2018, Pubblicità e concorrenza sleale
La società Alfa decide di lanciare sul mercato un prodotto con il seguente slogan: "La migliore acqua minerale! Nessuna come lei". Si rivolge a te come avvocato. Cosa consiglieresti? Per risolvere il caso giuridico prospettato, occorre avere piena cogenza delle fonti legislative riguardanti due istituti centrali del diritto commerciale: la concorrenza e la pubblicità. Preme argomentare circa la disciplina della pubblicità, che trova riscontro positivo nel nostro ordinamento giuridico, attraverso numerose fonti, sia di rilevanza costituzionale che sub-costituzionale, intendendo per quest'ultima fonti legislative, anche di derivazione comunitaria. L'articolo di riferimento, che pone il fondamento all'esercizio del potere pubblicitario, come modo di "fare concorrenza", è rappresentato dall'art. 41 della Costituzione, al cui primo comma esordisce: "L'iniziativa economica privata è libera". Con questa espressione non si fa altro che sancire una libertà di azione dell'impresa che, per poter concorrere con le altre, ha la possibilità di adottare una strumentazione pubblicitaria, rispettosa di requisiti di cui fra poco si espone, al fine di suscitare l'interesse del consumatore nell'acquisto di prodotti o servizi. La pubblicità tutela i destinatari del messaggio, quindi, come tale, è soggetta a particolari requisiti da cui non può prescindere e di cui non può essere deficitaria. "Il nostro ordinamento giuridico mancava di una disciplina della pubblicità in sé e per sé considerata, che condizionasse il comportamento sia delle imprese che della confezione e diffusione dei messaggi pubblicitari facenti oggetto della loro attività, sia delle imprese che di tali messaggi si servono per la diffusione dei propri prodotti e servizi" 2 La lacuna viene assunta dalle associazioni di categoria imprenditoriali, che decidono di dar luogo ad un ordinamento privato, mutuando l'espressione inglese "private ordering", di origine volontaria. 1 Dottorando di ricerca in Scienze giuridiche presso l'Università degli Studi di Salerno, Dottore magistrale in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Salerno, con voti 110/110 e lode, plauso della commissione e dignità di stampa e Tirocinante ammesso presso la Suprema Corte di Cassazione. 2 Cfr. V. BUONOCORE, Manuale di diritto commerciale, La pubblicità, Giappichelli, ed. 11, pp. 149-158.