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2017, Exhibition Catalogue
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Leonardo Oggi. Attualità del Mito
1 Sui due prototipi di Leonardo e uno sguardo sull'artista si veda Londra 2011, ma anche Marani, 2003. Per le due versioni, Ballarin, 2010, pp. 67-232. Potenza di un modello: un'inedita versione della Vergine delle rocce Il quadro qui presentato per la prima volta (olio su tavola, cm 92,5 x 72,5, ) è una versione della Vergine delle Rocce di Londra (infatti non presenta il braccio teso dell'angelo a indicare San Giovannino) 1 .
Monza Illustrata 2018-2019 Annuario di arti e culture a Monza e in Brianza, 2020
Il contributo affronta la reazione degli intagliatori Pietro Bussolo e Giacomo Del Maino, entrambi coinvolti nella costruzione dell’Ancona dell’Immacolata Concezione a Milano, di fronte all’affermazione di Leonardo, tra nono e ultimo decennio del Quattrocento. Bussolo registra tempestivamente la conoscenza della leonardesca Vergine delle Rocce (Parigi, Louvre) nella Madonna con il Bambino (Nese, Bergamo), citandola in particolare nel Bambino, e arrivando a costruire una forma che presenti “molteplici contorni”. Il Compianto della chiesa di Santa Marta a Bellano, opera di collaborazione tra Giacomo Del Maino e il figlio Giovanni Angelo negli anni 1493-1494, conferma l’attenzione alla riflessione leonardesca sui “moti dell’animo” e la conoscenza dei suoi studi per la Vergine delle Rocce (la versione di Londra, condotta tra il 1483 e il 1490) e il San Girolamo della Pinacoteca Vaticana. La puntuale derivazione della Santa Marta dal modello leonardesco rappresenta il punto di partenza di una ricerca che Giovanni Angelo svilupperà nel corso della propria attività successiva.
La canzonatura delle prediche e della condotta dei frati è argomento di diverse novelle bandelliane. Se nella collezione di racconti del domenicano Matteo Bandello i religiosi più bersagliati sono i francescani conventuali, specie se marchiani (cioè marchigiani) 1 , la tagliente ironia del novelliere non risparmia nemmeno il più illustre confratello di Santa Maria delle Grazie: il beato Giacomo da Sesto. Nella sesta novella della prima parte il rigoroso frate viene messo a confronto e gabbato dal dissoluto Porcellio, poeta romano 2 . Il racconto e la lettera dedicatoria costituiscono un piccolo capolavoro letterario riassumendo in poche pagine lo spirito del microcosmo bandelliano e assommando una serie di topoi della letteratura sforzesca. Vengono messe in scena la saggezza dei proverbi, esplicitata dal motto il lupo muta pelo e non cangia vizio (posto ad apertura della lettera dedicatoria e a chiusura della novella), la passione antiquaria e il mito di Francesco Sforza quale condottiero degno di entrare nel novero di antichi generali e imperatori. Non viene tralasciata la menzione del palazzo di Gaspare Vimercati, conte di Valenza e fondatore delle Grazie, affrescato con varie pitture commentate dagli epigrammi del poeta Porcellio; quanto resta dell'edificio, il portale (in via Filodrammatici 1) da assegnare all'ambito dei da Carona, reca ancora l'effige di Francesco Sforza affiancata da quelle di Giulio Cesare e di Alessandro Magno 3 . * Il presente intervento nato in occasione dalla giornata di studi Lucia Marliani-Visconti, contessa di Melzo e Gorgonzola, Inzago, 30 maggio 2010, è un occasione per presentare alcuni accenni relativi alle ricerche di chi scrive, riguardanti: la commissione artistica dell'aristocrazia lombarda, specie di quella in rapporto con l'osservanza francescana, la ritrattistica della nobiltà milanese in funzione di conservazione della memoria, l'analisi dei rapporti di vicinato e parentela nel panorama meneghino. Si ringraziano:
Postumia, 2021
Approfondimento intorno al dipinto già nella chiesa della Madonna della Vittoria in Mantova ed ora esposto in Sant'Andrea, raffigurante la Madonna col Bambino, santi e quattro appartenenti alla famiglia Norsa
2015
La storia della chiesa piacentina di San Sisto vanta origini illustri: fu infatti l'imperatrice Angilberga che qui, a metà Ottocento, fondò il primo insediamento per poi proseguire con il nuovo impianto architettonico rinascimentale, opera del piacentino Alessio Tramello tra il 1499 e il 15111. La chiesa conserva opere pittoriche che documentano le attente e aggiornate scelte dei monaci benedettini, custodi fino all'inizio dell'Ottocento del complesso. La storia delle pale d'altare in San Sisto inizia con un formidabile exploit, la Madonna Sistina di Raffaello, venduta poi nel Settecento ad Augusto III di Sassonia. Da quel momento la visita della chiesa potrebbe rappresentare la testimonianza di una sorta di vuoto, ma San Sisto resta un magnifico esempio di grande impianto urbano dell'ordine benedettino, che trova attorno al 1500 un nuovo sviluppo artistico i cui capolavori della pittura ancora oggi sono testimoni.
Nelle contenute e austere dimensioni della costruzione, Vittone riuscì miracolosamente a racchiudere perfezione geometrica, luce evocativa, intuizioni mariane e chiaroscuri strutturali e ascetici. La cupola, con pianta a matrice esagonale, è composta a sua volta da tre cupole (di cui due traforate) sovrapposte e realizzate con un sapiente uso geometrico dei pennacchi. Essa rinnega la propria solidità grazie alla sua essenza traforata; l’agilità della sua espansione, con le cappelle radiali che disegnano nello spazio un asse che dall’ingresso porta all’altare, illude l’occhio del visitatore, che la avverte come sospesa nel dominio della simmetria bilaterale. È una composizione che non cede il passo né alla familiarità dello sguardo – semmai al suo appagamento beato – né alla materialità contingente della sua costruzione: l’intreccio dei due triangoli equilateri dell’aula, inscritti nel cerchio perfetto della cupola, evoca quasi inconsciamente, nell’ideazione dell’Esagramma, il Sigillo di Salomone (o Stella di David), in un continuo dialogo di rimandi genealogici tra Maria e Davide, tra Cristo e la storia ebraica
The core of the two essays “ Dentro la storia e oltre “ and “La Gioconda si leva come un segnale, una pietra di confine posta alla frontiera tra due mondi” (Huyghe R), .is focused on the enigmatic portrait “la Joconde”. The quotations of some excerpts from the books of contemporaneous authors (Eliade, Barthes, Deleuze, Derrida…) and the bibliographical references (that are comprehending also some publications on the postmodernity and on the virtual dimension ) are joined to the proustian reminiscences of a distant past…According to the great French philosopher of art Renè Huyghe, the portrait is defined “an unresolvable living mystery”…
A. Zonato (a cura di), Rocciamelone. Il gigante di pietra, Borgone Susa 2008, 2008
Come abbiamo visto in precedenza, la celebrazione di pratiche devozionali legate alla Madonna sulla vetta del Rocciamelone affonda le proprie radici molto lontano nel tempo. Sia le fonti documentarie che le descrizioni lasciate da vari viaggiatori ed eruditi confermano infatti il radicamento dell'usanza, da parte delle popolazioni locali, di recarsi in processione sulla vetta del Rocciamelone nel corso del mese di agosto e lì celebrare, in varie occasioni, le feste della Vergine. Abbiamo visto anche come, già a partire dall'inizio del Settecento, si fosse posta in dubbio l'opportunità di continuare a svolgere le processioni fino alla vetta e si fosse tentato, senza grande successo, di mutare una prassi liturgica antica che ancora a metà del secolo manteneva intatte le proprie modalità (1) . Solo sul finire del Settecento la volontà della gerarchia ecclesiastica ebbe la meglio sulla tradizione che prevedeva che il trittico fosse portato sul Rocciamelone il 5 agosto e fosse lasciato alla pubblica venerazione sulla vetta fino al 24 agosto. L'affermazione del De Saussure, che nel 1787 scriveva: « il y a quelques années, que pour prévenir les accidents causés par ce dangereux pèlerinage, on a fait transférer à Suze l'image vénéree qui en étoit l'objet » (2) , trova infatti conferma in un ordinato del Capitolo dei Canonici della Cattedrale datato al 3 agosto del medesimo anno, con il quale si stabilivano le celebrazioni con le quali doveva essere solennizzata, il 5 agosto, la festa della Madonna del Rocciamelone. In esso si affermava che:
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Byzantino – Sicula VI. La Sicilia e Bisanzio nei secoli XI-XII, 2014
Atti Accademia Roveretana degli Agiati, anno 268, ser. IX, vol. VIIΙ, 2018
V Ciclo di Studi Medievali, Atti del Convegno (Firenze, 3-4 giugno 2019), 2019
“Arte Cristiana”, luglio/agosto 2019, n. 913, pp. 292-303 (con Sara Andriani, restauratrice), 2019
Barocci in Botetega, a cura di B. Cleri, Foligno, Editoriale mbra, 2013, pp. pp. 181-217. , 2013
Vestigia. Miscellanea di studi storico-religiosi in onore di Filippo Coarelli nel suo 80° anniversario, V. Gasparini ed., 2016
Tra archivi e storia. Scritti dedicati ad Alessandra Contini Bonacossi, volume I, ISBN 978-88-6453-704-7 (print) ISBN 978-88-6453-705-4 (online), Firenze University Press, 2018
Predella journal of visual arts, n°37, 2015 - Miscellanea / Miscellany
Rivista diocesana andriese, 2011
Ave Maria Mater Christi. Livorno e l’icona della Madonna di Montenero, 2014
Quaderni dell'Abbazia di Morimondo, 2021
In corso d'opera. Ricerche dei dottorandi di Storia dell'arte della Sapienza 3, 2019