Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
…
23 pages
1 file
L'edificio originale fu costruito nel 1103 forse da maestranze provenienti da Tocco da Casauria, riutilizzando in gran parte materiale di risulta proveniente da edifici romani della zona, tra cui il tempo di Mercurio e il Teatro. La consacrazione della chiesa avvenne nel 1113 e tra gli avvenimenti principali è da annoverare il totale sconvolgimento apportato nel 1758 dai restauri del vescovo Francesco Caracciolo d'Altamura, noto agli studiosi per aver diretto restauri che hanno distrutto gran parte degli arredi liturgici cosmateschi della zona, tra cui la cattedrale di Capua, per dare spazio alla sua smania barocca. L'interno della cattedrale è a tre navate suddivise da file di colonne romane con capitelli corinzi e di epoca medievale. Sono generalmente datati al XIII secolo il pavimento musivo, l'ambone e il candelabro per il cero pasquale. Non si capisce bene per quale motivo l'ambone viene considerato, dei tre, il pezzo artistico più pregiato, forse per il fatto che esso è l'unico monumento firmato dall'artista che lo realizzò (lo è anche il candelabro). A mio parere, però, il pavimento non è da meno. Il pavimento Non essendo riuscito a trovare illuminanti articoli o relazioni che descrivessero ampiamente questo monumento, mi accingo a scrivere le poche ma importanti considerazioni personali scaturite in massima parte da analisi di comparazione stilistica con gli altri pavimenti musivi coevi e soprattutto con quello che è il capostipite di tutti, cioè il pavimento del 1071 realizzato dall'abate desiderio nella basilica di Montecassino al quale, in questo volume, ci si riferisce costantemente. Il restauro Francesco Anzolin è la persona che è stata incaricata di restaurare il pavimento della cattedrale di Sessa Aurunca. Da una pagina web da lui curata si riesce a leggere la seguente breve relazione: "Ancora in condizioni di leggibilità si presentano i motivi ornamentali e cromatici dell'importante pavimento della navata centrale; "è costituito da una corolla di dischi di due grandezze tra loro alternati intorno al disco centrale e quattro dischi sugli angoli " (Pace), tarsie marmoree e marmi rari e pregiati provenienti dalla città romana (Verde antico, Porfido orientale, alabastro orientale, Africano, Basalto egiziano ecc.). Sullo straordinario manufatto, compaiono una serie di avvallamenti e gobbe, dovuti a movimenti tettonici di varia origine, una perdita generalizzata delle pregiate tessere a causa della decoesione per impoverimento delle malte di allettamento, degrada giornalmente in modo sempre più grave le condizioni di qualità dell'ordito musivo, la cui godibilità è ottusa dalle improprie stuccature a cemento operate sulle parti più degradate per "fermare nella illusione degli ingenui e primitivi restauratori, tra virgolette, la ulteriore perdita del tessuto musivo, l'usura delle connessioni perimetrali alle tessere a causa di quei lavaggi impropri e soverchi sfregamenti, cui il capolavoro è stato nei secoli sottoposto dalla pietas manutentiva degli addetti"; le grandi lacune del pregiato materiale musivo, la frammentazione per frantumazione traumatica dei riquadri di marmo bianco, l'offuscamento dei colori a causa della patina superficiale di materiali ossidati in coazione con i litotipi costituenti la corrosione delle superfici lapidee, operata dai materiali di lavaggio, aggravano ulteriormente una situazione di per se già precaria". E' opinione di qualche studioso che il pavimento sia coevo all'ambone, cioè che fu realizzato in un periodo attorno alla metà del XIII secolo. La mia analisi propone una cronologia diversa, basata su considerazioni di tipo stilistico che dimostrano, per molte analogie compositive, in modo inequivocabile, che questo pavimento è un discendente evoluto di quello della basilica abbaziale di Montecassino e pertanto realizzato entro il 1113, anno della consacrazione della 37
La Sagrada Familia · Cattedrale della luce, 2024
L'architetto Mario Botta, premio Ratzinger, e l'architetto Jordi Faulí, direttore della Sagrada Familia, introducono il libro La Sagrada Familia · Cattedrle della luce, edizione italiana (Triangle Books, 2024).
Roma, a cura dell'autore 2019 (seconda edizione, riveduta e ampliata) - Licenza Creative Commons 4.0 internazionale --- Schedatura e ipotesi di attribuzione dello stemma, apparentemente anonimo, presente su un manufatto ceramico quattrocentesco --- Filing and hypothesis of attribution of the apparently anonymous coat of arms present on a fifteenth-century ceramic artifact
La devozione dei naviganti. Il culto di Afrodite ericina nel Mediterraneo Francesca spatafora, Attestazioni di culti femminili nei santuari della Sicilia Occidentale 137 enrico acquaro, Ricerche a Mozia: interculturalità di una colonia fenicia 153 Paolo barresi, Il culto di Venere ad Erice in età romana: le testimonianze archeologiche 161 alba Maria orselli, Santi che navigano, santi dei naviganti 173 emanuela Palmisano, La Dea e la Vergine. La festa di santa Maria di Ognina 187 Michele rosario giacalone, il culto di Santa Lucia a Trapani tra il XVI e XVII secolo: devozione di pescatori e marinai e suggestioni antropologiche 203 Francesco laratta, La presenza pisana in Sicilia e il culto di San Ranieri 215 luigi biondo, Il restauro della Cappella dei Pescatori della Basilica dell'Annunziata di Trapani: il cantiere della conoscenza, il cantiere aperto 225
in "Arte Cristiana", n. 879, novembre-dicembre 2013, pp. 440-450
Once again this authoritative magazine accepts my contribution regards the sacred silverware belonging to a Catholic Church un Greece, especially in the Rodi Cathedral. Nothing has remained of the objects which belonged to the old and prestigious Episcopal Latin centre on this island of the Aegean Sea, as also those of the knights of Saint John in Jerusalem, who were later forced to move to Malta. The disappearance took place over many centuries of occupation on the part of the Ottoman Empire (1522- 1912). However, a considerable silver “Peace” (1561) which had belonged to the Minor Order of Monks in Rodi, has been conveyed to the San Salvatore convent in Jerusalem. The silver objects now in their possession, mainly pertaining to liturgy and devotion cover the period between the 18th and 20th centuries. The history of these pieces is not well known: some seem to have reached the island of Rodi through the Franciscans of the Holy Land, who have always been the custodians of the most important Christological places in Palestine. It was effectively in the basilica of the Sacred Sepulchre in Jerusalem where through the years different and considerable gifts arrived especially from Europe and the Middle East. One must also keep in mind its ancient history as well as its particular geographical position. All this could explain the presence in Rodi of silverware of Armenian, Italian and French manufacture, but also of some objects produced in the near Turkey and obviously from Greece, too.
2022
The works of Bartolomeo Ammannati (1511-1592) in Santa Maria del Fiore, with the exception of the in- depth studies by Timothy Verdon, Carlo Cinelli and Francesco Vossilla, found contrasting fortune and remained marginal. Two letters written by Ammannati to the administrator Giovanni Caccini and Francesco Busini preserved in Los Angeles, The Paul Getty Resarch Institute, allow us to specify the interventions of the architect sculptor for the restoration of the lantern of the dome of Santa Maria del Fiore and the construction of the aedicules inserted in the pillars and in the walls of the naves inside the cathedral. The Ammannati construction sites in Santa Maria del Fiore represent exemplary cases in which technical experiments and original operational solutions are combined with the transport of materials and the management of masses and are therefore emblematic works in the artist’s multifaceted production.
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
TAVOLA ROTONDA. Moderata dal Pastore Paolo Ricca - Facoltà Teologica Valdese, Roma (2004).
«Annali di storia e archeologia sulcitana», 2014
La cattedrale dell’Assunta di Fermo dalla seconda metà del Settecento al Novecento, in "Marca/Marche" 11 (2018), pp. 217-243., 2018
Il foglio di Lumen, 2002
in La cattedrale di Crema. I restauri del 2010-2014, a cura di G. Zucchelli, Crema, 2016
IL CAPITALE CULTURALE - Studies on the Value of Cultural Heritage, EUM, 2019
La città etrusca e il sacro. Santuari e istituzioni politiche. Atti del Convegno (Bologna 2016), 2017
Le Cattedrali della Basilicata. L'adeguamento liturgico delle chiese madri nella regione lucana, a c. di A. Pagliuca., 2018
La Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Vol. II, ed. Cristina Acidini Luchinat, Florence, 1995, pp. 233-272., 1995
Il colore del buio, 2019
C. BONANNO (a cura di), Il Museo Archeologico Regionale di Aidone. Guida, 2011
Federico Botta, «Pasqua alla Pietà di Savigliano», Edizioni Cristoforo Beggiami, Savigliano, 2009
Gian Matteo Giberti (1495-1543), atti del convegno (Verona, 2-3 dicembre 2009), a cura di M. Agostini e G. Baldissin Molli, Cittadella 2012, pp. 163-176, 2012