Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2018, Forum. Supplement to Acta Philosophica
https://doi.org/10.17421/2498-9746-04-05…
22 pages
1 file
Si esplora la natura dell'atto di fede per giustificarne il carattere autenticamente personale e oggettivo. Alla luce del Magistero recente e di alcuni significativi apporti teologici, l'esperienza dell'amore con cui lo Spirito tocca il cuore nell'atto di fede viene messa in evidenza. In tale contatto, che richiede il coinvolgimento della dimensione affettiva accanto a quella intellettuale, il soggetto credente ha una certa esperienza immediata dell'oggetto della fede: Dio stesso, il quale, indicato all'intelletto nei segni esterni, per grazia si rende percepibile nel cuore dell'uomo. Abstract The nature of the act of faith is explored to justify its authentically personal and objective character. In the light of the recent Magisterium and of some significant theological contributions, the experience of love with which the Holy Spirit touches the heart in the act of faith is highlighted. In such contact, which requires the involvement of the affective dimension together with the intellectual one, the believer has an immediate experience of the object of faith: God himself, who, indicated to the intellect in external signs, by grace becomes perceptible in the heart of man.
L’ESPERIENZA CANONICA PER L’AMMINISTRAZIONE DI UNA DIOCESI, 2023
Péter Erdő L'ESPERIENZA CANONICA PER L'AMMINISTRAZIONE DI UNA DIOCESI* I. Premesse; II. Il diritto canonico come strumento ed espressione dell'unità della Chiesa, 1. Unità della fede e del messaggio di Cristo, 2. Unità nei sacramenti, 3. Unità nel governo ecclesiale, a. Unità nel governo pastorale, b. Unità nell'amministrazione dei beni, c. Unità nell'attività processuale e penale; III. Conclusione
Riproduce il mio intervento al convegno svoltosi su questo tema all'Università Cattolica di Milano nel 2011 e pubblicato nel 2012 a cura di G. Colombo nel volume" Esperienza religiosa", Vita e Pensiero, pp. 131-133.
Antropothes, 2024
This paper aims to study how affective and emotional dimension contributes to building the subject-church. Because the church is a collective subject, we have chosen to use Martha Nussbaum’s study about emotions and their role regarding on the construction of social subjects that could be able to recognise all their members the right of life. The paper considers the intensity of affections as a resource for living own relationship with God, for knowing God (because an adequate concept of love opens us the mistery of God) and for building a church not only inclusive, but also able to interweave bonds with all humans and other creatures.
Questo intervento all'interno di un numero monografico avente per tema "Quale esperienza per la filosofia della religione?" mira a superare la concezione secondo cui l'esperienza religiosa sarebbe una forma di empiria, di esperienza di oggetti, e a fornire argomenti a favore dell'ipotesi che l'esperienza religiosa sia invece fondamentalmente un'esperienza affettiva, che si declina nelle modalità principali del credere e dell'amare.
Alessandro Corsi, 2020
Parte prima "Invisibilia enim Dei per ea que facta sunt intellecta cospiciuntur" (Rm 1, 20) La dicotomia tra il Dio dei filosofi e il Dio dell'esperienza religiosa attraversa interamente, come un enorme iceberg, il pensiero occidentale di epoca cristiana, talvolta un po' più nascosto, talvolta apertamente in evidenza, ma, certamente, una delle punte di emersione di questo iceberg è costituita dal Memorial di Blaise Pascal. Questa dicotomia si pone a partire dall'incontro della filosofia greca con il Cristianesimo; in essa si possono vedere sottese anche altre dicotomie "classiche" del pensiero in epoca cristiana, come quella del rapporto fede-ragione, quella del rapporto tra il Dio cella Creazione e il Dio della Salvezza/ Rivelazione, o quella del rapporto tra linguaggio e mistica. Tuttavia appare abbastanza chiaro che, in epoca moderna, il problema in senso proprio appare in tutta la sua forza con l'evento storico della Riforma Protestante, come mostra ad esempio la contrapposizione operata da Lutero alla disputa di Heidelberg del 1518 tra la Theologia crucis e la Theologia gloriae, e, non a caso, in presenza di un cospicuo "revival" del pensiero di Agostino d'Ippona. 1.Blaise Pascal (1623-1662): la differenza La temperie culturale nella quale si muove il pensiero di Pascal è quella segnata, da un lato, dal meccanicismo cartesiano e, dall'altro, dalla riscoperta nel mondo europeo, anche cattolico, del 1
Cosa deve succedere alla nostra anima, quando essa ha disimparato a soffermarsi dinanzi alle realtà della salvezza? Quando essa pronunzia sante parole che sono una vuota eco? Quando ha santi segni e compie sante cerimonie senza più avvertire la realtà che vi è rinchiusa? 1 Romano Guardini nella Prefazione a I santi Segni spiega come l'intento del suo testo sia di contribuire alla comprensione del mondo liturgico. "Nella liturgia-scrive-non si tratta precisamente di concetti, bensì di realtà. E non di realtà passate bensì di realtà presenti, che si ripetono costantemente in noi e per noi; di realtà umane in figura di gesto". Aggiunge che è possibile avvicinare queste realtà solamente se si cerca di cogliere "nella forma corporea l'elemento interiore: nel corpo l'anima, nel processo materiale la recondita forza spirituale". Sottolinea come oramai l'uomo moderno viva in un mondo di segni dei quali però ha perso il significato: "non pensiamo più cose, bensì parole".
Credete nel vangelo» ). Il cammino della fede nel Vangelo secondo Marco «Nel Vangelo di Marco il vocabolario della fede non è particolarmente ampio (fede, credere, incredulità) né particolarmente frequente. 1 È però presente in tutte le parti del vangelo e si lascia allineare lungo percorsi ben definiti. Del resto il vocabolario è solo un primo sentiero per accedere a un tema, e non sempre il più importante. Non ci basta perciò studiare i passi in cui ricorrono pi, stij e pisteu, ein». 2 Così, quasi trent'anni fa, Bruno Maggioni enunciava il suo approccio metodologico, ampiamente condivisibile, al tema della fede nel Vangelo secondo Marco. Lo stesso autore concludeva il suo studio con un paragrafo dal titolo significativo, «La fede del Crocifisso e nel Crocifisso», una rapida chiosa al racconto marciano della crocifissione (cf. Mc 15,21-47):
EMP-FTTR, 2020
Ascolto attivo: che cosa significa? Da dove viene questa espressione? Che cosa lo specifica rispetto all’ascolto comunemente inteso? C’è qualche relazione tra l’ascolto attivo e il religioso ascolto di cui parla "Dei Verbum"? L’ascolto attivo ha un ruolo nella vita di fede? E quale posto occupa nella riflessione e nella pratica pastorale? Intorno a tali domande si sviluppa la ricerca presentata in questo libro. Una piccola teologia scritta nella speranza di essere utile non solo agli addetti ai lavori, ma anche alle comunità concrete e all’opera evangelizzatrice che quotidianamente in esse si viene realizzando.
Spicilegium Historicum Congregationis Sanctissimi Redemptoris, 2006
Dall’analisi della vicenda personale di Alfonso Maria de Liguori, articolata sostanzialmente in tre periodi dello sviluppo (preparazione, maturazione e realizzazione) della sua vocazione di Fondatore dei Redentoristi, si evince che la sua esperienza spirituale è focalizzata sul principio dell’uniformità alla volontà di Dio. Attraverso questa categoria, il Santo coglie il suo personale incontro con Dio e ad essa si riferisce con preferenza, descrivendo o guidando qualsiasi cammino spirituale. La nozione della conformità al divino volere, ovviamente, non è elaborata dal Liguori; ereditata dalle precedenti generazioni dei credenti, funziona come concetto comune nella spiritualità barocca, e viene trasmessa ad Alfonso negli anni della sua formazione spirituale, in famiglia, dai suoi direttori di coscienza, negli ambienti della sua formazione religiosa, in quella cavalleresca e in quella teologica. Egli la acquisisce sempre più coscientemente e la approfondisce mediante le letture di libri spirituali, come la vita e le opere dei santi. Essa si mostra congeniale ai moti profondi dell’animo del giovane Alfonso, in particolare nel momento della sua conversione e nella scoperta della chiamata sacerdotale, fino a diventare propriamente sua, nel difficile cammino di discernimento della sua vocazione di fondare l’Istituto dei Redentoristi. Il Liguori la penetra attraverso un intenso studio personale e la assimila in modo più profondo, svolgendo l’intensa attività missionaria. La sua esperienza spirituale, segnata dall’ardore per il Crocifisso - icona della misericordia divina -, acquisisce alcune caratteristiche peculiari, diventando uniformità, segno della completa unione amorosa con Dio. Il Fondatore, attraverso la sua spiritualità contempla, e cerca di comprendere, le travagliate vicende della nascente Congregazione, col suo aiuto trova la forza e il lume per affrontare le sfide ed accettare le sconfitte. Consiglia sovente, anche agli altri, di uniformarsi al divino volere, fino a far diventare questa categoria una prospettiva di fondo della sua riflessione teologico-spirituale, proposta in tutte le sue opere, specie nell’opuscolo «Uniformità alla volontà di Dio». L’esperienza di fede di Alfonso M. de Liguori, concepita come uniformità al divino volere, gli permette di vivere continuamente un intimo rapporto con Cristo, distacco da ciò che non è di gusto divino, quindi di concretizzare l’amore per Lui sempre e dovunque, perfino nei momenti di prova, diffondendo il Vangelo tra i poveri e gli abbandonati. L’uniformità diventa la chiave operativa, non solo della sua vita spirituale, ma altresì di quella degli altri, attraverso la direzione spirituale delle persone a lui legate.
Non potrebb'esser, per quanto Dio fece, che babbo spesso non mangi de l'oro, ch'e' vive fresco e razza com'un toro, e ha degli ottanta anni o 'n quella vece; (4) Per quanto Dio sia onnipotente, non può essere se non che babbo mangi spesso dell'oro, dal momento che vive arzillo ed è in frega come un toro, e ha ottant'anni o giù di lì; o ver ch'egli appiccat'ha con la pece l'anima sua, che dice: Dàll'agoro ch'i' faccia fuor del su' corpo dimoro, a questi, di che partir non mi lece! (8) oppure che egli abbia incollata con la pece l'anima sua, che dice: Da' l'augurio che io faccia dimora fuori del suo corpo, a questo, dal quale non mi è concesso di staccarmi! (8) Però ch'i' credo ch'egli è maladetto; e questo sì vi giuro sanza frodo, ch'e' non credette mai di sopr'al tetto. Ma io credo che egli è maledetto; e questo vi giuro proprio senza inganno, che egli non credette mai a nulla che fosse sopra al tetto. (11) E la mia donna, secondo ch'i odo, in ora in ora sta sul trabocchetto: or così vanno le cose al mi' modo. (14) E la mia donna, secondo quello che odo, è in posizione di equilibrio precario: ora così mi vanno le cose, proprio quasi come voglio io. (14)
LA PAZIENZA DELLA FEDE Giobbe come figura di fede esemplare Imitiamo […] coloro i quali con pelle di capre e di pecore s'aggirarono annunciando la venuta di Cristo: diciamo i profeti Elia e Eliseo, Ezechiele e oltre questi quanti ebbero testimonianza (da Dio). L'ebbe splendidamente Abramo e fu soprannominato amico di Dio: e pure fissandosi alla gloria di Dio, in umiltà, così parlò: "Io sono terra e cenere" (Gen 18,27). E anche di Giobbe è stato scritto: "Giobbe era giusto e irreprensibile, veritiero, religioso, immune da ogni male" (Gb 1,1). Tuttavia egli s'accusa da se stesso così: "Nessuno va esente da bruttura, anche se la sua vita fosse d'un solo giorno" (Gb 14,4-5) 1 .
Il titolo di questo testo esprime esattamente ciò che dice. Con questo scritto vogliamo risolvere una volta per tutte l'annosa questione dell'esistenza di Dio, da lunghi secoli oggetto di dibattito nella storia della cultura occidentale. Molti dei maggiori filosofi europei si sono impegnati in questa domanda, tentando di sciogliere il nodo, e si può quasi dire che non sia un filosofo chiunque non abbia detto la sua a riguardo. Aristotele e Kant rientrano certamente sotto questo insieme, e, spinti dal loro grandioso esempio, procediamo anche noi con il nostro tentativo. Com'è chiaro, non metto in dubbio che ad alcuni questo nostro intento possa risultare arrogante, per utilizzare un eufemismo; tuttavia non lasciamoci scoraggiare dalle malelingue, e procediamo convinti che la nostra penna sia guidata da una giusta ispirazione.
Conoscenza di Dio ed esperienza mistica, 2011
AA. VV., Persona, Logos, Relazione, Scritti in onore di Angela Ales Bello, Città Nuova, Roma 2011, pp. 436-448. 1. La questione della mistica e il peso del razionalismo moderno. I mistici cristiani viventi nell'epoca moderna non sono stati inferiori a quelli fioriti in epoca medievale. Nonostante questa considerazione, non è facile allontanare il sospetto che la cultura e la teologia cristiane, tinte in vario modo di razionalismo o subendone la pressione, non abbiano fatto dall'epoca del Concilio di Trento il dovuto spazio alla mistica e ne abbiano lasciato in sordina il problema per un lungo periodo. Naturalmente esistono non secondarie eccezioni, quale il fiorire di studi a partire dagli anni 20 del secolo scorso sin verso la fine della seconda guerra mondiale, ma sembrano appunto eccezioni più che la regola. In quel periodo Pio XI pose san Giovanni della Croce tra i Dottori della Chiesa universale (1926), qualche anno prima vengono fondate in Francia "La Vie spirituelle", la "Revue d'ascétique et de mystique", e intorno al 1930 gli "Etudes Carmélitaines". Nel 1927 Ambroise Gardeil pubblica La structure de l'âme et l'expérience mystique, e Réginald Garrigou-Lagrange nel 1923 Perfezione cristiana e contemplazione secondo san Tommaso d'Aquino e san Giovanni della Croce e nel 1929 L'amore di Dio e la Croce di Gesù. Nel 1932 Jacques Maritain dà alle stampe Distinguere per unire. I gradi del sapere, con fondamentali capitoli sull'esperienza mistica. Seguirono le ricerche di Louis Massignon sulla mistica musulmana e nel 1937 gli Etudes sur la psicologie des mystiques (2 voll.) di Joseph Maréchal, gesuita. Nel 1930 nasce a Firenze la rivista "Vita cristiana" che nel 1975 muta il nome in "Rivista di Ascetica e Mistica". Prima e dopo il Concilio Vaticano II la situazione è rimasta in genere abbastanza statica e il Concilio stesso, che certo aveva altri intenti, non ha toccato il tema. La grande insistenza della Chiesa e della teologia moderne su quanto era considerato strettamente necessario alla vita cristiana e alla salvezza, in particolare l'elemento etico e i doveri, distinguendolo da quanto veniva ritenuto puramente facoltativo e supererogatorio, ha lasciato un poco in disparte la contemplazione e la via mistica. Sembrava ovvio che bastasse adempiere gli obblighi morali e che la via della sopramorale e della mistica evangelica fossero riservate a pochissimi, e così il richiamo alla perfezione e alla santità. La Chiesa del XX secolo e il Concilio hanno messo fine a questi equivoci, eppure un notevole cammino resta da compiere per superare ulteriormente la lunga separazione tra teologia dogmatica, teologia morale e teologia mistica, e per reintrodurre i riferimenti esistenziali basali alla grazia, alla virtù, all'esperienza mistica.
Roberto Fornara La fede nell'esperienza della beata Elisabetta della Trinità Nell'agosto del 1901, quando Elisabetta Catez varca la soglia del monastero carmelitano di Digione, le viene consegnato-come ad ogni postulante-un questionario per conoscerne la personalità e la spiritualità 1. Alla domanda sulla virtù preferita, la giovane carmelitana indica la purezza, citando la beatitudine evangelica dei puri di cuore, che "vedranno Dio" (cf Mt 5,8). Rimanere sempre "sotto la grande visione"-secondo un'espressione forse mutuata dal p. Vallée-costituisce, del resto, una delle sue grandi aspirazioni al Carmelo 2 , come pure quella di "fissare senza sosta nella semplicità" 3 lo Sposo, sulle orme del profeta Elia, il "grande veggente" 4. Nulla di strano, sia per la sensibilità estetica e contemplativa della carmelitana francese (si rileggano ad esempio le sue descrizioni giovanili del lago di Annecy) 5 , sia perché la metafora visiva è una delle costanti più ricorrenti nel linguaggio mistico per parlare dell'esperienza di Dio. Non ci stupiamo, pertanto, di leggere in Elisabetta che-se il fatto di possedere Dio è già motivo di stupore-la possibilità che Egli si renda visibile lo è molto di più 6 , né di vederla citare spesso l'espressione del Sal 34,6: "guardate a lui e sarete raggianti" 7. Anzi, è più santo-afferma citando Ruusbroec, che ha da poco iniziato a leggere, nel giugno 1906-colui che guarda di più verso Dio 8. L'esperienza di "vedere Dio", in lei come nella Scrittura o nei mistici di ogni tempo, è caratterizzata da un'insistenza sull'ambiguità della visione: è un vedere senza vedere, una possibilità di intravvedere il Mistero rivelato, un'anticipazione della visione piena e definitiva. La copresenza dei due termini opposti dell'esperienza (visibilità e non-visibilità divina) permette agli autori biblici e ai mistici di sviluppare un linguaggio fortemente evocativo, che salvaguardi allo stesso tempo il realismo dell'esperienza e la trascendenza del Mistero 9. La mistica di Digione ricorre frequentemente a simili accorgimenti espressivi. Nelle sue lettere, ad esempio, descrive talvolta l'adorazione 1 NI 12. Citerò i testi di Elisabetta in una mia traduzione dall'edizione critica francese curata da C. De Meester (Oeuvres complètes, éd. Du Cerf, Paris 2002), indicando fra parentesi quadra-qualora vi sia corrispondenza-la citazione dell'edizione italiana degli Scritti (Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi, Roma 1967). Utilizzerò le sigle seguenti: B = Biglietti a persone diverse; CF = Il cielo nella fede; E = Elevazione alla SS.ma Trinità; GV = La grandezza della nostra vocazione; L = Lettere; NI = Note intime; P = Poesie; UR = Ultimo ritiro. 2 Cf L 107 [L 134]. 3 P 123. Cf anche CF 43 [CF 10,2]. In UR 16 [UR 6], Elisabetta ha presente anche la necessità di fissare di Dio con l'"occhio semplice" (chiaro) di cui parla Mt 6,22, che rende tutto il corpo luminoso. 4 P 94 [P 91]. 5 P 63 [P 63]. 6 P 90. 7 Si vedano in particolare la L 283 [B 16] e UR 17 [UR 7]. 8 Citato espressamente in L 288 [L 241]; cf anche L 293 [L 278]. 9 Ho tentato uno studio del fenomeno, limitatamente alla Bibbia ebraica, nel mio lavoro La visione contraddetta. La dialettica fra visibilità e non-visibilità divina nella Bibbia ebraica, Analecta Biblica 155, Roma 2004.
Facoltà di Telogia dell'Emilia Romagna, 2019
Rilettura teologico spirituale dell'opera "Attesa di Dio" di Simone Weil
Incontro per un dialogo fraterno - Consultazione Carismatica Italiana (CCI) Caserta, 31 marzo - 1 aprile 2023
Giovanni Traettino, pastore evangelico dal 1968, è vescovo presidente della Chiesa Evangelica della Riconciliazione. Coordinatore permanente della Comunione Apostolica Internazionale (AFI). Per quarant’anni direttore del periodico Tempi di Restaurazione, è sposato con Francesca Landolfi, padre di quattro figli e nonno di cinque nipoti.
Il potere di Gesù che ama è il compimento della figura del re ideale presentata in Dt 17,14-20. Gesù porta a compimento il suo essere re nel processo davanti a Pilato, secondo il vangelo di Giovanni. Gesù mostra da uomo come si può essere re secondo Dio e a sua immagine. Gesù supera ogni ambiguità nell'esercizio del potere e dell'autorità allineandoli l'uno all'altra, mostrando che nell'amore di Dio c'è un potere che è autorità e viceversa.
1983
Uno nella sostanza m a triplice nella persona l 'eterno Amore vi vente si rivela all'uom o com e la sua unica e plausibile consistenza integrale e lo provoca a una risp o sta esistentiva, to talita ria, radicale, dialogante, interpersonale. Q uesto m irabile com m ercium form a il tes suto vitale e concreto dello spirituale, sinolo del divino trascen d en te e dell'um ano im m anente. Così, il Dio dell'E den che si fa conoscere solo attrav erso la brezza accarezzante della sera o quello del Sinai che non si lascia guardare in faccia, si fa am ore-am icizia in Cristo. Si m anifesta nel Figlio, etern a P arola del Padre. Si dona, autocom unicandosi, come S pirito d 'am ore. E allora se il Cristo è l'Amore in carn ato di Dio all'uom o, è m ediazione vivente, luogo di celebrazione dell'am ore dialogico tra Dio P adre e l'um anità. Un duplice m ovi m ento regola la rivelazione di Dio uno e trino: un m ovim ento di espansione che p arte dal cuore del P adre e si dirige attrav erso la m ediazione del Figlio donato all'uom o; e un m ovim ento (reditus) di rito rn o verso il cuore del P adre attrav erso l'um an ità del Figlio, m orto, riso rto e glorificato. E tu tto ciò in v irtù della potenza salvifica del lo S pirito d 'am ore. E ' l 'infinito snodarsi nella sto ria u m an a dell'agàpe del Dio di Gesù Cristo che am a p er essenza e provoca l 'am ore di risp o sta nello S pirito in ogni essere um ano, accogliente e disponibile. Il fulcro di questa sto ria salvifica è Dio P adre che, insiem e al Figlio, dona il suo stesso am ore, lo S pirito santo. Soffio d 'am ore, questi suscita nel cuore um ano una reazione en tusiastica ed esu b eran te che è decisione, o rientam ento verso una com unione sem pre più perso nale al dono divino, e infine, introduzione (m istagogia), grazie all'a zione dello S pirito, nel m istero della koinonia in tra trin ita ria. Di conseguenza risu lta evidente nel cristianesim o non tan to la ricerca da p arte dell'uom o di Dio, m a a rovescio: il calarsi di Dio nella s tru ttu ra essenziale dell'um ano. Dice Giovanni: « In questo sta Teresianum 34 (1983/1) 189-208 * « L'itinerario dell'anim a a Dio è prim a di tu tto iniziativa di Dio; ed è quello che, in fondo, la Chiesa ha definito fin dal V secolo nel Concilio di Orange. Non soltanto l'atto di fede è dono che scende dall'alto, m a anche il pius credulitatis affectus è opera di Dio stesso che agisce nel cuore dell'uomo. Anche il prim o desiderio deH'anima che tende verso il Signore è opera di Dio », D. B a r so t ti, Itinerario dell'anima a Dio, Brescia 1976, 9. 2 « L'ethos dell'uomo-scrive Yannaras-è la manifestazione del luogo ove egli abita, esso indica la sua dimora. Eraclito afferma che l'ethos dell'uomo è Dio, di conseguenza egli afferma che l'uomo è come dimora, come approccio al divino, egli rapporta Xethos all'essenza dell'uomo. V ethos dell'uomo è definito come la maniera secondo cui l'uomo è, e conseguentemente, come approccio di Dio-dove approccio significa in genere un rapporto totale o anche una rela zione », C. Y a nnaras,
K. Reinhardt - H. Schwaetzer (a cura di), Universalität der Vernunft und Pluralität der Erkenntnis bei Nikolaus Cusanus, Roderer, Regensburg , 2008
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.