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Articolo di filologia
in R. Barilli, P. Fameli, “Arrigo Lora Totino. Il poeta visivo sonoro performativo”, Campanotto, Udine, 2014
Recuperare e promulgare lo spirito dell'avanguardia futurista comporta una personale predisposizione a un approccio totalizzante che prescinda da sterili settorialismi per tentare nuove connessioni tra parola, colore, gesto e materia. Arrigo Lora Totino riesce in pieno in questa impresa ponendo la parola come invariante del suo poliedrico e diversificato fare, in un'interazione tra i mezzi che lega il gesto alla materia, la scrittura al collage, la voce all'azione. Si tratta però di una parola svincolata dagli stretti lacci della sintassi e ribaltata, spezzettata, negata, de-semantizzata, ridotta a puro significante, su una via indirizzata "verso una poesia totale", per dirla con Adriano Spatola 4 , all'insegna di una concezione espansa della poiesi in cui convergono una pluralità di forme e di linguaggi, per una poesia che sia di volta in volta concreta, visuale, gestuale, sonora. È proprio in quest'ultima tipologia, ramificatasi nel corso del secondo Novecento in una vivace molteplicità di soluzioni, che tutte queste forme sembrano trovare una sintesi: le tavole di poesia concreta e visuale fanno spesso da partitura, mentre il gesto estende e spazializza l'atto fonatorio in una stimolante configurazione sinestetica e ambientale dei mezzi e dei messaggi. La poesia sonora, intermediale 5 per definizione, batte il ritmo di un rinnovato spazio acustico 6 in cui logiche e strutture tipiche di culture orali 7 e primitive tornano a nuovo vigore, ripercuotendosi su molte delle esperienze artistiche e musicali coeve 8 .
Scienza e psicoanalisi, 2003
A psychoanalytic interpretation of the genesis of human speech and its unfolding as the prehistoric trauma of the sense of guilt which led to history and civilization
El gato lassa ch'el ronchisa sotovóse, posà sora i zenoci. Gh'emo da tanti ani un pato: el me varda inte i oci e mi lo lasso co la so gatina bisa. No digo gnente. Lu el fila e tase. Se intonemo a la ruza. Xela questa la pase? 1
Quaderni d'italianistica, 1991
Northrop Frye e il potere della parola Francesco Guardiani-You haven't looked beyond the second volume of The Great Code"}-That's about it, that's the main thing ... I don't know where I'll be after that. (42) Così si conclude l'intervista a Frye di Imre Salusinszky. La conversazione risale al settembre dell'SS, cinque anni prima della pubblicazione di Words with Power e sei prima della morte dello studioso avvenuta il 23 gennaio scorso. Ma già dair82, l'anno di The Great Code, il secondo studio sul rapporto tra la Bibbia e la letteratura era "the main thing" per Frye, visto che proprio nelle pagine introduttive di quel libro annunciava "a second volume in active preparation" (xi). I pochi dati intorno alla genesi di Words with Power, a cui molti altri recentemente raccolti da John Ayre si potrebbero aggiungere (385-394), attestano la lunga e assidua meditazione dello studioso a monte di questo che egli certamente sentiva come il suo ultimo libro, l'ultima prova di un'idea della letteratura sviluppata nell'arco di mezzo secolo, l'estremo messaggio ai suoi lettori (numerosissimi: l'Istituto per l'Informazione Scientifica di Filadelfia, in un rapporto sugli autori più citati nel 1977-78 condotto sulla base di 150.000 pubblicazioni contenenti 900.000 citazioni, ha reso noto che Frye è stato il più citato dopo Marx, Aristotele, Shakespeare, Lenin, Platone, Freud e Roland Barthes; nello stesso rapporto, tra le opere più citate di autori del ventesimo secolo, al primo posto è risultata Anatomy of Criticism [Ayre 372]). Mi pare che la natura del messaggio di congedo in Words with Power si intoni bene con l'idea della sintesi: questo libro contiene una riaffermazione, nei termini più espliciti e persuasivi, di una teoria della letteratura coerentemente articolata dall'epoca del primo grande lavoro, Fearful Symmetry: A Study of William Blake, che è del 1947. Si può dire, anzi, che da allora Frye è stato un critico "ripetitivo"; ma ecco, non si finisce di pronunciare questo termine che subito occorre assegnargli il giusto valore. È Frye stesso che lo chiarisce: A writer has increasingly less that is radically new to say unless he has previously been wrong. One of my less perceptive reviewers remarked recently that I seemed to be rewriting my central myth in every book I produced. I certainly do, and would never read or trust any writer who did not also do so. But one hopes for some growth in lucidity, or at least an increase of the presbyopia that normally comes in later life, as one proceeds. {The Critical Path 9) Più che a ogni altro libro di Frye, 1 '"aumentata lucidità" e, soprattutto, la più consapevole "lungimiranza" sono ben poste in esergo a questo Words with QUADERNI d'iialianisiica Volume Xn, No. 1, 1991
This paper works about foundations and the foundation and destruction of cities. Two examples in particular are analyzed, the foundation of Rome according to Plutarch and the destruction of Babel, as described in the book of Genesis. From the analysis emerges the importance of the marking of the territory and of the ritual acts that implement it, which are very significant examples of spatial semiotics.
Lid'O. Lingua italiana d'oggi, 2018
An overview on word formation in modern Italian language.
2019
Questo lavoro indaga la figura del silenzio, come si sviluppa in alcuni poemi di Paul Celan. In particolare, analizza l'argumentum e silentio, un'inferenza vera basata sul tacere o sulla mancanza di risposta. In questo silenzio è in gioco la morte della lingua. La lingua tedesca, che è la lingua materna del poeta. Violentata dai nazionalsocialisti e annientata nei forni crematori. La domanda riguarda come sia possibile continuare a scrivere poesia in questa lingua, e come la poesia possa sostenere ancora il mandato etico che le impone di sottrarsi a quella violenza e all'imbarbarimento. Non solo, ma anche come sia possibile, attraverso la poesia stessa, riappropriarsi di quella lingua come lingua materna. A tale proposito, Celan propone un erschwiegene Wort, una parola che sia vinta, conquistata, strappata al silenzio dell'annientamento, e allo stesso tempo una parola silenziata: la parola silenzio. Una parola detta in silenzio che riconduca il più vicino possibile a...
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Appunti di simbolismo massonico, vol. I, Catania 2012, 2012
Lanoue G. - Spagna F. (a cura di), La forza nelle parole. Percorsi narrativi degli Indigeni canadesi da Jacques Cartier a oggi, Rivista di Studi Canadesi, suppl. al n. 13, 2000. ISSN 1120-3420, 2000
PAROLE E IL LABIRINTO DELLA VITA, 2022
Quaderni del Dipartimento di Linguistica, 2017
Segni E Comprensione, 2002
“Fieri. Annali del Dipartimento di Filosofia, storia e critica dei saperi”, 1 (2004), pp. 349-356, 2004