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2018
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Nelle sue notissime rappresentazioni pittoriche dell' incubo, il letterato e pittore Heinrich Füssli, che si autodefinisce "pittore ufficiale del diavolo", dipinge una donna addormentata con uno spaventevole nano che le si poggia sul ventre, e una cavalla spettrale che appare da dietro una tenda. Ogni qual volta si scrive del popolare spiritello salentino, si prende in prestito, in mancanza di altre raffigurazioni, una delle celebri opere di Füssli. Questo artista nasce nel 1741 a Zurigo ma si sposta in varie tappe della sua vita in diverse città europee, stabilendovisi temporaneamente: Berlino, Parigi, Londra, Roma, e infine di nuovo Londra. Curiosamente, le sue opere ricordano il nostro "laùru" sia nell'aspetto e nelle caratteristiche dell'incubo, sia per la presenza costante di una figura equina. Il cavallo è un animale legato anch'esso alle storie del Laùro salentino (come noto, tra gli ambienti domestici questo spiritello predilige la stalla, e "fa le trecce ai cavalli"). Ovviamente non c'è mai stata alcuna relazione tra Füssli e il Salento: ma l' Incubus ha rappresentazioni analoghe in ogni parte del globo, e nella tradizione popolare inglese il cavallo è l'animale che gli incubi della notte utilizzano come mezzo di locomozione per arrivare alle loro vittime.
«Le parole non c'erano, le avevamo consumate tutte nell'attesa e non ne usavamo che poche: come stai, come va oggi, hai mangiato, hai la febbre. Balbettavamo un lessico scarnificato, svogliati e afasici come tutti coloro che si muovono nell'inenarrabile». "In principio era il Verbo", così inizia il Vangelo di Giovanni e così, almeno idealmente, potremmo dire che prende avvio l'ultimo romanzo di Loredana Lipperini, La notte si avvicina (Bompiani, 2020), non solo e non tanto perché la citazione sulle parole arriva già a pagina 23, ma perché sul peso di parole specifiche-come "equilibrio", "segno", "inizio", "peste", "donna", "colpevole/i"-si regge l'intera struttura narrativa, contenutistica e non. La materia del romanzo è scopertamente dichiarata, qui il problema è la peste, un'epidemia che torna dopo secoli, nuova e sempre uguale, ancestrale e insidiosa proprio perché già nota nel suo obiettivo finale: distruggere per poi purificare. E laddove arriva la peste si spengono anche le parole, quelle superflue, quelle che galleggiano per poi affondare, quelle che non hanno una soluzione perché sono fatte di pura inconsistenza: restano quindi tutte le altre, poche, una manciata di fili tesi ad agitare i burattini nell'antro scuro, nel sotterraneo del vissuto umano; a salvarsi, insomma, sono quelle parole che delineano la geografia lessicale della morte. Sono le parole che Loredana Lipperini trasforma in fatti. Come se ogni sillaba, finanche la singola lettera, provenissero non dalla bocca ma dalle mani di chi le pronuncia: il "detto" diviene "fatto" e le pagine pesano come corpi morti. «Ti domandi mai come comincia la peste? Ti domandi se esiste una sola colpa? Perché questo è stato sempre raccontato: c'è un colpevole, uno e uno solo, e quell'uno racchiude tutto il male del mondo». Partiamo dunque da queste parole: "colpa", "uno" e "male". Il senso della peste di cui il romanzo si fa tra le altre cose portavoce è racchiuso in questi pochi termini-che ricorrono come elementi chiave e di libera interpretazione a seconda del contesto e della collocazione specifica-, perché
in «Archivio storico per le province napoletane», CXXXIX, 2021, pp. 7-20
Questo lavoro è nato con lo scopo di indagare su una leggenda medievale napoletana-in parte recepita a metà del XIV secolo dalla Cronaca di Partenope-da cui è nata la credenza che in età antica la zona collinare napoletana di Capodimonte, immediatamente prospiciente la città, fosse chiamata Ara Vetus 1. Un tema su cui lo stesso Bartolommeo Capasso si soffermò, ma cautamente non volle esprimersi, risultandogli oscuri alcuni spunti contenuti nelle fonti erudite 2. La Cronaca di Partenope, dopo aver trattato nella sua prima parte-mescolando leggenda e dati storici-delle origini, del periodo romano e altomedievale di Napoli e poi del "mago" Virgilio 3 , racconta della presunta venuta in città di s. Pietro 4. Secondo il racconto leggendario, l'apostolo, diretto a Roma, «passando per la marina de Napoli», stanco per il lungo viaggio in mare, «se reposò in quillo luoco dove mo se chyama lo altaro de Pietro o vero Ara Petri». Lì incontra Candida, vecchia e ammalata, la guarisce e, quando lei lo prega di risanare anche Aspreno, un suo caro amico, la manda a guarirlo dicendole di 1 La credenza era presente già nella seconda metà del XVI secolo. Lo studioso di topografia napoletana Giuseppe Maria Fusco ricorda infatti che «in un antico notamento presso il Bolvito si assicura che nei tempi più remoti questo sito, indi detto Capo di Monte, si chiamò
Lexia, 2011
Keywords: semiotics, imagination, Torah, Hesiodus, original Summary: This paper works about the concept of cultural imagination as a structured collection of "things" recognized by a culture as "existent". This idea is applied to two "original imaginations", the Jewish one, which is described by the first chapter of Genesis (Bereshit) Book; and the Greek one, as described in Hesiodus Theogonia". They happen to be very different: the Jewish imagination is very concreet, poor in number of names ("existing things") and strongly structured in a very characteristic way; the Greek one is inflationary, rich in proper names, inflated by abstract properties. The difference between the two imaginations is consistent with the cultural differences between ancient Greek and Jewish civilisation, and that support the idea that the imagination analysis could be a very useful device for culture semiotics.
In Europa si verifica un processo di secolarizzazione, ossia una tendenziale interiorizzazione del senso della religione che accenna all' emersione della politica come dimensione umana organizzata distinta dal sacro. I nascenti stati territoriali costruiscono la loro sfera di dominio combattendo le pretese politiche vantate dalla Chiesa in virtù del suo potere.
Per la rubrica "Roma: la città e il mondo", articolo già pubblicato sul sito Capitolivm: https://www.capitolivm.it/religione-romana/il-ninfeo-del-lupercale/
Nello scritto di Marie-Claude Lambotte -Il discorso melanconico 1 -la melanconia compare come una malattia atipica, una malattia "della verità" la cui fenomenologia sembra richiamare da vicino proprio il processo analitico. Da queste premesse, si può immediatamente intuire la stretta correlazione che intercorre fra questi tre termini:
Le origini della Festa delle lucerne di Somma Vesuviana rione Casamale
Alle origini dell’Odissea deradiana I parte Shejzat , 2022
(prima parte) Ad Arshi Pipa (1997-2017) In memoriam To the origin of the De Radian odyssey and the pre-Milosaic phase «in italian», part i.
Quaderni del Museo Europeo n. 2 Roma-2023 Compulsando i fascicoli dell'Archivio della "Società Dante Alighieri", per una ricerca relativa all'approfondimento sulla sua origine, nata nel 1887 da un incontro di Giosuè Carducci, a Bologna, con Giacomo Venezian, si era dovuto constatare che, mentre vi era un congruo materiale storico relativo alle prime riunioni a Roma del 1889, seguiva una lacuna poiché pochissimo era quello attinente al 1890, mancando addirittura i verbali del suo "Primo Congresso", mentre esso riprendeva regolarmente negli anni successivi. Da qui è scaturita la decisione di svolgere un approfondimento. Sono state, quindi, pazientemente ricercate delle fonti storiche e ne sono state individuate due, fortunatamente copiose di notizie, ossia un quotidiano romano, nella cui redazione si erano svolte delle riunioni preliminari per la "Dante Alighieri", ed una rivista culturale irredentista settimanale dell'epoca, anche se essa ha avuto vita breve essendo stata fondata a scopo elettorale (a sostegno della candidatura al parlamento italiano di due deputati, uno originario di Trento e l'altro di Trieste): di conseguenza si è verificato che queste due testate seguivano attentamente lo sviluppo della "Società Dante Alighieri" nonché dei suoi dibattiti interni ed esterni, la prima per professione di fede e l'altra "pro domo sua". Ne è emerso, in concomitanza, il complesso panorama storico-politico di un'Italia dell'epoca con delicate e complesse problematiche nelle proprie alleanze, schiacciata tra una Francia in bilico ed un impero austriaco egemone, che rifletteva la propria forte influenza anche sul Mar Adriatico, con la spinosa problematica delle terre irredente italiane, specialmente di Trento e di Trieste, due poli posti tra due mentalità contrapposte, italica e teutonica. L'indirizzo politico italiano si era molto appannato, con la "Triplice Alleanza", la quale appariva molto squilibrata a favore degli imperi continentali, per di più con Presidente del Consiglio un Francesco Crispi, da eccessivamente baldanzoso nel Risorgimento ad esageratamente timoroso, trattandosi di aver a che fare con degli "alleati", con la ormai troppo patinata rappresentanza a Vienna di Costantino Nigra, il quale non mostrava quasi più una spiccata luce propria, con l'annosa problematica interna, carica di riflessi internazionali, dei rapporti con la Santa Sede, nei venti anni in cui Roma era diventata la capitale d'Italia. Da qui l'irrobustimento dell'irredentismo, che al nostro interno segnava il passo di una marcata incidenza nell'aspetto culturale italiano, mentre veniva invece smodatamente temuto e quindi criminalizzato nel contiguo impero, benché alleato dell'Italia. Unico elemento di comunione spirituale e culturale rimaneva la lingua italiana, che aveva non solo sfidato i secoli ma anche le divisioni interne.
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Lucrezio, Seneca e noi. Studi per Ivano Dionigi, 2021
Micrologus XXI, 2013
Aegyptus 103 pp. 79-98, 2023
«fugo la croce che me devura». Studi critici sulla vita e l’opera di Iacopone da Todi, a cura di Massimiliano Bassetti ed Enrico Menestò, Spoleto, Fondazione CISAM, 2020, pp. 59-88., 2020
Spazi e contesti teatrali. Antico e moderno, 2017
in Le tribù romane. Atti XVI Rencontre sur l’épigraphie, Bari, 8-10 ott. 2009, Bari 2010, 385-394
Ezio Gribaudo, i libri metafora di una vita. [Catalogo della mostra] Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, Sala mostre – Ridotto dell’Auditorium Vivaldi, 5 maggio – 3 giugno 2018, a cura di Paola Gribaudo, Pistoia, Gli Ori, 2018, pp. 9-23.
STUDI SULL'ORIENTE CRISTIANO , 2022