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2013
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I saggi qui raccolti trattano in prevalenza del maggior poeta italiano, che fu anche uno dei maggiori europei, di fine Settecento: Vittorio Alfieri. Ma non a lui essi sono esclusivamente dedicati. L’esperienza militare dell’illuminista milanese Pietro Verri, l’importanza delle traduzioni per il rinnovamento del gusto nella cultura letteraria di lingua italiana tra Sette e Ottocento, sono anch’essi temi di queste pagine. Ma Alfieri certo domina o almeno autorevolmente affiora in tutte. Con la sua innovativa concezione del poeta; la sua arte bicefala, sublime e anti-sublime; la sua autobiografia (probabilmente la più bella della letteratura italiana); i suoi rapporti con le arti figurative; il suo amore per i viaggi; il suo contributo alla fissazione del canone dei «quattro poeti»; il suo assorbimento nella cultura risorgimentale, forse fonte del declino della sua fama fuori d’Italia. Lo sfondo del discorso di Arnaldo Di Benedetto non è unicamente “nazionale” – in tempi nei quali la stessa nozione di «letteratura nazionale» è palesemente in crisi e si fa sempre più evanescente.
Nuova informazione bibliografica, 2004
Vita di Vittorio Alfieri. Manoscritto Laurenziano Alfieri 241-2, edizione in facsimile con commentario a c. di Franca Arduini, Clemente Mazzotta, Gino Tellini, trascrizione di Clemente Mazzotta, 3 voll. , Firenze, Edizioni Polistampa, 2003. Tra le iniziative apparse in occasione del bicentenario della morte di Vittorio Alfieri figura l'elegante edizione in facsimile del Manoscritto Laurenziano Alfieri 241-2, contenente la Vita scritta da esso, ultima fatica letteraria del poeta che progettava di concluderla e darla alle stampe nel 1806 per potersi poi dedicare a " vegetare, e pedantizzare su i classici" (L'uom propone, e Dio dispone, 1790). Di fatto Alfieri comincia la stesura del racconto autobiografico nel 1790 arrestandosi al cap. XIX dell'Epoca IV, fino al 1798 quando, fatti apprestare i due volumetti in 8 o con la copertina blu chiaro dell'Alfieri 24, vi ricopia una redazione modificata
Vittorio Alfieri e le Satire: critiche e contestazioni contro il "vil secol" settecentesco, 2016
Alcune tracce del genere satirico sono già riscontrabili in alcune opere che non hanno la vera e propria titolazione di "satira". Archetipo del genere nella cultura europea è Omero, autore, secondo la tradizione, del poemetto "Batracomiomachia" e dell'operetta "Margite" che, con caustica ironia e sguaiata comicità, smitizza valori e tradizioni del mondo greco. Nel genere satirico, fra l'altro, bisogna annoverare la diàtriba cinica e cinico-stoica, i cui autori più famosi sono Menippo di Gadara, che compose opere satiriche miste di prosa e versi, e Bione di Boriatene; proprio da lui Orazio trarrà ispirazione per le sue Satire. Il primo autore latino di saturae è Quinto Ennio; nelle sue opere si trovano perlopiù riflessioni autobiografiche e morali, unite a spunti di filosofia, che solamente in determinati punti convergono verso uno stile prettamente satirico. Se bisogna prestare fede agli antichi, è Lucilio ad essere considerato l'inventore del genere così come lo conosciamo noi oggi. Prediligendo un registro aggressivo e scagliandosi contro la corruzione pubblica e privata, Lucilio stigmatizza ogni forma di vizio. La satira diviene, così, lo specchio della violenza con cui veniva condotta la lotta politica tra le fazioni oligarchiche aspiranti al governo della repubblica. Nell'età di Augusto sarà Orazio ad occuparsi principalmente di satira, distaccandosi dallo spirito aggressivo della satira luciliana e abbandonando gli attacchi verso i personaggi politici del tempo, optando per un'ironica rappresentazione dei difetti e delle miserie degli uomini. Persio, autore di sei satire pubblicate postume, vissuto in età neroniana, pur evidenziando notevoli affinità con la satira di Orazio, sostituisce all'ironia del Venosino un accentuato rigorismo. Il poeta è un ammiratore delle opere luciliane ma i suoi versi mancano dell'aggressività verbale contro gli uomini potenti e corrotti, evitando ogni riferimento ai problemi della vita politica. L'aspetto originale della sua satira consiste nelle metafore, nei passaggi arditi, nella tecnica allusiva, che creano una sorta di arte ermetica. Un altro grande poeta satirico dell'età imperiale è Giovenale. La sua poesia nasce da una forte esplosione di sdegno: "facit indignatio versus", per la corruzione, per l'immoralità, per l'ingiustizia, di cui è osservatore ogni giorno. La satira in lui si ammanta di protesta sociale. Nel corso dei secoli l'ossequio ai classici latini, in particolare Orazio, preservò la satira facendole superare la barriera linguistica della nascita di letterature in lingue regionali. La satira ebbe ampio uso nella poesia orale giullaresca, di cui ci sono pervenuti alcuni frammenti scritti. A partire dal Duecento, va notata soprattutto in Dante la compresenza di un registro comico-realistico, in corrispondenza della critica corrosiva alle personalità che lo avevano disconosciuto ed esiliato, fino ad allargarsi ad una visione critica dell'intera società a lui contemporanea. È con grande sdegno e forte corrosività che il fiorentino sceglie di attaccare l'ipocrisia e la superficialità propria dei suoi contemporanei. Anche Boccaccio farà ricorso al linguaggio satirico per evidenziare e smascherare la corruzione e i vizi delle classi agiate del suo tempo, intessendo le novelle del suo Decameron di continue allusioni e vivaci doppi sensi. Nel Rinascimento, la letteratura converge tutta verso il petrarchismo, visto come il ramo più robusto dell'esperienza classicistica, e quello anche dove si fa più percepibile l'evoluzione del gusto; da un altro lato, sulle diverse forme di contestazione del classicismo, sono riscontrabili spie di una notevole complessità culturale e di un disagio della civiltà che ha profonde radici spirituali nella crisi del rapporto tra Umanesimo e pensiero cristiano.
Parallelamente al percorso che porta Alfieri ad affinarsi come tragediografo, questi sviluppa l'ideale del Sublime Scrittore, figura titanica nella quale s'identifica pienamente, contrapposta a quella del tiranno. Il concetto di Sublime costituisce la base di tutto il sistema di pensiero del poeta piemontese e coincide con l'espressione formalmente perfetta di un'idea di altissima levatura morale. Sicuramente Alfieri ebbe modo di studiare il trattato Del sublime (attribuito al filosofo greco Longino) poiché questo fu tradotto dal suo amico Francesco Gori, che lo fece stampare nel 1733. Dunque, si può affermare, senza dubbio, che lo Pseudo-Longino sia una delle fonti del pensiero dello scrittore astigiano, il quale rielabora, in modo personale, le teorie espresse nel suddetto scritto greco, facendone la base di tutta la propria produzione. Innanzitutto, colpisce il fatto che il filosofo greco affermi che "la scienza e il discernimento del vero sublime non sono cosa facile". 1 Infatti, per Alfieri il sublime non è una mera categoria estetica, ma l'essenza stessa dei propri pensieri ed, in ultima analisi, della propria esistenza. Come scrive Maria Pastore Passaro:
Vittorio Alfieri da asino scimmiotto di Voltaire al Misogallo, 2009
Trattasi di una parte della mia tesi di dottorato, discussa nell'anno accademico 2008-2009, che affronta il rapporto del poeta astigiano con la lingua e cultura francese. Tale tesi ha ricevuto il Premio Provincia Cultura 2011 come miglior tesi di dottorato in concorso.
2014
I contributi qui raccolti, stimolati dalle ricerche condotte parallelamente alla stesura di un commento al corpus lirico di Vittorio Alfieri, affrontano la biografia e l’opera del poeta per problemi specifici e secondo un taglio di volta in volta interpretativo, storico o filologico. L’indagine dei debiti che lo scrittore contrasse con gli autori del passato e del proprio tempo trova spazio nei primi due saggi, dedicati rispettivamente a esaminare, da un lato, la ricezione di Dante quale modello riconosciuto di eccellenza poetica e sommo esempio di ‘letterato sprotetto’ nonostante il giudizio generalmente negativo espresso nel Settecento e, dall’altro, l’influenza, sistematicamente circoscritta e rimossa, dell’esperienza poetica di Carlo Innocenzo Frugoni sulla lirica alfieriana. Mentre il terzo contributo punta a cogliere, tra idealità politiche deluse e inesausta tensione antitirannica, un’istantanea dell’Alfieri antifrancese così come viene trasmessa dai sonetti e dagli epigrammi del Misogallo e delle Rime, il saggio seguente si sofferma sulle vie con cui, secondo lo scrittore, l’uomo interiormente libero possa vivere in un’epoca in cui l’azione eroica è impossibile e sulla conseguente necessità per il poeta-vate di eternare la virtù esistita in potenza e rimasta sconosciuta per la corruzione dei tempi. Dopo aver esplorato un passaggio sinora ignoto nella complessa storia editoriale delle Rime stampate a Kehl attraverso la descrizione delle bozze conservate presso la Biblioteca Forteguerriana di Pistoia, il volume si chiude con l’analisi del rapporto di amicizia e rivalità instauratosi tra Alfieri e il suo «maestro» Agostino Amedeo Tana negli anni dell’apprendistato letterario e poi della comune discesa nell’arengo tragico.
Questo volume epubblicato con il contributo del Dipartimento di Discipline Artistiche, Musicali e dello Spettacolo dell'Universita dcgli Studi di Torino e con il contributo del Perinformazioni sulleopere pubblicate e in programma riuolgersi a: Edizioni di Pagina via dei Mille 205 -70126 Bari tel. e fax 080 5586585
Studio filologico dei contatti fra il Canzoniere alfieriano e il prosimetron
La basilica di San Gaudenzio a Novara, a cura di Raul Capra, pp. 232-241, 2010
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Sinestesieonline, 42, XIII, https://sinestesieonline.it/, 2024
GriseldaOnline, 2024
Biblioteche reali, biblioteche immaginarie Tracce di libri, luoghi e letture, a cura di A. Dolfi, 2015
Vittorio Alfieri a Londra (1768, 1770-1). I viaggi di un "giovin signore" settecentesco, in «Colloquium Helveticum», 13 (1991), pp. 31-73., 1991
Studi sul Settecento e l'Ottocento. Rivista internazionale di Italianistica, IV, 2009
Testi scientifici nelle biblioteche d'autore. A cura di Monica Zanardo, Padova University Press, 2022
In limine. Postille e marginalia nella tradizione lettereraria europea, a cura di A. Capobasso, G. Cirone, L. Maccioni, D. Raffini, M. Rusu, C. Silvestri, L. Trovato, Roma, Bulzoni, 2019
Testo e Senso, 2023
Benedetto Alfieri, 1699-1767, architetto di Carlo Emanuele III, a c. di P. Cornaglia, E. Kieven. C. Roggero, Campisano editore, Roma, 2012