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2009
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Nel 2009, mentre lavoravo ancora intensamente su Charles Darwin e le implicazioni morali dell'evoluzionismo, ho scritto un brevissimo racconto che, nelle mie intenzioni, avrebbe dovuto raffigurare narrativamente il daltonismo morale di cui hanno sofferto e ancora soffrono oggi, secondo me, molti difensori a cuor leggero del naturalismo darwiniano. È un po' ingenuo, ma è per una buona causa.
Nel saggio viene affrontata la questione della presunta incompatibilità tra una visione darwiniana della natura e una concezione umanistica della dignità umana. La tesi principale dell'autore è che non esiste un conflitto frontale tra le due visioni del mondo, ma una serie di contrasti locali che possono essere interpretati e risolti diversamente a seconda della cornice teorica che viene utilizzata per contestualizzare la simultanea appartenenza della specie umana alla storia naturale del cosmo e l'eccentricità dei suoi costrutti culturali. The essay discusses the issue of the alleged incompatibility between a Darwinian view of nature and a humane understanding of human dignity. The author's main claim is that there is no open conflict between the two world views, but a series of local conflicts that can be interpreted and resolved differently in light of the theoretical frameworks that are used to contextualize the simultaneous belonging of the human species to the natural history of the universe and the eccentricity of its cultural constructs.
arcosophia.net
Ortega afferma che la maggiore efficienza delle armi non ha nulla a che vedere con la Caccia[1]; ed è sicuramente così da un punto di vista filosofico (odierno), ma nel paleolitico superiore, a fronte di una glaciazione devastante al suo culmine, la necessità adattativa di un sistema di prelievo selettivo ed efficace diventa veramente molto forte, e viene da lontanissimo nel tempo. Il fatto che in più parti del mondo preistorico, intorno a ventimila anni fa (testimoni le innumerevoli punte di freccia ritrovate) sia ormai accertata la nascita del nuovo sistema balistico, ci fornisce uno spunto stimolante per addentrarci in questa metafora. Per comprenderla meglio, ci viene utile la paleoantropologia[2].
O giovane, che fantastichi di essere negletto dagli Dei, sappi che se diventi peggiore dovrai trasmigrare poi nelle anime peggiori, e che se invece migliorerai, andrai con le migliori. Così, in ogni successione di vita e di morte, agirai e soffrirai come si conviene che tu agisca e soffra per tua parte e per tua stessa mano. Perché questa è infatti la giustizia del cielo. Platone Credendo, come io credo, nella dottrina della rinascita, vivo nella speranza che, se non in questa mia nascita, in qualche altra vita sarò capace di abbracciare tutta l'umanità in un amichevole abbraccio.
Che cos'è un ghepardo? Un animale, un mammifero, addirittura un felino, più forte e più veloce del mio povero gatto Garfield. Però molto più debole della spaventosa tigre Shere Khan. Definire una specie, cioè un tipo originale di essere, significa classificarlo dentro un insieme più ampio, e perciò confrontarlopunti comuni e differenzecon le specie più vicine, quelle che nella gerarchia dell'esseri sono sopra e quelle che sono sotto. Che diremo dell'uomo? O, per usare le parole stesse del Vangelo, «A che cosa è simile l'uomo, e a che cosa lo posso paragonare?» (Lc 13, 18). L'antropologia contemporanea presenta all'uomo due specchi in cui osservarsi. Il primo è il robot: vengono confrontate in diversi campi le possibilità dell'uomo e quelle del robot, sia nel caso migliore per mettere in luce l'irriducibilità delle operazioni umane, sia, al contrario, per deplorarne i limiti risultanti dalla condizione corporea. Il secondo specchio è quello del nostro presunto cugino: lo scimpanzé.
Author's blog (dvareloheynu.com), 2017
Uno dei versi del primo capitolo della Genesi in cui è scritto che Dio creò l'uomo a sua immagine insite sul fatto che Dio ci ha creati maschi e femmine. L'articolo contiene alcune considerazioni sul senso che questa insistenza può avere alla luce delle moderne neuroscienze oltre che del resto delle Sacre Scritture.
Secondo il filosofo Emanuele Severino, l’uomo è tecnico da quando comincia a vivere. Deve farsi largo di fronte alle potenze sovrastanti e minacciose che ha dinanzi, e cerca di pensare al modo di difendersi costruendo trappole e armi per catturare animali che gli forniranno anche la possibilità di sopravvivere. Poi realizza che può elaborare strumenti tecnici sempre più complessi per coltivare i campi e soluzioni per conservare i cibi coltivati e immagazzinare i raccolti affinché possano durare fino alla successiva stagione. Siamo alla nascita della tecnologia grazie alla quale l’Homo Sapiens adotta il semplice – ma altrettanto efficace - processo di ricerca della giusta modalità di usare la tecnica: Problema→Analisi→Soluzione.
L'inaugurazione dell'umanità attuale comincia con l'arrivo di una particolare specie di morte. Però è proprio negli uomini attuali che si trova la porta per l'eterno. Essi custodiscono il segreto della vita eterna, lo custodiscono nella propria morte, nel carattere e nel senso della propria morte. L'eroe vegliante custode è colui che indica la via della rinascita. È un custode benevolo che forma il mondo nel quale i mortali vivono e abitano e da esso apre la via che va in giù e ugualmente in su. Gli uomini non sono nè automaticamente perduti nè automaticamente salvi. La vita è un'ascesi, un esercizio, una preparazione. Il vissuto del dolore, la musica, lo studio del numero, la memoria, la teoresi, l'impegno nella direzione della politica, la discesa ad inferos e la risalita, tutto rientra in un efficace rito sacrificale secondo la più importante religione greca.
L'articolo si propone come una riflessione sui legami che si istaurano tra il sommo poeta italiano e Primo Levi, un chimico diventato autore grazie alla voglia e alla necessità di narrare. I legami, in apparenza e a prima vista solo formali, tendono ad approfondire e ad assumere valori più grandi su vari piani fino ad arrivare a aspetti quali quello stilistico. La tesi è volta verso un'analisi approfondita sulla memoria di Dante nella collettività italiana.
2002
Gli elementi rivoluzionari che elimineranno la vecchia divisione del lavoro e la separazione fra città e campagna rivoluzionando tutta la produzione, sono già contenuti in germe nelle condizioni produttive della grande industria moderna. Per capire tutto ciò e il fatto che il suo sviluppo è ostacolato dal modo di produzione capitalistico, occorre un orizzonte un po' più vasto della mentalità da diritto fondiario prussiano (Friedric Engels, Antidühring). La vita avrà tutti i vantaggi e le agiatezze delle grandi città, senza averne i danni. La popolazione abiterà case più sane e più belle. Anche in questo caso, come in tutti gli altri, il mondo borghese apparecchia il terreno all'ormai matura trasformazione, perché la costruzione di industrie nelle campagne si fa di anno in anno sempre più frequente (August Bebel, La donna e il socialismo).
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Guénon, René - L'uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, 1965
Lateranum, 2021
Rivista di estetica, 2019
Italian Studies in Southern Africa/Studi d'Italianistica nell'Africa Australe, 1998
Lo scrigno delle segnature: Lingua e poesia in Giorgio Agamben, a cura di Lucia Dell’Aia e Jacopo D’Alonzo, 2019
Atti di Incontrotesto, 2011
La discesa del Figlio dell’Uomo, 2015
L'origine dell'uomo e i misteri della storia, 2024
BioLaw Journal, 2022