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2018, Il romanzo in Italia, vol. I
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Moderno e modernità: la letteratura italiana, Atti del XII Congresso Nazionale ADI (Roma 17-20/09/2008), a cura di Clizia Gurreri, Angela Maria Jacopino, Amedeo Quondam, Roma, Dip.to di Italianistica e Spettacolo Sapienza, 2009
L'Ottocento è il secolo in cui la narrazione prende il sopravvento sulle altre forme letterarie e in cui la pratica della storia si fa istanza civile, mostrando, sulla base dell'esempio del passato, le condizioni di progresso per il futuro. Così, se il romanzo, secondo la celebre espressione di Hegel, è «moderna epopea borghese» e rappresenta la coscienza della borghesia, il romanzo storico appare il testimone privilegiato per ripercorrere le tappe evolutive che della borghesia hanno segnato la storia (la formazione prima, l'ascesa poi e la vittoria infine, che essa riporta nel corso dell’Ottocento, soppiantando il vecchio ceto aristocratico e sostituendo ai modelli sociali e culturali ad esso cari i propri: è in questo senso che il romanzo rappresenta la coscienza della borghesia). Al passaggio da una fase all’altra della storia della borghesia corrisponde non a caso una fase diversa dell’evoluzione del romanzo storico. Procedendo per questa via, il saggio intende valutare quale sia stato il ruolo del romanzo storico all’interno della modernità letteraria italiana; se e in che modo l’elemento-storia, entrando in frizione con l'elemento-finzione, abbia assolto ad una funzione fondativa della modernità.
Moderna/Comparata, 2013
In the first pages of the Zibaldone, Leopardi had noted that the "love of learning" induces a passion for philosophy, making it a foundational element of modern culture. In this perspective, then, no doubt remains as to the prominent position of Voltaire’s Candide, or of Rousseau’s thought, which combines philosophical thinking, educational demands, political passion and autobiography. However, in order to move from the count to the novel, from the apologue and from the treatises to complex characters who also maintain a strong and speculative allure, one had to leave the 18th century, experience Romanticism, feed the rêveries of the new promeneurs solitaires during the following century, with the restlessness and the questions of Dostoevsky, Kafka, Sartre, Camus, and of Pirandello, Proust, Musil and many others; of those who combined the passion for short stories with the unmasking of any deceptive theodicy. Bringing the the novel back to bourgeois intertwining and existe...
L'immagine di Alfonso il Magnanimo tra letteratura e storia, tra Corona d'Aragona e Italia/ La imatge d'Alfons el Magnànim en la literatura i la historiografia entre la Corona d'Aragó i Itàlia,, 2016
This essay identifies the features that singularize the two greatest chivalric romances written in Catalan – Curial e Güelfa, of unknown author, and Tirant lo Blanc, by Joan Martorell – within the cultural context of Alfonso the Magnanimous’s court. In this intellectual milieu, men educated in Medieval Latin and vernacular letters lived side by side with others trained in the studia humanitatis. Mostly following in the footsteps of Boccaccio, the author of Curial e Güelfa transformed the tradition of French (especially Angevin and Burgundian) chivalric romances of the late fourteenth century, and a good part of the fifteenth, into a high poetic product in imitation of both modern writers (the troubadours, Bernat Desclot, Dante, and Petrarch) and ancient authors (Homer, Virgil). Joanot Martorell, on the other hand, in correspondence with Cicero’s famous definition of historia as magistra vitae (De oratore II 36), favored a conception of his writing as opus oratorium that turned Tirant lo Blanc into an exhibition of rhetoric registers and literary genres.
in Mito e storia nella tradizione cavalleresca, atti del XLII convegno storico internazionale (Todi, 9-12 ottobre 2005), Fondazione CISAM, Spoleto, 2006, pp. 385-404 in Mito e storia nella tradizione cavalleresca, atti del XLII convegno storico internazionale (Todi, 9-12 ottobre 2005), Fondazione CISAM, Spoleto, 2006, pp. 385-404 MASSIMO BONAFIN DEMITIZZAZIONI DELL'AVVENTURA CAVALLERESCA Se ha senso parlare di demitizzazioni dell'avventura cavalleresca è perché essa costituisce (ha costituito) un mito, anzi una vera e propria mitizzazione della realtà materiale della cavalleria, che ha trovato espressione nella letteratura detta cortese e soprattutto nel romanzo. Per cercare invece la negazione di quel mito, il suo smascheramento e la sua parodia, occorre rivolgersi a quei testi che del genere romanzesco esemplificano in un certo senso, come avrebbe detto Bachtin, la linea dialogica e carnevalizzata: in particolare, mi soffermerò in questa sede sul Roman de Renart e sul Joufroi de Poitiers. È noto che la parola aventure significa all'inizio poco più che 'sorte, caso, destino, cose che capitano' e solo successivamente si specializza nel senso di qualcosa che avviene al singolo individuo in quanto tale, quasi fosse un segno d'elezione. Ciò si verifica quando l'idea si fonde con la realtà dei cavalieri erranti, che nei combattimenti, nei duelli, nei tornei, nell'esercizio delle armi trovano lo stile della loro esistenza e le ragioni della loro sussistenza: l'incontro imprevisto e il superamento di un avversario divengono un ideale, un modello di esperienza, il senso della vita, insomma vengono mitizzati.
se nel Girone c’è ancora la possibilità di un ritorno al gusto giocoso dell’uomo medievale, nell’Avarchide si fa ormai avanti la consapevolezza di una perdita irrimediabile. Al romanzo è subentrato il poema: sull’universo libero e aperto della macchina narrativa cavalleresca s’impone il finalismo chiuso e rigoroso dell’epos.
"Foscolo critico", a cura di C. Berra, P. Borsa e G. Ravera, Quaderni di Gargnano, 2017
Il saggio costituisce una prima versione della seconda parte del I capitolo del mio libro: "Il dialogo dei tre massimi sistemi. Le Ultime lettere di Jacopo Ortis fra il Werther e la Nuova Eloisa. Esso costituisce un'analisi della Notizia bibliografia annessa da Foscolo all'edizione zurighese delle Ultime lettere di Jacopo Ortis, e spiega che Foscolo ha concepito il proprio romanzo come il perfezionamento di un nuovo “genere” romanzesco, inventato da Rousseau con la "Nouvelle Héloïse" e da Goethe col "Werther". La nascente poetica dell’originalità e dell’espressività impedisce a Foscolo di ammettere pienamente questo debito. Ma questa stessa poetica lo spinge a evidenziare la novità del suo impegno politico e del suo pessimismo ontologico e a sottolineare la grandezza morale del suo personaggio. The essay shows that Foscolo has conceived his only novel (Ultime lettere di Jacopo Ortis) as an improved example of a new novelistic genre, that has come to the fore with Rousseau’s Nouvelle Héloïse and Goethe’s Werther. The rising poetics of expressivism and originality prevents Foscolo from fully recognizing his debt towards these two writers. This very poetics leads him, however, to underline the novelty of his political engagement and ontological pessimism, as well as the moral superiority of his hero, when compared to the main characters of his forerunners.
Le forme e la storia, 2020
Il contributo cerca di offrire un quadro del romanzo medievale in lingua castigliana, cercando di individuare il processo di formazione che ha condotto alla genesi e allo sviluppo del genere narrativo prima dell’apparizione del Quijote cervantino
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in Carlo Magno in Italia e la fortuna dei libri di cavalleria. Atti del Convegno internazionale, Zurigo 6-8 maggio 2014, a cura di Johannes Bartuschat e Franca Strologo, Ravenna, Longo, 2016, pp. 339-357
Atti del convegno MOD di Roma, 2008, 2010
La funzione Joyce nel romanzo italiano (ISBN 9788855266239), 2022
Le forme del romanzo italiano e le letterature occidentali dal Sette al Novecento, 2010
L'epica dopo il moderno (1945-2015). A cura di Francesco De Cristofaro, 2017, 2017
Atti convegno ADI 2008, http://www.italianisti.it/FileServices/Frontespizio_2008.pdf
Doctor Virtualis, 2012
La lingua e la letteratura italiana in Europa Atti del Convegno Internazionale di Studi di Craiova, 18-19 ottobre 2010, 2012
Le tavole di corte tra Cinquecento e Settecento, a cura di Andrea Merlotti (Rome: Bulzoni, 2013), 2013
L'arme segreta. Araldica e storia dell'arte nel Medioevo (secoli XIII-XV), atti del convegno, Firenze-Pisa 24 -26 novembre 2011, a cura di M. Ferrari, Firenze 2015, pp. 75-90
in "Medioevo", 269, giugno 2019, pp. 60-69
Status Quaestionis, 2017, , 2017