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2019, La chiesa «Maria SS. del Carmelo» di Calascibetta (XVI-XX secc.), S. Falzone (ed.)
L'articolo affronta lo sviluppo del cantiere carmelitano di Calascibetta dalla sua fondazione nel XIV secolo alla ricostruzione della chiesa nel Settecento. All'interno dello scritto viene dato ampio spazio alla lettura dell'architettura conventuale secondo caratteri interpretativi propri dell'urbanistica mendicante e con chiavi ermeneutiche che rimandano ai regolamenti costruttivi e progettuali della "religione carmelitana". Si pone anche attenzione agli orafi e argentieri che attendono nei secoli alla fattura di manufatti in argento su commissione carmelitana.
Stefania Ratto, Elena Gianasso, Frida Occelli, "Torino, via Maria Vittoria 7c. Oratorio di S. Filippo Neri. Strutture di età romana e impianti ottocenteschi", in «Quaderni di Archeologia del Piemonte», n. 1 (2017), pp. 285-288 ISSN: 2533-2597. (articolo in rivista, con Comitato scientifico, sistema di peer review) (open access, http://www.sabap-to.beniculturali.it/Editoria)
The multiple lives of pompeii. Surfaces and environments, a cura di G. Cianciolo Cosentino, P. Kastenmeier, K. Wilhelm, pp. 87-95, 2020
editor luigi coiro art director enrica d'aguanno graphic design franco grieco on the cover Luigi Bazzani Via dell'Abbondanza and façade of Insula IX 1 (Casa di Epidio Rufo) 1896, watercolour on paper London, Victoria & Albert Museum on page 2 Naples, Museo Archeologico Nazionale Cork model of Pompeii historical photograph Richard C. Bauer collection on page 6 Georg Hilker Pompeii, Casa del gruppo dei Vasi di Vetro (wall painting) 1839, gouache on paper Copenhagen, Danish National Art Library on pages 14-15 Pompeii, fountain and edifices close to Porta Ercolano on pages 66-67 Pompeii, Casa dei Vettii wall painting, detail on pages 114-115 Francesco Piranesi, Louis-Jean Desprez The Temple of Isis at Pompeii, 1788 etching, hand-colored with watercolor Cleveland Museum of Art arte'm is a registered trademark of prismi quality management system ISO 9001: 2015 www.arte-m.net
Nulla è tanto difficile che, a forza di cercare, non se ne possa venire a capo. Terenzio. Il punitore di se stesso
Gli scavi nell'area della chiesa romanica di S. Pelino a Corfinio (Aq), hanno portato nuovamente in luce le stratigrafie archeologiche relative alla fasi costruttive del complesso romanico, iniziate sotto il vescovo Trasmondo nella seconda metà dell'XI sec. La lettura del contesto ha permesso di ricostruire le fasi del cantiere e le modalità di realizzazione dell'edificio e del suo apparato decorativo. Nel corso delle due successive campagne di scavo (2013 e 2014), si è proceduto a mettere in relazione la lettura degli elevati con le stratigrafie orizzontali e con una più puntuale ricognizione delle fonti scritte ed epigrafiche in modo da ottenere maggiori informazioni sull'orizzonte tecnico-organizzativo che caratterizza il cantiere edilizio della chiesa romanica. La fabrica di S. Pelino a Corfinio (AQ) appare, grazie alle indagini stratigrafiche, così in tutta la sua complessità, lasciando ben comprendere modi, tempi e spazi della penetrazione della cultura architettonica 'romanica' anche in aree lungamente ritenute, visibilmente a torto, marginali.
in R. Comba, P. Grillo (a cura di), Santa Maria di Casanova. Un’abbazia cistercense fra i marchesi di Saluzzo e il mondo dei comuni, 2006
Il modello di architettura cistercense realizzato nell'abbazia di Casanova è stato da tempo riconosciuto dalla critica 1 . Le ricerche si sono limitate necessariamente alla struttura della chiesa di Santa Maria, dal momento che i rifacimenti di età barocca hanno cancellato le tracce fuori terra del monastero medievale. Le fasi di costruzione, però, e le tecniche utilizzate per il progetto dell'edificio sacro sembrano richiedere nuove indagini e approfondimenti. La rilettura dei documenti d'archivio, l'analisi costruttiva, l'esplorazione dei sottotetti e la misurazione precisa delle strutture hanno consentito di formulare ipotesi più circostanziate circa lo sviluppo del cantiere cistercense.
Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, Römische Abteilung 109, 2002, pp. 395-417.
Le recenti indagini archeologiche svolte nell'area dei Fori hanno permesso di ottenere ricostruzioni sempre più reali del foro di Traiano e della tecnica costruttiva adottata per la sua realizzazione. Tali nuove conoscenze rendono possibile l’analisi particolareggiata della forza-lavoro e dei materiali utilizzati oltre ai tempi necessari per l’edificazione delle varie parti del monumento. Il numero delle giornate lavorative necessarie è stato quantificato sulla base di parametri già stabiliti in pubblicazioni recenti che hanno affrontato lo studio di grandi complessi pubblici di Roma secondo questa nuova ottica. La quantità complessiva dei materiali usati per la costruzione del foro risulta invece dal calcolo effettuato per dimensionare i vari elementi lignei, fittili e lapidei in rapporto ai diversi settori di esso. In tal senso sono stati presi in considerazione anche dati ottenuti attraverso lo studio geologico dei campioni di marmi e laterizi che hanno fornito indicazioni inedite e di notevole importanza. Il risultato, forse più importante, dell’analisi dello sforzo edilizio profuso nel foro di Traiano è stato quello di chiarire e precisare con notevole approssimazione la cronologia delle operazioni necessarie all’erezione dei diversi settori di esso.
Cenni sulla storia degli studi e le nuove acquisizioni della Tuscia) Conoscere per conservare, Carlo Tedeschi ( ) Il cantiere medievale, Elisabetta Scungio L'arredo liturgico medievale del San Francesco di Vetralla tra perduto e restauri, Manuela Gianandrea , Elisabetta De Minicis (Università Università "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara La scultura architettonica Francesco Gandolfo La veste pittorica d'età romanica nella chiesa di San Francesco a Vetralla: nuova lettura dei brani superstiti, Simone Piazza I dipinti murali nella cripta della chiesa di San Francesco a Vetralla. Stato di conservazione e prospettive di ricerca sulla tecnica esecutiva, Giorgio Capriotti Indice 5 9 15 29 44 56 81
Malta è famosa per le sue enigmatiche vestigia di misteriose civiltà mediterranee preistoriche, già antiche e abbandonate quando si costruivano le Piramidi. Le isole sono disseminate di templi, circondati da cinte megalitiche in pietra, con funzione non difensiva, ma piuttosto strutturale o delimitante le aree considerate sacre dal territorio vicino. Curiosamente i tempi storici successivi lasciarono pochissime tracce, e ci fu un vuoto architettonico che terminò solo quando l'Ordine di San Giovanni prese possesso dell'arcipelago, per poi lasciarvi un'impronta così forte.
2017
Il contributo prende in considerazione le tipologie delle fonti iconografiche esistenti, al fine dell’interpretazione dell’evoluzione del cantiere edilizio storico, esaminato nelle sue diverse accezioni. Sono esaminate criticamente ed in maniera diacronica - a partire dal periodo greco e romano e fino al Settecento - le diverse tipologie di fonti iconografiche utilizzate da studiosi e ricercatori per l’interpretazione di alcune tematiche proprie del cantiere edilizio, evidenziandone il significativo apporto conoscitivo, con riferimento ai diversi momenti storici.
G. Mazzilli (a cura di), In solo provinciali, Sull’architettura delle province, da Augusto ai Severi, tra inerzie locali e romanizzazione, Thiasos 9.2, 2020
The Great Temple at Luni presents a complicated chronological frame, that has not been yet completely clarified. Built during the Republican period, later on it underwent a radical renovation: a triportico with fountains was realized, defining the edges of a closed square. Augustus, patronus of the city, probably restored the monument; though, marble decorations attributable to the Imperial period and a dedicatory inscription mentioning Caracalla do confirm the existence of several building phases over time. The analysis of the masonry and of the marble elements as well, therefore, allows to assess the full extent of the reconstructions and the adoption of both planimetric and decorative models. The current contribution aims to present some remarks about the organization of the different building yards and about the use of specific architectural and decorative solutions.
San Giovanni a Saluzzo a cura di Rinaldo Comba, 2009
Volume San Giovanni a Saluzzo a cura di Rinaldo Comba
2014
I tracciati di cantiere rappresentano l’unico passaggio che permette di ricostruire un’operazione fondamentale per la gestione dei processi costruttivi di epoca romana, quello della trasmissione delle conoscenze teoriche e tecniche agli esecutori materiali degli edifici. Questo volume presenta una prima proposta di classificazione dei tracciati con una nuova distinzione tipologica che caratterizza i segni legati all’esecuzione del progetto o dei singoli elementi architettonici e quelli in rapporto, invece, con le operazioni di montaggio in corso d’opera. L’analisi dei tracciati, infine, è stata condotta considerando le regole geometriche insite nella loro esecuzione e l’organizzazione dei cantieri antichi.
in "Architettura medievale: il Trecento. Modelli, tecniche, materiali" (Torino, 2-4 dicembre 2019), a cura di S. Beltramo, C. Tosco.
REUDAR, Europea Journal of Roman Architecture, 2017
Lo studio di una tecnica costruttiva peculiare del mondo romano, quale l' opera reticolata, e l'individuazione di una sua linea evolutiva portano nuove informazioni sulle architetture realizzate con questo tipo di tessitura muraria. Un'analisi metrica e dimensionale, ancorata a contesti datati, permette di incrementare i dati a livello cronologico, che poi possono essere affinati con le altre datazioni desunte dallo studio archeologico di un sito. L'applicazione di questo metodo scientifico, basato sull'analisi autoptica delle murature, ha portato ad individuare una tendenza di sviluppo dell' opera reticolata, per il centro di Cuma.
Il complesso del Comizio, scavato da Giacomo Boni tra il 1899 ed il 1904, con ulteriori saggi di P.Romanelli tra il 1955 ed il 1957 1 , è stato e continua ad essere di difficile lettura, perché costituito da elementi continuamente aggiornati o rifatti, per lo più con scarse modifiche, per ovvi motivi culturali e rituali, in materiali di limitata resistenza, soprattutto cappellaccio e tufo, concentrati in uno spazio limitato sia orizzontalmente che verticalmente, ma cronologicamente posizionati in più di cinque secoli. Lo stato di conservazione e di documentazione dei materiali rinvenuti negli scavi di Boni prima, ed in quelli di Romanelli poi, è talmente inquinato da non garantire alcuna certezza nell'interpretazione dei dati in relazione ai resti architettonicamente rilevanti 2. Si è quindi preferito basare questo studio esclusivamente sull' analisi strutturale e costruttiva delle murature ancora in posto, per definire una griglia di base solidamente ancorata a quanto tuttora verificabile, che consenta di stabilire una volta per tutte i lineamenti dell'evoluzione architettonica del Comizio, e quindi una cronologia relativa, su cui eventualmente elaborare più articolate e sofisticate ulteriori interpretazioni. La base documentaria è costituita da planimetrie in scala 1:50, su due livelli (tavv. I-II), e da cinque sezioni prospettiche (tav. III) di quanto ad oggi conservato; dai disegni, fotografie e appunti di scavo, in parte inediti, conservati nell'archivio della Soprintendenza Archeologica di Roma. Dal confronto tra le quote del terreno vergine nei vari settori della zona, l'area del Comizio risulta depressa rispetto all'ambito circostante, con una notevole pendenza da ovest verso est; è presente un'emergenza centrale, risultato di eventi franosi dalle pendici del colle Capitolino, che con ogni probabilità caratterizzava in maniera molto significativa lo specifico settore 3 (fig.1).
Territorio, 2001
Un luogo privilegiato L'area dei Quartieri Spagnoli è una parte del centro urbano di Napoli, costituita da una maglia di strade ortogonali, localizzata alle spalle del palazzo municipale, su di un declivio fra la mezza costa della collina della certosa di S. Martino e Via Toledo. Gli oltre 170 isolati, con quattro o cinque piani fuori terra, per essendo in diversi casi monocondominiali, sono più frequentemente divisi anche in più fabbricati con stretti corpi scale e piani tipo di uno o due vani. Complessivamente nei circa 600 condomini, sono presenti quasi 3000 nuclei con circa 15.000 persone. Molte delle persone in difficoltà abitano nei 900 bassi (abitazioni a piano terra con uno o due vani e piccoli servizi) cui si alternano, ai piani terra degli edifici gli accessi di altre 150 abitazioni monofamiliari poste nei piani ammezzati. La varietà e la vitalità della zona sono determinate anche dalla presenza di 250 botteghe di tipo artigianale, 360 negozi e tante altre attività,196 depositi e 223 garage 1 . Negli anni è stato molto intenso il riuso del patrimonio edilizio sia per la diffusione di lavori di ripristino e manutenzione di interi fabbricati sia per un massiccio processo di frantumazione -quasi sempre abusivo -degli alloggi che ha sezionato in pianta e in altezza molte delle case più grandi pure presenti nel parco alloggi della zona. Anche le facciate dei palazzi con una gamma molto variegata di balconi, finestre, superfetazioni e infissi di ogni genere, indicano l'alto tasso di microtrasformazioni e l'intensità di utilizzo del patrimonio edilizio. I lavori sono stati realizzati per migliorare le condizioni di vita dei nuclei preesistenti, per ospitare nuove tipologie di abitanti (studenti, single) e per la sommersa sostituzione sociale che ha comunque trasformato il profilo sociale dei gruppi presenti in alcune sottoparti dell'area.
Studi sulla collegiata dei santi Pietro e Paolo di Carmagnola, 2014
Paesaggi, territori e insediamenti della val Tanaro Un itinerario tra storia e valorizzazione, 2019
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I. Benincampi, «Tutto di fabrica muraria e moderna». Indagini storico-critiche sull’architettura dei carmelitani calzati nella legazione di Romagna fra Seicento e Settecento, in «Palladio», 70, XXXV (2022), pp. 81-102. ISSN: 0031-0379 ABSTRACT: During the 17th and 18th centuries, Romagna’s sacred architecture boasted numerous renovations characterized by a general good executive quality. Generally, the architects involved were local master builders or – at most – aristocratic amateurs, both probably educated in Rome or at least inspired by Roman Baroque experiments. Consequently, their activity led to an extraordinary equilibrium between tradition and modernity, which is rare in other areas of the Papal States. To investigate this development, it is possible to assume the emblematic case of the Carmelite churches. Cesena, Ravenna, Forlì, Medicina, Imola and Lugo were the places where this new typology of religious architecture took place, producing exceptional artefacts which gives us the opportunity to understand in detail the cultural growth of the region. The counter-reformist model was not abandoned but, gradually, adapted to new celebration needs, which completely revolutionized the final effect. Applying rich decoration motifs to their austere single nave churches, the Carmelite friars pointed out an average style which was the very image of the local lifestyle.
2014
I tracciati di cantiere rappresentano l’unico passaggio che permette di ricostruire un’operazione fondamentale per la gestione dei processi costruttivi di epoca romana, quello della trasmissione delle conoscenze teoriche e tecniche agli esecutori materiali degli edifici. Questo volume presenta una prima proposta di classificazione dei tracciati con una nuova distinzione tipologica che caratterizza i segni legati all’esecuzione del progetto o dei singoli elementi architettonici e quelli in rapporto, invece, con le operazioni di montaggio in corso d’opera. L’analisi dei tracciati, infine, è stata condotta considerando le regole geometriche insite nella loro esecuzione e l’organizzazione dei cantieri antichi.
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