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E’ possibile verificare nel tempo storico l’evoluzione e la valenza culturale di un toponimo, solo che si voglia affondare la vanga nel corpus delle tradizioni che ogni agglomerato umano si è costruito a propria misura e quindi a misura del proprio stadio o interesse culturale, che può essere una stella di prima grandezza, ma anche un corpo opaco vagante nello spazio della banalità e dell’ovvietà, e, perché no? anche nella inconsapevole, ma spesso colpevole improvvisazione
La segreteria di una piccola casa editrice. Mattino chiaro. Noemi Flock, la titolare, sui quarant'anni, aria marpionesca quel tanto che basta per fare intuire il colossale inganno di cui è responsabile. La signorina Seppia, aspirante scrittrice, psichicamente instabile, grigia, depressa, dimessa, dai modi manierati. Le attrici dovranno evitare di essere eccessivamente parodistiche, con sottolineature farsesche. Le battute e tutta la situazione, molto seria in realtà, sono già sufficientemente parodistiche e sconsigliano di accentuarne il carattere con la recitazione. Flock ha l'aria saccente, fintamente svampita, ma sempre sotto controllo, melliflua e ringhiosa al tempo stesso, convinta di ciò che vuole ottenere e che otterrà. Seppia, pazzoide, è al contrario più asciutta nei toni, mai debordante. Esploderà soltanto verso la fine.
1 L'apofonia in indoeuropeo e in germanico Lezioni prof.ssa C. Sipione APOFONIA 1. Definizione L'apofonia o gradazione vocalica è un fenomeno di origine indoeuropea che comporta la variazione della parte vocalica all'interno di radici, suffissi e desinenze. Dunque una stessa radice o uno stesso suffisso, nelle varie forme in cui si presentavano nella flessione nominale o verbale potevano avere una vocale di volta in volta diversa e per quantità e per qualità. Il fenomeno viene così definito: «L'apofonia è la variazione, soggetta a determinate regole, nella qualità e nella quantità delle vocali all'interno di parole etimologicamente affini o di loro parti.» Jacob Grimm diede al fenomeno il nome di Ablaut. Più semplicemente, anche se in maniera non del tutto corretta, l'apofonia potrebbe essere così spiegata: «Con apofonia si intende l'alternanza vocalica, cioè la variazione della vocale radicale con valore morfologico. Anche i suffissi tematici e le desinenze possono essere interessati da queste variazioni vocaliche, sempre con funzione distintiva.» 1 Si tratta di un fenomeno inerente sia la fonetica che la morfologia e che si riscontra sia in greco che in latino, ed anche in diverse lingue moderne. Se osserviamo infatti alcune parole etimologicamente affini, ci accorgiamo che in esse cambia la parte vocalica, mentre la parte consonantica resta immutata. Si vedano ad esempio le seguenti parole del greco antico: γεν-ος «stirpe» γον-εύς «genitore» γί-γν-ομαι «io nasco» (presente con raddoppiamento) 2 All'interno della radice comune a queste parole si verifica un'alternanza vocalica (γεν-/γον-/ γν-) che identifica termini aventi funzioni diverse: i primi due sono infatti nomi, mentre il terzo è un verbo; dal punto di vista semantico è evidente però l'affinità di fondo di questi tre termini che fanno parimenti riferimento all'idea di "nascere", "generare". E' interessante notare che a questo stesso concetto si richiamano diverse parole italiane e latine che presentano il medesimo elemento radicale con diversa vocalizzazione: genus "stirpe" theogonia "generazione degli dei" gignere "generare" 1 Cfr. M. G. Saibene, Le lingue germaniche antiche. Origine e sviluppo, Milano 2000, p. 231. 2 Per gli esempi dal greco cfr. M. R. Calabrese De Feo, La lingua dei Greci, Firenze 2003, p. 48-50.
The archaeological investigations conducted in the Mediterranean have al- lowed the identification of many shrines dedicated to the Phoenician god- dess Astarte, that – as in the case of the Greek Era – has the possible function of protecting the settlers. Compared to other Phoenician sanctuaries identi- fied in the Mediterranean, the Astarte’s sanctuary of Malta (‘ŠTRT ’NN) from the early research has provided much pottery with inscriptions dedicat- ed to Astarte in Phoenician language, specifying the ritual dedicated to the deity. The largest number of the inscription has not always correctly identi- fied, only in a limited number of finds, especially cooking pot, have the com- plete inscription dedicated to the Phoenician goddess.
From a sophiological Approach to a Theology of the Sophia
In: G. Nenci - G. Vallet (a cura di), Bibliografia Topografica della Colonizzazione Greca in Italia e nelle Isole tirreniche, vol. XXI, p. 1154-1165, Pisa-Roma-Napoli, 2012
Ifigenia e le altre. Archetipi greci del sacrificio femminile o degli incerti confini tra sacrificio, oblazione eroica e crimine politico nella cultura ateniese del V secolo Arriva in una mattina di settembre, in un'ar-sa stagione dove le piogge tardano a venire. È vestita tutta di rosso. Come il sangue. Come un sacrificio umano, dato agli dèi per propiziare la pioggia. Come una sposa (Anilda Ibrahimi, Rosso come una sposa). Documenti e mythoi. Problemi di metodo «Forse può sembrare semplicistico, ma ho scelto di parlare attra-verso una voce femminile perché penso che una donna collabori in modo meno entusiastico all'impostazione aggressiva del governo, del-l'esercito e rimanga più fedele ai figli, al sangue alla vita». Così David Grossman, in una conversazione agostana con Corrado Augias a Corvara, in Alta Badia, parlava del suo ultimo libro, Una donna in fuga, imminente, ma non ancora uscito in Italia. Più che semplicistica la scelta di Grossman è tradizionale. La poe-sia arcaica greca, a cui la letteratura occidentale guarda ancora come alla propria origine, già distingueva voci femminili e voci maschili: i personaggi femminili dell'epica, là dove parlano, e la prima grande voce d'autrice, Saffo, parlano d'altro, con altre parole e altri gesti del tutto estranei agli eroi e ai poeti. Poi, sulle scene del teatro, dove i personaggi femminili si moltiplicano e si ingigantiscono, quasi a com-Ricavo la citazione dall'articolo di Cristina Taglietti, «Corriere della Sera», 9 agosto 2008. La traduzione italiana del libro è uscita in ottobre con un altro titolo, A un cerbiatto somiglia il mio amore, Milano, Mondadori, 2008.
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Supplementa Italica. Nuova serie, n. 24, 2009
LA SINDONE E LA CROCIFISSIONE DI GESÙ, 2020
M. Natale (a cura di), Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L’arte a Ferrara nell’età di Borso d’Este, cat. della mostra, Ferrara 2007, pp. 407-425, 2007