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2019, Osservatorio sulle Fonti
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Le ambizioni di essere luogo rappresentativo del “popolo europeo” e gli sviluppi politico-istituzionali che hanno visto un progressivo aumento dei poteri del Parlamento europeo si scontrano con la riluttanza degli Stati membri a cedere ulteriore sovranità. Ciò rimanda a una serie di grandi interrogativi: che direzione sta prendendo l’Unione europea? Si arriverà mai a un compimento del processo di integrazione europea in senso federale? Si riuscirà così a superare il deficit democratico? Il capitolo offre una panoramica storico-politica e giuridica delle origini, dei poteri, e delle principali problematiche del Parlamento europeo, per contestualizzare meglio tali quesiti.
The role of the European Parliament (EP) is still a major topic of investigation for the students of European studies. The development of this institution concerns both the institutional changes in the European Union (EU) and the efforts to reach a real democratic arrangement for the supranational institutions. During the last thirty years we have faced several reform treaties, concerning also the powers of the EP, but we still can’t precisely affirm what is the role of the EP in the institutional architecture of the Union. What seems quite evident is the weakness of the representative function, with a marginal position of the EP for what concerns the accountability function and the political support to the executive. The aim of this article is to suggest a valuable interpretation of the actual role of the EP and to explain how its growth in the European legislative process hasn’t fit with an empowerment in its representative function. According to this task, I propose to use the theoretical framework proposed by Stefano Bartolini, in order to understand what actually is “representation” in the EU.
2014
1. Due punti di partenza: la Costituzione “composita” dell’Unione europea e il nodo del “democratic disconnect” – 2. Le difficoltà nell’assicurare un controllo parlamentare nei confronti dell’Esecutivo “frammentato” in un’Unione europea più intergovernativa e più asimmetrica – 3. Quattro diverse letture del ruolo dei Parlamenti nell’Unione europea – 3.1 Il modello della rigida separazione tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali – 3.2. I Parlamenti nazionali come “terza Camera” (virtuale) dell’Unione europea. – 3.3. Il “multilevel parliamentary (battle)field” – 3.4. Il “sistema parlamentare euro-nazionale” – 4. Le implicazioni “normative” di ciascuna lettura.
Nazione Futura + danilobreschi.com, 2021
Versione integrale di un’intervista a cura di Federica Masi, apparsa in formato ridotto, con il titolo Proposte per riformare l’Unione Europea, su «Nazione Futura», n. 15, Autunno 2021, pp. 81-87.
2012
The Lisbon Treaty has brought significant changes to the European system of democracy. The political dialogue between national parliaments and European institutions has been strengthened through various mechanisms of participation in ascending and descending phase of European decision-making process. The national legislatives exert political control over the work of European institutions but also ensure the application of European law. Title: National Parliaments and the Phases of the European Decision-Making Process: the Italian Case
2016
Il modello europeo e gli organi parlamentari nell'esperienza internazionale Beatrice I. Bonafè "[…] perché, così come coloro che disegnano e' paesi si pongono bassi nel piano a considerare la natura de' monti e de' luoghi alti, e per considerar quella de' bassi si pongono alti sopra e' monti, similmente, a conoscere bene la natura de' populi, bisogna essere principe, e a conoscere bene quella de' principi, bisogna essere populare.
2018
Sommario: 1. L'eguaglianza del voto nella giurisprudenza costituzionale e i diversi livelli di governo. 2. Le leggi elettorali comunali prima del 2014. 3. Il sistema regionale prima del 2014. 4. La svolta della Corte e le sue (tradite) aspettative sugli enti territoriali e sul Parlamento europeo. 5. La conferma della nuova tendenza giurisprudenziale con la sentenza sul c.d. "Italicum". 6. Valutazioni conclusive. 1. L'eguaglianza del voto nella giurisprudenza costituzionale e i diversi livelli di governo Le recenti pronunce della Corte costituzionale italiana sulle leggi elettorali statali, regionali, comunali e per il Parlamento europeo ripropongono il tema del rispetto del principio costituzionale di eguaglianza del voto (in entrata e in uscita) che, negli ordinamenti composti, si connota per ulteriori elementi di complessità. In tali ordinamenti, infatti, la necessità di rispondere agli interrogativi relativi al "peso" delle scelte elettorali si declina sui diversi livelli di governo, imponendo l'esigenza di definire se e fino a che punto l'eguaglianza del voto rilevi ai fini dell'espressione degli organi rappresentativi degli Stati membri e con quali eventuali differenze rispetto a quelli dello Stato centrale. In Italia, i primi casi in cui la Corte costituzionale è stata chiamata a pronunciarsi su questioni inerenti il rispetto dell'art. 48 da parte delle leggi elettorali concernevano il sistema locale, in riferimento al quale la Consulta ha fornito un'interpretazione di tale principio destinata ad essere richiamata ed utilizzata spesso anche per gli altri livelli di governo. In alcune delle ben note pronunce adottate fra gli anni 60 e gli anni 90, il Giudice delle leggi ha infatti interpretato il voto "uguale" di cui all'art. 48, comma 2, come un voto alla cui espressione "i cittadini addivengono in condizioni di perfetta parità", "dando concreto contenuto alla sovranità popolare", che implica il divieto di voto multiplo e di voto plurimo, ma il cui vincolo "non si estende al risultato concreto della manifestazione di volontà dell'elettore" (sent. 43/1961, 39/1973 1), che non deve necessariamente risultare "proporzionale al numero dei consensi espressi" (sent. 107/1996). Molto più di recente, la Corte costituzionale è intervenuta su una legge elettorale, questa volta relativa al Parlamento, con una pronuncia di segno opposto, la sentenza 1/2014, cui è concordemente riconosciuto
Federalismi.it, 2002
L'articolo esamina le questioni connesse al ruolo dei Parlamenti nazionali nell'Unione europea agli inizi degli anni 2000 alla luce del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali allegato al Trattato di Amsterdam, dei lavori della Conferenza degli organismi specializzati negli affari europei e comunitari dei Parlamenti dell'Unione europea (COSAC) e dei primi orientamenti emersi al riguardo nella fase iniziale dei lavori della Convenzione Europea. Nella parte finale sono affrontate alcune tematiche sui parlamenti nazionali quali attori dei processi di riforma dei trattati europei e sulla cooperazione inter-parlamentare euro-nazionale.
Istituto Bruno Leoni, 2022
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il Presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, hanno recentemente richiamato l’attenzione pubblica sull’apparente crisi in cui versa il Parlamento: l’organo che, nella nostra architettura costituzionale, è incaricato di rappresentare le istanze collettive sembra sempre più farraginoso, lento e ben lontano dall’esprimere il proprio ruolo di “espressione” della volontà popolare. Questo Briefing Paper indaga le modalità in cui si manifestano le carenze delle Camere, valutando come a ciò corrisponda l’espansione e talora la supplenza da parte di altri organi costituzionali. A tale scopo, l’indagine viene svolta in riferimento a tre diversi scenari, ossia i rapporti tra Parlamento, da una parte, e Governo, Corte costituzionale e Presidenza della Repubblica, dall’altra. La ricerca, in particolare, mette in rilievo una sorprendente discrasia: a fronte di una certa inerzia ordinaria, infatti, il Parlamento ha mostrato uno straordinario attivismo in sede di conversione dei decreti e, soprattutto, di riforme costituzionali. In particolare, quanto ai rapporti tra Parlamento e Governo, si rileva come quest’ultimo abbia assunto il ruolo di attore legislativo primario, si osserva che la progressiva espansione del ruolo normativo del Governo a discapito del Parlamento, a mezzo dell’abuso della decretazione d’urgenza e dei voti di fiducia, nonché del sorgere di una particolare forma di “monocameralismo alternato”, dovrebbe far scattare un campanello d’allarme. Quanto ai rapporti tra Parlamento e Corte costituzionale, invece, il problematico modus operandi che il giudice delle leggi ha inaugurato con la nota sentenza “Cappato”. Se, da una parte, riconoscono una certa condivisibilità del modus della Corte, quanto ai suoi presupposti, dall’altra rilevano che esso si espone a un rilievo di realismo critico: può, infatti, sospettarsi che il Parlamento scelga di raccogliere l’invito della Corte ad agire solo in quei casi in cui avverta il rischio di un intervento troppo penetrante da parte dell’ordine giudiziario, lasciando invece che, negli altri casi, sia proprio il giudice delle leggi a esercitare una piena “supplenza” legislativa. Eppure, all’inerzia del Parlamento nell’esercizio della funzione legislativa è corrisposto un suo iper-attivismo sul piano delle modifiche costituzionali. Nel corso di questa legislatura, sono state approvate tre riforme che possono, senza tema di smentita, definirsi “storiche” (una sulla tutela dell’ambiente e altre due che hanno ridisegnato il volto del bicameralismo). Per gli autori, «è quantomeno sorprendente che un Parlamento, che esibisce un passo rallentato e affaticato quando si tratta di approvare leggi ordinarie, si scopra poi coeso al punto di modificare in modo permanente e profondo la Carta fondamentale, cioè le regole del gioco». Si può concludere che, se è vero che il Parlamento ha subito negli anni una progressiva compressione delle proprie prerogative è altrettanto vero che le Camere non sembrano mostrare alcuna voglia di riscatto. Più che uno scivolamento di poteri, insomma, pare un liberarsi dal peso delle proprie responsabilità. Tuttavia, di fronte a un Parlamento che ondeggia fra uno stato di crisi e un atteggiamento in cerca di alibi, l’invito che viene dagli autori della ricerca è quello di individuare modi e tempi per ripristinare la centralità dell’organo legislativo, dal momento che allo svuotamento della rappresentanza politica della nazione si accompagna il rischio di facilitare, per la mancanza di un terreno di confronto, la spettacolarizzazione di quelle tensioni che il processo democratico, come regola dialogica, è anzitutto chiamato a disinnescare.
Stato dell'arte e prospettive nello scenario dell'Unione europea Relatore: Prof. aggr. Natalia Rombi Laureanda/o: Giulia Terranova ANNO ACCADEMICO 2011/2012 Indice Capitolo 1. La sfida europea per uno spazio giudiziario comune 1. La necessità di creare uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia CAPITOLO I LA SFIDA EUROPEA PER UNO SPAZIO GIUDIZIARIO COMUNE 1.La necessità di creare uno spazio giudiziario comune. -2 . L'evoluzione della politica criminale europea. -2.1. Il Trattato di Maastricht -2.2. Il Trattato di Amsterdam -2.3. Il Consiglio europeo di Tampere -2.4. Lo scenario dopo il Consiglio europeo di Tampere -2.5. Il Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa -2.6. Il Trattato di Lisbona -2.7. Il Programma di Stoccolma: verso un'Europa dei cittadini in uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia -3. La cooperazione giudiziaria internazionale in materia penale.(in particolare: il mandato d'arresto europeo) -4. Verso il progetto di una procura europea.
Le prassi delle istituzioni in pandemia (L. Bartolucci & L. Di Majo eds.), 2022
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Il Filangieri. Il Parlamento dopo il referendum costituzionale, 2017
Dalle parole ai fatti? Il Parlamento europeo e la costruzione della politica estera, di sicurezzain P. Caraffini, M. Belluati, G. Finizio, F.M. Giordano (a cura di), Il Parlamento Europeo e le sue sfide. Dibattiti, proposte e ricerca di consenso, FrancoAngeli 2020, pp. 133-150. , 2020
in G. Azzariti (a cura di), Costituzione e pandemia, Editoriale Scientifica, Napoli, pp. 27-48, 2023
Passato e Presente, n. 70, 2007, pp. 95-111.
2021
Nuova Antologia, 2019
Forum di Quaderni costituzionali (Paper)
DPCE Online, 2019
Pellegrini Editore - Cosenza - Italy, 2017
Forum di Quaderni costituzionali Rassegna, 2020
OSSERVATORIO COSTITUZIONALE, 2021
Pensare l'Europa federale: contributo alla discussione, 2020
in “Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”, n. 31, pp. 917-42, 2002