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2019
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La biblioteca intesa come «principale istituto culturale pubblico della città»: attualmente invece, come molte altre istituzioni non solo bibliotecarie e che furono “in vista” in quegli anni, ridotta a vivere in una disperata sete di interventi pubblici, che la possano anche solo sostenere. Forse proprio muovendo da questo assunto si può tentare di far capire a che cosa in realtà mirava l’indagine socio-statistica affidata ai due validi allievi di Ardigò: l’uno, Pierpaolo Donati, all’epoca già docente di sociologia incardinato a Bologna, con un bagaglio scientifico di tutto rispetto di scritti conosciuti per l’importante posizione centrale concessa a tematiche inerenti alla rifondazione delle scienze sociali, e l’altro, Everardo Minardi, faentino, dal 1973 professore incaricato stabilizzato, poi professore associato di sociologia generale presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna, e incardinato come professore ordinario nell’Università di Teramo.
www.insulaeuropea.eu, 2019
Oltre 40 anni fa gli amministratori di un Comune e la direzione di una Biblioteca pubblica, in perfetta intesa e sinergia, si rivolsero all’Università di Bologna e in particolare alla cattedra di Sociologia tenuta dal prof. Achille Ardigò, per individuare un percorso che potesse meglio corrispondere alle esigenze di lettura e di formazione della propria comunità e dei singoli individui. Fu così che il Comune di Faenza e la sua Biblioteca commissionarono a due allievi di Ardigò, Pierpaolo Donati ed Everardo Minardi, l’indagine socio-statistica che ora si ripresenta, accompagnata da tre saggi di apertura intesi a chiarire come ci si pose allora nei confronti soprattutto dell’“utenza potenziale” del territorio, e di come oggi si guardi a quel periodo con il bisogno di storicizzarlo. La riproposta, infatti, non mira a nessun aspetto comparativo, ma vuole porsi come pregnante memoria storica, pienamente consapevole dei cambiamenti epocali intervenuti.
Il popolo dei libri Come è noto, il Corano definisce gli ebrei il "popolo del libro". Rav Sacks non esita a considerarla una grande affermazione. L'intera storia del giudaismo può essere considerata la storia d'amore fra un popolo e un libro, che ogni anno, durante Simchàt Torà, viene concluso e immediatamente iniziato di nuovo. L'ultima lettera della Torà è una lamed, la prima una bet, che assieme formano la parola lev (cuore): sino a che il popolo ebraico continuerà a studiare la Torà, il suo cuore non smetterà di battere (Sacks 2012). Rav Soloveitchik (Soloveitchik 1989, 154) scrive che la Torà conduce la Presenza Divina «nell'arena mondana di spazio e tempo, nel mezzo della vita terrena». La Torà non rimane in un iperuranio mondo, ma fa discendere, anche se imperfettamente, il mondo eterno nelle nostre vite, svolgendo un ruolo fondamentale e dirimente. Il re Shelomò nei Mishlè (Pv 3, 18) la definisce «etz chayìm», l'albero della vita. Nota è l'affermazione di Ben Bag Bag nei Pirqè Avot (5,21): «voltala e rivoltala, perché tutto è in essa». E' noto quanto Rambàn scrive nell'introduzione al suo commento alla Torà: il testo biblico è formato da infinite combinazioni del Nome divino. La vita ebraica è pertanto una vita piena di letture, e una casa ebraica è solitamente piena di libri. Rav Steinsaltz in un video non esita a definire l'ebreo colui che bacia i libri (Chighel 2016). Mosè, con un tocco di poesia, tiene per ultimo il comandamento in base al quale ciascuno è tenuto a scrivere per sé il rotolo della Torà; non è sufficiente dire di aver ereditato la Torà da Moshè, ciascuno è tenuto a renderla nuova e trasmetterla alle generazioni successive (Sacks 2012). Gli studiosi di religioni comparate hanno molta dimestichezza con la definizione del popolo ebraico come popolo del libro, ma non si tratta di una definizione esclusiva, dal momento che è condivisa con varie altre religioni, come il cristianesimo e l'Islam (Halbertal 1997, 2). Preliminarmente è opportuno far notare che è più giusto definire il popolo ebraico come popolo dei libri, dal momento che il suo canone autoritativo è composito e non si riduce al solo Tanàkh, ma comprende altri testi come la Mishnà e il Talmùd, il Midràsh, gli altri testi della letteratura rabbinica e la letteratura mistica. Il Rabbino Capo di Francia R. S. Sirat diceva che la Bibbia accompagna l'ebreo dalla nascita alla morte, e dalla morte all'eternità (citato in Attias 2015, 28). Non è possibile immaginare un ebraismo che prescinda dai libri neppure nell'aldilà: Halbertal, introducendo People of the Book, racconta di un suo insegnante che lo aveva introdotto ad un nuovo concetto di paradiso e inferno: nessuna pena o punizione, ma tutti racchiusi in una sala con l'ordine di studiare il Talmùd; per alcuni si sarebbe rivelato un paradiso, per altri un inferno (Halbertal 1997, 1).
Le regioni del Regno non sono sempre esistite, ma hanno dovuto formarsi. Nel nostro Cosmo immaginario è come se fossero piovute dall'alto andando a riempire l'intero territorio. Una parte della pioggia di elementi è caduta in un batter d'occhio, appena l'universo reale ha iniziato a esistere. Quindi circa 15 miliardi di anni fa, al momento del Big Bang il cataclisma che ha tumultuosamente dato origine allo spazio tempo segnando l'inizio del nostro universo. L'isola settentrionale dell'idrogeno è venuto alla luce e ne prendo dal mare del nulla. L'idrogeno è stato il primo elemento a formarsi. In quell'istante di grandiosità cosmica non si è formato altro che questo avamposto ma si trattava di un seme da cui sarebbe germogliata tutta la strabiliante ricchezza del regno. Poco dopo la comparsa dell'Isola del l'idrogeno è apparso anche il capo nord-orientale l'elio. Nella violenza dei primi 3 minuti alcuni atomi di idrogeno si sono scontrati tra loro nel denso tumulto della tempesta primordiale e si sono fusi a formare l'elio.
Lezione introduttiva all'inaugurazione della mostra Leggere il territorio. Lugo e la Bassa Romagna nelle antiche mappe lughesi (Lugo, Biblioteca Comunale "Fabrizio Trisi", 18 maggio 2013©dell'autore)
"Studi Trentini. Storia", 101, 2022-1, pp. 81-106 , 2022
"Il Popolo" è qui il quotidiano fondato e diretto da Cesare Battisti (1900-1914). Il saggio rielabora la relazione dell'autore al convegno "Cesare Battisti e il lavoro culturale", svoltosi a Trento il 22 aprile 2016 per iniziativa della Società di studi trentini di scienze storiche. Il ruolo di Battisti non è tuttavia propriamente centrale, in questo lavoro: lo è piuttosto l'interrelazione con alcuni dei principali collaboratori dell'impresa giornalistica: Ernesta Bittanti Battisti, Antonio PIscel, Enrica Sant'Ambrogio Piscel, Ferdinando Pasini, Gino Fogolari. Un taglio volutamente parziale, pensato per una ricognizione in progress della straordinaria vicenda di Battisti giornalista.
2013
«La storia locale è praticata spesso in chiave nostalgico-erudita, per costruire e celebrare identità municipali e comunitarie; ma si presenta anche come un'alternativa alla logica delle storie nazionali o generali, che non sempre riescono ad assegnare il rilievo necessario alle differenze interne ai singoli paesi o alle modalità diverse in cui si presenta localmente un fenomeno storico di importanza generale». Così il Dizionario di storiografia, Paravia-Bruno Mondadori 1 , che ci serve ad introdurre le linee guida e le argomentazioni che stanno alla base del lavoro qui presentato. Il tema del locale è stato oggetto negli ultimi anni di una 'riscoperta' e di una ridefinizione da parte di molti e differenti approcci disciplinari, che ne hanno rifondato il significato e, con questo, anche la collocazione in ambito storiografico. Ripreso in nuove forme di descrizione e interpretazione dei processi insediativi; assunto come scala delle indagini economiche che, nello scoprire nuovi e plurali modelli di organizzazione produttiva, hanno rivisto e riformulato parte delle proprie basi teoriche; riletto come spazio delle esperienze di pianificazione urbanistica, al di fuori della tradizionale contrapposizione autonomia/ centralizzazione, e alla luce delle nuove forme di relazione tra i livelli amministrativi; riformulato come chance di un uso "altro" del territorio da parte della comunità intesa quale insieme di valori, materiali e non, condivisi o meno 2 ; rilanciato come luogo della possibile riappropriazio-1 Cfr.
Obiettivi del capitolo: L'immagine di marca risulta un fattore critico di successo d'importanza crescente anche nella competizione tra destinazioni turistiche, laddove i processi di acquisto e di consumo sono fortemente condizionati dalla reputazione e dai segnali di valore connessi al marchio-destinazione. Si afferma pertanto la necessità di perseguire una corretta gestione della marca (branding) da parte dei territori a vocazione turistica per massimizzare il valore dell'offerta agli occhi dei turisti consumatori e dei potenziali fruitori della destinazione. La letteratura sul brand (Aaker, 1991; Kapferer, 1995; Kotler 2002; Keller, 2003; Cozzi e Ferrero, 2004; Collesei, Ravà, 2004; Keller, Busacca, Ostillio, 2005; Pratesi e Mattia, 2006; Fiocca, Marino e Testori, 2007) sottolinea che le componenti essenziali della marca sono l'identità di marca (brand identity) e l'immagine di marca (brand image) e che gestire il brand (branding) implica lo svolgimento dell'insieme di attività finalizzate a minimizzare il divario tra brand identity e brand image, a partire dalle scelte di posizionamento di marca (brand positioning). Nel presente capitolo si sostiene che le attività di gestione del brand usualmente utilizzate per le imprese, con opportuni e necessari accorgimenti applicativi, possono essere utilizzate anche per la valorizzazione delle destinazioni turistiche mediante la comunicazione. Le destinazioni turistiche oggetto dello studio vengono esaminate alla luce dell'approccio sistemico (Golinelli, 2000), sottolineando così che esse agiscono all'interno di sistemi territoriali più ampi e che si distinguono dai semplici luoghi in quanto si qualificano come sistemi d'offerta e di produzione turistica capaci di allestire prodotti turistici (Pencarelli e Forlani, 2005, 2002; Pencarelli e Splendiani, 2008) e di attirare non solo spontaneamente flussi di clientela turistica. L'adozione della prospettiva sistemica pone, inoltre, in evidenza una serie di criticità nella gestione dei sistemi territoriali (Cerquetti, Forlani, Montella e Pencarelli, 2007; Pencarelli e Forlani, 2005) con specifiche implicazioni sui brand territoriali e turistici. La specificità dell'attività di destination branding è determinata dalla complessità degli elementi che occorre considerare in fase di progettazione, considerato che il successo dell'iniziativa dipende dalla capacità dei decision maker territoriali di costruire consonanza fra il brand di territorio e quelli aziendali e di network (vds. 3). Sulla base di tali considerazioni, in questo capitolo, si prendono in esame le problematiche concettuali ed operative connesse all'applicazione del branding alla gestione del territorio in una prospettiva turistica. In particolare dopo un'analisi della letteratura economico-manageriale volta a definire il brand, le sue componenti e le sue funzioni, a partire dai modelli di creazione e di gestione di successo implementati dalle imprese industriali e dei servizi, si è svolta una disamina sulla letteratura turistico-aziendale al fine di comprendere specificità, problematiche e criticità nella gestione dei brand di destinazione.
Quando sol est in leone bonum vinum cum popone et agrestum cum pipione " 1
La valutazione del territorio cioè l'indagine che, attraverso il confronto tra le esigenze della sua utilizzazione e le risorse da questo offerte, porta alla stima della potenzialità per tipi alternativi del suo uso, comporta necessariamente la ricerca e l'interpretazione di dati non solo del suolo, ma anche di altre caratteristiche geomorfologiche, climatiche, idrologiche, vegetazionali ed in genere di tutti quegli attributi che influenzano l'utilizzazione del territorio da parte dell'uomo.
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Machiavelli nelle biblioteche gesuitiche. Il fondo librario antico dei gesuiti italiani tra diaspora e recupero, 2019
INGENITA CURIOSITAS STUDI SULL’ITALIA MEDIEVALE PER GIOVANNI VITOLO TOMO PRIMO a cura di BRUNO FIGLIUOLO ROSALBA DI MEGLIO ANTONELLA AMBROSIO, 2018
Quaderni del Museo Civico Archeologico di Orte, 2021