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Dragana Rapo, 2017
In this thesis were presented the life and works of one of the most famous Italian writers but also worldwide, Dante Alighieri. The attention is especially focused on the project and the synthesis of the first treaty about vulgar language, On the Eloquence of Vernacular. The treaty, written during the exile, between 1303 and 1305, before the Comedy. Of the four books envisaged, only two have seen the light and these have been examined taking into account the theories of the main linguists. In the introductory, it is explained the meaning of the term ‘father of the Italian language’ which attributes to the author primarily because he was among the first who truly believed in Italian language using, in his works, the vulgar in the various stylistic levels. Furthermore, the attention is drawn to the vulgarity in the 14th century, the relationship between Latin and vulgar language, but also to the authors who, together with Dante, have contributed to the development of Italian language and literature.
Intervento per la "Notte nazionale del liceo classico" (17 gennaio 2020) sulla presenza dei classici antichi nella Commedia dantesca. Lesson on Dante: the presence of classical texts in Dante's Comedy.
Scaffale aperto, 2022
Si ritiene comunemente che nell’incipit del XXV canto del Paradiso Dante abbia espresso il desiderio di ottenere a Firenze l’incoronazione poetica per la compo- sizione della 'Commedia'. In questo articolo si riesamina la questione attraverso l’analisi delle principali fonti antiche.
Rivista di studi danteschi, 2022
The essay contains various interpretative proposals regarding the text, sources, and early visual representations of Dante's famous encounter with the group of classical poets in Limbo. The integrated approach of textual criticism, linguistics, intertextuality, history of image, and critical use of digital resources has led to a new hypothesis about the "Homer function" in the Divine Comedy, as well as to an iconographic valorization of Dante as an author and poet.
Saggi Rosa MaRia LucifoRa Il quarto, il sesto, «La bella scola»: memoria elegiaca nel limbo di Dante; ELEna MaioLini Per uno studio delle versioni francesi delle tragedie manzoniane (storia, contesto, raffronti); MaddaLEna RasERa La questione del canone letterario in ambito scolastico tra unità d'Italia e primo ventennio del Novecento; siLvia cEccaRELLi Time flies. Il diario di preghiera di Christina Rossetti; MaRio ciMini Le "città morte" di D'Annunzio; JEssica Wood Sublimation in the novels of Gabriele D'Annunzio; nunzia d'antuono Disarmonie nel caleidoscopio napoletano: Ranieri e Ortese; andREa di BERaRdino Le pene del poeta. Pascoli e la (mancata) ricezione di Sotto il velame; BRigittE PoitREnaud-LaMEsi Baricco, San Francesco, tra fatto di cronaca e rinascita del mito Carte inedite MaRia PEtRELLa La musica nell'estetica del decadentismo: il carteggio tra Angelo Conti e Alessandro Costa (1890-1924); Magda vigiLantE La complessa elaborazione della raccolta Linea della vita di Giorgio Vigolo; Note e discussioni giovanni tEsio Esilio, variazioni (letterarie) sul tema; cLaudio MaRiotti Miele dal cielo. Della manna, della melata e del miele aereo Segnalazioni bibliografiche Libri ricevuti XXI
Dante ed i poeti << Or se' tu quel Virgilio e quella fonte \ che spandi di parlar sì largo fiume?\... \ O de li altri poeti onore e lume,\ vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore \ che m'ha fatto cercar lo tuo volume. \ Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore \ tu se' solo colui da cu' io tolsi \ lo bello stilo che m'ha fatto onore\......>> (Inf. I, 79-87) Virgilio, in altri canti dell'inferno è chiamato anche " l'altissimo poeta" (Inf.IV, 80) "Il savio gentil che tutto seppe" (Inf.VII, 3), il " mar di tutto 'l senno" (Inf.VIII, 7), esprimendo così tutta la sua ammirazione, la sua riverenza, il proprio debito culturale nei confronti di Virgilio, il poeta più importante nell'economia del poema, non solo perché funge da guida nell'inferno e nel purgatorio, ma anche per la sua produzione letteraria che ebbe un ruolo importante nella formazione culturale di Dante. Ma, adesso prima di ulteriormente addentrarci nella trattazione, occorre rilevare che Dante è cattolico e che nella Commedia esprime il momento di massima consapevolezza del proprio fare poetico e da ciò sicuramente deriva il metro valutativo non solo di Virgilio, ma anche di altri poeti, presenti nel poema. Essi inoltre,"l'altissimo poeta compreso, sono considerati da un lato come auctores e, in quanto tali, Dante fa riferimento alle loro opere, che così in vario modo e misura entrano nella trama del poema, dall'altro come personaggi e, in tal caso, rivestono funzioni allegoriche più ampie e comunque connesse al luogo ultraterreno in cui li colloca. Premesso ciò, non possiamo non continuare ad occuparci di Virgilio, nei confronti del quale già nel primo canto, come si è già evidenziato, esprime tutta la sua ammirazione e il suo affetto. Tuttavia al di là dell'affetto per l'uomo Virgilio e dell'ammirazione per la sua cultura, la presenza sia del testo virgiliano che della sua figura, dopo la massiccia presenza nella prima cantica , si attenua progressivamente. A questo proposito ricordiamo che Virgilio è un poeta pagano che nonostante, secondo l'interpretazione medioevale, sia arrivato a presentire la verità del Cristianesimo nell'Egloga IV, rimane pur sempre legato alla menzogna , "al tempo degli dei falsi e bugiardi", come egli stesso sostiene nel verso 72 del canto I dell'inferno, presentandosi a Dante. Pertanto se a Virgilio viene attribuito l'aggettivo "dolce" (quattro occorrenze nell'inferno e ben dodici nel purgatorio) per diventare "dolcissimo padre" nel momento in cui Dante personaggio si accorge della sua scomparsa (purgatorio XXX, 50), Dante autore prende a varie riprese le distanze dal proprio modello sia come personaggio, sia come autore. Virgilio, in genere, come personaggio, ossia come guida e allegoria della ragione, attraverso la ripetizione di un formulario pressoché fisso, riesce con efficienza razionale e sollecitudine, ad aiutare Dante nel suo cammino, anche se non mancano le difficoltà con i demoni che negano l'entrata nella città di Dite nel canto IX dell'inferno e poi con il demone Malacorda che fornisce false indicazioni sulla via d'accesso alle bolge, dicendo: <<……\ E se l'andare avante pur vi piace \ andatevene su per questa grotta; \ presso è un altro scoglio che via face \...>> (inf. XXI,109-111), ma anche Virgilio autore viene smentito, quando, ad esempio, nell'episodio di Pier delle Vigne , dopo aver convinto Dante a staccare un ramo, così lo giustifica di fronte al dannato: <<S'elli avesse potuto creder prima.>>\ rispuose 'l savio mio,<<anima lesa,\ ciò c'ha veduto pur con la mia rima,\ non avrebbe in te la man distesa;\ ma la cosa incredibile mi fece \ indurlo ad ovra ch'a me stesso pesa\....>> (Inf.XIII,46-51). Virgilio, cioè confessa che la lettura di quello stesso episodio nella sua Eneide non è sufficiente a far fede della sua veridicità, perché egli è morto pagano, pertanto deve passare obbligatoriamente per la diretta esperienza del pellegrino a dimostrare che non trattasi di favola pagana, ma di vicenda che vuole proporsi come reale.
La ripresa del corpus dantesco in senso platonico, operata dai dotti del Quattrocento, ha uno dei suoi alfieri in Lorenzo de’ Medici. Il Magnifico, che inizialmente si avvicina alla Commedia con approccio ironico, perviene ben presto – tramite Marsilio Ficino – a una lirica “alta” che assume il Paradiso come testo di riferimento. Mi sembra interessante rilevare come gli spunti danteschi in Lorenzo muovano dalla necessità di porre in rilievo ulteriori modelli filosofici di stampo platonico, ad esempio lo pseudo-Dionigi; il Magnifico rielabora attentamente passi danteschi suggestionati da opere come le Gerarchie celesti, nell'intento, a mio parere, di corroborare la tesi di un “Dante platonico” tramite la sottolineatura del filo diretto tra l’opera dell’Areopagita e, appunto, il Paradiso. Il mio intento sarà pertanto quello di approfondire simili processi di orientamento culturale, tentando di fornire così un ulteriore contributo agli studi sull'interpretazione dantesca nel Quattrocento.
La funzione Dante e i paradigmi della modernità. Atti del XVI Convegno Internazionale della MOD (Roma, LUMSA, 10-13 giugno 2014), a cura di P. Bertini Malgarini, N. Merola, C. Verbaro, Pisa, ETS, 2015, 893-900.
Dante Dna Della poesia? etica e lingua Dopo il '68 c'è un testo di Valerio Magrelli che s'intitola A te Dna della poesia 1 . si tratta di un omaggio dantesco, come rivela l'anagramma cui è affidata l'identità del dedicatario: scomponendo e ricomponendo le prime tre parole del titolo, A te Dna, si ottiene infatti la dedica A Dante. Volgendo in dubbio il titolo magrelliano, ci si può domandare se esista una funzione Dante nell'opera di poeti che abbiano esordito dopo il 1968. Quella data storica e forse anche letteraria porta con sé -o comporta -due fenomeni: la crisi del gruppo 63, da una parte, e la crisi di Montale e del montalismo, dall'altra. ciò significa la crisi tanto dell'idea di avanguardia quanto dell'idea di tradizione. in questa sede interessa soprattutto il secondo fenomeno, perché Mengaldo ci ha ricordato che dobbiamo a Montale non solo l'orientazione del novecento poetico, ma anche lo spostamento a ritroso dell'asse della nostra tradizione, ovvero il fatto che nella modernità letteraria Dante conti più di petrarca 2 . chi conosca la varia fortuna di Dante sa quanto tempo sia stato necessario perché si tornasse al poeta della Commedia e può consentire alla seguente affermazione di Mario luzi: «si pensi quanto è costato petrarca a chi doveva in ogni modo averlo fra i propri numi tutelari» 3 . Le occasioni non si limitano a generare il montalismo, ma, in modo intrinsecamente correlato, imprimono una spinta decisiva al dantismo. non osta al discorso il cosiddetto petrarchismo di Finisterre, che va interpretato per via di paradosso: «proprio quando petrarcheggia, Montale dimostra che 1
2021
Analysis of Dante Alighieri's lyrical texts for which a sung performance is presumable and new hypotheses of contextualisation and dating.
L'Alighieri. Rassegna dantesca, 2024
L'articolo ha come oggetto l'investitura profetica che il commentatore Guido da Pisa conferisce a Dante fin dalle prime pagine delle "Expositiones et glose super Comediam Dantis". Dopo avere passato in rassegna la bibliografia critica, presentando le posizioni degli studiosi sulla natura di questa investitura, si è proposta una nuova lettura dell'immagine biblica della "lingua erudita" messa a frutto dall'esegeta, con il fine di analizzare il profilo dantesco delineato dalle parole di Guido.
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Dante e il canone letterario da Bellarmino a Bettinelli, 2004
Medieval Forms of First-Person Narration: A Potentially Universal Format. Villa Vigoni Talks I [«Beiträge zur Mediävistischen Erzählforschung», Special Issue 8, 2020
Dante, a cura di: Roberto Rea, Justin Steinberg, Carocci, 2020
Dante come maestro spirituale, 2021
Quaderni d'Italianistica, 1969
Dante il visionario e il mito, a c. di R. Luciani e G. Pulce, Timìa Edizioni, Roma, 2022, pp. 110-127., 2022
L' artista medievale. Contesti, mestieri, famiglie (secc. XI-XIII), M. Collareta, L. Violi (a cura di), Rome, Carocci, 2022
in Il Dialogo creativo. Studi per Lina Bolzoni, a cura di M.P. Ellero, M. Residori, M. Rossi, A. Torre, Lucca, Maria Pacini Fazzi., 2017
De Dante a Camileri: Estudios sobre literatura y cultura italiana, 2020