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Incidenza dell'antico 2018, 93-109 (e 303-305)
K. J. Beloch da 'Sorrento nell'antichità' alla 'Campania', a cura di F. Senatore, Roma 2011, 1-20
Giulio Beloch nella storia della storiografia Ringrazio gli organizzatori, in particolare Felice Senatore, per l'invito ad introdurre i lavori di questa intensa giornata storiografica, caratterizzata da un duplice ricordo: dell'80° anniversario della morte di Beloch, e della prematura, 1 tristissima scomparsa di Claudio Ferone . Lo conoscevo da oltre vent'anni, dal suo arrivo all'Istituto italiano per la storia antica; e anche quando cessammo di frequentare l'Istituto, dopo la scomparsa del Presidente Silvio Accame, non passava anno senza almeno un incontro. L'ultimo, pochi giorni prima di Natale 2007, nella Sala Igea dell'Istituto della Enciclopedia Italiana: ero al tavolo dei relatori di un convegno desanctisiano e, durante tutto un intervallo, Ferone si intrattenne a parlare dei nostri comuni interessi, con una serenità che non lasciava assolutamente presagire quanto sarebbe avvenuto di lì a pochi mesi. È il ricordo più triste che ho di lui, ma anche il ricordo più bello della sua straordinaria forza morale. Con questi sentimenti, mi associo al lutto della famiglia, in particolare della Signora Ferone.
Rivista di Filologia e di Istruzione Classica 148/1 (2020)
Se è vero che per il periodo più arretrato dobbiamo dipendere per lo più da fonti non coeve, esistono tuttavia buone possibilità di arrivare a definire un quadro coerente e significativo della produzione di documenti di interesse pubblico e della loro conservazione in funzione delle necessità dello Stato 3 .
Incidenza dell’Antico. Dialoghi di storia greca, 8, 2010, 235-242., 2010
Quaderni Storici, 2016
Prospettive antropologiche fra mito e storia nella Grecia classica. Riflessioni su Mythe et histoire dans l’antiquité grecque. La création symbolique d’une colonie di C. Calame. In "Rivista di Diritto Ellenico", 2012 (2), pp. 309-403
Strisciarossa.it, 2022
Un’occasione per riflettere sull’attualità della tirannia e sulle reazioni che provoca è offerta da un recente di libro scritto da Aldo Andrea Cassi, che insegna Antropologia giuridica e Storia del Diritto all’Università degli Studi di Brescia: si intitola “Uccidere il tiranno. Storia del tirannicidio da Cesare a Gheddafi” (Salerno Editrice) ed è stato concluso e pubblicato qualche tempo prima prima che la guerra in Ucraina potesse offrire all’autore ulteriori spunti di riflessione. Ciò non ha impedito al professore di definire, nel suo volume, la Russia di Putin e la Cina Xi Jinping in questo modo: “ordinamenti statali” nei quali, con i “rispettivi leader, “i profili tirannici sono ben… marcati”. Ancor “meno dubbi gravano sulla tirannide esercitata in Turchia da Erdoğan”: “oltre a incarcerare giornalisti, docenti, intellettuali non allineati politicamente… persegue dal 2015 una attività costrittiva e militare nei confronti della minoranza curda che… si avvicina a una pulizia etnica”. Il volume descrive – dalla Grecia antica all’epoca di Roma, dal Medioevo all’età moderna, dalla Rivoluzione francese fino all’età contemporanea – il destino di vari tiranni: costretti sempre a “doversi guardare dall’ombra che il potere proietta alle loro spalle: il tirannicidio”; sia quando sfocia in un’uccisione, sia quando porta all’espulsione con la forza dal Paese dominato o al carcere. Tanto che la tradizione politico-giuridica occidentale fino dalle origini greche si è posta domande sulle legittimità di eliminare il despota. Cassi spiega che, “se la tirannia è una costante – pur con differenti morfologie storiche – dell’esperienza politica dell’uomo, lo sarà sempre anche il tirannicidio. Sic semper tyrannis (‘Sia sempre così con i tiranni’) è l’invettiva attribuita a Bruto dopo aver pugnalato Cesare”. Un’esclamazione, sottolinea l’autore, che in realtà non è mai stata pronunciata da Bruto, ma “nulla toglie alla valenza che l’invettiva” ha esercitato ed esercita sulla pubblica opinione; anzi, la sua ripetuta falsa attribuzione (replicata nei secoli successivi altre volte, in occasione di ulteriori omicidi di leader) testimonia “quanto forte sia la suggestione nell’immaginario collettivo della ‘giusta’ fine che il tiranno si meritava. Perché di questo si tratta: della giustificazione giuridica, oltre che dell’opportunità politica del tirannicidio”.
Capita troppo spesso allo storico di regolarsi nei confronti della sua nazione come l' architetto nei confronti dei suoi clienti. Egli cerca innanzitutto di fornire ad essa una storia conforme ai suoi gusti ed ai suoi costumi, in breve, una storia abitabile. Ma la storia, almeno in quanto rivendica il nome di scienza, non mora alla pratica, essa non mira che alla verita' . E come e' possibile scoprire la verita' , se non volgendo gli sguardi verso di essa ?" ( H. Pirenne, " L' opera dello storico " ) "Capite che, man mano che si va avanti, si ha bisogno, per sapere chi si e', di avere un passato piu' o meno coordinato. Questa costruzione si fa per mezzo dei ruoli sociali ma anche rimaneggiando il proprio passato. E' come una signora incede con un grande strascico; quando cambia bruscamente direzione, con un colpetto di piedi riaggiusta lo strascico dietro di se'.Ed e' cio' che facciamo anche noi." ( J.-P. Vernant, "Tra mito e politica") PREFAZIONE Questa tesi di laurea e' il frutto di un disagio e di una passione infantile.Sin dalle prime classi del ginnasio trovavo la storia insegnata nelle scuole greche del mio tempo (1988)(1989)(1990) poco comprensibile al livello linguistico e concettuale, noiosa e scarsa al livello della conoscenza storica offerta.I manuali di storia, l'epicentro del processo didattico,mi sembravano scritti tutti dalla stessa persona, che non aveva molto da fare con i miei storici preferiti:Pierre Vidal-Naquet, Le Goff,Block.L'eterno ritorno degli stessi nomi,luoghi e cronologie,la catena ininterrotta dei fatti politici,delle guerre e delle rivoluzioni,arricchita da qualche pagina di storia economica o dalla citazione di un documento senza ulteriori commenti e,poi, tutto questo materiale utilizzato per degli esercizi di memorizzazione,l'unico modo per essere ricordato in sede di interrogazione:era una cosa atta,mi sembrava,solamente perche' l'insegnamento scolastico di storia alontanasse me e i miei compagni di scuola dalla storia stessa. La mia passione infantile era la collezione di manuali scolastici vecchi.Li trovavo frugando nei cassetti,le valigie e I bauli delle case del paese dei miei nonni durante le vacanze estive.E poi,li leggevo.Per quello che riguarda I manuali di storia,non trovavo molta differenza fra quelli e i manuali insegnati alla mia scuola.Con lo spirito di oggi,avevo torto-ma e' quell'interesse infantile che mi ha fatto scrivere questa tesi. Avendo descritto le radici personali di questa scelta,cerchero' subito di specificare l'ogetto di questo studio.Comincio citando Le Goff: "La storia raccoglie sistematicamente, classificando e ragruppando I fatti passati in funzione dei suoi bisogni presenti. Solo in funzione della vita essa interroga la morte…Organizzare il passato in funzione del presente: tale si potrebbe definire la funzione sociale della storia". [LE GOFF, 1982, p.13 ] Questo ragionamento, fatto per la scienza storica e' valido anche per la storia scolastica? Ricordando Ferro,la storia dei manuali fa parte della " storia istituzionale". Non e' solo il processo della comunicazione dei risultati della scienza storica,divulgati per un pubblico giovanile,cioe' la popolazione studentesca ( questo, per me, sarebbe l'ideale) ma e' anche un modo di riproduzione, diffusione, e propagazione dell'atteggiamento e il punto di vista dei ceti o classi dominanti entro una certa societa' verso il suo passato-e presente.Questa specie di storia,un sottoprodotto della storia politica ottocentesca e' l'unica avente un' "autorizzazione"statale( attraverso I decreti ministeriali) ed e' l'unica che viene diffusa attraverso un'istituzione statale ( la scuola).La storia scolastica,insieme con i discorsi pubblici, le feste,le commemorazioni,i momumenti,tutta una simbologia e retorica trasmessa dalle autorita' statali e tralasciata in questo studio per motive di spazio e di tempo,influisce sulla coscienza di una data popolazione,e sulla mentalita' storica di essa. Il mio compito sara' quello di cercare la funzione sociale dell'insegnamento scolastico di storia in Grecia,dal 1832 fino al 1922-ma non solo. Citando Prodi, l'insegnamento scolastico di storia e' una " forma di trasmissione della memoria del passato" [ PRODI,1999, p.150], ha una forma precisa ( costruita da leggi,decreti, norme ministeriali), vengono usati degli strumenti ( I manuali di storia ma anche gli insegnanti di storia), ha una finalita' precisa.Tutto questo fara' parte del presente studio.
Riassunto degli eventi e delle date inerenti la storia della Grecia antica, dal 2000 a.C. fino all'annessione della Grecia come provincia romana (146 a.C.)
Veleia, 2015
Come mostrano numerose testimonianze, la storiografia è il genere più congeniale —persino più dell’epica— alle descrizioni. Il monito di moderare l’uso dell’ekphrasisprende di mira gli eccessi di alcuni storici, tipo quelli ridicolizzati da Luciano inCome si scrive la storia.
La filosofia della storia nella Grecia classica, 2010
il giogo 36 «ıpou gàr 'scùV suzugoüsi kaì díkh, poía xunwrìV tÖnde karterwtéra;» Eschilo, Frammento 267. «tòn páqei máqoV qénta kuríwV êcein» Eschilo, Agamennone, 177. «xumjérei swjroneïn Îpò sténei» Eschilo, Eumenidi, 520. «oûpw swjroneïn "pístasai» Eschilo, Prometeo, 982.
Quaderni urbinati di cultura classica, N. S. XXXIV, 163-174, 1990
Review of J. Bremmer, Interpretations of Greek Mythology
Tiotinx Edizioni, 2020
Archaiologhìa è il titolo con cui è nota la sezione iniziale dell’opera di Tucidide. Il grande storico ateniese, per dimostrare ai suoi lettori la portata epocale della guerra del Peloponneso, da lui vissuta in prima persona e fatta oggetto di racconto, dà avvio alla sua narrazione ripercorrendo i tempi della Grecia più antica. Nel ricostruire le condizioni di vita di questo lontano passato, parte dagli «indizi» – dalle fonti, si direbbe oggi – che esso ha lasciato e che sono apparsi fededegni al suo esame critico. Come per Tucidide, anche per noi la conoscenza del passato è necessaria per la comprensione del presente, e non diverso da quello di Tucidide è in fondo, ancora oggi, il lavoro di chi del passato vuole fornire una ricostruzione con carattere di scientificità, esaminandone criticamente le tracce superstiti. Archaiologhìa intende dare un assaggio di questo complesso lavoro, portando il lettore dietro le quinte della narrazione storica sulla Grecia antica che nei manuali trova sintesi organica e coerente.
2015
Relazione finale del Tirocinio Formativo Attivo per la classe di concorso A052 (Materie letterarie, Latino e Greco nel Liceo Classico) presentata presso l'Università di Verona il 27 luglio 2015. Viene proposto un percorso didattico sulle guerre persiane con particolare attenzione alla rappresentazione del rapporto Greci liberi - Persiani schiavi in Eschilo e in Erodoto.
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Capitolo I Preistoria e protostoria greca. Civiltà micenea. Alto arcaismo «La memoria storica dei Greci non si spinge molto oltre la metà del II millennio a.C.» ma è dal Neolitico (VII millennio a.C.) che si deve considerare la storia della «Grecia prima dei Greci». Il Mesolitico è, inoltre, da considerarsi la «vigilia» del Neolitico Antico («preceramico»), che corrisponde al VI millennio, mentre al V corrisponde il Neolitico Medio e al IV il Neolitico Recente.
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