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2019, Estetica ed ecologia nel progetto di paesaggio
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Il rapporto tra pensiero estetico ed ecologia trova oggi nuove opportunità di indagine che ci portano a domandarci se esista una riflessione di matrice femminile e quale contributo essa abbia dato alla disciplina del paesaggio. La domanda è: esiste un pensiero femminile che analizzi in una luce nuova il concetto di ambiente e più precisamente quello di spazio aperto e di esterno da sé? Il gesto vivo, l'improvviso muoversi verso il fuori, è quello che caratterizza le donne, scrittrici, fotografe, poetesse, architette, paesaggiste, scienziate e artiste in senso più ampio, che sono state scelte in questo breve elenco, in una genealogia dell'estetica delle donne per la costruzione di una ecologia del paesaggio. Un elenco aperto che conta molte più protagoniste e che, speriamo, diventi sempre più ampio.
Tav No Tav: Le ragioni di una scelta
Riflessioni sul TAV dal punto di vista dell'ecocritica e dell'etica ambientale. Questo saggio è contenuto nel volume (qui allegato) "TAV NO TAV: Le ragioni di una scelta", a cura di Luca Mercalli e Luca Giunti, dove dialoga con esperti di economia dei trasporti, ecologia, paesaggio, scienze politiche. Ecco l'abstract del progetto: "Perché questo libro? Gli autori hanno voluto sintetizzare le considerazioni tecniche e scientifiche su un’opera molto controversa e ormai considerata antica come la nuova linea ferroviaria Torino- Lione (NLTL-TAV). Lo hanno fatto dialogando con un gruppo di esperti in varie discipline, che hanno risposto con pazienza alle loro sollecitazioni. La decisione se costruire o meno una nuova infrastrut- tura, e quale, attiene primariamente alle scelte politiche di un Paese e di una società. Queste dovrebbero comunque basarsi su valutazioni il più possibile obiettive e condivise, nei limiti della conoscenza scientifica che non è mai completamente distaccata e oggettiva. Questo lavoro analizza dunque, a più voci, gli aspetti trasportistici, economici, sociali e ambientali del TAV Torino-Lione, per metterli a disposizione di chiunque voglia formarsi un’opinione consapevole al di là di slogan o semplificazioni eccessive." Buona lettura!
Tutti i volumi pubblicati sono soggetti ad un processo di referaggio esterno di cui sono responsabili il Consiglio editoriale della FUP e i Consigli scientifici delle singole collane. Le opere pubblicate nel catalogo della FUP sono valutate e approvate dal Consiglio editoriale della casa editrice. Per una descrizione più analitica del processo di referaggio si rimanda ai documenti ufficiali pubblicati sul catalogo on-line della casa editrice (www.fupress.com).
«Il filosofo che riflette sui problemi attuali del pensiero scientifico si trova ad un incrocio di percorsi: il suo tentativo di riflessione deve servire ad integrare la scienza in una filosofia rinnovata o all’integrare la filosofia in un pensiero scientifico approfondito? Oppure deve lasciare che si consumi il divorzio accettato e talvolta desiderato tra certi filosofi e certi scienziati?» (G. Bachelard, L’attività razionalista della fisica contemporanea).
Spesso, in movimento in luoghi a noi noti, eseguiamo alcune azioni automaticamente (come ad es. camminare per le strade cittadine, guidare l'auto, etc.) mentre i nostri pensieri seguono un flusso ideativo diverso dalle azioni in corso. Di conseguenza, i pensieri ci appaiono slegati dall'azione che si sta svolgendo in quel momento. Nonostante tutto, questa è solo un'impressione apparente perché di fatto la percezione del contesto circostante, per quanto inconsapevole di primo acchito, fa parte della più generale dimensione conoscitiva, orientata dai processi di selezione e seriazione degli input sensoriali provenienti dall'esterno attraverso i recettori del nostro corpo. Gli automatismi sono infatti il risultato di schemi comportamentali culturalmente interiorizzati dall'individuo (ad es. guidare a destra o a sinistra). I pensieri, per quanto sovente in forma di flussi incontrollati, originano da input che attivano reti di rimandi alla memoria storica soggettiva. I flussi di pensiero e gli automatismi quotidiani sono stati presi in conto, tra gli
S. Rugino (ed), Pensare Osservare Progettare. Processi mentali e reali nel progetto di architettura liquida, 2018
Il colore bianco potrebbe far pensare ad una costante nella storia dell’architettura, quasi una sorta di mito che giunge da tempi lontani. Osservando ed analizzando tre piccole case iberiche costruite recentemente, si possono delineare alcune costanti e tracciare ipotesi sui fondamenti del progettare - e quindi del pensare - in bianco.
Giordano Bruno nel proemio a Candelaio. Meglio non nasconderselo, Del che è & che non è offrirà al lettore, se vi esigerà eleganza e tendenza, scarso diletto. Quanto ai contenuti, come svolgere un tale argomento senza irritare i più? Bruno consiglia bene, meglio scusarsi subito per non doversi discolpare poi. Queste laboriose annotazioni sono state per l'autore anzitutto uno strumento di studio, uno scavo avviato per cercare di capire e per provare a dire ciò che giorno per giorno si vive, ciò che precede l'essere logico-ontologico e ogni altro costruito che è (o che non è). In un'epoca che dà tutto scontatamente per culturale e relativo, o se no per tecnico e scientifico, trattare di ciò che tutto precede originando i differenti saperi, inclusi i loro limiti, sembrava a lui stesso per primo un'impresa non solo in controtendenza e perfino spericolata ma facilmente contestabile, legata a un programma di ricerca obsoleto. Eppure c'era non solo l'intera storia del pensiero a testimoniare un bisogno inesauribile di conoscere l'origine dell'essere al mondo, ma anche un effettivo, urgente e contemporaneo chiederselo, in modi certo nuovi e talvolta inaspettati ma affini a quelli di sempre. Così la visione d'insieme ha preso corpo lentamente, scrivendo e riscrivendo, esitante tra convincimenti e dubbi. La prima redazione, terminata nel febbraio 2009, portava chiari segni di quella fatica e non soddisfece i pochi che la lessero; tra questi il più scontento fu l'autore che la tenne per sé e si mise a riscrivere tutto daccapo. I motivi di insoddisfazione erano diversi, ma tra gli altri soprattutto i seguenti: debole la introduzione del concetto-chiave di triseminalità; tortuoso il procedere della riflessione; incerta la coerenza di alcuni termini; discontinuo lo stile. Il secondo tentativo ha ragionevolmente beneficiato delle lezioni apprese grazie al primo; ne è sortito un testo alquanto diverso, più coeso e meglio impostato, meno indocile. Pubblicato a stampa nel 2012 col titolo Essere al mondo [ISBN 9788866189978] esso è ora disponibile anche nei formati ebook [ISBN: 9781301571178, download gratuito su ]. Perché allora tornare a occuparsi della prima versione? Perché il pensare qui detto prosofico che, in quanto riflesso spontaneo dell'essere al mondo, si mostra nativamente intuitivo in ogni essere umano, necessita invece in quanto proposta concettuale di introduzione, anzi di varie e sempre nuove introduzioni, dato che per la sua neutrale onnilateralità non si conforma ad alcuno schema preconcetto, comprendendoli tutti. Esso non appaga bisogni di comprensione localmente urgenti, anzi delude tutte le esigenze di afferramento e di conseguenza è destinato a rimanere nell'ombra di un'apparente futilità se non ci si fa carico di esporre in molti modi differenti il suo minuto contessersi a ogni aspetto e caso dell'esistenza. L'espressione che è & che non è indica qui, per i motivi che diremo, non il dialettico o il contraddittorio o l'assurdo, ma l'universale condiviso, ossia ciò che unisce tutti gli esseri umani al di là di ogni separazione ideologica o distanza culturale o diversità di esperienza e di visione. Li accomuna inoltre con ogni altro vivente e in particolare con tutte le forme di intelligenza dell'universo, quali che siano e da qualsiasi mondo provengano. Ciò che per un essere vivente è al mondo possiede immediatamente una sua realtà. Ma questa realtà o verità, spesso momentanea e puntiforme, normalmente viene contraddetta da altre realtà appartenenti ad altre esperienze. Ciò genera il che è & che non è delle cose. Esso include tutti i vissuti esperienziali in qualsiasi modo vengano interiorizzati o esteriorizzati, dati per dati o criticamente confrontati. Include anche il che è (o che non è), ovvero quanto si replica in parte o del tutto uguale da un caso all'altro e da un individuo all'altro, quanto è localmente concordato. Il che è & che non è sconcerta in quanto responsabile dell'infinità delle opinioni, ma sembra al tempo stesso comodamente aggirabile concordando o imponendo convenzioni, comportamenti, procedure, norme, simboli che in effetti permettono di gestirlo, benché sempre localmente e per il momento e finché la convenzione regge o le forze che l'hanno imposta prevalgono su quelle che puntano a indebolirla. L'illustrazione dell'universale condiviso, cioè del meta-orizzonte comune a tutte le verità locali, è il più impegnativo obbligo morale di ogni libera intelligenza, il dovere che la filosofia ha sentito come peculiarmente suo. Ma com'è evidente dalla sua storia lo ha di buon grado frainteso. Le scuole lo hanno interpretato come un includere/escludere, un dar torto e aver ragione, un avanzare la propria visione del mondo in opposizione alle altre. In definitiva, bisogna ammettere che la filosofia -pur con tutti gli immensi meriti esplorativi che volentieri le si concedono -ha rinunciato al suo scopo ultimo mettendo avanti tutto le ragioni della ragione (o di qualsiasi altro nume vicario) come se quest'ultima potesse davvero porsi fuori dell'essere al mondo e studiarlo con i suoi strumenti. Questo testo è stato dunque recuperato perché fornisse anch'esso il suo contributo per quanto modesto alla riflessione prosofica. Non mancava infatti anche di qualche pregio: l'immediatezza di alcune intuizioni, il coraggio della sperimentazione, il laboratorio dei termini, la citazione del vissuto, la stessa franchezza un po' molesta di certi passi. Naturalmente la stesura del 2009 è stata riveduta estesamente, nella speranza di attenuarvi i difetti sopra elencati. La revisione non ha fatto miracoli, ma permette intanto la circolazione di un'opera che testimonia della fatica di pensare prosoficamente e che proprio per questo potrà forse apparire meno ostica del successivo e più strutturato Essere al mondo. Alcune inusuali caratteristiche stilistiche e grafiche, strettamente connesse alla trattazione, sono da segnalare. Introdurre al pensare prosofico senza un linguaggio adeguato (il più vicino, ma spesso in controcanto, essendo quello della filosofia) ha comportato una quantità di adattamenti. Tra l'altro ha richiesto un certo dispendio di elencazioni precisazioni opposizioni limitazioni spesso riunite di necessità nello stesso periodo sintattico. Ne sarebbe derivato un eccesso di punteggiatura fastidioso. La scelta è stata di lasciare spesso senza virgole le mere enumerazioni, ritenendo che il lettore possa farci l'occhio. Un'altra esigenza connessa all'introduzione di termini nuovi e accezioni inconsuete è quella di riservare il corsivo nel testo quasi soltanto all'evidenziazione, rinunciando ad adoperarlo come è consuetudine per parole e locuzioni in altre lingue. Conseguenza del tema trattato, il più generale che possa darsi, era anche il rischio che le parole sconfinassero, trascinate dalla loro storia passata, verso una particolare visione del mondo a scapito delle che tutti approssimano, pur risultando alla fin fine per tutti inabbordabile, non può che essere per diverso concorso di molti interminabilmente trattato e ritrattato. Quand'anche una bacchetta magica espungesse dal testo tutti i difetti imputabili all'autore, non sarebbe comunque possibile conseguire l'ottimo. E ciò non tanto per motivi estrinseci, i quali pur non mancano (ché in effetti, per le molte dimensioni del tema, un confronto esteso con la storia, un'esemplificazione esistenziale ampiamente convincente, un argomentare ovunque puntiglioso avrebbero riempito migliaia di pagine destinate ad apparire in ogni caso inconclusive), quanto per una singolare motivazione intrinseca: se quel che sostengo si potesse dimostrare, l'assunto stesso ne uscirebbe falsificato. È paradossale ma adamantino infatti che, qualora sul che è & che non è delle cose si giunga a proiettare un pensare corrispondente, questo debba risultare il più forte e, nel medesimo tempo, il più debole prodotto di ogni possibile riflettere. Il più forte, se dovrà scovare e darci il fatto originario, la prima scaturigine di tutto il poter essere e non-essere, ciò da cui promana ogni eventualità di pensiero e di azione, ciò da cui ogni caso procede; il più debole, perché tutti gli accadimenti anche i più minuti ed effimeri dispongono di un quid proprium, mentre quel pensare dovrà privarsi di ogni possibile determinazione e dimostrazione per risalire, vuoto di quiddità, all'interità ineffabile benché immanente dell'onnino-anodino. Insomma a dispetto di tutte le epistemologie esso resterà vero fino a che nessun essere al mondo potrà conclusivamente dimostrarlo, e dare con ciò al senso della vita un mero significato.
Savater, La scuola di Platone, Ipoc, 2013
Introduzione a F. Savater, La Scuola di Platone, Milano, Ipoc, 2013
AgCult LETTURE LENTE -rubrica mensile di approfondimento, 2025
Fuori dalle dicotomie oppositive, dall'incanto e dal disincanto della montagna, resta l'urgenza di pensare le terre alte secondo traiettorie condivise, radicate e capillari di azione. Uscire dai clichés della "montagna che salva", dai richiami kitsch delle nuove pifferaie dei social e dagli opachi giochi del destination building. Custodire più che rilanciare, conoscere più che consumare, lavorare nei territori invece di estrarne valore e risorse sempre più preziose. Riconoscere questa montagna che si muove e cambia, che riflette e crea LA MONTAGNA NON SALVA © Foto di Manuel Venturini su Unsplash Questo sito usa cookie per fornirti un'esperienza di navigazione migliore. Proseguendo la navigazione accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Puoi disattivarli se lo desideri.
2018
Artificio 22 OFFICINA* OFFICINA* è un progetto editoriale che racconta la ricerca. Gli articoli di ricercatori, selezionati e valutati dal comitato scientifico, si affiancano a esperienze professionali, per costruire un dialogo sui temi dell'architettura, tra il territorio e l'università. Ogni numero racconta un tema, ogni numero è una ricerca.
Doctor Virtualis, 2008
Il libro della maturità di Edith Stein, non portato a compimento, ma a cui, o almeno a un importante incunabolo, Potenza e atto, essa affidò l'ultima sua chance di ottenere la libera docenza, Essere finito e Essere eterno. Per una elevazione al senso dell 'essere, fu scritto nel 1935-36 e pubblicato nel 1950 [1]. Si tratta di un'opera a più strati, che in un certo senso segna il definitivo approdo dell'antica allieva di Husserl al tomismo e alla neoscolastica, ma al tempo stesso contiene anche la traccia visibile di un forte influsso del pensiero agostiniano, e con evidenza ancora maggiore mantiene una impostazione fenomenologica. Si tratta dunque di un testo che appartiene di diritto, non solo alla rinascita neotomista degli anni venti in Germania, ma costituisce un tipico esempio del modo in cui nella filosofia tedesca in particolare vicina a Heidegger, i cui interessi teologici sono ben noti, teologia e filosofia si travasassero l'una nell'altra sullo sfondo della distruzione della metafisica. Tipico esempio è quello della dissertazione di dottorato di Hannah Arendt, dedicata al concetto d'amore in Agostino, in cui programmatico è ignorare Agostino padre della Chiesa per far risaltare Agostino filosofo. Ma anche i coevi studi dei giovani Lowith, Jonas etc. si avvicinavano ad Agostino o a San Paolo nella chiave esplicita della secolarizzazione o demitizzazione (cfr. Bultmann ) delle categorie teologiche .
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Un mercato coperto per Roma: Laboratorio di Sintesi finale in Composizione Architettonica e Urbana Autori, 2022