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Ma di cosa parliamo quando parliamo del parlato? La performance dalla parte dell'ascolto Moderatore 16.Perdere la voce. Le metamorfosi della poesia letteraria 11.15--11.45 Il canto dei passi. Voce e ritmo del corpo nella performance dei canti epici del Kosovo Dibattito 11.45--12.15 11.45--12.15
2020
Le convenzioni sono la realtà con cui si ha a che fare 3. Ma abbiamo inteso lavorare sulle convenzioni (i nomi, le etichette) in maniera euristica: è utile pensare una-se non unica, almeno unita-arte orale? La questione andava messa alla prova; e data l'attuale specializzazione e suddivisione disciplinare del sapere, la risposta doveva essere cercata dai rappresentanti degli studi sulle varie arti orali distinte, sia pure in una prospettiva comune garantita da alcune discipline ad esse trasversali come estetica, semiotica, scienze della comunicazione, antropologia ecc. Pronunciava il già citato dépliant: «Improntato a una forte vocazione interdisciplinare, il convegno chiama a dialogare studiosi di diversa estrazione: estetica, teoria letteraria, poe sia contemporanea, metrica, linguistica, etnomusicologia, analisi musicale, drammaturgia musicale, storia del teatro, performance studies. L'interazione dei vari punti di vista consentirà di affrontare l'oralità nella sua valenza trasversale e, allo stesso tempo, negli aspetti specifici relativi a ciascuna espressione artistica». Oggi sottoscriviamo ancora quella scelta, anzi rilanciamo soggiungendo che studiosi di ulteriori diverse discipline si potrebbero proficuamente convocare, per integrare il quadro. Quello che fin qui abbiamo denominato convegno fu in verità un evento significativamente più ricco. Ospitò infatti anche una serie di performance artistiche 4. Nell'occasione esse furono definite "sessioni performative", a indicarne la differenza specifica rispetto alle concomitanti ordinarie "sessioni accademiche". Anche in questo senso il nostro intento era promuovere la trasversalità degli approcci: non solo discutere teoricamente l'arte orale, ma pure realizzarla concretamente. Anche il sapere sull'arte (o sulle arti) travalica confini che, come quelli tra i generi artistici, 3. In quanto "oggetti sociali"; cfr. M. Ferraris, Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce, Laterza, Roma-Bari 2009. 4. Per la cronaca: un recital di musica dotta contemporanea, strumentale ma paradossalmente emula della voce, pure parlata (con pezzi di Fabio Cifariello Ciardi e altri, al violoncello solo Michele Marco Rossi), tre performance di poe sia, ascrivibili rispettivamente alle sottospecie melologo (Rosaria Lo Russo con Francesco Casciaro), poe sia sonora (Giovanni Fontana) e spoken music (Lello Voce), un poe try slam (a cura di Michele Milani di Medium Poesia e Davide Passoni di SLAM srl, con
Technical reproducibility and recording have had important consequences on the production of musical works. The ontological identity and aesthetic functioning of the latter are explained in this article in the light of three main ways of organisation of musical cultures: oral, written, and phonographic. A solution to the difficulties and the conceptual conflicts arising from their overlap is identified in the analysis of the contexts of production and reception of the different devices.
La Jura, Gavino Gabriel, 2015
Marco Lutzu (2015) Musiche e musicisti di tradizione orale ne La Jura di Gavino Gabriel, in (s.a.) La Jura, Gavino Gabriel, Edizione del Teatro Lirico di Cagliari, Cagliari, pp. 31-37.
2015
Recensione a: Laura Guidi e Maria Rosaria Pelizzari (a cura di), Nuove frontiere per la Storia di genere, Universita degli Studi di Salerno / in co-edizione con libreriauniversitaria.it edizioni, Salerno, 2014, vol. III
2023
Una fra le cose meno semplici da spiegare di un'opera o un gruppo di opere d'arte è perché proprio quell'opera o quel gruppo di opere più di altre hanno suscitato il nostro interesse, riscosso la nostra ammirazione, intrigato al punto da dovercene dare ragione. Poi, con un po' di impegno e fortuna, le ragioni si trovano, dotate di dignità critica o con credenziali meno in debito con sofisticatezza e plausibilità analitica. Oppure (cosa che ci porta a credere a quella fatalità che un tempo si definiva ispirazione, che dall'autore si riverberava nel fruitore) ci si rassegna a concludere che il dover fare a meno di ragioni subito chiare costituisca la prova migliore della validità assiomatica di un'opera, non solo dell'assennatezza e validità di un immediato consenso, perché l'opera o il gruppo di opere hanno sortito l'effetto che procurano certe atmosfere, alcuni ricordi, qualche rara persona o se siamo fortunati, tante fra quelle conosciute. Che è quanto accaduto con le opere-visive, innanzi tutto-di Angelo Sturiale: per quel tanto di familiare e di perturbante che riconosciamo in esse senza poterlo annettere a un dominio della nostra memoria, non solo visiva: tanto che a essa si accompagna, a stretto giro, uno straniamento che rende i suoi lavori meno facilmente rinvenibili, in prima istanza, in una mappa di genealogie certificate o accertabili.
2018
La poesia non muore, muoiono i poeti!" Oralità, scrittura, performance.
“La Rivista di Engramma”, 2021
Durante gli anni '60 e '70, la poesia e l'immagine stessa dei poeti subiscono in Italia una radicale metamorfosi. Il corpo del poeta diventa per la prima volta pienamente visibile grazie ai nuovi media (fotografia, cinema, televisione) e alla loro diffusione di massa, mentre le nuove esperienze poetiche permettono ai circoli letterari chiusi di aprirsi alle altre arti, alla ricerca di una nuova dimensione intertestuale. La trasformazione del poeta in performer fa parte di una tendenza diffusa a dissolvere i confini tra i vari media, tradizioni e contesti. La poesia - come le arti visive, il teatro, la musica, la danza, ecc. - è presente nelle riviste d'arte ed eseguita in luoghi pubblici, così come nel cinema e sugli schermi televisivi. Il saggio esamina questa trasformazione in una serie di casi esemplari in cui il corpo del poeta diventa oggetto dell'attenzione di altri artisti: Giuseppe Ungaretti e Pier Paolo Pasolini in Comizi d'amore (1964), Mario Schifano e Sandro Penna nel film sperimentale Umano non umano (1969), ancora Pasolini in una performance di Fabio Mauri (Intellettuale, 1975), e la serie di fotografie di Dino Pedrali scattate appena due giorni prima della morte di Pasolini nel 1975. ............|||||............ In the course of the 60s and 70s, poetry and the very image of poets undergo a radical metamorphosis in Italy. The body of the poet becomes fully visible for the first time thanks to new media (photography, cinema, television) and their mass diffusion, while the new poetic experiences allows closed literary circles to open themselves to other arts, in search of a new intertextual dimension. The transformation of the poet into a performer is part of a widespread trend to dissolve the borders between various media, traditions, and contexts. Poetry – like the visual arts, theater, music, dance, etc. – is featured in art magazines and performed in public places, as well as in cinema and on television screens. The essay examines this transformation in a series of exemplary cases where the body of the poet becomes the object of the attention of other artists: Giuseppe Ungaretti and Pier Paolo Pasolini in Comizi d’amore (1964), Mario Schifano and Sandro Penna in the experimental film Umano non umano (1969), Pasolini again in a performance by Fabio Mauri (Intellettuale, 1975), and Dino Pedrali’s series of photographs shot just two days before Pasolini’s death in 1975.
2018
Il volume nasce da un seminario tenutosi presso il Polo universitario di Imperia nel 2015 e dedicato alle fonti orali e al teatro. Fu quella una prima importante occasione di confronto fra storici del teatro (italiani e francesi) e storici orali. Dopo una prima parte (Storia orale, memoria, teatro. Un contesto interdisciplinare) dedicata alla riflessione interdisciplinare fra i due campi, il volume raccoglie una serie riflessioni ordinate secondo due vettori concettuali. Fonti orali per il teatro tratta delle fonti orali come risorse documentarie per la storia del teatro e per la costruzione di una memoria polifonica del teatro, ponendo una serie di questioni metodologiche e di esemplificazioni concrete. Fonti orali nel teatro e invece dedicato al filone di esperienze performative nelle quali la fonte orale e stata utilizzata come materiale di costruzione drammaturgica. Il volume non fornisce risposte univoche, ma conferma le infinite possibilita del dialogo fra gli studi sull’orali...
Inedito, 2003
Il poeta annotando la parola, la uccide, la neutralizza, servendosene se ne libera. La voce in movimento con il poeta si fissa in simbolo definito. In questa riduzione della voce viva alla parola segno, in questa relativizzazione della voce, il poeta compie un fondamentale passo verso l’emancipazione di sé. Se esiste un libero arbitrio questo si raggiunge proprio nell’emancipazione dalla parola. Coltivando il seme di questa verità, di questa riduzione, la verità della non certezza linguistica, la verità del dubbio, il poeta si mette in una condizione di novità, di antagonismo mentre l’uomo che rimane nella fiducia nei confronti del linguaggio, l’uomo che è convinto di proporre parole vere, è considerato saggio. Chi domina il linguaggio anche senza verità è vincente. Il poeta riducendo invece la parola a mezzo, la riconosce invece nella sua relatività di simbolo, il poeta scoprendo il mero grado di verità presente nella parola, appare invece un folle. Chi se non il poeta ha il coraggio di contestare il senso di verità assoluta attribuito al linguaggio?
A cura di Caterina Mordeglia. Il rapporto tra uomo e animale è cruciale per tutte le culture. Il mondo antico ha attuato un’identificazione, per antitesi o similarità, della figura umana con quella animale, attraverso una polisemica rete di simboli e allegorie. Richiamandosi all’uguaglianza creaturale propria della concezione biblica, il Medioevo tenderà a cristallizzare un immaginario collettivo simbolico legato al mondo animale destinato a perdurare fino al mondo moderno. Questo volume raccoglie i contributi di studiosi e rappresentanti del mondo della cultura, dalla letteratura alla storia dell’arte, e dello spettacolo in una prospettiva multidisciplinare. Partendo dall’Antichità classica si giunge, attraverso il Medioevo latino e il Rinascimento, alla letteratura fiabesca e romanzesca europea tra Sei e Novecento, al melodramma e alla canzone italiana e straniera, in un dialogo ininterrotto con topi, lupi, uccelli e altri animali “parlanti”.
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Antrocom: Online Journal of Anthropology
Roma, Aracne Editrice ["Dulces Musae" 18, dir. M. Ariani e L. Marcozzi], 2019
Al suon di questa cetra. Ricerche sulla poesia orale del Rinascimento, 2016
'900 Transnazionale, 2021
La fine dell’arte nel tempo della storialità e Testi della Poetry kitchen, 2023
con Giacomo Refolo, in “Orale e scritto, verbale e non verbale: la multimodalità nell’ora di lezione”, (a cura di) Maturi, Voghera, Rosi, Atti del XX Convegno Nazionale G.I.S.C.E.L., aprile 2018, Univ. di Salerno; Franco Cesati Editore, pp. 319-338., 2020
Nuova Museologia, 2019
Fausta Antonucci - Salomé García Vuelta (a cura di), Ricerche sul teatro classico spagnolo in Italia e oltralpe (secoli XVI-XVIII), Firenze, Firenze University Press, 2020, pp. 453-471, 2020
Contronarrazioni. Il racconto del potere nella modernità letteraria, 2023
Il Santo. Rivista francescana di storia, dottrina, arte, LXIV (2024), fasc. 1-2 , 2024
Archivio Novellistico Italiano, 2022
G. Pescatore, La voce e il corpo. L'opera lirica al cinema, Campanotto, Pasian di Prato, 2001,, 2001
“Sinestesieonline”, a. XIII, 41, 2024