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Gli ritornò in mente un verso che aveva letto per caso in una libreria di Parigi sfogliando un volume di non sapeva piú chi, di uno di quei poeti che la Francia sforna e dimentica ogni settimana. Rivedeva la colonna giallo-limone degli esemplari invenduti, la pagina, una pagina (dis 1)pari, e riudiva i versi che stavano lí a conchiudere una poesia strampalata:... Fabrizio Corbera, Principe di Salina, di ritorno da una tresca palermitana Già molto e` stato detto sull' attrazione che Fabrizio Corbera, Principe di Salina e avatar letterario di Giuseppe Tomasi di Lampedusa prova per la morte, che nel suo animo raffinato e al contempo selvaggio si fonde con l' amore e lavoluttà. Si e` anche abbondantemente disquisito dell' affascinante accoppiamento che l' ultimo Gattopardo opera all' interno della sua weltanschauung fra la dea dell' amore e la dea della morte. Poco,però, si e` discusso sul referente letterario principale di Lampedusa nel mettere in atto questo audace e quanto mai appropriato accostamento: Charles Baudelaire e il suo Un voyage a` Cythè re, un importante poema appartenente al capolavoro Les Fleurs du Mal. Lo scopo di questo saggio e` mostrare come, lungi dal rappresentare un aforisma articolato en passant da Don Fabrizio in funzione di "atto di dolore" libertino di ritorno da una scorribanda sessuale a Palermo, gli ultimi due versi del poema di Baudelaire ("-Ah! Seigneur! donnez-moi la force et le courage/ De contempler mon coeur et mon corps sans dé goût! 2 ", i soli frettolosamente biascicati dal principe) rimandino all' intero componimento poetico del bardo 1 Diverse redazioni del testo divergono sul pari o dispari del numero della pagina del libro usato parigino di cui il principe cerca di rammentarsi, un'interessante coincidenza che riflette il dualismo insito nella figura mitologica presa in esame. 2 Tomasi di Lampedusa, Giuseppe, Il Gattopardo, Universale Economica Feltrinelli, Milano, 2000, p. 39. Tutti i riferimenti al testo de Il Gattopardo in questo saggio si rifanno a questa edizione dell' opera.
Gli ritornò in mente un verso che aveva letto per caso in una libreria di Parigi sfogliando un volume di non sapeva piú chi, di uno di quei poeti che la Francia sforna e dimentica ogni settimana. Rivedeva la colonna giallo-limone degli esemplari invenduti, la pagina, una pagina (dis 1 )pari, e riudiva i versi che stavano lí a conchiudere una poesia strampalata:... Fabrizio Corbera, Principe di Salina, di ritorno da una tresca palermitana Gia` molto e` stato detto sull' attrazione che Fabrizio Corbera, Principe di Salina e avatar letterario di Giuseppe Tomasi di Lampedusa prova per la morte, che nel suo animo raffinato e al contempo selvaggio si fonde con l' amore e la volutta`. Si e` anche abbondantemente disquisito dell' affascinante accoppiamento che l' ultimo Gattopardo opera all' interno della sua weltanschauung fra la dea dell' amore e la dea della morte. Poco, pero`, si e` discusso sul referente letterario principale di Lampedusa nel mettere in atto questo audace e quanto mai appropriato accostamento: Charles Baudelaire e il suo Un voyage a` Cythère, un importante poema appartenente al capolavoro Les Fleurs du Mal.
NOTRE-DAME DE CHARTRES TEMPLARE V - L'ARCA E LA WOUIVRE, 2016
I Templari, hanno trovato l’Arca del Patto? Non esistono prove di un trasporto dell’Arca o di una sua copia in Francia, salvo le criptiche rappresentazioni che sono sotto gli occhi di tutti nei Templi gotici di St. Denis e di Chartres. Ci sono dei luoghi in cui alita lo spirito dei luoghi in cui l’uomo si può impregnare di spirito. Questo spirito si può designare con nomi particolarmente saccenti, ma sarebbe un vero peccato non chiamarlo con il suo antico nome gallico: Wouivre. La Wouivre è il nome che i nostri antichi predecessori diedero ora ai serpenti che strisciavano al suolo - e, per estensione imitativa, ai corsi d'acqua che «serpeggiavano», come la Woëvre - ora alle correnti che percorrono la Terra, che serpeggiano nel suolo. Oggi le chiamiamo, con termine più usuale «correnti telluriche».
NOTRE-DAME DE CHARTRES TEMPLARE LE PIETRE E LE VETRATE MISTERICHE, 2016
I segni invisibili lasciati dai Templari a Chartres li troviamo sia nelle particolari pietre della pavimentazione, sia disseminati nel simbolismo delle sculture e delle vetrate.
Un viaggio dispari, 2023
On line dal 2 febbraio 2023 UN VIAGGIO DISPARI è una serie podcast di sei episodi realizzata da CHORA MEDIA per ARCHIVIO LUCE, condotta da Cristiana Capotondi con la partecipazione di Patrizia Gabrielli ed Elvira Valleri, che ripercorre la lunga lotta per l'emancipazione femminile in Italia durante il Novecento. Disponibile dal 2 febbraio 2023 su tutte le piattaforme gratuite di podcast e sul sito archivioluce.com e choramedia.com.
in Aa. Vv., Guida alle chiese romaniche di Ascoli Piceno, città di travertino, Ascoli Piceno 2006, pp. 102-119, 179-182, 2006
In: IL CANNOCCHIALE (1/2021), pp. 103-126., 2022
The Socrates enigma, with and beyond Hegel-The main purpose of this essay is to reconstruct the plastic and paradoxical figure of Socrates within the Hegelian philosophy. In fact, Hegel gives us an extremely original and suggestive interpretation of Socrates, that he considers the most interesting figure of ancient philosophy, adding a piece to an investigation that begins to develop at the beginning of the nineteenth century and that Friedrich Schleiermacher contributed to problematize. In the twentieth and twenty-first centuries have been elaborated countless methodological actualizations, existential re-readings and philosophical-political appropriations of the enigmatic figure of Socrates, in the conviction that the 'Socratic question' is inexhaustible not so much because the sources offer us images of the Athenian philosopher that are too varied and, at times, contradictory, but because of the magnetic need of every age to redefine and reinvent 'its' Socrates, consolidating the enigma.
2015
La cattedrale gotica di Chartres come ci appare fu costruita dopo “l’incendio del 1194”, in quell’epoca l’Ordine del Tempio era affermano e potente. I segni invisibili lasciati dai Templari a Chartres li ritroviamo disseminati nelle sculture e nelle vetrate, ma soprattutto è nel dimensionamento della struttura che è fatto attraverso il cubito reale egizio con misure legate a quelle della grande Piramide. I costruttori utilizzarono a Chartres il cubito reale egizio, portato in Francia dai Templari. Mosè proviene dall’Egitto. Tutta la scienza egiziana era concentrata nel Tempio. Mosè era del Tempio e fu istruito in tutta la scienza dei Faraoni (Atti VII-2). I Templari portarono in Europa questa conoscenza e la impressero nei libri di pietra, le cattedrali gotiche. Il vescovo di Chartres (dal 1182 al 1217) al momento della ricostruzione della cattedrale, iniziata nel 1194, era Renaud di Bar, appartenente alla famiglia dei Conti di Bar, la stessa di André de Montbard (1103 - 1156), uno dei nove cavalieri fondatori dell’Ordine del Tempio e il quinto Maestro dell’Ordine tra il 1153 e il 1156. Un altro figlio del conte di Bar-sur-Seine fu Guillaume de Chartres il 14° Gran Maestro dei Cavalieri Templari dal 1210 al 1219. La cappella di Saint Piat, non apparteneva al progetto gotico originario, perché è stata eretta nel 1335, dopo la fine dell’Ordine dei Templari, ma non le due piccole torri che erano preesistenti. La presenza delle due torri presso la cattedrale è per lo meno inconsueta e sembrano aver fatto parte di un sistema difensivo come la “Torre del Tempio”, di Parigi. Lo studio è diviso in cinque parti e precisamente: "LA GEOMETRIA SACRA" "I SEGRETI DELLA FACCIATA OVEST" "I PORTALI SUD E NORD" "LE PIETRE E LE VETRATE MISTERICHE" "L'ARCA E LA WOUIVRE"
La città oltre le mura, 2009
E’ possibile oggi immaginare una città completamente introversa che riesce a guardare solo all’interno delle proprie mura negandosi ogni ruolo di relazione e collegamento con il territorio? In che misura e a quale scala è ipotizzabile un’azione incisiva di una città media come Benevento? Quali possono essere gli strumenti più adatti a ciò e quali le strategie di riferimento alla luce della crisi globale? La Provincia di Benevento mostra una composizione territoriale particolarmente frammentata. Dei 78 Comuni di cui è costituita, solo il capoluogo supera la soglia dei 50.000 abitanti, degli altri, pochi hanno un numero di abitanti superiore ai 10.000 e tutti gli altri sono compresi nella fascia sino a 5.000. L’oggettiva distribuzione della popolazione sannita, unita agli ulteriori fattori di debolezza strutturale quali l’inarrestato fenomeno dello spopolamento e il continuo invecchiamento della popolazione, impongono misure ed azioni capaci di innescare una forte discontinuità e che, in un quadro di tutela e valorizzazione della propria identità, sappiano rendere il territorio più attrattivo e al contempo capace di accedere alle risorse di conoscenza, tecnologiche e finanziarie. Il contesto provinciale descritto si inquadra in una crisi economica mondiale ancora in atto che ha vanificato i progressi compiuti dall’Unione Europea negli ultimi 10 anni. La disoccupazione è aumentata, i conti pubblici hanno subito pesantissime ripercussioni e la concorrenza, ormai da inquadrare a scala mondiale, si è inasprita. Per fronteggiare tutto ciò, l’UE ha elaborato “Europa 2020”, una strategia rivolta al contempo a porre le basi per una rapida uscita dalla crisi economica per poi affrontare le sfide a lungo termine quali la globalizzazione, la pressione sulle risorse, l’invecchiamento della popolazione. “Europa 2020” individua tre priorità per trasformare il vecchio continente in un’economia intelligente, sostenibile ed inclusiva caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione sociale. In primo luogo bisogna sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e l’innovazione incardinata sull’innovazione continua, sull’istruzione e sulla società digitale. E’ necessario, al contempo, promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva che muova da azioni legate alla competitività, alla lotta al cambiamento climatico e all’energia pulita ed efficiente. Bisogna promuovere, infine, un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale promuovendo più occupazione, più competenze e lotta alla povertà. In questa ottica le città rivestono un’importanza capitale al fine di raggiungere gli obiettivi di crescita e di occupazione. “…in esse si trovano la maggior parte dei posti di lavoro, delle imprese e degli istituti di insegnamento superiore; la loro azione è inoltre determinante nella realizzazione della coesione sociale. Le città sono i centri della trasformazione basata sull’innovazione, sullo spirito imprenditoriale e sulla crescita economica”. D’altro canto è nelle città che si concentrano le disparità maggiori e dove l’esclusione sociale e il degrado ambientale assumono forme ai limiti della sostenibilità. E’ qui che le disuguaglianze assumono carattere spaziale (tra i quartieri) e sociali (tra i vari gruppi) e non di rado sommano entrambe le dimensioni. I temi da affrontare, e naturalmente da declinare di volta in volta sulla base delle peculiarità della singola città possono essere identificati in: aumentare l’attrattività delle città, sostenere l’innovazione, lo spirito imprenditoriale e l’economia della conoscenza, sostenere la creazione di posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità, migliorare la governance. Benevento è l’unica città media del Sannio. E’ capoluogo di provincia ed è quindi sede di tutti i servizi territoriali che sono legati a questa funzione amministrativa. In passato, un’attenta ed articolata rappresentanza territoriale, è riuscita ad attrarre funzioni urbane superiori (FUS) quali la Scuola Allievi Carabinieri, l’Università degli Studi del Sannio, l’Ufficio delle Dogane e a localizzare in città centri di studi e ricerca come l’ISFOL. La città ha accolto le nuove funzioni, e nel corso degli anni si è adattata ai cambiamenti iniziando a conoscere il fenomeno tipicamente urbano dei cosiddetti “city users”, ovvero fasce di persone non residenti che vivono la città per lavoro o per studio e che alla città chiedono servizi legati all’accessibilità, alla cultura e al tempo libero. Ciò ha prodotto, nuove opportunità di lavoro legate all’erogazione dei servizi richiesti. Il fenomeno per certi versi è ancora in atto e la sua vera, reale portata è ancora tutta da misurare. L’attuale contesto di crisi internazionale, che in Campania e nel meridione d’Italia sta assumendo caratteri e ed accenti ancora più negativi, impone al territorio sannita una condivisione e un coordinamento delle azioni di sviluppo in quanto identificabile come uno dei pochi mezzi per renderle visibili e spendibili. L’azione scoordinata e disarticolata rischia di essere scarsamente incisiva di fronte alla vastità e alle proporzioni delle questioni poste dal particolare momento storico. La città di Benevento, da questo punto di vista, può rappresentare per il territorio sannita un’opportunità: è l’unica città sannita classificabile come media, ha al suo interno un patrimonio di arte, ambiente e cultura ancora in massima parte inespresso e non presenta i fenomeni tipici delle aree urbane quali criminalità e degrado urbano e sociale, possiede un ricco e consolidato patrimonio di conoscenze e know how in merito agli strumenti di sviluppo. D’altro canto il territorio sannita, nelle sue diverse articolazioni istituzionali, territoriali e tematiche può rafforzare le potenzialità cittadine e permette all’intero sistema di raggiungere la massa critica necessaria per porre in essere concrete azioni di sviluppo. In questa ottica le azioni possono essere articolate secondo scale di riferimento diversificate e correlate. In prima istanza è auspicabile una riappropriazione del ruolo di leader territoriale della città di Benevento rispetto al Sannio. Una città, quindi, che sappia mettere a disposizione le proprie energie, guidare i processi in un’ottica condivisa e fare in modo che tutti beneficino dei risultati raggiunti. A scala regionale e di mezzogiorno d’Italia, il ruolo di Benevento e del Sannio non è immaginabile in maniera separata da quello che assumerà nei prossimi anni l’area metropolitana di Napoli. Il Sud nel suo insieme migliora se migliorano le condizioni della sua città più rappresentativa e che in questa dialettica è al contempo troppo e troppo poco: troppo perché fagocita risorse senza restituire servizi adeguati, troppo poco perché non riesce ancora a porsi come capitale del mezzogiorno d’Italia e interfaccia dell’Europa verso il contesto euro mediterraneo pur possedendo eccellenze riconosciute a livello internazionale. In una chiara e inevitabile condivisione di destini, più che improbabili riassetti amministrativi e prese di distanze, bisogna immaginare azioni in grado di connettersi con le eccellenze al fine di estenderne i benefici anche al Sannio. Il Mezzogiorno d’Italia può ripensare sé stesso alla luce delle sue specificità culturali e geopolitiche. Essere nello stesso momento Europa e porta aperta sul mediterraneo. Ponte tra territori diversi e laboratorio di dialogo interculturale in cui i confini non sono dei luoghi dove finisce qualche cosa, ma punti di contatto tra culture dove la modernità può percorrere strade diverse ed inattese. Le città del meridione d’Italia, quindi, hanno un compito in più: preparare il terreno ad una società multiculturale che sappia coniugare i cardini della cultura occidentale con le istanze del Sud e dell’Est. Per discutere su questi temi i giorni 25/26 giugno 2010 Mezzogiorno Nazionale ha organizzato, in collaborazione con la Camera di Commercio di Benevento, un forum programmatico per riattivare il dibattito sullo sviluppo locale come momento di qualificazione delle politiche di intervento a supporto delle scelte dei policy maker.
SCHERZI FRA QUINTE LEONARDESCHE, 2019
The controversial identification of the geographical location of the famous landscape with River, drawn by the young leonardo in august 1473, spurred the creation of this playful collection of assemblages and cut-outs of village landscapes bizarrely superimposed by the wandering painter Roberto Giovannelli and the skilled graphic designer Francesco Bertini. The initial idea for these Caprices came from the recollection of the imaginary figures seen by Pliny in the marks and veins of the agate of the Mocha stones, from the scenographic models of mountains and villages recalled in the precepts of Cennino Cennini and the inven- tions triggered by looking at “old and smeared walls, or stones and veined marble of various colours” that the genius of Vinci wrote of in the treatise on Painting.
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ANNA LETIZIA CANDELISE, 2023
ARCHEO 453/05, 2022
La Chitarra Romantica Mostra Festival Chitarristico di Rieti, 2011
Nuova Umanità 218 (2015): 68-92, 2015