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2019, R. Fiori (a cura di), Re e popolo. Istituzioni arcaiche tra storia e comparazione, Göttingen
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The common idea that the curiae were divisions of the people created after the foundation of the city and strictly related to the gentes, is mostly due to the etymology cūria < *ko-wir-ia. However, the sources represent the curiae as divisions of the army, and up to Servius Tullius the meeting area of the comitia curiata was extra pomerium. These clues suggest the different etymology cūria < *koir-ia, which connects the word with a number of names of the army or of its units in the Indo-European languages (*koryos: cf. Germ. Heer), and explains the theonym Quirīnus as the result of the deification of a homonymous title indicating the ‘head of the cūriae’ (*koir-yo/a-Hn-o-s). If the term cūria is not a Latin formation but can be traced back to the Indo-European past, it is likely that the institution of the curia did nor arise after the foundation of the city, but reproduced a precivic form of organisation. This leads to represent the foundation of Rome not as the result of an aggregative process of gentes, but as the establishing in an urban form of a pre-existing political entity, perhaps consisting in a league of curiae.
Le origini del casato da Romano vennero spiegate da G.B. Verci integrando il tendenzioso racconto di Rolandino da Padova, che le attribuiva ad un "povero" cavaliere beneficato da Corrado II il Salico, con alcuni documenti menzionanti Ezillus figlio di Arpo, signore di Onara tra il 1075 e il 1090. L'articolo dimostra come tale versione dei fatti sia inverosimile e avanza l'ipotesi che un miles dell'imperatore Enrico II il Santo, di nome Herp Aegizinis, menzionato in un diploma redatto alla vigilia della discesa in Italia del 1013-1014, possa essere stato il vero fondatore della famiglia. Egli, inviato per controllare lo sbocco della Valsugana e contrastare le truppe di Arduino d'Ivrea, si sarebbe insediato a Onara con il favore dei Vescovi di Frisinga e Treviso e avrebbe dato origine fin dalla prima metà dell'XI secolo ai da Romano, ponendo le premesse per la loro affermazione nel Pedemonte veneto.
2018
È opinione popolare quella che vuole associare l’origine della sedia “carabiniere” al «copricapo integrante la grande uniforme degli ufficiali dei Carabinieri». L’odierna “feluca”, in sostituzione del cappello fu una innovazione importante nella divisa dell’arma che inizia la sua apparizione con l’”Istruzione Generale” del 15 ottobre 1864. Invero, essa non apporta consistenti variazioni dal “bicorno” di cui è continuità nel profilo delle pinne laterali. Eppure, la caratteristica falda ripiegata verso l’alto con le punte laterali intorno alla calotta semisferica, sembrerebbe richiamare alla mente la parte superiore della seduta e il modello attraverso il quale il primo seggiolaio elaborava uno stile che segnerà la caratteristica sedia.
Incontri di filologia classica, 23, 2024
This paper examines the 26 letters comprising the correspondence between Libanius of Antioch and Basil of Caesarea. Treating the epistolary exchange as apocryphal based on previous works, it seeks to illuminate the context of its production. Specifically, the study corroborates Pouchet’s hypothesis regarding the Cappadocian origin of the letters by analyzing the manuscripts used by Förster, editor of Libanius’s works, for the constitutio textus.
Memorie romane del promontorio. Mamurra e Scauro tra tradizioni ed etimologia. Atti della giornata di studi, Comprensorio Archeologico di Minturnae, 23 settembre 2017, 2019
L'articolo ricostruisce, in via preliminare, la generazione della falsa identificazione della possessio Scauriana citata nel Liber Pontificalis con un possedimento della gens degli Emili Scauri presso Scauri, identificando la linea della fallace interpretazione delle fonti che da Giovanni Tarcagnota conduce a Francesco Maria Pratilli, passando per la tradizione geografica e cartografica. In secondo luogo, delinea il panorama delle possibili identificazioni, sulla base dell'analisi documentale, soffermandosi sull'ipotesi del territorio tra Tivoli e Subiaco e proponendo indicazioni metodologiche per il proseguimento della ricerca.
Nulla si conosce con certezza sull'origine della gens Artoria tranne che vanta tra i suoi membri alcuni dei personaggi illustri molto vicini agli imperatori romani.
Uno dei problemi più dibattuti della storia sarda per quanto riguarda gli ultimi secoli del I millennio è quello dell'origine dei giudicati. Neanche lo stretto legame che l'argomento ha con filoni di ricerca a dimensione geografica più ampia ha consentito alle indagini storiche, nel corso dei secoli, di risolvere definitivamente su base documentaria certa, tutti quegli interrogativi che ancora circondano i motivi, i momenti, le modalità che hanno portato alla nascita di questa istituzione; essa risulta tra le forme di governo medioevali più originali, caratteristiche e specifiche di un mondo geograficamente, culturalmente, mentalmente e storicamente distante e differente dal resto dell'Europa mediterranea. Su questo tema, la cui ricostruzione storica è resa difficile dalla mancanza di una consistente ed esauriente documentazione, sono state offerte a più riprese, in diversi momenti, differenti soluzioni, che si sono limitate sempre al livello di ipotesi, sia pure spesso largamente plausibili. Tutte le proposte, comunque, partono da un presupposto ormai assodato: i giudicati si formarono e si svilupparono in corrispondenza di una progressiva crisi della presenza bizantina nel Mediterraneo centrale, in un periodo di vuoto di potere che espose le diverse regioni della Sardegna all'incertezza derivante dall'assenza di un governo centrale e dalla presenza nei mari dell'isola di un pericolo evidente come quello rappresentato dalle flotte saracene 1 . Già alla fine del VII secolo, l'organizzazione imperiale voluta da Giustiniano era entrata in crisi determinando la cessazione della presenza diretta bizantina a Cartagine e nell'esarcato d'Africa ; Corsica e Sardegna avevano iniziato a dipendere, sia pure in forma poco più che nominale, dall'esarcato di Ravenna mentre iniziavano a manifestarsi le prime consistenti minacce arabe nei confronti delle zone litoranee delle isole 2 . Fino ad allora è certa la continuità di legami diretti con Bisanzio. Sono noti documenti che a volte si riferiscono ad un'isola strettamente dipendente sia dal punto di vista religioso che da quello politico dalla prefettura d'Africa 3 ; altre volte parlano del praeses di Sardegna (600-627): è il caso di una lettera dello stesso Gregorio I a Spesindeo , nella quale si chiedeva un diretto interessamento perché gli sforzi compiuti dal vescovo di Fausania (Olbia) "in convertendis baptizandisque barbaris et 1 In generale A. BOSCOLO, la Sardegna dei Giudicati, Sassari, 1979. 2 S. PETRUCCI, Storia politica e istituzionale della Sardegna medioevale (secoli XI-XIV), in Storia dei Sardi e della Sardegna, II, Il Medioevo dai Giudicati agli Aragonesi, Milano, 1987, pp.98 sg. 3 Nell'anno 600 il pontefice Gregorio I raccomandava a Domenico, vescovo di Cartagine e ad Innocenzo, prefetto d'Africa, che facessero di tutto per evitare che "in Sardiniae minores vel pauperes a maioribus opprimantur": Regesta Pontificum Romanorum, a cura di P. F. KEHR, Italia pontificia, Italiae, vol. X, Calabria-Insulae, Turici, 1975, Sardinia, doc. 15, p. 376. Vedi anche R. TURTAS, Rapporti tra Africa e Sardegna nell'epistolario di Gregorio Magno (590-604), in "L'Africa Romana", Atti del IX convegno di studio, Nuoro, 13-15 dicembre 1991, a cura di A. Mastino, e in RSCI, XLI (1987) e Storia della Chiesa in Sardegna dalle origini al Duemila, Roma, 1999, pp. 99 sgg.
[A stampa in Romagnola Romandiola. Le istituzioni religiose nella storia del territorio -studipromossi dal Centro di Studi sulla Romandiola Nord Occidentale, Bagnacavallo maggio 2001, Lugo settembre 2001, Lugo, Walberti, 2003 Della pieve di S. Patrizio, similmente a quella di S. Agata, non si è a tutt'oggi detto o studiato quasi nulla. Se possibile, anzi, il punto sulla situazione storiografica circa la pieve di S. Patrizio, ed il relativo territorio pievano, deve registrare, rispetto al caso di S. Agata, uno stato di arretramento ancora maggiore; mentre, infatti, di quest'ultima si ipotizza per lo meno il sito 1 , della nostra neppure sono emersi, a quel che ne so, indizi ubicatòri di qualche significato. A meno che essa non sorgesse, e sulla questione occorrerebbe eventualmente indagare anche da un punto di vista materiale e archeologico, nel luogo ove è stata eretta l'attuale chiesa parrocchiale, consacrata a metà dell'Ottocento ed innalzata sulle fondamenta della precedente 2 .
Studium, 2022
La profezia relativa all'imminente arrivo di un «Cinquecento diece e cinque», inserita nel canto xxxiii del Purgatorio 1 , costituisce, insieme ai versi dedicati alla venuta del Veltro nel primo canto dell'Inferno, uno dei passi più dibattuti e controversi di tutta la Commedia. in queste note si fornisce un ulteriore contributo alla possibile decodifica del passo e all'individuazione del personaggio che si cela sotto i numeri con cui Dante, attraverso le parole di Beatrice, lo presenta.
RIASSUNTO. I levrieri, insieme ai dingo ed ai basenji, sono i cani con le più antiche rappresentazioni. Abbiamo infatti dei petroglifi che li ritraggono intorno a 10.000/12.000 anni fa ed un sigillo di 9.500 anni fa circa, ritrovato presso il sito archeologico di Jarmo (Iraq), che ritrae un Saluki ed altri due non ben identificati levrieri. Nel corso di questo articolo vedremo le varie razze ufficiali (ma ve ne sono diverse altre non riconosciute) e la loro storia… ABSTRACT. Greyhounds, along with the dingoes and basenji, are dogs with the oldest representations. We have, in fact, petroglyphs portray with them dated around 10,000 / 12,000 years ago and a seal of 9,500 years ago, found at the archaeological site of Jarmo (Iraq), which depicts a Saluki and two other unidentified greyhounds. In the course of this article we will see the different official breeds (but there are several other unrecognized) and their history ...
2021
Durante i secoli del Rinascimento si diffonde nei palazzi felsinei un tipo di cortile caratterizzato da logge voltate su due livelli, dove le arcate superiori presentano un ritmo doppio rispetto alle inferiori. Un contributo alla sua diffusione – come si può apprezzare ancora oggi, fra i tanti esempi sopravvissuti, nei Palazzi Ghisilardi e Sanuti Bevilacqua – si dovette all'imponente e perduta Domus magna di Sante e Giovanni Bentivoglio. Si ritiene, tuttavia, che l'origine bolognese di tale sistema binato non sia bentivolesca e tantomeno "lombarda", come riferito da alcuni, poiché in Lombardia le prime attestazioni cortilive di questo tipo sono più tarde rispetto a quelle bolognesi, inoltre denotano un'ascendenza antiquaria estranea alla cultura architettonica felsinea del Quattrocento. Il più antico esempio locale, direttamente riconducibile al tipo binato, sembra essere un brano architettonico appartenente al secondo chiostro, quello dei Morti, del Convento d...
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Parole di Vita, 2021
Alle origini dell’Odissea deradiana I parte Shejzat , 2022
Annali di Storia dell'Esegesi, 2018
«Miscellanea Storica della Valdelsa», CXII (2006), 2-3 (304-305), pp. 121-152
in Le tribù romane. Atti XVI Rencontre sur l’épigraphie, Bari, 8-10 ott. 2009, Bari 2010, 385-394
Historiae. Scritti per Gherardo Ortalli, 2013
published in «Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma», CV, 2004, pp. 197-222.ISBN: 978-88-8265-667-6 , 2004
Il tempio di Eliopoli e i rotoli del Mar Morto. Nuova ipotesi sulle origini di Qumran, 2020