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2018, Latinitas, VI/2
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Questo articolo presenta l'editio princeps di due brevi trattati intitolati De punctis, tràditi, rispettivamente, dal ms. Bodmer 50 e dal ms. Patav. Univ. 1049, di cui si fornisce la descrizione. Segue un excursus sull'ars punctandi dalle origini al XV sec. (Mauro Pisini, pp. 157 sg.)
Annales, Series Historia et Sociologia, 2021
The purpose of this contribution is to propose a comparison between two pedagogical tracts that were written by two European humanists, linked to the area of the Upper Adriatic: the first is De ingenuis moribus et liberalibus studiis adulescentiae written by the Capodistrian humanist Pier Paolo Vergerio the Elder, the second is the Tractatus de liberorum educatione by Enea Silvio Piccolomini, then bishop of Trieste and future Pope Pius II. The first of the two tracts holds the absolute primacy in the field of humanistic pedagogy, while the second was written fifty years later and closes the sequence of an intellectual current that played an important role in the formation of humanistic thought. The comparison between the two allows us to glimpse what the main changes occurred during the first half of the century in question, but also to understand what were the values that remained firm in humanistic culture.
S&F_scienzaefilosofia.it, 2012
AION (filol.) Annali dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, 2018
In this paper we examine some treatises about interpretatio iuris that encode the methodology of the Italian ‘scuola del commento’, from the end of the Middle Ages onwards. Those writings reaffirm the primacy of the mens or sensus over the verba of the law. In all these treatises, the law is considered the expression of ratio rather than of the voluntas principis: therefore, its efficacy must be addressed by means of specific and different jurisprudential work. We illustrate this methodology through a detailed analysis of the treatises by C. Rogerio, B. Cepolla, S. Federici, P. A. Gammaro.
Hormos. Ricerche di storia antica, 2020
Politeiai riconsiderate: brevi note 'storiche' a margine di due recenti libri 1. Introduzione o ragionamenti preliminari Le Athenaion Politeiai dello Pseudo-Senofonte e di Aristotele rappresentano due opere del tutto singolari nella letteratura greca: si tratta di scritti di prosa storico-politica che non smettono di suscitare l'interesse dei lettori e il dibattito degli studiosi; ciò è dovuto in buona parte all'ampiezza e alla complessità della materia così come alla varietà delle prospettive utilizzate dagli autori che le scrissero. Da questo punto di vista non sorprende la pubblicazione, nello stesso anno, di due libri votati allo studio di queste due opere: sono due volumi differenti tra di loro per natura ed impostazione, proprio a testimoniare la molteplicità di approcci possibili per lo studio delle due Athenaion Politeiai. Il primo libro, che si intitola Athenaion Politeiai tra storia, politica e sociologia: Aristotele e Pseudo-Senofonte (Led Edizioni, Milano 2018), è una raccolta di saggi a cura di Cinzia Bearzot, Mirko Canevaro, Tristano Gargiulo e Elisabetta Poddighe (d'ora in poi Bearzot et alii): esso rappresenta gli atti dell'omonimo convegno internazionale di studi tenutosi a Cagliari dal 10 al 12 maggio del 2017. L'altro invece è un'edizione (Mondadori, Fondazione Lorenzo Valla, Milano 2018) della Costituzione degli Ateniesi dello Pseudo-Senofonte a cura di Giuseppe Serra, tra i massimi studiosi di questo scritto antico 1 , comprendente il testo in greco, la traduzione in italiano e il commento storico-filologico: nel libro è contenuto anche un saggio inedito di L. Canfora, con lo scopo di offrire al lettore, come si legge nella premessa di Gargiulo 1 Oltre all'opera in questione, che abbrevio qui come SERRA 2018a, occorre segnalare senz'altro dello stesso studioso una precedente edizione critica (SERRA 1979a) e un importante studio pubblicato nello stesso anno (SERRA 1979b); vedi anche SERRA 1978/9; 2012-2013 e il saggio contenuto nella raccolta, che qui prendo in esame, di BEARZOT et alii e che indico come SERRA 2018b.
1. Alcuni anni, nel corso della storia, hanno segnato, soprattutto nell'immaginario collettivo, un limite, uno spartiacque: il 1347 è senz'altro fra essi. Il terribile morbo venuto dal mare e sbarcato a Messina, controindicazione non prevista di un commercio internazionale ormai di dimensioni ed estesioni extracontinentali, provocò, nel giro di pochi anni, la morte di 1/3 della popolazione europea 1 , lo sconvolgimento del sapere medico, la reazione emotiva di una popolazione presa alla sprovvista, isterie apocalittiche e xenofobe, sentimenti radicati di vanità delle cose umane (con la conseguente opzione speculare di assecondare gli istinti più effimeri o di perseguire una vita di penitenza ed espiazione), ma anche mutamenti socio-economici, le cui conseguenze non furono, nel lungo periodo, solo negative 2 . La morte nera, che l'Europa aveva dimenticato, risalendo l'ultima epidemia al 542; la peste, la cui etimologia -non da pasco (come segnalato da Isidoro di Siviglia, senza che Manfredi si attenti a contraddirlo esplicitamente), cioè nutro, perché il morbo sembra nutrirsi del corpo del malato come un fuoco che divora tutto, ma molto più ingenuamente da peius, il peggio, la peggior malattia -già di per sé risuona della paura, dell'attribuzione di un ruolo attivo e ineludibile nella vicenda umana, probabilmente in origine di una caratterizzazione vicina al divino.
Questo testo era stato previsto anche per la pubblicazione in un numero monografico della rivista 'Informatica umanistica', che al momento pare aver sospeso le uscite (6.5.2016)] Note sulla valutazione in campo umanistico %%%%%%%%%%%%%%%%%%%% Questo nostro intervento deriva anche dall'esperienza fatta sul campo 1 come coordinatrici della Commissione valutazione della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pavia 2 .
in P. d’Alessandro - A. Luceri (curr.), Doctissimus antiquitatis perscrutator. Studi latini in onore di Mario De Nonno, Roma 2024, pp. 46-61 1. Sull'Erigona di Accio. 2. inc. inc. XXXVIII, 73-75 Ribb.1-2-3 = adesp. F 50 TrRF. La prima nota propone una ricostruzione dell’Erigona di Accio. I momenti cruciali della vicenda dovevano essere l’uccisione di Alete, narrata da un nunzio, e la tentata uccisione di Erigone, rappresentata sulla scena e impedita dall’intervento di Diana. Buona parte del dramma era dedicata al processo di Oreste, che si concludeva con la sua assoluzione. La seconda nota riguarda un frammento tragico adespoto, tramandato da Cicerone, nel quale un personaggio giunto dall’Ade descrive le fatiche del suo viaggio. È probabile che esso appartenesse (come sosteneva già Ribbeck) alle Troades di Accio, piú precisamente a una scena nella quale era rappresentata, come nella Polissena di Sofocle e prima che nelle Troades senecane, l’epifania di Achille. The first note proposes a reconstruction of Accius’ Erigona. The crucial moments of the plot should have been the killing of Aletes, narrated by a nuntius; and the attempted killing of Erigone, represented on the scene and prevented by Diana’s intervention. A significant portion of the drama was dedicated to Orestes’ trial, which ended with his acquittal. The second note deals with an adespotic fragment, transmitted to us by Cicero, in which a character from Hades describes the hardships of his journey. It is likely that such a fragment belonged to Accius’ Troades (as Ribbeck already stated) and, more precisely, to a scene in which Achilles’ epiphany was represented, as in Sophocles’ Polyxena and before that in Seneca’s Troades.
Battista Spagnoli, noto anche come Battista Mantovano, era stato biasimato da alcuni contemporanei, di cui si ignora l'identità, per aver fatto rivivere immagini e figure della classicità nei versi della Parthenice Mariana, poema in cui descrive e loda la vita della Vergine, pubblicato a Bologna nel 1488. 1 Di fronte a queste accuse l'autore reagì dichiarando pubblicamente la propria ambizione umanistica di armonizzare l'attività poetica con la contemplazione di Dio, indotto com'era non solo dal bisogno di respingere gli attacchi dei suoi calunniatori, ma soprattutto di giustificare la propria attività poetica che costituiva una delle sue principali occupazioni. Reagì dunque alle critiche dei contemporanei con l'Apologeticon, 2 scritto alla fine degli anni '80, di cui si propone un breve passo:
«Aquileia nostra», 77, 2006, cc. 105-138, 2007
Rispetto al titolo piuttosto generico in copertina, quello usato nel frontespizio 2 permette di farsi un'idea più precisa sul contenuto del volume di Suzanne Thiolier-Méjean, che si iscrive nel progetto di studio sull'alchimia medievale in area occitana, promosso nell'ambito del CEROC. Dando qui un primo saggio di edizione di due testi alchemici 'minori' in lingua d'oc, l'A. non si esime dall'esporre, in un'ampia introduzione (pp.5-65), gli obiettivi a lungo termine di questo progetto, che si propone di sondare un campo ancora in gran parte inesplorato. La principale acquisizione, aldilà dello specifico contenuto alchemico di cui potranno giovarsi gli specialisti della materia, è senza dubbio legata all'aspetto linguistico. È infatti innegabile che, per un complesso di motivi (inerenti, fra l'altro, alla storia della disciplina e all'attività editoriale), le nostre conoscenze della lingua d'oc si concentrano essenzialmente, per il Medio Evo, sul vocabolario cortese, e in particolare, sul 'corpus' della lirica trobadorica, che ci è stato trasmesso da un numero cospicuo di manoscritti, tutti però posteriori all'epoca di composizione delle poesie, e spesso di origine geografica distante dai centri di produzione. 4
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Le Centre pour la Communication Scientifique Directe - HAL - SHS, 2021
Scrineum Rivista, 2017
Storicamente, 2023
DULCIS LABOR Studi in onore di Maria Luisa Chirico, 2022
già in A.Contò, Calami e torchi. Documenti per la storia del libro nel territorio della Repubblica di Venezia (sec.XV), Verona, 2003
50 anni dopo Apocalittici e integrati, 2015