qualcosa che, semplicemente, non può essere stato.
“Come può esistere una morale necessaria e impossibile al medesimo tempo?” Il seguente elaborato, accompagnato dai Quaderni per una morale di Jean-Paul Sartre, tenta di rispondere a questa apparentemente insolubile domanda. La morale esistenzialista di stampo startriano oscilla tra questi due opposti: l’impossibilità, caratterizzata dalle implicazioni della morte di Dio nietzschiana e della guerra più violenta e brutale alla quale la Storia abbia mai assistito; e la necessità, dovuta dall’angosciante spaesamento del soggetto moderno ed esperita da Sartre al momento di adesione alla Resistenza parigina contro l’occupazione tedesca. In questo luogo, l’uomo Sartre attuò una conversione morale ed esistenziale, caratterizzata dal momento del salto, dell’amor fati e dell’apertura all’autenticità, che gli permetterà di divenire quel soggetto morale autentico che poi tenterà di teorizzare nei Quaderni per una morale. Da questi presupposti emerge la morale esistenzialista, una morale in perpetua trasformazione, fortemente situata e concreta, che non risponda a dettami assoluti o a principi universali e divini. Una morale del fare e non dell’essere, il cui fondamento e scopo abita nella dimensione della libertà, l’unico valore a cui l’uomo possa ancora affidarsi dopo la caduta delle certezze assolute rappresentata dalla morte di Dio. Tuttavia, i Quaderni per una morale rimangono un’opera incompiuta che venne pubblicata postuma; lo stesso Sartre, infatti, sostenne di aver fallito nello scrivere un testo interamente dedito alla dimensione etica. Per queste motivazioni, la morale è impossibile e necessaria al medesimo tempo, poiché si è attuata, poiché Sartre si convertì, divenne un soggetto morale autentico, si impegnò come intellettuale engagé, ma non venne mai compiutamente scritta e redatta.
Socrate. Alla scoperta della sapienza umana.
AION, Annali dell'Università Orientale di Napoli, 2004
Testimonianze platoniche. Nell'Apologia di Platone, Socrate risponde all'accusa di asebeia con il racconto stesso della sua vita: essa diviene il paradigma di una religiosità che non si manifesta solo sul piano normativo-sacrale della polis 1 , ma investe l'interezza dell'individuo che realizza se stesso in conformità ad un dictat divino di natura intima e per ciò stesso eticamente più valido. Il daimonion assume un ruolo di primo piano nella vita del filosofo non solo nel rapporto con il trascendente, ma anche quale motivo ispiratore e voce guida al compimento del suo destino individuale; in quanto tale esso è in relazione con il daimon, la forza divina non facilmente identificabile a prima vista, che interagisce con l'umanità come una potenza misteriosa coincidente con il destino dell'uomo. Socrate parla piuttosto diffusamente del daimonion in Ap.31c-d, 40a-b-c e 41d; Eutiphr.3b; Alc.I 103a; Resp.496c; Phaedr.242b; Euthyd. 272e; Theaet. 151a; Theag. 128d, 129 b-c, 129e, 131a.
In verità, certamente e senza dubbio, il di sotto è uguale al di sopra, e il di sopra è uguale al di sotto, per trarre i miracoli da una cosa. Così come tutte le cose derivano da Uno e dal pensiero dell'Unico, tuttavia tutte le cose nascono da questo Uno mediante la loro unione. Il loro padre è il Sole, la loro madre è la Luna, il vento li allevò nel proprio ventre e la nutrice fu la Terra. L'Uno è il padre delle meraviglie del mondo intero. La sua forza è possente quando si sviluppa in Terra. Separa la Terra dal Fuoco e il sottile dal grosso, dolcemente e soavemente. S'alza dalla Terra al Cielo e da qui ritorna alla Terra per ricevere la forza dall'alto e dal basso. Possederà la Luce di tutto il mondo, e le tenebre si allontaneranno. E' la forza di tutte le forze, penetra nel sottile e nel solido. Pertanto questo mondo è stato creato a somiglianza di un altro mondo più grande. Per questo si compiranno prodigi, per questo mi chiamo ERMES TRISMEGISTER Posso e posseggo i tre elementi della saggezza del mondo intero. Termina qui ciò che ho detto per opera del Sole. (tratto da: IL VELO D'ISIDE di H. P. BLAVATSKY) La tradizione afferma che sul corpo morto di Ermete a Hebron, è stata trovata da un "Isarim" o iniziato, la tavola con il nome di Smaragdina. Essa contiene alcune sentenze, la cui essenza costituisce la saggezza ermetica. E coloro che leggono soltanto con gli occhi corporei i precetti non diranno nulla di
Io †vorrei †occuparmi †del †passo †senza †dubbio †pi˘ †famoso †dellíAlcibiade †I, e †vorrei †farlo †lasciando †da †parte †il †problema †dellíautenticit ‡ †del †dialogo 1 ; †se †Ë L. †PALUMBO, †SOCRATE †E †LA CONOSCENZA DI †S…: †PER †UNA NUOVA LETTURA DI †ALC. †I 133A-C 185 1 Mai †discussa †nellíantichit ‡ †(per †Olimpiodoro, †In †Alcibiadem †10.17-11.6 †e †per †Proclo, †In Alcibiadem †Prooim. †11.15-17, †il †testo †Ë †la †migliore †introduzione †a †Platone; †per †Giamblico, †fr.
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Prefazione a G. Flamigni, Presi per incantamento. Teoria della persuasione socratica, ETS, Pisa 2017, pp. VII-XXI., 2017
terraitalia.altervista.org
Socrate, i Socratici e la parrhesia. In: F.de Luise e A. Stavru, (a cura di), Socratica III Studies on Socrates, the Socratics, and the Ancient Socratic Literature, Sankt Augustin: Academia Verlag, 2013,, 2013
FREIBURGER ZEITSCHRIFT FÜR PHILOSOPHIE UND THEOLOGIE, 2012
Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia, 1986
I. POZZONI, Socrate: umanesimo e diritto, in “Il Contributo”, Roma, Edizioni Nuova Cultura, n.2/3 (2011), 75-88
SPECIALE V CENTENARIO "UTOPIA" (1516–2016), 2016
In: IL CANNOCCHIALE (1/2021), pp. 103-126., 2022