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Sommario: 1. Premessa. -2. Crisi della Costituzione e crisi dei partiti. -3. Le basi della democrazia qualitativa. -4. La rappresentanza e la sua condizione tragica. -5. Sul diritto a decidere del popolo catalano. -6. Lacune della Costituzione spagnola e rischi del diritto a decidere. -7. La decisione del Tribunal Constitucional sullo Statuto catalano e la reazione della dottrina. -8. Il ritorno del nazionalismo indipendentista e la reazione statale. -9. Il riemergere del dibattito sulla riforma costituzionale. -10. Questione catalana e cultura costituzionale.
Lo studio realizzato è il risultato dell’elaborazione di 54mila interviste fatte agli Italiani su molti aspetti della vita quotidiana, sull’istruzione, sui consumi e gli orientamenti politici. La ricerca, condotta con la metodologia della cluster analysis, ha consentito di raggruppare la popolazione italiana in quattro macro gruppi, secondo le tendenze prevalenti in ciascun gruppo. Quello più numeroso, 66,2 %, che comprende la maggioranza della popolazione, gli “Esclusi”, non si occupa delle cose pubbliche e conduce la vita nell’ambito familiare e amicale. In parte sono esclusi e in parte auto-esclusi dal dibattito politico nazionale. All’opposto, il gruppo dove si concentra il motore del paese e si condensano le persone più istruite, quelle che seguono la politica, leggono i giornali, vanno su internet, rappresenta il 4 %. Nella ricerca sono definiti “Impegnati”, anche perché svolgono una molteplicità di attività, inclusa la vita di associazione, lo sport e molti consumi culturali. Il terzo gruppo, definito degli “Appagati”, che rappresenta il 17,5 %, si connota per la grande presenza di dipendenti pubblici, nella sanità e nell’istruzione. Pur non avendo redditi in valore assoluto molto alti, tuttavia la sicurezza del posto di lavoro, la positiva integrazione nella società, ne fanno un gruppo che, pur non avendo grandi ambizioni, si sente comunque soddisfatto della propria posizione sociale. Il quarto gruppo, invece, ha poche connessioni con il mondo pubblico, in quanto la maggioranza svolge lavori autonomi e di tipo professionale, spesso indipendenti, oltre che nel commercio e nel turismo. Rappresentano il 12,2 % della popolazione e sono definiti nella ricerca come “Edonisti”, in quanto hanno livelli elevati di consumo, tipicamente di vacanze, sport e cura del corpo. Sono molto tecnologizzati, e su internet prevale nettamente l’uso dei social media.
E' una semplice ricerca su elementi di storia dell'arte terapia
L’impatto dell’Industry 4.0 sull’organizzazione del lavoro e delle relazioni industriali è ancora una domanda aperta per le imprese, le istituzioni pubbliche e le parti sociali. Sono diversi i modelli e gli scenari che si prevedono e tutti hanno un elevato potenziale distruptive, in particolare quello della automazione e quello della specializzazione. Si individuano nella flessibilità e nella formazione come aspetti chiave del fenomeno. Il presente contributo vuole porre il problema con un approccio antropologico e sociologico e, grazie ad una analisi di questi possibili scenari, individuare le principali domande aperte per il futuro del lavoro nella manifattura e per le relazioni industriali.
RiceRche Licenziamenti: vecchi paradigmi e nuove prospettive di regolazione RiceRche Analisi e proposte sul diritto del lavoro nel tempo di Industria 4.0 inteRventi Contrasto alla povertà e promozione del lavoro Il lavoro nelle imprese sociali Libretto famiglia e contratto di prestazione occasionale GiuRispRudenza italiana Libertà sindacale e ordinamento militare Subordinazione ed autonomia: il gioco dell'oca Sulla capitolazione autonoma delle prove testimoniali Compensazione delle spese processuali Il licenziamento per preteso (ma non realizzato) superamento del periodo di comporto Discriminazione sindacale: ancora sul caso Ryanair Sul controllo della regolarità del procedimento di costituzione delle RSA leGislazione, pRassi amministRative e contRattazione collettiva Collaborazioni etero-organizzate: il caso delle piattaforme di food delivery Rappresentatività e assetti contrattuali dopo l'accordo interconfederale 28 febbraio 2018 GiuRispRudenza e politiche comunitaRie del lavoRo Contrasto alla frode nella normativa previdenziale applicabile ai lavoratori distaccati
distinzione che gli editori continuano a fare: esistono gli editori di fotografia ed esistono gli editori di letteratura, saggistica, eccetera. Gli editori 'classici' non sanno dove mettere i libri di fotografia, o hanno una apposita sezioncina. Tra l'altro, una delle caratteristiche dei libri pubblicati dagli editori di letteratura è che sono stampati male: «ah, ma poi costa caro», «ma sai, con questa carta non può che venire così». C'è un'assunzione a priori del fatto che se si tratta di immagini puoi pubblicare un libro pieno di refusi, come se fosse una cattiva traduzione da un classico e questo non ha importanza perché, in definitiva, sono fotografie. Non è un fatto tecnico, è un fatto culturale, conseguenza di una certa maniera di concepire le cose. D'altra parte, se proprio la vogliamo pigliare da lontano, per esempio, la graphic novel-io non ne sono un fanatico-non è stata scoperta, promossa e rivelata dagli editori di letteratura. Gli autori si sono dovuti fare, loro, le case editrici per pubblicare queste cose. Dopodiché anche gli editori di tradizione, fino ad un certo punto, l'hanno assunta nel loro panorama. Questo per dire che, in un certo senso, se tu fai il fotografo ti trovi in una situazione ambigua, dal punto di vista del rapporto con la letteratura. D: Prendendo spunto dalla prospettiva da cui partono gli Incontri con la fotografia da lei ideati e coordinati che si terranno nell'auditorium di Roma dall'11 marzo in poi, quali rapporti intrattiene (e ha intrattenuto in passato) la fotografia con le altre forme di rappresentazione artistica e con gli altri saperi? Il suo essere «arte media» (come sosteneva Pierre Bourdieu) dà alla fotografia una posizione privilegiata di dialogo (anche solo potenziale) con le altre forme di rappresentazione del mondo? n. 4, luglio-dicembre 2014 Arcidiacono-Casero-Rizzarelli, Videointervista e giornalisti: ci sono alcuni che hanno un rapporto di testimonianza molto forte, legata al momento, ci sono, invece, dei reporter che possono anche essere 'utilizzati' e, come uno scrittore, li mandi in Siria e descrivono quello che sta succedendo ad Aleppo. È una cosa diversa da quella che può scrivere un giornalista che te ne fa la cronaca, perché magari sfondano il muro di quello che si vede e di quello che è successo per dartene il senso, e soprattutto te ne danno il tono, te ne danno anche la musica. Quindi, io sostengo che si capisce meglio il tipo di funzione, di approccio fotografico al mondo, dei vari fotografi considerando la destinazione finale dei loro scatti, che può essere il giornale, che può essere il libro, la mostra, eccetera. Anche le mostre. A me è capitato, di ritorno dall'Etiopia, di voler fare una mostra per ragioni umanitarie, per fare in modo che potesse servire a raccattare dei soldi. Se tu fai una cosa di quel genere e la confezioni in un modo diverso, anche formalmente, visivamente-le grandi foto, le luci-vuol dire che quella roba lì la estrai dalla sua funzione e cerchi di promuoverla ad un livello diverso, che sarebbe quello dell'arte. Significa che la fai diventare inconsistente dal punto di vista del suo uso. Mentre, invece, è differente se va a finire in un libro, o anche in una mostra, ma costruita in un certo modo, attraverso il carisma formale del fotografo, che esiste. A me non piace parlare di belle fotografie, mi pare un'espressione cretina. Giustamente Cartier-Bresson diceva: «c'è cosa più inutile di una bella fotografia?». Tu che fin da quando avevi vent'anni frequentavi un certo tipo di persone questa cosa la intuisci, la capisci. In fondo, io ho fatto tante cose. Ho cominciato facendo un libro, che siccome sta in piedi ancora a distanza di cinquant'anni anni, allora lo si può guardare come lo sguardo di uno che fa un lavoro di tipo antropologico, ma la cui scrittura può portarlo ad un livello un pochino più alto. Quindi quando io penso al libro, penso ad un contesto di racconto. Io ho sempre detto di aver fatto libri con fotografie piuttosto che libri di fotografie. Perché i libri di fotografie si fanno. Ad un certo punto uno fa il reporter, poi diventa abbastanza famoso o apprezzato per cui gli fanno una antologica. Una antologica implica che metti insieme the best one hundred pictures of your life, che è una cosa di una stupidità bestiale: non serve assolutamente a niente. Io ho sem
ll Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) ha pubblicato in data 26 aprile 2018 le Norme di comportamento del collegio sindacale di società quotate. Si tratta della versione rivista ed aggiornata del documento pubblicato dal CNDCEC nel 2015. Le modifiche più significative si sono rese necessarie per adeguare i contenuti delle Norme di comportamento del collegio sindacale al mutato contesto normativo, con particolare riferimento al ruolo che l’organo ricopre quale comitato per il controllo interno e la revisione contabile degli Enti di interesse pubblico. Le previsioni di cui al novellato art. 19 del D.lgs. N. 39/2010, relative ai rapporti del comitato per il controllo interno e la revisione contabile con l’incaricato della revisione legale, hanno richiesto una trattazione separata nell’ambito di Norme specificatamente dedicate a tali tematiche. Al contempo è stata fornita particolare attenzione a tematiche emerse più di recente, quali ad esempio gli obblighi di vigilanza sull’osservanza delle disposizioni in materia di informativa non finanziaria, ovvero ad aspetti ripetutamente rivisti dalla regolamentazione come, ad esempio, le operazioni con parti correlate. Evidenza, infine, è stata fornita all’importante ruolo che l’autovalutazione del collegio sindacale assume ai fini del corretto svolgimento dell’incarico e, più segnatamente, in ordine all’efficace funzionamento dell’organo. Le Norme di comportamento declinano regole tecniche e deontologiche e, pur riferendosi alle società quotate in mercati regolamentati, possono contenere utili indicazioni per i sindaci di società che siano ammesse alla negoziazione sul mercato AIM e per le società aperte non quotate, previa valutazione dell’opportunità di adeguarsi di volta in volta ai contenuti di queste Norme, in relazione anche agli assetti proprietari e alle specificità delle singole operazioni.
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Il lavoro corporativo. Cultura politica ed esperienza istituzionale di un sindacalista fascista, 2020
Persona e Mercato, 2020
AIAZ Newsletter nr 4, 2022
La Rendicontazione Socio Ambientale Nel Processo Di Creazione Dell Immagine Aziendale Il Caso Quarta Caffe S P a, 2010
Le competenze abilitanti per Industry 4.0, 2018
Innovazione, i.A. e Homo Sapiens, 2019
Economia e società regionale. Oltre il ponte, 2015